GIUSEPPE TOMASI DI
LAMPEDUSA
Giuseppe Tomasi di Lampedusa (Palermo 1896 –
Roma 1957)
di famiglia nobile, duca di Palma e Montechiaro,
principe di Lampedusa, partecipò alla guerra del
1915-18 come ufficiale e rimase nell'esercito fino al
1925; si ritirò quindi a vita privata (anche perché
avverso al fascismo), viaggiando e dimorando per
lunghi periodi all'estero. Buon conoscitore di varie
lingue e letterature moderne, oltre alle classiche,
lasciò inedito, tra le altre opere, anche il Il
gattopardo, concepito nel corso di un lungo periodo
di tempo e scritto poco prima di morire, che, per il
vasto successo riscosso costituì un singolare caso
letterario.
Compose saggi e racconti che non diede però alle
stampe. Nel 1961 è stato pubblicato un volume di
Racconti, composto di tre racconti veri e propri (Il
Mattino di un mezzadro; La gioia e la legge; Lighea)
e di un lungo scritto autobiografico, I luoghi della
mia prima infanzia. Postume sono anche apparse le
raccolte di saggi Lezioni su Stendhal (1977), Invito
alle lettere francesi del Cinquecento (1979) e
Letteratura inglese: dalle origini al Settecento
(1990).
La pubblicazione de Il Gattopardo nel 1958, di un
libro che ebbe il successo anche di critica, segna
l’esaurimento in cui si trovava il neorealismo.
Il romanzo si opponeva alla poetica del
neorealismo per due motivi:
1. si trattava di un romanzo che abbandonava
l’attualità per rifugiarsi nella rievocazione
storica;
2. all’autore stava a cuore la rappresentazione
ironica e scettica degli aspetti più „decadenti” di
un mondo al tramonto: il mondo dell’aristocrazia
fondiaria meridionale nel momento dell’unità.
Il racconto inizia con il ritrovamento del cadavere
di un soldato nel giardino di casa Salina, la casa
gentilizia del Principe Fabrizio Salina, dove abitava
con i sette figli e la moglie Maria Stella. Don Fabrizio
era un personaggio particolare perché la sua vita
era caratterizzata da continui pensieri d'amore e di
morte, erano solite le sue scappatelle con le amanti
alle quali la moglie reagiva con delle crisi isteriche.
Egli è testimone del lento decadere in quel periodo
del ceto dell'aristocrazia di cui è rappresentante.
Infatti, con lo sbarco in Sicilia di Garibaldi e del suo
esercito, si afferma una nuova classe, quella dei
borghesi, che il principe come tutti gli aristocratici
disprezza.
Il nipote di don Fabrizio, Tancredi, pur combattendo
nelle file garibaldine cerca di rassicurare lo zio sul fatto
che alla fine le cose andranno a loro vantaggio.
Tancredi inoltre aveva sempre mostrato interesse
verso la figlia del principe, Concetta, che ricambiava i
suoi sentimenti. Il principe e la sua famiglia
trascorrono un po' di tempo nella loro residenza estiva
a Donnafugata; lì il nuovo sindaco è Calogero Sedara,
un uomo di modeste origini, un borghese. Non appena
Tancredi vede Angelica, la figlia del sindaco, si
innamora perdutamente di lei. La ragazza è però una
borghese, e non ha perciò i modi degli aristocratici,
per questo Concetta trova quasi ripugnante il suo
comportamento. Angelica però ammalia tutti con la
sua bellezza, tanto che Tancredi finirà per sposarla,
attratto oltre che dalla bellezza anche dal suo denaro.
Arriva il momento di votare per un importante
plebiscito il cui esito decreterà o no l'annessione della
Sicilia al regno italico, a quanti chiedano al principe un
parere su cosa votare, il principe affranto dice di
essere favorevole a questa entrata. I voti del plebiscito
alla fine vengono comunque truccati dal sindaco
Sedara, si arriva perciò all'annessione. Dopo questo un
funzionario piemontese, il cavaliere Chevalley offre a
don Fabrizio la carica di senatore del Regno d'Italia ma
il principe rifiuta l'incarico in quanto egli si sente un
vero e proprio aristocratico e non vuole sottomettersi
alla caduta del suo tempo.
Il principe ora conduce una vita desolata fino a
quando muore in una stanza d'albergo, dimenticato da
tutti, mentre torna da Napoli dove si era recato per
delle visite mediche. Rimarranno solo le figlie del
principe, ormai rassegnate ad una vita sfavorevole.
Bibliografia:
Dotti U., 1991: Storia della letteratura italiana. Laterza, Bari.
Ferroni G.,1992: Profilo storico della letteratura italiana. Einaudi,
Milano.
Gibellini P. – Oliva G. – Tesio G., 1991: Storia e geografia della
letteratura italiana. Vol. 1. Editrice La Scuola, Brescia.
Heistein J., 1994: Historia literatury włoskiej. Ossolineum, Wrocław
– Warszawa – Kraków.
Segre C. – Martignoni C., 2000: Testi nella storia. La letteratura
italiana dalle origini al Novecento. Edizioni Scolastiche Bruno
Mondadori, Paravia.
Muscetta C., 1980: La letteratura italiana. Storia e testi. Laterza,
Roma – Bari.
Pazzaglia M., 1993: Letteratura italiana. Vol. 1, 2. Zanichelli,
Bologna.
Desiderio F., 1971: Storia della letteratura italiana. Signorelli,
Milano.
Casta M., Letteratura italiana per le medie superiori. Mursia,
Milano 1996.
Balboni P. E. , Cardona M.: Storia e testi della letteratura italiana
per stranieri. Guerra Edizioni, Perugia 2004.
Frediani C., Salvalaggio R.: Letteratura italiana. Dal Neoclassicismo
ai giorni nostri. Arnoldo Mondadori Scuola, Milano 1990.
Courir V.: Autori e correnti. Questionario di letteratura italiana.
Edizioni Remo Sandron, Firenze 1993.
http://www.qlibri.it/narrativa-italiana/classici/il-gattopardo/