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Tom desiderava partecipare a una gara di
pitt ura organizzata dalla scuola, ma non riusciva a
decidere cosa disegnare. Iniziò diversi disegni, ma
nessun lo convinceva. Così si arrese.
“Magari un’avventura con il Genio della
lampada può darmi una buona idea,” pensò.
WHOOSH! Non appena Tom strofi nò la
lampada, il suo fantastico amico saltò fuori.
“Faremo qualcosa di davvero speciale
stasera,” annunciò il Genio della lampada. “Sei
pronto al decollo?”
“Perché dici così?” chiese Tom.
“Lo scoprirai presto,” sorrise il Genio della
lampada.
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Prima di partire, il Genio della lampada
chiese a Tom di prendere un casco spaziale dalla
cassett a dei tesori di famiglia sul pianerott olo.
All’interno della cassett a il casco era piccolo, ma
non appena Tom lo tirò fuori diventò di dimensioni
normali.
“Questo casco apparteneva al tuo prozio
Gus,” spiegò il Genio della lampada. “Era un
astronauta americano e uno dei primi uomini a
mett ere piede sulla Luna.”
Tom indossò il casco.
“Mi sta perfett amente,” sorrise.
“E questo è un bene,” continuò il Genio
della lampada, creando una porta scintillante
sulla parete della camera da lett o.
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Tom e il Genio della lampada att raversarono
la porta e si ritrovarono sulla superfi cie della luna!
Erano tornati alla fi ne degli anni ’60, quando il
primo americano mise piede sul suolo lunare.
“Ecco il prozio Gus,” sussurrò Tom. “Cosa
sta facendo?”
“Sta raccogliendo campioni di rocce lunari,”
spiegò il Genio della lampada. “Li porterà sulla
Terra perché gli scienziati possano studiarli.”
All’improvviso, Tom si accorse di indossare
una tuta spaziale come quella del prozio.
“Ti serve per stare al caldo, qui,” aggiunse
il Genio della lampada. “Fa terribilmente freddo
sulla luna.”
7
Quando il prozio Gus e i suoi colleghi
astronauti rientrarono nel modulo lunare, Tom
e il Genio della lampada continuarono da soli
l’esplorazione. Tom raccolse una roccia lunare e se
la mise in tasca. Subito dopo scoprì di poter fare
grandi balzi, proprio come un canguro.
“Ciò è possibile perché nello spazio il tuo
peso è quasi assente,” spiegò il Genio della lampada.
Tom rivolse lo sguardo a Marte, Giove e agli
altri pianeti del sistema solare.
“Possiamo visitare anche quelli?” chiese con
fervore.
“Troppo lontani, mi dispiace,” rispose il suo
amico. Tom allora continuò ad ammirare il brullo
orizzonte lunare.
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Tutt ’a un tratt o, mentre si avvicinavano
a un cratere lunare, Tom ebbe la sensazione che
qualcuno li stesse osservando.
“Ci vive qualcuno sulla luna?” chiese.
“No,” rispose il Genio della lampada. “Non
c’è vita sulla luna.”
Improvvisamente, dall’interno di un
cratere, sbucò la testa di una strana una creatura
dai grandi occhi e dalla pelle verde. Era un alieno!
“Bleep, bleep! Bloop, bloop, bloop!” disse l’alieno.
“Mi spiace, non capisco la tua lingua,” si
scusò Tom, scuotendo la testa.
“Ma io sì!” esclamò il Genio della lampada.
“Dice di chiamarsi Zukki. Si è perso qui ed è tutt o
solo!”
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Con l’aiuto del Genio della lampada, Zukki
spiegò come la sua astronave andò a sbatt ere
contro il lato scuro della luna.
“Cerchiamo la tua astronave e vediamo se
riusciamo ad aggiustarla,” suggerì Tom.
Non appena raggiunsero il lato nascosto
della luna, furono avvolti dall’oscurità più
profonda.
“Non troveremo mai niente così,” sospirò il
ragazzino. Ma, un istante più tardi, dal casco che
aveva in testa partì un potente raggio di luce!
“Come tutt i gli altri oggett i nella cassett a di
casa tua, anche il casco spaziale del prozio Gus ha
poteri speciali!” disse il Genio della lampada.
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La piccola astronave non poteva proprio
essere riparata. Né tantomeno la sua radio. Entrambe
erano ridott e in piccoli pezzi sparsi ovunque.
I tre visitatori della luna tornarono alla luce.
“Bloop-bleep! Bleep-bleep, bloop!” singhiozzò
Zukki, tristemente.
“Non serve che mi traduci quello che ha
dett o,” disse Tom, osservando l’alieno seduto su
una roccia con la testa fra le mani. “Non può tornare
al suo pianeta, e dovrà rimanere qui da solo per
sempre!”
Tom e il Genio della lampada non potevano
tornare a casa e lasciare il povere Zukki bloccato
sulla luna. Ma come potevano aiutarlo?
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Ancora una volta, lo straordinario casco
spaziale del prozio Gus venne in soccorso. ZRRT!
Dall’alto uscì un’antenna parabolica, che iniziò a
inviare segnali nello spazio più profondo. I segnali
vennero presto raccolti dagli abitanti del pianeta
di Zukki.
All’improvviso … FLASH! Il visore del casco
spaziale del prozio Gus si trasformò in un monitor sul
quale apparve l’immagine di due alieni sorridenti.
“Devono essere la mamma e il papà di Zukki!”
concluse felice Tom.
“Bleepty-bleep, bloop bleep!” comunicò il
Genio della lampada.
“Cosa hai dett o?” chiese Tom.
“Gli ho dett o che il loro fi glio sta aspett ando
che vengano a prenderlo!” spiegò con un sorriso.
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Viaggiando alla velocità della luce, i genitori
di Zukki arrivarono in pochi minuti dal loro lontano
pianeta.
WHOOSH! L’astronave si abbassò su un cuscino
d’aria, sollevando nuvole di polvere lunare in tutt e le
direzioni. Quindi lo sportello si aprì e Zukki si precipitò
al suo interno, felice di essere fi nalmente in salvo.
“Blip, blip, bloopety bloop-blip!” salutò.
“Ha dett o ‘arrivederci e grazie di tutt o,’” tradusse
il Genio della lampada.
“Ciao, Zukki!” rispose Tom sorridendo e
sventolando la mano.
Quando l’astronave aliena fu non più di un punto
all’orizzonte, Tom e il Genio della lampada tornarono a
casa att raverso la porta magica.
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Tornato in camera sua, Tom si tolse il casco
spaziale e andò di corsa a rimett erlo nella cassett a.
Quando aprì il coperchio, il casco tornò di nuovo
piccolo, abbastanza da rientrarci. Il Genio mise a
lett o il suo piccolo amico e tornò nella sua lampada.
Il matt ino successivo, Tom trovò la roccia
lunare che aveva raccolto accanto al suo cuscino.
“Disegnerò un sacco di alieni,” decise. “E
userò questo sasso come fermacarte.”
Tom scelse il disegno più bello da presentare
alla gara scolastica. E provate a indovinare? Vinse
il primo premio!
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