Amber Kell L'attrazione di Anthony

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L’Attrazione di Anthony

Figli della luna, libro 1

Amber Kell

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Titolo originale: Attracting Anthony

Amber Kell

Smashwords Edition

Copyright 2010 by Amber Kell

This Edition: December 2014

Cover design: Meredith Russell

TUTTI I DIRITTI RISERVATI: Quest’opera letteraria non può essere riprodotta o

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d'autore.

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Dedica

Un ringraziamento speciale ai miei fan,

che trascorrono tempo prezioso a leggere i miei libri.

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Capitolo Uno

"Non riesco a credere che tu sia riuscito a convincermi," borbottò Anthony Carrow rivolto al

suo amico, Steven Dell, mentre si guardava attorno all’interno del locale. Ci aveva messo

piede da soli due minuti e stava già pensando seriamente di andarsene. Se Steven non avesse

impiegato settimane per ottenere l'iscrizione a quel club gestito da mutaforma, Anthony se ne

sarebbe andato davvero. Ma non se la sentiva di far fare all’amico una figuraccia proprio alla

prima visita.

Non importava quanto disperatamente volesse andarsene.

Per l’occasione si era vestito come gli aveva chiesto Steven, ma non era bastato a

farlo sentire meno deficiente. Indossava solo un paio di pantaloni di pelle e basta, mettendo

in mostra il piercing al capezzolo sinistro e il tatuaggio commemorativo che aveva sulla

schiena. Anthony non era abituato a sentirsi così nudo in pubblico e impiegò qualche istante

prima di rendersi conto che attirava meno sguardi del giovane che gli era passato accanto,

con un guinzaglio attaccato al membro e l’altro capo stretto nelle mani di un uomo dai capelli

d'argento, vestito di un abito di marca e dalla camminata sinuosa tipica dei mannari.

In realtà, era solo grazie al suo travestimento incantato che Anthony attirava meno

l’attenzione di tutti gli uomini che riempivano il club e se ne stavano in piedi con l'aria di chi

stava partecipando a un concorso di bellezza.

Lui stesso ricordava i tempi in cui era solito passare da un bar all'altro in cerca di

uomini, fino a quando l'amore della sua vita non gli aveva fatto perdere l'abitudine. La fitta di

dolore che seguì quel ricordo gli rammentò il motivo per cui adesso poteva visitare quel

genere di posti.

Sto commettendo un terribile errore. Quel pensiero si abbatté sulla sua mente come

un fulmine, pizzicando i suoi nervi come corde, tanto da sorprenderlo di non aver dato il via a

un concerto.

Si voltò in preda al panico, pronto a fuggire.

Una morsa si strinse attorno alla sua spalla, bloccandolo.

"Altolà. Hai promesso che saresti venuto con me, e sappiamo entrambi che dovresti

uscire più spesso," gli disse il suo migliore amico Steven mentre fissava la coppia con il

guinzaglio pelvico.

"Lo so, ma non credo di essere pronto," balbettò Anthony.

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Come poteva fargli capire il terrore che provava all'idea di potersi innamorare di

qualcun altro solo per perderlo ancora? Drew per lui aveva rappresentato il mondo intero.

L'idea di nuotare in mezzo a un mare d’individui attraenti con il solo scopo di trovarsi

qualcun altro gli sembrava sbagliata al punto da farlo annegare sotto il peso dei rimorsi.

"Da quando Drew è morto, non hai più cercato di conoscere nessuno." Steven gli

rivolse un sorriso carico di compassione. "Lui vorrebbe che tu andassi oltre. Per quanto mi

riguarda, anche se apprezzo il tuo nuovo look, dubito che tu l'abbia scelto per me."

Anthony trattenne una risata di fronte all'espressione di biasimo dipinta sul volto

dell'amico. Pur avendo acconsentito ad accompagnarlo, Anthony aveva, infatti, lanciato su di

sé un potente incantesimo occultante su di sé, in modo da non risaltare in mezzo alla folla.

Non aveva molta voglia di essere preso d'assalto alla sua prima uscita serale e poi era

dell’idea che sarebbe riuscito a pensare di trovare un nuovo compagno solo dopo essersi

riaffacciato gradualmente alla vita sociale. Persino così mimetizzato, aveva l'impressione di

essersi buttato a pesce dentro un mare in tempesta piuttosto che quella di trovarsi al riparo sul

bagnasciuga.

A giudicare dall'aria che avevano i frequentatori del club, Anthony dubitava di trovare

un uomo tranquillo e gentile che potesse dominarlo. Sentiva la mancanza del suo Drew,

l'uomo possente che era stato il suo compagno fino a quando un infarto non lo aveva ucciso

all'età di cinquant’anni. Una morte che gli aveva spezzato il cuore, soprattutto perché sapeva

che avrebbe potuto salvarlo, se gli fosse stato accanto durante l’attacco.

La magia era inutile quando non c'era il tempo di usarla. Un giorno, Anthony era

tornato a casa e aveva trovato il suo amore riverso a terra in salotto. Si dice che il tempo

guarisca ogni ferita ma Anthony aveva capito subito che quella visione lo avrebbe

accompagnato per sempre, e che certi squarci nell'anima non si sarebbero mai ricuciti.

Avrebbero potuto al massimo cicatrizzarsi in superficie, ma il dolore degli strati profondi

sarebbe rimasto sempre vivo.

L'incantesimo che aveva lanciato prima di recarsi al club aveva sbiadito l'oro dei suoi

capelli, trasformandolo in un biondo sporco, e dato una sfumatura bronzea alla sua pelle di

solito molto lucida. Aveva appesantito i suoi lineamenti ‒ che allo stato naturale erano

talmente raffinati da sciogliere i cuori ‒ rendendo la sua bellezza piacevole, ma non certo

eccezionale. Non aveva modificato altro, pensando che il suo fisico muscoloso non sarebbe

spiccato in mezzo a una folla di corpi simili. Grazie a quell’incantesimo, era abbastanza

attraente da trovarsi un uomo, ma non così splendido da rischiare di mettere in ombra il suo

affascinante amico.

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Tuttavia, per quanto fosse suo desiderio trovare un'altra persona con cui condividere

la vita, il solo pensiero di provarci con qualcuno gli faceva dolere il petto. Per quanto i

mutaforma in generale fossero dotati di corpi tonici, mentre il suo sguardo correva lungo la

pista da ballo piena di carne bramosa e potenziali partner, Anthony non riusciva a far altro

che a pensare che nessuno tra loro fosse Drew. Dietro le sue palpebre cominciarono a

lampeggiare visioni dell’amato defunto come immagini stroboscopiche, che sollevando il

velo della sua noncuranza apparente scoprirono una sofferenza profonda che minacciò di

soffocarlo. Il giovane trasse un respiro profondo per rallentare il battito frenetico del cuore e

si costrinse a sorridere in modo rassicurante, sperando di placare in tal modo l'ansia che

leggeva sul volto di Steven.

Tre anni erano abbastanza, si disse. Poteva farcela. Era pronto. Forse ripetere quel

mantra più e più volte sarebbe bastato a renderlo attuabile.

"A te non interessa che io esca più spesso. Mi hai trascinato qui perché vuoi un

supporto morale nella tua caccia all’accoppiamento. Solo che il motivo per cui tu voglia un

compagno mi sfugge completamente."

Anthony non voleva neppure pensare a cosa sarebbe potuto accadere se Steven avesse

trovato qualcuno e lo avesse perso. I licantropi si accoppiavano una volta per la vita, ed era

una legge di natura che poteva avere risvolti positivi o meno a seconda di ciò che accadeva

dopo la scelta. Se l’eventuale compagno di Steven fosse morto, il suo amico lo avrebbe

seguito e Anthony non lo avrebbe mai perdonato. Sarebbe stato un bastardo.

"Hai qualcosa contro i lupi?" Il tono di sfida nella voce di Steven gli fece perdere

interesse nella folla. Nella penombra del locale, gli occhi del suo amico brillavano di una luce

minacciosa.

Anthony si rese conto con disappunto del nutrito numero di persone che gli stavano

lanciando occhiate di disapprovazione. “Grandioso!" si disse, “ci mancava solo questo.”

Aveva appena insultato un intero locale stracolmo di mannari. Udì un basso ringhio provenire

da un punto vicino a loro. Sentì la rabbia montargli dentro ma riuscì a mantenere il controllo

perché Steven non lo avrebbe mai perdonato se avesse spaccato tutto e rovinato così il suo

terreno di caccia.

L'interesse degli spettatori nei confronti della sua conversazione con Steven scemò

nel momento in cui probabilmente si resero conto che Anthony non rappresentava una

minaccia come poteva essere quella dell’infiltrazione di un cacciatore umano in luogo di

proprietà di mutaforma. Il giovane aveva sentito parlare di simili eventi verificatisi in altre

città, e delle carneficine che ne erano seguite-. Qualunque danno potessero provocare i

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cacciatori era comunque nulla se paragonato alla vendetta dei lupi. Le guerre fra mutaforma e

umani avevano spopolato intere città.

"Non fare lo scemo. Siamo amici da una vita. Se i lupi mi dessero fastidio, te ne

saresti accorto da un bel po'. È con il concetto di accoppiamento che ho qualche problema."

"Oh, piantala." Il tono di Steven non era brusco ma carico di una nota di fermezza che

rilevava come l’amico stesse perdendo la pazienza. "Solo perché il tuo amato è morto non

significa che tu non possa trovarne un altro. Per non parlare del fatto che, se non cominci a

frequentare altre persone, i tuoi genitori si metteranno in mezzo, e io li conosco bene. Fanno

una paura del diavolo."

Anthony tremò al pensiero dei tentativi dei suoi di accasarlo. "Per non parlare dei loro

gusti orripilanti in fatto di appuntamenti al buio."

La cosa risvegliò l'attenzione di Steven. "Ah sì? Racconta."

Anthony fece spallucce. "Diciamo solo che non ha funzionato." Non aveva intenzione

di rivangare gli orribili dettagli di quell'appuntamento, nemmeno se a chiederlo era il suo

migliore amico. I nobili del regno fatato erano gente cui era meglio non dare troppa corda.

Quello, in particolare, era finito con l'attaccarsi un po' troppo ad Anthony, tanto che il padre

aveva dovuto ricorrere a un dissuasore magico. "Comunque, ciò dimostra che non ero pronto

a rimettermi in gioco."

"Non raccontarmi stronzate, Anthony. Sono passati quasi tre anni. Anche se non sei

alla ricerca di un compagno per la vita, qui è pieno di bei ragazzi che cercano solo

un’avventura occasionale. Non puoi rimanere in astinenza per il resto della vita. Che diamine,

anche se non trovassi stasera quello giusto per me, la ricerca stessa sarà già divertente."

Steven passò uno sguardo affamato sulla folla prima di riportare la sua attenzione su

Anthony. I suoi occhi azzurri si riempirono di compassione. "Se credessi davvero di non

poter trovare nessun altro, non saresti venuto."

Anthony distolse lo sguardo e sbatté velocemente le palpebre per allontanare le

lacrime. "Lo so, lo so. È dura, ecco tutto."

Sospirando, si guardò attorno. Il club in cui si trovavano era molto selettivo, uno di

quelli dove non lasciavano entrare chiunque. Anthony sapeva che Steven si era sottoposto a

un controllo dettagliato per diventarne socio e far aggiungere l’amico alla lista degli ospiti

approvati, che ne contava davvero pochi. Ciascuno di loro aveva visto i propri trascorsi

passati al setaccio prima di ottenere l’approvazione. Era una mossa saggia da parte della

proprietà, giacché sarebbe stato fin troppo facile per un cacciatore entrare nelle grazie di un

mutaforma ingenuo, per poi fare una strage una volta ottenuto l'accesso.

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Ovunque Anthony posasse lo sguardo c'erano uomini e donne che ballavano,

bevevano e si lasciavano andare ad atteggiamenti di solito non consentiti in luoghi pubblici.

Essere membri di un club privato aveva i suoi vantaggi, e fatta eccezione per le prestazioni a

pagamento, tutto era lecito fra adulti consenzienti.

Ma quella sera Steven era a caccia di un uomo solo per lui.

Era stato adottato da piccolo da esseri umani normali che ignoravano il

funzionamento dell'intricata società dei licantropi. Pur provando a informarsi tramite internet,

la rete non si era rivelata una grande fonte di ragguaglio dato che i mannari non rivelavano i

loro segreti a persone che non fossero loro simili o loro cari. I genitori di Steven erano

bravissime persone che facevano del loro meglio, ma non erano licantropi. L'ingresso del

giovane nel club sarebbe stato la prima immersione nella propria cultura originaria.

Anthony voleva davvero essergli d'aiuto nella ricerca di un compagno, ma faceva

molta fatica. Una parte di lui se n'era andata con Drew, e dubitava che l'avrebbe mai ritrovata.

Aveva paura che i sogni di zucchero e miele di Steven sarebbero diventati degli incubi amari.

L'adagio secondo cui aver amato e aver perso la persona amata fosse meglio di non aver

amato affatto, per lui era una boiata colossale.

Ciò nonostante, Steven aveva ragione: non poteva trascorrere il resto della sua vita da

solo, e in più i licantropi erano noti per le loro prodezze tra le lenzuola e lui adorava essere

dominato.

Guidato da quel pensiero, passò in rassegna la folla con occhi nuovi. Invece di tenersi

in disparte, soppesò i presenti per determinare se tra loro ci fosse qualcuno di suo gradimento

o adatto al suo non troppo perspicace amico.

Come se avesse letto nei suoi pensieri, Steven gli fece l'occhiolino e i due si

mescolarono alla folla con un nuovo intento predatorio.

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Capitolo Due

S

ILVER

entrò nel club dalla suite manageriale. Thomas, il suo secondo, lo raggiunse un

momento dopo.

"C'è una bella affluenza stasera," osservò il licantropo con giustificato orgoglio. Era

stata sua l'idea di convertire il vecchio bar in un luogo di accoppiamento sicuro per i mannari;

un colpo di genio che aveva portato profitti sorprendenti al branco.

Silver annuì e diede a Thomas una pacca sulle spalle. "Persino con tutte le restrizioni

all'ingresso, le iscrizioni e gli incassi aumentano a vista d'occhio. L'idea di un compagno per

la vita piace agli umani quanto ai mannari."

"Solo perché gli umani sono stufi dei continui tradimenti tipici della loro specie."

Thomas scostò una ciocca di capelli scuri dal volto con le sue dita affusolate prima di

rivolgere al suo capo un'occhiata di rimprovero. "Passate troppo tempo da solo, Alfa. Sarebbe

ora che vi trovaste un bel ragazzo per sistemarvi."

Silver sbuffò in segno di sdegno. "Non mi piacciono i bei ragazzi. Richiedono troppe

attenzioni. Preferisco quelli di aspetto normale e che sanno cos'è la gratitudine. A proposito,

nemmeno tu hai un compagno."

"Non cambiate argomento. Io almeno lo sto cercando. Se davvero voleste un tipo

ordinario, vi basterebbe scendere in pista e schioccare le dita per averne una legione fra cui

scegliere," dichiarò Thomas.

Silver scoppiò a ridere. "Non ho mai detto che mi piacciano gli uomini facili."

Nonostante le sue parole, c'era un che di magico nell'aria quella sera. Un brivido

lungo la spina dorsale presagiva sempre grandi eventi all'orizzonte. E il sesto senso di Silver

non lo aveva mai tradito.

Il licantropo studiò con gli occhi la pista da ballo, cercando la fonte della propria

inquietudine. Dal suo punto di osservazione, tutto sembrava andare per il verso giusto. Non

c'erano risse o molestie in corso. Spinto dall'abitudine, chiuse gli occhi e inalò gli odori del

club e la prima cosa che percepì fu la posizione dei membri del suo branco mescolati alla

folla. Fra questi, qualche dozzina era lì per far sì che le cose filassero lisce: altri erano alla

ricerca di un compagno.

Per un po' non percepì nulla di nuovo, anomalo, o che destasse il suo interesse. Stava

per gettare la spugna quando annusò un aroma balsamico, fresco e intenso.

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Un aroma delizioso.

Fu colto all’improvviso da una sensazione nostalgica. Desiderò correre sotto la luce

della luna piena, e smuovere la terra con le zampe unghiate mentre correva verso la fonte di

quel profumo. Il lupo dentro di lui ululava, bramoso di uscire, e gli ci volle uno sforzo

notevole per tornare alla realtà.

Non c'erano posti decenti per correre nel giro di chilometri. Silver chiuse gli occhi e

inspirò di nuovo, voltando la testa per seguire lo spostamento dell'odore. L'alfa ringhiò,

incapace di contenere l'eccitazione.

Qualcuno all'interno del club aveva un odore irresistibile.

"Cosa c'è?" chiese Thomas, lo sguardo fisso sull'espressione del volto di Silver.

"Non lo senti?"

"Cosa?"

"L'odore del paradiso." Il licantropo trasse un sospiro.

Mentre cercava con gli occhi la fonte di quell'aroma, il suo sguardo cadde su un uomo

dai capelli scuri, che indossava dei jeans aderenti e una camicia rossa e si muoveva lungo la

pista con fare baldanzoso. Era seguito da un uomo dall’aspetto ordinario, i capelli di un

biondo spento, un bel sedere e un odore uscito dai suoi sogni più proibiti. Il suo modo di

muoversi somigliava più a una danza che a una camminata, come se fosse la musica stessa ad

animarlo. Era a torso nudo e questo dava modo a Silver di godere della vista della pelle liscia

e abbronzata che un artista generoso aveva dipinto su muscoli ben sviluppati. I pantaloni di

cuoio che indossava fasciavano un sedere così magnifico che gli fece venire l'acquolina in

bocca. Silver non aveva idea di chi fosse il signor Belsedere ma era giunto il momento di

colmare quella sua lacuna. Era passato fin troppo tempo da quando qualcuno era riuscito ad

attirare la sua attenzione.

"Credo di aver appena trovato il tizio qualunque dei miei sogni," mormorò al suo

secondo. Mise entrambe le mani sul corrimano di legno della balconata, strinse saldamente la

presa e si buttò di sotto. I sensi amplificati dei membri del club fecero sì che si spostassero

con largo anticipo dalla pista permettendogli di atterrare su uno spazio libero. Silver si fece

largo in fretta tra la folla che si aprì al suo passaggio, diretto verso la coppia che si trovava in

un angolo, in piedi, intenta a chiacchierare.

Il biondo gli dava le spalle, consentendogli di vedere il tatuaggio che aveva sulla

schiena. Grazie alla sua vista acuta, Silver distinse la scritta Andrew.

Il solo pensiero che altre mani potessero toccare quel biondo slanciato, gli fece

bruciare le vene di una furia selvaggia. Se davvero quel giovane dal profumo celestiale

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apparteneva a un altro, quella notte Silver avrebbe fatto scorrere del sangue. Nessun altro

poteva vantare diritti sull'uomo che, presto, sarebbe stato suo.

Mio.

L’attacco di possessività nei confronti di quell'uomo lo colse di sorpresa, ma non gli

impedì di avvicinarsi ai due.

"Buonasera, signori. Mi chiamo Silver Moon e sono il proprietario di questo locale.

Non credo di aver ancora avuto l'occasione di conoscervi. Siete nuovi membri?"

Si sentiva molto orgoglioso di non aver semplicemente preso il biondo per trascinarlo

nella sua caverna.

Anche se ciò gli costava parecchio.

Entrambi gli uomini si voltarono verso di lui, ma lo sguardo di Silver si concentrò sul

biondo.

L'uomo dai capelli scuri si fece avanti, attirando la sua attenzione. "Lieto di

conoscerla, signor Moon. Mi chiamo Steven Dell. Sono un nuovo membro. Lui è il mio

amico Anthony Carrow; è qui come mio ospite. Sto cercando di convincerlo a rimettersi sul

mercato."

"No." L'obiezione passò direttamente dal cervello alle labbra di Silver, senza filtri,

seguita però da un immediato sorriso da seduttore: non era sua intenzione spaventare

quell'uomo dal profumo magnifico. Quando Anthony sollevò lo sguardo, l’alfa vide per la

prima volta il colore dei suoi occhi.

Era incredibile. Quell'uomo dall'aspetto ordinario aveva straordinari occhi dorati che

scintillavano come se i raggi del sole intrappolati al loro interno stessero cercando di fuggire.

"Gli uomini che ci sono qui hanno qualcosa che non va?" chiese Anthony con una

voce calda, da tenore. Il suo volto era illuminato da un dolce sorriso che formava due fossette

sulle guance.

Silver si schiarì la voce per guadagnare il tempo necessario a trovare una scusa

plausibile. Fissò lo sguardo sul moro, che sembrava essere il portavoce di entrambi. "Nulla

che non va in loro, ma è meglio che facciate le cose con calma, senza fretta. Perché non

andiamo al mio tavolo? Sono sempre lieto di fare la conoscenza dei nuovi membri." Il che

non era del tutto falso. "Da lassù potrete vedere tutti." Silver lanciò al biondo un'occhiata

eloquente. "Mi dispiacerebbe se vi capitasse l'uomo sbagliato alla vostra prima avventura."

Ovviamente non disse al timido, dolce Anthony che con "l'uomo sbagliato" intendeva

"tutti tranne Silver". Tese invece la mano, sopprimendo a stento un singulto quando il palmo

dell'altro sfiorò il suo.

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Aveva vissuto parecchi momenti di cui conservava ricordi speciali, ma questo li

eclissava tutti. Non capitava tutti i giorni di toccare per la prima volta il proprio compagno.

Quando prese la mano del giovane, sentì diffondersi lungo il braccio una sensazione

di calore. Invece di stringerla, Silver portò quella mano alle labbra, deponendo un bacio sul

suo dorso. Era lui. Lo sapeva con la stessa sicurezza con cui poteva dire di conoscere le fasi

lunari e la gioia di una buona caccia.

"Benvenuti nel mio club," disse con voce arrochita dal desiderio.

Steven ridacchiò con l’aria di chi aveva capito benissimo la situazione, prima di

rivolgersi all'amico con un sorrisetto ammiccante stampato in volto. "Tony, perché non

rimani un po' con Silver? Credo di aver visto qualcuno di interessante e non voglio averti a

carico."

Silver avrebbe voluto baciarlo.

Anthony gli rivolse un'occhiata incuriosita prima di voltarsi verso il suo amico. "Sei

sicuro, Steve? Va bene che siamo venuti con due macchine, ma non vorrei abbandonarti dopo

pochi minuti."

Una persona dotata di sensi normali, non avrebbe potuto distinguere il tremito nella

voce di Anthony, né avvertire il nervosismo che trasmetteva a ondate. Il predatore che era in

Silver non voleva far altro che trascinare a terra il bel ragazzo, come avrebbe fatto con un

cervo ferito, e divorarlo nella tranquillità della sua tana.

Proprio per questo gli ci vollero tutte le sue forze perché riuscisse a trattenere il

ringhio che gli salì in gola quando Steven baciò sulla guancia l'amico e mormorò: "Non

preoccuparti per me. Chiamami se ci sono problemi." L’occhiata di avvertimento che il

licantropo gli lanciò non sfuggì a Silver, che per risposta annuì al suo indirizzo per fargli

capire che avrebbe tenuto d'occhio il suo amico, senza tuttavia specificare da quale distanza.

Il timido biondo gli rivolse un sorriso nervoso. "Ehm. Immagino che un drink non

possa far male."

Silver cercò di assumere un'aria innocua, anche se non era semplice per un alfa

vigoroso come lui. Cosa doveva rispondere a un uomo che aveva un profumo talmente

celestiale da far venir voglia di saltargli addosso?

Con fare cordiale, guidò il suo futuro compagno fino a un tavolo posto su una

piattaforma separata dalla pista da ballo. Il tavolo era momentaneamente libero, essendo

riservato per lui e i suoi compagni di branco. Si trovava in una posizione sopraelevata rispetto

agli altri, in modo che il licantropo potesse tenere d'occhio il resto del locale. Spesso era

utilizzato come punto di osservazione per individuare eventuali problemi.

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Silver tirò indietro una sedia per far sedere Anthony prima di prendere posto alla sua

sinistra.

"Che bel tatuaggio. A chi è dedicato?" Non poté resistere alla tentazione di porre

quella domanda.

Anthony sbatté rapidamente le palpebre dei suoi occhi color caramello. "Ad Andrew,

il mio amante. È morto tre anni fa."

Incapace di resistere all'impulso di consolare l'uomo più minuto, Silver gli accarezzò

il braccio. Anthony era così dolce che l'alfa avrebbe voluto mangiarselo - in senso

metaforico, naturalmente - ma il timore di mettergli paura trattenne il lupo che era in lui,

nonostante entrambe le parti della sua anima lo desiderassero con un’intensità mai provata.

Attirare a sé un compagno era un affare complesso. Bisognava andarci piano.

"Sei davvero venuto qua per trovare un nuovo amante?" Silver fece attenzione a usare

un tono di voce interrogativo e non accusatorio. Voleva che Anthony si fidasse di lui, ma

senza fare la figura dell'impiccione.

"A dire il vero, il motivo principale è che voglio aiutare il mio amico. Ma Steven sta

cercando di portarmi fuori per farmi conoscere gente nuova." Una lacrima scivolò via dai

suoi occhi, pizzicando una corda nel cuore di Silver. “Sono stanco di stare da solo."

"Mi dispiace che tu abbia perso la persona che amavi." In realtà non gli dispiaceva per

niente, ma Anthony aveva bisogno di credere il contrario. In condizioni normali, Silver

avrebbe cercato di apparire forte e distaccato ‒ i più deboli fra i lupi erano spesso preda degli

altri membri del branco ‒ ma ora voleva che il giovane capisse che gli era vicino. Certo, non

lo era al punto da essere davvero triste per la scomparsa dell'amato di Anthony, ma capiva il

suo dolore.

"Grazie," disse Anthony, ingoiando le lacrime. "Sono passati tre anni. Steven ha

ragione: devo andare oltre."

"Sembra un buon amico."

Il giovane annuì. "È stato la mia ancora dopo la morte di Drew. Se non fosse stato per

lui, avrei fatto la stessa fine."

Silver gli strinse piano una mano. "Sono davvero felice che non sia andata così."

Il giovane lo gratificò di un sorriso tremolante. "Anch'io."

Silver non perse tempo. Con un movimento rapido passò un braccio attorno alle sue

spalle e lo attirò a sé.

Per poco il biondo non cade dalla sedia per la sorpresa.

"Attento, piccolo. C'è modo e modo di accorciare le distanze," mormorò Silver.

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Anthony abbassò lo sguardo. "Vedo."

Silver scoppiò a ridere, producendo un suono cristallino che riecheggiò per il locale

attirando l'attenzione di un membro del suo branco.

Farro, un uomo snello dai capelli ramati, terzo nella scala gerarchica, si avvicinò loro

con fare provocatorio. "Ciao, Silver. Chi è il tuo amico?"

"Farro, ti presento Anthony. È qui con un suo amico per dimenticare la morte del suo

amato. Anthony, lui è Farro, un mio amico di vecchia data." Silver aveva menzionato il lutto

di Anthony solo per mettere in chiaro di non essere lui la causa delle lacrime del giovane.

Non voleva si dicesse in giro che faceva piangere i clienti. Il branco era pieno di gente

pronta a farsi quattro risate a spese altrui, e nemmeno l'alfa era immune alle loro attenzioni.

L'allegria svanì dagli occhi di Farro. Il licantropo aveva perso un familiare nel corso

dell'anno passato. "Mi dispiace, Anthony. Quando è successo?"

"Tre anni fa." Anche se non stava piangendo, Silver percepì la tristezza nella sua

voce.

Ferro rivolse al giovane abbattuto un sorriso carico di comprensione, ma quando

Anthony voltò la testa, il licantropo indirizzò un sogghigno al proprio alfa. "Se stai cercando

qualcun altro, posso darti una mano a scremarli. Conosco la maggior parte dei clienti

abituali." Farro fece un passo avanti e accarezzò i capelli di Anthony in un gesto

consolatorio.

Quando Silver lo vide toccare ciò che gli apparteneva, commettendo lo sgarbo di

contaminare con il proprio odore il suo compagno, Silver emise un ringhio basso.

Farro impallidì e si affrettò a chinare il capo in segno di sottomissione. Aggiunse

immediatamente: "Altrimenti può pensarci Silver a te. È davvero protettivo nei confronti dei

suoi amici." Ciò detto, dopo aver rivolto un sorriso e un'occhiata di scuse al suo alfa, l'uomo

si affrettò ad allontanarsi.

Giusta mossa.

C'era un confine sottile che separava gli sfottò amichevoli dal ritrovarsi con la gola

squarciata dal proprio alfa infuriato. Silver fece del suo meglio per nascondere un ghigno

minaccioso quando Anthony guardò nella sua direzione.

"Doveva essere proprio di fretta," osservò il giovane.

Silver fece spallucce. "Forse si è ricordato di avere altro da fare."

Diede una sbirciatina nella mente di Anthony e notò con compiacimento che,

nonostante fosse confuso dal comportamento di Farro, non gli era dispiaciuto che se ne fosse

andato. Gli alfa erano i soli a vantare il potere di leggere nel pensiero, ed era in momenti

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come quelli che Silver apprezzava maggiormente tale dono.

Lo sguardo degli occhi color caramello scattò verso di lui, come se Anthony avesse

percepito quell'intrusione.

"Lascia che ti offra da bere. Prometto di non comportarmi troppo male."

La bocca del giovane si mosse in una parvenza di sorriso.

Silver decise in quell'istante che l'obiettivo della serata sarebbe stato vedere quel

sorriso in tutta la sua gloria.

"Non troppo male?" chiese Anthony.

"Beh, non posso promettere l'impossibile." Silver fece correre uno sguardo famelico

sulla pelle nuda del giovane. "Dopotutto, c'è un limite alle tentazioni a cui un uomo può

resistere."

Ed ecco apparire di nuovo quelle fossette.

Silver si crogiolò nella gloria dello splendido sorriso di Anthony e il suo corpo reagì

all'istante. Chiuse la bocca prima che potessero spuntargli fuori le zanne. A volte la passione

le spingeva fuori, e lui non voleva certo spaventare quell'uomo dolcissimo che presto sarebbe

stato suo. Era strano ma più tempo trascorreva con Anthony e più gli appariva attraente.

"Buonasera, signore. Cosa posso portarvi?"

La domanda era stata formulata da un giovane vestito con l'uniforme da cameriere del

club.

"Ciao, Kevin," salutò Silver, rivolgendo a malapena un'occhiata al suo dipendente,

concentrato com'era su Anthony. "Gradirei un bicchierino di whiskey. Tu cosa vorresti,

piccolo?"

"Due shot di tequila con sale e lime, per favore," disse Anthony al cameriere,

sfoderando un altro sorriso con tanto di fossette, costringendo Silver a trattenere un ringhio.

Voleva che quei sorrisi appartenessero solo a lui.

"Facciamo uno shot e una birra," corresse. "Non voglio che ti ubriachi."

Anthony lo guardò male. Le luci del locale si riflettevano nei suoi magnifici occhi.

"Tu non puoi dirmi cosa devo fare."

Kevin ebbe il buon senso di lasciarli soli a discutere.

Silver prese il mento di Anthony fra le dita. La sua era una presa delicata ma salda.

"Per ora no. Ma è importante cominciare con il piede giusto."

Anthony si sottrasse alla sua stretta e disse, in tono che risuonò falsamente tranquillo,

"E chi ti dice che stia cominciando qualcosa?"

"Diciamo che ho un presentimento." Silver passò le mani fra i capelli dell'umano,

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attirandolo a sé. Senza dargli modo di opporsi, s’impadronì dolcemente della sua bocca.

Anthony avrebbe potuto opporsi a un tentativo di pomiciare spinto, ma non a quel

delicato incontro di labbra o alle dolci carezze della lingua dell'uomo. Il suo corpo fu invaso

da un calore simile a quello di un incendio, che lo fece ardere di desiderio. Quando Silver lo

abbracciò più forte, premendo la sua canottiera a rete contro il suo torace nudo, il giovane si

lasciò sfuggire un gemito.

I suoi momenti di passione con Drew erano sempre stati violenti; nulla a che vedere

con quella tenerezza che gli faceva sentire i morsi della fame, come se all'improvviso non

potesse più vivere senza Silver. Quando l’uomo allontanò le labbra, Anthony le rincorse, in

cerca del loro sapore paradisiaco.

Sentì delle mani forti allontanarlo.

"Ti prego," gemette, riconoscendo a malapena il suono della propria voce, tremante

com'era.

Le labbra di Silver sfiorarono le sue, strappandogli un altro debole gemito. "Con

calma, piccino. Puoi avere tutti i baci che vuoi," gli promise la sua voce calda e suadente.

"Devi solo promettere che sarai mio."

Cosa? Di colpo Anthony tornò nel mondo reale. Che gli era preso? Era sul punto di

fare sesso con uno che aveva appena conosciuto? Non era ancora pronto ad appartenere a un

altro. Era passato del tempo dalla morte di Drew, ma ricordava che con lui si era trattato di un

processo più lento, più carico di significato. Un rituale con lo scopo di stabilire se due

persone potevano stare assieme dentro e fuori dalla camera da letto. Ma i bizzarri occhi grigi

di Silver lo tenevano come prigioniero.

"Tu vuoi essere mio, lo so," disse l'uomo, la cui sicurezza nel tono di voce pareva

essere contagiosa.

"Ecco le vostre ordinazioni." La voce squillante del cameriere ruppe l'incanto che lo

stava per avviluppare.

Cosa cazzo mi stava succedendo?

Anthony riuscì, suo malgrado, a sorridere al cameriere. "Grazie." Si leccò il dorso

della mano, vi mise sopra il sale, lo leccò, bevve la tequila e morse il lime. La combinazione

di sapori gli andò alla testa, facendolo sentire piacevolmente stordito. Bevve lentamente un

sorso della birra, di una buona marca straniera. "Un altro shot, grazie," disse al cameriere che

lo guardava sorridente.

"Anche no," lo contraddisse nuovamente Silver. "Va' a servire qualcun altro."

Il cameriere se ne andò senza guadarsi indietro.

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Anthony era sul punto di obiettare, ma lo sguardo negli occhi di Silver lo convinse a

tacere.

"Sei stato senza padrone troppo a lungo, dolcezza. Hai il brutto vizio di pensare da

solo."

"Chi ha detto che ho bisogno di un padrone? Non sono un povero piccolo sub

smarrito in cerca un uomo che si prenda cura di lui," disse Anthony in tono di sfida. Non

intendeva cedere il controllo a un perfetto sconosciuto senza che questi gli desse prima

qualche risposta. Silver poteva anche essere il più figo del locale, ma lui aveva imparato da

tempo il valore della prudenza. Sfortunatamente, lo sguardo ardente di Silver fu sufficiente a

far sciogliere quella prudenza come neve al sole. Anthony si chiese se il grosso licantropo

fosse ben dotato dappertutto e il rigonfiamento che notò nei suoi pantaloni sembrava

rispondere al suo interrogativo. L'idea di verificarlo di persona gli fece venire l'acquolina in

bocca. I suoi nervi erano tesi come molle mentre cercava di decidere se valeva la pena

rinunciare alla libertà per scoprirlo. Aveva la sensazione che, se avesse ceduto alle insistenze

di quell'uomo bellissimo, avrebbe perso per sempre la propria indipendenza.

"Lo sguardo che hai negli occhi mi dice che hai bisogno di qualcuno che prenda le

redini." Silver si allungò e si impadronì delle sue labbra con un bacio imperioso che tutto

esigeva e ancora di più donava. Anthony sentì le fiamme della passione lambirgli la spina

dorsale e un senso di bisogno divampargli dentro.

Si tirò indietro, sottraendosi con delicatezza e non poca riluttanza alla presa di Silver.

"Anche se mi piace avere un uomo che mi tiene sotto il suo controllo, non sto

cercando relazioni a lungo termine. Drew era parte di me, e non credo di essere pronto a

sostituirlo," ammise.

Silver si accigliò. "Non ti proporrei mai una cosa del genere, dolcezza. Nessuno può

sostituire chi ha un posto nel nostro cuore." Premette una mano sul torace di Anthony. "Ma

sarei onorato se prendessi in considerazione l'idea di pormi al suo stesso livello. Non ci

conosciamo ancora, ma sarei felice di essere il tuo primo assaggio al tuo nuovo banchetto

dell'amore."

Per poco ad Anthony non andò di traverso la birra. "Non riesco a credere che tu abbia

una tale faccia di bronzo."

"Ho esagerato?" Silver non nascose il divertimento nella sua voce.

"Eh già."

Guardando il volto bello e severo di Silver, Anthony si domandò se sarebbe riuscito a

mettersi di nuovo nelle mani di un padrone. Da quando aveva perso Drew, non si era più

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fidato di nessuno al punto da cedere il controllo. Nonostante ciò che credeva Steven, non

aveva rinunciato al sesso. Si era semplicemente accontentato di avventure e rapporti

occasionali. Lasciar entrare qualcuno nel suo cuore richiedeva più fermezza e coraggio di

quanto lui avesse mai avuto prima di quella sera, ma per la prima volta dopo un lungo

periodo di tempo, era tentato di farlo.

"Puoi darmi ciò di cui ho bisogno?" Sapevano entrambi che non si riferiva solo al

sesso: quello avrebbe potuto ottenerlo da chiunque. Ciò di cui aveva davvero bisogno era

qualcuno su cui fare affidamento e che potesse fargli da guida. Non gli serviva qualcuno che

gli dicesse costantemente cosa fare. Aveva necessità di un uomo con cui potesse lasciarsi

andare in tutta sicurezza, sapendo che sarebbe stato seguito. Un uomo di cui potersi fidare.

Silver rispose senza la minima esitazione: "Assolutamente sì. Me ne darai la

possibilità?"

Adesso Anthony doveva prendere una decisione. Poteva mandare tutto all'aria e

tornare alla vita di tutti i giorni ‒ gratificante ma priva di sentimento ‒ e annaspare verso

qualcosa che era appena oltre la sua portata, oppure poteva concedere un'opportunità a

quell'uomo magnifico che aveva accanto.

"Va bene." La voce gli tremava un po', ma entrambi fecero finta di non accorgersene.

Quasi avesse avuto paura che Anthony si rimangiasse la parola data, Silver gli afferrò

il polso e lo trascinò lungo la pista da ballo, oltre l'ingresso e su per una rampa di scale sul

retro del locale. La sensazione di essere come rapito spazzò via ogni idea di fare quattro

chiacchiere per conoscersi meglio.

Anthony ebbe a malapena il tempo di notare le pareti color crema e il parquet di lusso

prima di essere letteralmente scaraventato oltre una soglia. Atterrò con un gemito su un

mucchio di morbidi cuscini e lenzuola di seta, e affondò ancora di più nel materasso quando

un corpo ben scolpito lo coprì da capo a piedi. Il contrasto di sensazioni ravvivò l'eccitazione

che il brusco cambiamento di scena aveva parzialmente sopito.

"Credevo che prima ci saremmo conosciuti un po' meglio," disse una volta che ebbe

recuperato abbastanza prontezza di spirito per formare una frase di senso compiuto.

Silver rispose ammiccando e con un bacio ardente di passione. "Oh, approfondiremo

ben presto la nostra conoscenza," promise, quindi si mise in ginocchio ai piedi del letto e, con

tocco gentile, tolse ad Anthony le scarpe e i calzini. I suoi gesti si fecero più bruschi quando

arrivò il momento di sfilargli i pantaloni.

Anthony era certo di apparire come si sentiva: un uomo sul punto di essere preso.

"Credo che il modo migliore per determinare se siamo compatibili sia il test

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dell'assaggio," mormorò Silver. Prima che Anthony potesse obiettare, abbassò la testa e gli

prese il membro in bocca con un unico movimento fluido, facendogli dimenticare tutto il

resto. Anthony divenne una creatura di pura carnalità, mentre un'ondata di desiderio dietro

l'altra lo scuoteva fino al profondo del suo essere. Proprio quando era certo di essere sul

punto di venire, il suo perfido partner interruppe la fellatio.

"Nooo," gridò Anthony. Lacrime di frustrazione gli riempirono gli occhi.

"Non è ancora il momento, piccolo. Non fino a quando non ti do il permesso." Silver

gli accarezzò lentamente le cosce con le dita affusolate, allontanandolo dalla soglia

dell'orgasmo.

"Ho cambiato idea," esclamò Anthony.

Silver raggelò.

"Voglio qualcuno che mi scopi e basta. Non ho bisogno di un padrone."

La sua nemesi dai capelli scuri ridacchiò. "Non temere, piccolo mio. Ti scoperò,

eccome. Ma ti sbagli: hai davvero bisogno di qualcuno che ti domini. E quel qualcuno sono

io."

"Modesto, eh?" lo prese in giro Anthony dalla sua posizione comoda.

"La modestia non è fra i miei vizi."

Negli occhi di Silver, Anthony vide un desiderio tale da provocargli un'erezione che

avrebbe potuto sfondare un muro

"Non preoccuparti, piccolo: non vorrei mai che ti facessi male dando randellate ai

muri." La mano destra di Silver scivolò su e giù lungo il membro eretto di Anthony,

mandandogli un brivido di allarme lungo la spina dorsale.

Quell’uomo poteva leggergli nel pensiero! Il corpo di Anthony era talmente scosso

dal contatto fisico che la mente non funzionava a dovere. Gli era mancato tanto anche se il

suo corpo ricordava ancora la gioia di averne un altro premuto contro. Era un piacere

incontenibile.

“Sto per venire,” mise in guardia Silver.

“No.” La voce dell’altro uomo esigeva obbedienza.

E come per miracolo, quella sensazione bruciante di urgenza si affievolì fino a

diventare cenere che covava sotto il fuoco.

Silver era in grado di controllarlo con la sola voce.

Che uomo.

“Proprio così, piccolo,” mormorò il licantropo prima di lasciargli andare il membro e

alzarsi in piedi. L’uomo si sfilò lentamente la maglietta, scoprendo un torace dalla pelle

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olivastra, coperto da un velo sottile di peli, ben definito probabilmente grazie alle corse sotto

forma di lupo. Tutti i mutaforma che Anthony avesse mai visto erano ben torniti come lo era

Silver. Il desiderio per quell’uomo affascinante gli si agitava dentro come un mare in

tempesta.

Quando il suo robusto amante si abbassò la cerniera dei pantaloni, Anthony per poco

non gli saltò addosso in un istinto la cui ferocia che sorprese lui stesso.

Per l’aria risuonò una bassa risata mentre Silver gli si avvicinava e toglieva i vestiti

che gli rimanevano. “Hai voglia, non è così?”

“Sì. Fottimi,” esclamò Anthony.

“Dimentichi chi è comanda qui, dolcezza.”

“Non sono io?” chiese Anthony, sbattendo le palpebre con fare innocente.

La bocca di Silver si piegò in un mezzo sorriso, scoprendo denti bianchi e affilati

sotto la luce fioca. “Decisamente no.” L’uomo passò un dito sulla sua pelle, partendo dalle

spalle fino ad arrivare allo stomaco, strappandolo alle sue riflessioni.

Anthony trattenne il fiato mentre i suoi peli si drizzavano seguendo la scia del dito.

“Ti prego, fottimi,” implorò.

Silver inarcò un sopracciglio scuro. “Credi di meritare il mio membro?”

“No, ma scopami lo stesso.” Non gli importava di meritarlo o meno; voleva solo fare

sesso.

“Oh, sì che ti fotterò, mio dolce amore, ma più tardi faremo un bel gioco con il tuo bel

sedere e la mia mano calda.”

“Siamo d’accordo.” Anthony lo guardò da dietro le ciglia semichiuse con

l’espressione schiva con cui più di una volta aveva piegato Drew al proprio volere. Pensò che

probabilmente avrebbe funzionato meglio senza l’incantesimo occultante e, per la prima

volta, si pentì di averlo lanciato.

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Capitolo Tre

Silver abbassò lo sguardo sulla prelibatezza sdraiata sul suo letto e rischiò un’eiaculazione

precoce per la prima volta in vita sua. Non aveva mai avuto un uomo così bello.

Era certo che Anthony sarebbe esploso di piacere nel momento in cui lo avrebbe

penetrato, e non aveva il cuore di farlo aspettare ancora. Per quanto adorasse torturare

dolcemente i suoi compagni di letto, Silver non amava negarsi certi piaceri. Ci sarebbe stato

tempo più tardi per prolungare il godimento; ora aveva bisogno di sfogarsi.

“Ho cambiato idea. La prossima volta sarà meglio, ma per ora faremo una cosa

veloce.”

Anche se sapeva di non averne bisogno, si infilò un preservativo per rasserenare il suo

dolce compagno. Non voleva che la loro prima volta facesse calare delle ombre su quei begli

occhi color caramello. In seguito, quando Anthony fosse stato più sicuro, avrebbero potuto

farne a meno.

Unse due dita con il lubrificante, quindi le inserì all’interno del corpo snello ed

elegante che si contorceva sotto il suo.

“Aaaaah!” gridò Anthony, sollevando d’istinto le gambe per facilitargli l’ingresso.

Colpito e affondato.

Silver sogghignò, ben sapendo che la sua espressione somigliava più a un ghigno

lupino che a un sorriso rassicurante. Toccò di nuovo quel punto speciale, godendosi il gemito

successivo di Anthony.

“Più forte.”

“Lasciami fare, dolcezza. Lasciami fare.” Silver tolse le dita e le sostituì con il

proprio membro, penetrando il corpo caldo e aperto sotto di lui con una spinta lenta e

costante.

Anthony sussultò e sfoderò a sua volta un sorriso di scherno. “Non essere timido,

tesoro. Entra.”

Silver infilò il suo sesso dentro di lui fino ai testicoli. “Non. Sono. Timido.” Ogni

colpo di reni stimolava la prostata di Anthony, facendolo urlare. “Voglio solo essere certo di

essere il benvenuto.”

L’attrito con il corpo del suo compagno che scalciava era incredibile.

“Vieni,” mormorò, continuando a martellare la prostata dell’amante.

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Obbedendo all’istante, Anthony esplose e schizzò così forte che tremò. Un attimo

dopo, Silver godette a sua volta urlando e poi si lasciò cadere addosso a lui; scostandosi però

immediatamente, per evitare di fargli del male.

Dopo averlo abbracciato, il licantropo strofinò il naso contro i peli sottili della sua

nuca. “Sei il mio compagno,” mormorò prima di addormentarsi.

* * * *

Sei il mio compagno. Anthony fu invaso dal panico. Forse aveva sentito male.

Sperava di aver sentito male. Ogni cellula del suo corpo gli stava urlando che doveva fuggire.

Silver andava troppo in fretta per lui.

Non era pronto per un’altra relazione. Una serie di scuse per coprire la sua eventuale

fuga si accavallarono nel suo cervello.

Si contorse ancora una volta nel tentativo di liberarsi dalla stretta di quel compagno di

letto più grande e più forte di lui, ma l’uomo strinse la presa e lo attirò a sé fin quasi a

schiacciarlo sotto il peso del suo corpo.

“Riposati, dolcezza,” mormorò Silver con voce arrochita dal sonno.

Non c’era verso di riuscire a scappare prima del mattino.

Anthony sospirò e si lasciò andare al conforto dell’abbraccio del licantropo, lasciando

che il calore e i postumi del sesso lo cullassero fino a farlo addormentare.

Si sarebbe preoccupato l’indomani di ciò che quelle parole avrebbero potuto

implicare.

Anthony si svegliò quando un raggio di sole gli scaldò una guancia. Le lenzuola vuote e

spiegazzate gli dissero che il suo compagno di letto se n’era andato, mentre la sveglia sul

comodino rivelò che era abbastanza presto perché lui non fosse in ritardo.

Sbatté le palpebre per scacciare il sonno, scese dal letto e recuperò i pantaloni che

avuto addosso la sera prima. Tremò al pensiero di quando Silver gli aveva bisbigliato “sei il

mio compagno”, e non solo perché l’aria era fredda sulla sua pelle nuda. Dubitava che quel

lupo geloso lo avrebbe lasciato sgattaiolare fuori senza salutare.

Dopo una rapida annusata, decise che era il caso di farsi una doccia. Poteva anche

essere costretto ad andarsene con addosso i pantaloni della sera prima, ma non per questo

doveva per forza odorare di sesso, considerata anche la possibilità di incontrare altri mannari.

Si chiese come se la fosse cavata Steven da solo. Sperava che l’amico avesse trovato

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qualcuno con cui passare la notte. Quando Silver lo aveva trascinato via dal club, il pensiero

del suo amico non gli era neppure passato per l’anticamera del cervello. Provò una fitta di

senso di colpa, anche se sapeva che a Steven la cosa non avrebbe dato fastidio.

Dopo aver fatto una doccia veloce ed essersi impadronito di una camicia, uscì dalla

stanza in cerca di Silver. Anche se l’idea di diventare il compagno del licantropo non gli

andava poi tanto a genio, sarebbe stato maleducato da parte sua andarsene senza salutare. I

suoi genitori lo avevano educato così.

All’improvviso credette di annusare l’odore del bacon.

La fame lo spinse a scendere le scale e a dirigersi nella direzione dalla quale

provenivano delle voci.

* * * *

Silver si accorse all’istante dell’ingresso del suo amante. Inalò a fondo la miscela di

odori costituita dal suo naturale profumo balsamico e da quello del sapone alle spezie. Per lui

era come una droga.

“Spero che non ti dispiaccia se ho fatto la doccia e ho preso in prestito una camicia.”

La voce da tenore di Anthony lo raggiunse, dando una scossa ai suoi ormoni come avrebbe

potuto fare un caffè triplo. Silver resistette a stento all’impulso di voltarsi, buttarlo sul tavolo

e fotterlo. L’unico motivo per cui non era ancora a letto con lui era stato una grana mattutina

con uno dei fornitori. Un tizio che era stato fortunato a non ritrovarsi con la gola squarciata

quando aveva cercato di spillare altri soldi da Thomas.

“Diavolo, se a Silver non dispiace puoi prenderti anche la mia,” esclamò Thomas,

seduto di fronte a Silver.

Anthony gli dava le spalle, ma Thomas odorava di desiderio sessuale e la sua voce era

arrochita dalla lussuria.

Stronzo, lo apostrofò mentalmente l’amico.

“Ha già la mia,” ringhiò Silver, senza nascondere la gelosia. Lui era l’unico ad avere

il diritto di prendersi cura del suo compagno. “Vieni a sederti qui e fai colazione, piccolo.”

L’aria si riempì dell’odore del desiderio.

L’alfa impiegò qualche attimo a capire che l’odore proveniva da tutti e dieci i membri

del branco seduti a tavola – dai maschi come dalle femmine – e che tutti stavano fissando

l’uomo dietro le sue spalle.

“Piantatela,” esclamò.

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I membri del branco obbedirono all’istante, distogliendo lo sguardo. “Ma è taaaanto

bellino,” osservò Shara con voce sognante.

Silver sbuffò e tirò indietro la sedia accanto alla propria. “Credo che siano tutti in

astinenza da caffeina, dolcezza. Siediti. Shara, servi la colazione al mio compagno.”

La bionda a cui si era rivolto saltò giù dalla sedia e si affrettò a riempire un piatto con

tanto di quel cibo che nemmeno un licantropo reduce dalla caccia sarebbe riuscito a mangiare

tutto.

“Grazie,” disse Anthony. La sua voce mielata percorse tutta la spina dorsale di Silver

fino ai testicoli.

Un lampo dorato attirò la sua attenzione sull’uomo che gli era seduto accanto. Il toast

gli andò di traverso.

“Caro, va tutto bene?” Una bella manata sulla schiena impedì a Silver di soffocare.

“Chi sei tu?”

Il dio del sole strinse gli occhi. “Mi dispiace se non sono al mio meglio la mattina

presto.”

Fece per alzarsi, ma Silver glielo impedì con una mano sul polso. “Non intendevo

questo. Come fai a essere così…” Non riuscì a finire la frase sotto lo scrutinio di quegli

splendidi occhi.

Per un attimo pensò che Anthony si sarebbe liberato di scatto, poi un lampo di

comprensione attraversò i suoi splendidi occhi.

“Ho usato un incantesimo di occultamento.” Le guance del compagno

s’imporporarono. “Mi sono gettato un velo addosso per non mettere in ombra Steven.”

Un velo? Ma allora…

Thomas lo batté sul tempo. “Cristo santo! È questo il suo vero aspetto?”

Silver sentì tutto il corpo irrigidirsi. Una nuova occhiata ad Anthony confermò

l’orribile verità: il suo compagno non era semplicemente un bel ragazzo, era oscenamente

bello. In tutti i suoi trecento anni di vita non aveva visto mai nessuno, uomo o donna, più

bello di lui.

Era completamente fottuto.

Thomas scoppiò a ridere come un pazzo.

Silver fu preso dall’impulso di uccidere qualcuno, preferibilmente il suo secondo.

“Qualcosa non va? Mi dispiace se ti senti ingannato. Non l’ho fatto di proposito. È

che non pensavo mi sarei svegliato con qualcuno oggi,” si scusò Anthony.

Il bel volto del giovane si voltò verso il suo, e Silver cedette al bisogno di dargli il

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bacio del buongiorno. Passò le dita fra i capelli del suo compagno, in modo da poter gestire il

bacio. Si separò da lui lentamente, quasi costringendo le proprie dita a lasciarlo andare.

“Non temere, piccolo. È solo che sei più di quanto mi aspettassi. Puoi gettare veli;

questo significa che hai sangue magico in te?”

Anthony annuì e quel gesto fece rivoltare lo stomaco di Silver. Era noto che i maghi

odiavano gli altri esponenti del mondo soprannaturale.

“Mia madre era una strega silvana,” spiegò Anthony.

Alla luce di quella rivelazione, tutto aveva senso. Il profumo balsamico, la pelle e i

capelli dorati e gli occhi brillanti erano i segni del sangue umano mescolato a quello stregato.

Silver si rilassò un poco. Le streghe silvane avevano sempre tenuto buoni rapporti con i

mannari e forse le cose sarebbero andate bene, dopotutto.

Un attimo prima che potesse chiedergli chi era suo padre, Parker, l’acquisto più

recente del branco, fece la sua comparsa. Un metro e ottanta di muscoli, capelli scuri e

pessimo carattere, il giovane lupo arrivò con aria baldanzosa, ma si fermò sulla soglia.

“Cos’è questo odore incredibile?”

Silver si accorse subito del momento in cui Parker notò il suo compagno. Il corpo del

giovane lupo fu scosso come da una fitta quando squadrò Anthony. Il suo sguardo era quello

che un predatore riservava al cervo che aveva deciso di abbattere.

“Chi sei tu?” Parker attraversò la stanza e tuffò il naso nell’incavo del collo di

Anthony, inalando il suo profumo.

Il giovane gongolò.

Silver ringhiò e scoprì le zanne. “Leva le tue cazzo di mani dal mio compagno prima

che te le stacchi e le usi per prenderti a schiaffi.”

Parker indietreggiò di scatto, ogni baldanza svanita sotto lo sguardo dell’alfa. “M-mi

dispiace. È che ha un odore così buono.” Le narici del licantropo si dilatarono e tutto il suo

corpo si mosse istintivamente in direzione di Anthony.

La mano di Silver scattò per agguantarlo al collo. “Non farmelo dire due volte,

cucciolo. Sfiora un’altra volta il mio compagno e ti spezzo il collo.”

“Ehi. Vacci piano.” La voce tranquilla di Anthony accarezzò la pelle di Silver,

trasformando la furia in semplice irritazione. “Non voleva oltrepassare alcun limite; è solo un

cucciolo incuriosito.”

Le mani del suo compagno gli accarezzarono la schiena con gesti lunghi e misurati.

“Lascialo andare, tesoro. Devo ancora fare colazione prima di partire, e ho una fame boia.”

Silver spinse via Parker. Non gli dispiacque vederlo cadere per terra. Nulla

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risvegliava con più forza l’istinto primordiale di un lupo che il bisogno di proteggere il suo

compagno. Dopo aver lanciato allo scornato Parker un’ultima occhiata di biasimo, Silver

infilò le dita nei capelli di Anthony e lo attirò a sé per reclamare le sue labbra in un altro

bacio. A differenza dei baci roventi della notte prima, questo si risolse in una pura e semplice

asserzione di possesso. Silver passò per bene la lingua nella bocca del suo compagno,

lasciandosi sfuggire un basso ringhio quando sentì di nuovo quel sapore incredibile.

Fu Anthony a interrompere il bacio, il che spinse l’alfa ad accentuare la presa.

“Non puoi cambiare idea,” ringhiò Silver.

Con sua sorpresa, gli occhi dell’uomo minuto brillarono di luce dorata. “In camera da

letto mi piace essere dominato, ma sono io a decidere della mia vita.” La sua mano alzata

spense ogni accenno di protesta da parte di Silver. “Non so nulla di accoppiamenti e cose del

genere. Volevo solo un’avventura per dimenticarmi di Drew.”

“Fidati di me, siamo compagni.” Silver non poteva tirarsi indietro. Soprattutto con

Parker in agguato, pronto a portargli via il suo nuovo amore. Costringere qualcuno a

diventare il compagno di un altro era proibito, al contrario di un po’ di sana persuasione.

Silver passò le braccia attorno alla vita di Anthony, facendogli sentire il calore del suo

corpo. “Vuoi che rimanga da solo per il resto della mia vita?”

Anthony ebbe un sussulto. “Voi vi accoppiate una sola volta?”

Silver annuì. Sfregò la guancia contro l’umano, lasciandogli addosso il suo odore in

modo che gli altri capissero che era già preso.

“Non voglio perderti, piccolo. Che altro posso dire?”

Dietro di lui, Parker sbuffò.

Anthony gli accarezzò la testa con fare esitante, ma anche con trasporto. “Non voglio

che tu rimanga solo. So… so come ci si sente. Non lo augurerei al mio peggior nemico.”

Che bravo ragazzo era Anthony! Silver si sentì quasi in colpa per averlo manipolato.

Quasi.

Rimase lì a farsi coccolare per un po’.

“Troveremo una soluzione,” disse Anthony.

Eccome.

Silver nascose il proprio sorrisetto nell’incavo del collo del suo compagno, contro cui

sfregò dolcemente il naso. “Non volevo metterti paura.”

“Ero solo sorpreso. Non…” Silver lo sentì deglutire. “Non mi aspettavo di diventare il

compagno di qualcuno.”

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* * * *

Il telefono di Anthony prese a suonare e la musichetta che aveva associato al numero

della sua segretaria riempì la stanza silenziosa. Dopo avergli fatto un’ultima carezza, il

giovane si districò dall’abbraccio di Silver e sfilò il cellulare dalla tasca dei pantaloni.

Una decina di licantropi lo osservò con aria minacciosa ed Anthony cercò di non

lasciarsi innervosire.

“Ciao, cucciolotta,” disse. Lui ed Ellen erano amici dall’età di sei anni. Lei era una

delle poche persone di cui si fidava nel mondo degli affari. Quello dell’architettura era un

mercato molto competitivo, e Anthony aveva bisogno di persone affidabili che gli

guardassero le spalle.

“Buongiorno,” fu la risposta piccata di Ellen. I due facevano spesso a gara, l’uno

coniando nomignoli sempre più ridicoli e l’altra ribattendo in modo sempre più formale.

“Sono arrivati quei signori con cui avevi l’incontro per la proprietà di Sanders Street,”

disse la donna.

Anthony imprecò sottovoce. Il grosso mannaro che gli sedeva accanto ringhiò in

risposta. “Intrattienili un po’, zuccherino. Mi servono una ventina di minuti. Prendo la

macchina e arrivo.”

“Mmm. Devi aver fatto conquiste ieri sera.” Ellen fece un verso che ricordava le fusa

di un gatto. “Devi ancora vestirti, e sono certa che tu non sia in camera tua. Congratulazioni

per la tua vita sessuale. Comunque, potresti anche venire qui col teletrasporto.”

Anthony si sentì arrossire, ma contenne il suo tono di voce. “Non credo che la

prenderebbero bene. Ci vediamo fra poco.” Mise giù, sicuro che Ellen avrebbe saputo gestire

le cose fino al suo arrivo.

Il fatto di essere figlio di un semidio mezzo fatato non era esattamente il genere di

notizia che voleva dare al suo nuovo ragazzo. Le sue origini magiche erano state l’unica

causa di attrito fra lui e Drew. Beh, quelle e le continue interferenze dei suoi genitori nella

sua vita privata. Apparizioni, più che interferenze. In senso letterale.

Sentì una mano afferrargli la collottola. “C’è qualcosa che dovrei sapere, compagno

mio?” Il basso ringhio di Silver fece rizzare tutti i peli del suo corpo.

Anthony accarezzò il braccio del licantropo, quietando la sua aggressività. “Devo

andare a lavorare. Mi ero dimenticato di avere una riunione.” Era meglio evitare discussioni;

doveva correre in ufficio. Sapeva che parlare delle sue origini avrebbe richiesto discorsi

lunghi, estenuanti e frustranti.

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Silver lo lasciò andare solo dopo averlo aggredito con un bacio intenso. “Ci vediamo

stasera,” disse l’alfa. Non era una domanda.

Poi lo mollò. Anthony poté così annuire in segno di assenso.

“Che lavoro fai?” chiese Parker.

Il giovane stava per rispondere quando uno dei licantropi lo fece per lui. “Sei

Anthony Carrow,” disse Shara, pigolando tutta eccitata. “Ho visto la tua foto in una di quelle

riviste di architettura, come si chiamava? Hai disegnato il nuovo hotel del centro, vero?”

Anthony annuì. “Ero l’architetto a capo del progetto. È uno dei miei design preferiti.”

Non precisò che era anche il padrone dello studio. Aveva accumulato una fortuna notevole e

ora poteva permettersi di dilettarsi con piccoli progetti come quello. Trascorreva la maggior

parte del tempo a istruire nuovi architetti, ma di tanto in tanto trovava l’occasione per

disegnare egli stesso un edificio. L’hotel era il suo ultimo lavoro.

Silver gli rivolse un sorriso brillante. “Bello e intelligente.”

“Devo andare. Sono già in ritardo. Ho in mente di costruire un alberghetto e spero di

riuscire a comprare il terreno per farlo.”

Silver lo baciò sulla guancia. “Ci vediamo, compagno.”

Anthony non sapeva se la sottolineatura fosse per lui o per gli altri lupi nella stanza,

per cui si limitò a sorridere e se ne andò come se avesse avuto il diavolo alle calcagna. Il che

non era del tutto improbabile.

* * * *

Silver guardò il suo amato uscire dalla stanza, consolandosi all’idea che lo avrebbe

rivisto di lì a breve.

“Credevo che non ti piacessero i bei ragazzi,” osservò Thomas, inarcando un

sopracciglio.

“Il mio ragazzo non è bello,” ribatté lui, con l’aria di chi la sapeva lunga. “È

magnifico.” Il ricordo del terrore negli occhi di Anthony spense il suo sorriso. In realtà, lo

avrebbe sorpreso vederlo presentarsi quella sera. Sembrava pronto a fuggire.

Ma non era un problema. Silver amava andare a caccia.

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Capitolo Quattro

Anthony entrò di corsa dalla porta sul retro e prese l'ascensore riservato che portava al suo

attico. L'edificio era un misto di uffici e appartamenti. Lui abitava all'ultimo piano, mentre la

sede del suo studio si trovava più in basso. Non era il caso di farsi vedere dai suoi dipendenti

in tenuta da festaiolo. Parlavano già abbastanza di lui alle sue spalle; ci mancava solo che

arrivasse al lavoro con indosso dei pantaloni di cuoio al posto del suo solito completo

firmato.

Si vestì in pochi minuti e prese un altro ascensore, che questa volta lo portò in sala

riunioni. Capì che qualcosa non andava nel momento in cui oltrepassò la soglia della stanza.

Gli uomini che si alzarono in piedi al suo ingresso gli trasmisero una strana sensazione. Non

erano esseri umani. C’erano tre di loro, tutti con gli occhiali da sole e l’aria pericolosa.

Ellen gli porse la cartellina con il progetto. "Grazie, tesoruccio mio. Perché non ti

prendi il resto della giornata libero?"

"Non vuoi che prenda appunti durante la riunione?"

"Non ce n'è bisogno. È solo un incontro conoscitivo informale. Dai, vai a trascorrere

un po' di tempo con la tua famiglia." Ellen gli rivolse uno sguardo perplesso, ma lasciò che

l'accompagnasse alla porta che Anthony richiuse dietro le sue spalle una volta che se ne fu

andata. Sapeva che quel suo comportamento avrebbe suscitato domande, ma al momento la

cosa importante era aver messo Ellen al sicuro.

"Bella mossa." Il più alto dei tre si fece avanti. "Alesandro Delora, al suo servizio." I

due si strinsero le mani, approfittando del momento per soppesarsi a vicenda.

Alesandro indicò gli altri due uomini. "Questi sono i miei colleghi Mikel e Darian."

"Lieto di conoscervi," disse Anthony, rivolgendo loro un cenno del capo. "Sedetevi,

prego." Lui stesso prese posto sulla sedia all'altro capo del tavolo. "Posso sapere per quale

motivo la comunità dei vampiri si è data alla vendita degli immobili?"

Alesandro lo guardò sorpreso. "Lei sa dell'esistenza dei vampiri?"

"Certo."

L'uomo si strinse nelle spalle. "Dobbiamo prendere le nostre precauzioni. Ciascuno di

noi ha i suoi investimenti, ma le condizioni economiche attuali rendono consigliabile una

differenziazione del rischio. La nostra comunità ha acquisito parecchie proprietà nel corso

degli anni; quale modo migliore di ottenere il massimo profitto che venderle noi stessi?"

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"Vero." Anthony rinunciò a fare altre domande e aprì la cartellina. Se i vampiri

volevano mettersi a fare gli agenti immobiliari, buon per loro; l'importante era che l'offerta

fosse buona e che la proprietà fosse stata ottenuta legalmente.

I vampiri si sedettero dalla parte opposta del tavolo.

"Lei che cos'è, esattamente?" chiese Alesandro.

"Prego?" Anthony sollevò lo sguardo dai documenti e vide che tutti e tre i vampiri lo

stava fissando. La cosa gli ricordò il modo in cui lo avevano guardato i licantropi quella

mattina.

Alesandro trasse un respiro profondo. "È chiaro che lei non è umano. E non è neppure

un mannaro. Mi sembra di percepire qualcosa di fatato e un po' di stregoneria, ma non è

tutto."

"Nulla di cui lei debba preoccuparsi," lo rassicurò Anthony. Odiava dover parlare del

suo corredo genetico con degli sconosciuti. Non era affar loro, senza contare poi che la

maggior parte delle persone non gli credeva neppure. Era difficile convincere gli altri che

qualcuno potesse essere il nipote di una divinità.

Il vampiro lo fissò a lungo, poi fece spallucce. "Mi sembra giusto."

Anthony e i tre vampiri erano nel bel mezzo della trattativa quando la porta dello

studio si spalancò di colpo e due mannari entrarono di corsa nella stanza. Uno di loro aveva i

capelli scuri e indossava una giacca e dei pantaloni di cuoio; l'altro aveva una chioma color

biondo sporco ed era vestito con jeans e una maglietta. Snudarono entrambi le zanne al loro

ingresso. Alesandro e i suoi fratelli di sangue si alzarono per fronteggiarli. Con sua sorpresa, i

vampiri si frapposero fra Anthony e i mannari.

"Via dal compagno dell'alfa," ringhiò uno dei lupi. Anthony non riconobbe la sua

voce, ma non dubitava che fossero stati inviati dal suo nuovo amante. Ciò confermava che

Silver era davvero il capo del suo branco. Del resto, la sera prima, uno dei licantropi gli

aveva esposto la gola, il che lo aveva indicato come appartenente a un grado più basso della

gerarchia.

"Non lasceremo che gli facciate del male." La voce di Alesandro strappò Anthony ai

suoi pensieri.

"Non credo sia questa la loro intenzione." Cominciava a ricordare di aver visto i due

mannari seduti al tavolo della colazione, anche se non si erano presentati.

"Silver ci ha mandati per farti da guardie del corpo," insistette il biondo, cercando di

distrarre i vampiri per arrivare ad Anthony.

"Lei conosce questi uomini?" Alesandro voltò la testa verso di lui per averne

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conferma.

"Non abbiamo avuto modo di fare conoscenza, ma sono quasi sicuro che

appartengano al branco del mio ragazzo."

"Il suo ragazzo?"

I due lupi rivolsero occhiate minacciose ai vampiri. "Io mi chiamo Callen; lui è Scott.

Anthony è il compagno di Silver," disse il biondo. "Fategli del male e fra i nostri clan

scorrerà il sangue."

"Alla faccia della diplomazia," disse Anthony in tono seccato. Era stufo di tutte quelle

pose, per cui girò attorno ai vampiri e si rivolse direttamente ai due mannari. "Per quanto io

vi sia grato del vostro tentativo di salvataggio…" Fece in modo che fosse ben chiaro, dal suo

tono di voce, che non lo era per niente. "…io e questi signori eravamo in riunione prima che

voi ci interrompeste."

"È nostro dovere proteggerti," insistette il biondo. Lui e l'altro mannaro continuavano

a fulminare i vampiri con lo sguardo. Anthony non era sicuro se li infastidisse di più il fatto

che lui rimanesse solo in compagnia di tre vampiri o che non avesse bisogno di essere

salvato.

Sospirò rumorosamente. "Purché non mi proteggiate anche dalle trattative d'affari,

potete restare. Lì." Indicò due sedie all'estremità opposta del tavolo. "Seduti."

"Se davvero lei appartiene a un licantropo così potente, perché non ha il collare?"

chiese Alesandro. Il suo sguardo tagliente era puntato sul collo nudo di Anthony. "Non riesco

a credere che lui la lasci andare in giro senza un marchio. Lei è un uomo troppo bello per

andarsene in giro così."

Le parole del vampiro lo infastidirono parecchio. "Rimarrebbe sorpreso se le dicessi

da quanto tempo me ne vado in giro senza supervisione."

Il mannaro biondo rispose a sua volta, come se Anthony non fosse stato nemmeno

presente. "Silver gliene farà avere uno," disse.

"Sentite, io avevo in programma un tranquillo incontro d'affari, non una sceneggiata

con tinte soprannaturali," ringhiò Anthony. "Non c'è nessun collare. Silver e io dobbiamo

ancora stabilire i termini della nostra relazione."

"È una cosa recente," spiegò Darian.

Alesandro fece un fischio. "E il vostro alfa permette che vada in giro da solo?" chiese

ai due licantropi. "Silver è il licantropo più potente del paese. Chiunque catturasse il suo

compagno potrebbe chiedere qualunque cosa come riscatto." Il vampiro rivolse ai due

un’occhiata di disapprovazione, come se spettasse a loro decidere se Anthony doveva o no

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portare un collare.

"La persona in questione è un uomo adulto," sottolineò Anthony prima di tornare a

sedersi e cominciare a scorrere le carte. "Ora, per quanto riguarda quel terreno, credo che il

prezzo sia ancora un po' troppo elevato. Qual è la vostra offerta definitiva?"

"È suo," disse subito Alesandro. "In cambio della sua intercessione per migliorare i

nostri rapporti con i mannari."

"Fra voi non scorre buon sangue?" Anthony non era al corrente della situazione

politica fra le diverse comunità di creature soprannaturali – tranne per quanto riguardava i

fatati, che conosceva fin troppo bene.

"Quando gruppi diversi condividono il medesimo territorio, c'è sempre un po' di

attrito."

"Che tradotto in parole povere vuol dire che ci sopportiamo, ma non ci vogliamo

bene," precisò Darian con un tono di voce che ricordava un ringhio.

"Le cose potrebbero migliorare se lei mettesse una buona parola con l’alfa," aggiunse

Alesandro.

Anthony ci pensò su, quindi scosse la testa. "No. Preferisco pagare un prezzo onesto.

La mia relazione con Silver è appena iniziata; non voglio appioppargli subito un debito."

Alesandro annuì. "È molto corretto da parte sua." Poi, con la curiosità negli occhi,

aggiunse: "Da quanto tempo state insieme?"

"È cominciato tutto ieri sera," svelò Anthony.

davvero poco."

Anthony fece spallucce. "Ora, se vi va di sedervi, possiamo concludere la trattativa."

La riunione proseguì senza intoppi, con i vampiri disponibili a trattare sul prezzo. Si

erano offerti di regalargli il terreno, quindi non avevano motivo di fare storie riguardo la cifra

da lui proposta. Anthony non si lasciò trarre in inganno. Sapeva che i tre speravano sfruttasse

a loro favore la sua influenza su Silver, nonostante avesse rifiutato di farlo. La cosa non gli

creava problemi; si trattava pur sempre di un buon affare. Anche perché, se i vampiri lo

avessero raggirato, i lupi lo avrebbero riferito a Silver e i tre sarebbero finiti nei guai.

L'affare fu sigillato con una stretta di mano. Anthony era rimasto così soddisfatto da

decidere di mettere in gioco una sua idea. Alesandro sembrava una brava persona, per essere

un vampiro: era educato, tranquillo e non perdeva la calma per cosucce come due lupi

mannari che gli ringhiavano contro. Anthony ammirava le persone che, come lui, sapevano

trattare sotto pressione.

"Mi chiedevo se potesse interessarle una proposta," disse appoggiandosi allo

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schienale della sedia.

"Che genere di proposta?" chiese il vampiro, assumendo la stessa postura rilassata.

"Avrei bisogno di un consulente vampiro."

"Di che genere di consulenza stiamo parlando?" Alesandro si sporse in avanti,

mantenendo un'aria posata, ma lasciando trasparire il suo interesse.

"L'albergo che intendo costruire sulla vostra vecchia proprietà sarà aperto a una

clientela esclusivamente soprannaturale. Mi piacerebbe che ci fossero diverse tipologie di

stanze, ciascuna pensata per un tipo specifico di creatura. Chiaramente ho a disposizione

diversi mannari da cui informarmi per quanto riguarda le loro esigenze specifiche, ma non

conosco nessun vampiro. Le andrebbe di far parte del consiglio di amministrazione?"

"Quali sarebbero i miei compiti?"

Anthony si strinse nelle spalle. "Chiarire i miei eventuali dubbi, stilare un elenco

preliminare di necessità vampiresche su cui io possa basarmi per progettare le camere e darmi

dei feedback. Quasi tutti questi incarichi possono essere svolti da una postazione remota."

"Accetto," disse Alesandro. "A condizione di poter soggiornare gratuitamente

nell'albergo ogni volta che lo desideri."

Anthony sorrise. "Siamo d'accordo, allora."

I due si strinsero la mano, ignorando il ringhio di disapprovazione dei due licantropi.

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Capitolo Cinque

La suoneria del telefono svegliò Anthony dal sonno profondo in cui era caduto. Da

settimane rimaneva in ufficio fino a tardi, cercando di portare a termine il progetto di

costruzione dell'albergo. Il fatto di andare a letto alle prime ore del mattino non lo rendeva

felice di sentire il telefono squillare prima di mezzogiorno.

Steven gli urlò nell'orecchio in tono fin troppo allegro. "È ora di alzarsi, bellezza."

"È meglio che sia dannatamente urgente," ringhiò lui. Odiava con tutto il suo cuore

alzarsi dal letto, soprattutto quando per farlo era costretto a smettere di sognare di fare sesso

violento con un certo licantropo dai capelli scuri.

Steven scoppiò a ridere dall'altro capo della linea telefonica. "Non ancora, ma Silver

ha minacciato di farmi fuori se non ti porto al club stasera."

Era passata esattamente una settimana da quando Anthony si era imbattuto nel

magnifico maschio alfa. Una settimana le cui notti erano state piene di sogni erotici dove i

due si accoppiavano come conigli e si addormentavano abbracciati come amanti di vecchia

data. Ogni mattina si era svegliato sporco del proprio seme, ansimando come se avesse

appena concluso una maratona sessuale. I suoi impegni di lavoro gli avevano consentito di

vedere il licantropo solo due volte e, francamente, questo lo innervosiva. Un conto era

godersi la sensazione di essere dominato, ma quando si trattava di Silver, Anthony era certo

che quell'uomo potesse diventare la persona più importante della sua vita. E dopo aver perso

Drew, non credeva che una cosa del genere potesse ripetersi.

Cosa sarebbe successo se Anthony si fosse innamorato e Silver fosse morto? Perdere

Drew lo aveva quasi ucciso. Sapeva che l'eventuale morte di Silver avrebbe completato

l'opera. E anche se i mannari erano più duri a morire rispetto ai comuni mortali, non erano

certo a prova di proiettile.

"Non sono sicuro, Steven," disse per prendere tempo.

"Non riesco a credere che tu abbia il più figo della città che ti sbava dietro e non ne

approfitti." L'amarezza nella voce di Steven gli ricordò che il suo amico era ancora in cerca di

un compagno. Per la prima volta, Anthony si chiese se per caso l'altro non avesse messo gli

occhi sull’alfa del branco.

"Ti ho messo i bastoni tra le ruote?" chiese in tono cauto. "Lo volevi tu?" Steven era il

suo migliore amico e Anthony non si sarebbe mai messo con qualcuno che l'altro aveva già

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preso di mira, ma non credeva che Silver avrebbe accettato di fare a cambio. L’alfa era

ossessionato da lui, che aveva attirato il suo interesse persino prima che il licantropo vedesse

oltre il suo travestimento magico. Era quello a farlo riflettere: Silver lo aveva desiderato

prima ancora di conoscere il suo vero aspetto. In passato, la propria bellezza aveva creato ad

Anthony problemi di autostima: gli altri uomini volevano un semplice trofeo, non una

persona indipendente. A letto gli piaceva essere dominato, ma non era un burattino disposto a

eseguire qualunque ordine.

Il suono della voce di Steven lo riportò alla realtà. "Bello, tutti lo vogliono. Sei

fortunato che sia lui a volere te."

"Non ce la faccio, Steven." Non aveva parole per dire quanto avrebbe voluto

diventare il compagno di Silver, ma la paura lo frenava. Non sarebbe riuscito a sopportare un

nuovo lutto.

"Quello stronzo ti ha fatto qualcosa, Tony?" Il tono di voce di Steven si indurì. "Alfa

o non alfa, giuro che se ti ha ferito gli spaccherò il culo."

Anthony sorrise di fronte allo scatto protettivo dell'amico. Nonostante lo conoscesse

meglio di chiunque altro, Steven era comunque portato a fargli da genitore surrogato. "Ho

paura. Non ce la farei a perdere qualcun altro."

La risata che provenne dall'altro capo del telefono fu la goccia che fece traboccare il

vaso dopo una settimana di duro lavoro, stress dovuto alla nuova relazione e reminiscenze

continue del momento in cui Anthony aveva perso il suo amato precedente.

"Vaffanculo," gridò, sbattendo il telefono in faccia a Steven che dopo qualche minuto

lo richiamò.

Nel rispondergli, Anthony si sentì un idiota, ma lo fece comunque: Steven gli era

troppo caro perché potesse ignorarlo. Senza contare che il maledetto si sarebbe presentato

alla sua porta se non avesse risposto al telefono.

"Non stavo ridendo di te," spiegò Steven.

"A me sembrava di sì," brontolò Anthony, che non perdonava facilmente i torti subiti.

"I mannari hanno la pelle dura. Cribbio, non credo neppure che sia fisicamente

possibile per noi ammalarci. Mi hai mai visto star male?"

"No." Anthony doveva ammettere che Steven non aveva mai trascorso un giorno

malato in vita sua. Lo stesso si poteva dire di lui, ma per ragioni diverse. "Ma potrebbe

comunque capitarti qualcosa. Qualcuno potrebbe spararti, per esempio."

Non era un granché come obiezione, ma era l'unica che gli era venuta in mente.

Anthony non aveva modo di rendere invulnerabile il suo amante e non era raro che i

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cacciatori prendessero di mira le persone care alle loro prede.

La risposta fu un lungo sospiro all'altro capo del telefono. "Piantala di inventarti

scuse. Vai a parlare con Silver, piuttosto. Lui saprà darti una mano a superare la paura."

"D'accordo, ma prova a ridermi dietro e ti brucio il culo.”

“Obbedisco.” Il tono di Steven era scherzoso, ma entrambi sapevano che i poteri di

Anthony gli avrebbero consentito di mettere in pratica la minaccia. La stregoneria silvana

rappresentava solo metà del suo essere; il resto era molto più pericoloso.

* * * *

Nascosto alla vista dalle pareti del suo ufficio, Silver continuava a camminare avanti e

indietro. Non voleva che altri vedessero quanto era nervoso. Se il suo branco avesse saputo

quanto un semplice umano – o quello che era – riusciva a metterlo in crisi, non sarebbe

sopravvissuto. Si ritrovò a interrogarsi sui geni del suo amato, chiedendosi quali fossero

esattamente i suoi poteri. Anthony era sorprendentemente riservato al riguardo. Eppure non

era preoccupato: il suo compagno gli avrebbe detto tutto al momento opportuno.

Se Steven aveva fatto il suo dovere, Anthony sarebbe tornato da lui quella sera. Silver

non voleva fare pressione sul suo compagno, ma la sua etica non gli impediva di costringere

gli amici di Anthony a fare il lavoro per lui. Aveva dato a Steven un ultimatum: se non gli

avesse portato il suo compagno, avrebbe perso il diritto a far parte del club. Quando si

trattava di mettere le mani sulla persona da lui amata, Silver non aveva problemi a fare il

bastardo.

"È arrivato, Silver," lo avvertì Farro dalla soglia dell'ufficio. "Ed è tirato a lucido. È

meglio che ti sbrighi, prima che qualcuno te lo rubi."

Farro fece appena in tempo a scostarsi prima che Silver si precipitasse come un

uragano fuori dalla stanza. "Chiunque mi rubi il ragazzo non vivrà per pentirsene," ringhiò

l’alfa. Come potevano anche solo pensare di toccare ciò che apparteneva solo lui? Una

vocina da qualche parte nella sua testa gli rammentò che doveva ancora mettere il collare al

suo amato. Una situazione che avrebbe corretto immediatamente, così che nessuno potesse

credere che il suo uomo fosse ancora disponibile. Si chiese se non ci fosse un modo per

convincere Anthony a utilizzare sempre un travestimento magico.

Con la ferma intenzione di portare in salvo il suo compagno, attraversò a grandi passi

l'atrio e fece irruzione nel club. Il suo sguardo percorse la folla e il suo cuore mancò un

battito quando vide il suo bello circondato dai predatori più grossi fra gli avventori del club,

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dei quali solo due erano esseri umani.

Anthony era bello come il sole con indosso la sua canottiera a maglie argentate e i

pantaloni aderenti di cuoio nero. A Silver venne da piangere al pensiero che quel torace

magnifico dai capezzoli perfetti venisse coperto, ma al tempo stesso provò un lampo di gioia

possessiva all'idea che gli altri non avessero l'opportunità di vedere la pelle dorata di Anthony

in tutta la sua gloria. Libera dalla copertura dell'incantesimo di occultamento, infatti, essa

brillava di toni metallici, spingendolo a chiedersi se davvero tutti i poteri magici del suo

compagno fossero stati ereditati dalla madre strega. Silver si appuntò mentalmente di

chiedere al ragazzo altre informazioni riguardo la famiglia di suo padre. Quindi balzò in

mezzo alla pista da ballo, spingendo via con noncuranza un vampiro che aveva un braccio

stretto attorno alla vita del suo cucciolo.

"Ma che…" esclamò il vampiro. Quando lo riconobbe, si fece però da parte

astenendosi da altri commenti.

Anthony sollevò lo sguardo e Silver ebbe la sensazione di precipitare nei suoi occhi

adoranti. Era splendido.

"Mi sei mancato, piccolo," gli confessò prima di impadronirsi della sua bocca con un

bacio possessivo che dichiarava al mondo che quel ragazzo era suo. Dovevano sapere tutti

che non era alla loro portata, a costo di tatuarglielo in fronte-Mmm, quella poteva essere

davvero una buona idea.

Quando alla fine si staccò dal suo compagno, fu compiaciuto nel vedere lo

stordimento nei suoi occhi color caramello. "Ti sono mancato?" chiese con voce bassa e roca.

"S-sì," balbettò Anthony. Gli occhi di fuoco, le pupille dilatate dal desiderio e la

bocca gonfia di baci, era più bello di quanto Silver lo avesse mai visto.

Il licantropo non riuscì a evitare di sorridere compiaciuto. Gli aveva fatto morire le

parole in bocca. Si sentì un dio.

"Allora, Silver, ci fai vedere la tua ultima preda?"

L’alfa si voltò per vedere chi aveva parlato. Aslic, un vampiro con cui aveva

condiviso parecchi ragazzi passivi in passato, stava guardando Anthony con i suoi freddi

occhi blu carichi di lussuria. Silver non poteva certo biasimarlo, ma Anthony era il suo uomo.

Riuscì a malapena a impedire al lupo che aveva dentro di saltare alla gola dell'altro, e soltanto

l'amicizia secolare che c'era fra loro salvò la vita del vampiro.

Si sporse in avanti per bisbigliare all'orecchio di Aslic: "Prova anche solo a sfiorare il

mio ragazzo e ti strapperò il cuore per mangiarmelo a colazione."

Pronunciò quelle parole con il tono di un giuramento solenne e, a giudicare dalla

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paura che attraversò lo sguardo di Aslic, questi se ne rese conto. Soddisfatto all'idea che il

vampiro avrebbe diffuso la voce, Silver passò un braccio attorno alla vita del suo ragazzo e lo

condusse fuori dalla stanza.

"Uno di questi giorni dovremmo, che ne so, usare la pista da ballo per ballare,"

scherzò Anthony, lasciandosi trascinare da Silver con passi lunghi ed eleganti che

risvegliarono nel licantropo il desiderio. Il suo lupo interiore stava mordendo il guinzaglio.

"Sono così contento che tu sia tornato, compagno mio." Non era in grado di

trasmettere a parole la sensazione di terrore che aveva provato all'idea che il suo bel ragazzo

non sarebbe potuto tornare. "Andiamo a parlare in camera mia."

Anthony ridacchiò con una malizia insospettabile per un così bel faccino. "Come no,

parlare."

* * * *

Anthony tacque fino a quando non ebbero raggiunto la privacy della stanza di Silver.

"Non sei tu, amore mio, sono io." Fece una risata amara. "Sono uno stereotipo

vivente. Non riesco a sopportare l'idea di perdere un'altra volta la persona che amo."

Silver lo fissò stupito. "Mi ami?"

Anthony arrossì violentemente. Merda. Forse aveva parlato troppo presto. Non sapeva

come funzionassero le cose fra i licantropi.

Oltrepassò Silver e si sedette sul letto, invitandolo a fare altrettanto. "Vieni qui,

tesoro."

"Tesoro?" Silver gli rivolse quel sorriso sghembo che lui amava tanto. "Non credo che

nessuno mi abbia mai chiamato con un nomignolo."

"No?"

Silver ridacchiò a bassa voce. "No."

"È perché sei il Grande e Temibile Alfa del Branco?"

Anthony sorrise alla vista di Silver che spalancava gli occhi per lo stupore. "Come hai

fatto a scoprirlo?"

Anthony contò gli indizi sulle punte delle dita: "La gente esegue i tuoi ordini senza

fiatare, tutti sono ossequiosi nei tuoi confronti e il vampiro che ho conosciuto di recente mi

ha detto che sei il lupo più potente del paese. Per non parlare del fatto che tutti gli altri mi

definiscono il compagno dell'alfa. Non è stato difficile fare due più due. E poi, ho sentito

quello che hai detto a Tintarella di Luna, prima."

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"Tintarella di Luna.” Silver ridacchiò. "Questa me la devo ricordare. Comunque sia,

dovresti star lontano dai vampiri."

"Non posso. Sto per mettermi in affari con Alesandro."

Silver strinse gli occhi. "Vuoi dire Alesandro, il capo dei vampiri? Darian mi ha detto

che avevi trattato con uno di loro, ma non mi aveva detto quale."

Accidenti. Anthony sperò di non aver messo nei guai il licantropo.

"Proprio lui," confermò senza aggiungere che fino a quel momento non aveva saputo

che Alesandro fosse il capo dei vampiri. Aveva creduto che si trattasse di un semplice uomo

d'affari che, casualmente, era anche un vampiro.

"Non intendo cambiare il mio modo di lavorare per far piacere a te. Dovrai fidarti."

Per un attimo pensò che Silver avrebbe obiettato, ma poi si mise in ginocchio e si mosse fra i

piedi dell'alfa fin quando il suo corpo non fu premuto contro le cosce dell’uomo. "Ti fidi di

me?" Sollevò lo sguardo per incontrare quello del suo amante.

Silver gli prese il volto fra le mani. "Ma certo che mi fido di te. È sul resto del mondo

che nutro forti dubbi. Ti darebbe fastidio se t’imballassi nella bambagia e ti chiudessi in

cassaforte?"

"Un po'." Anthony annuì. "Credo che rovinerebbe le cose fra noi."

"Accidenti, temevo che lo avresti detto." Nonostante tutto, il tono di voce dell'alfa era

scherzoso.

Ancora in ginocchio sul tappeto, Anthony sfilò la scarpa e il calzino sinistri di Silver.

"Dovrai lasciarmi prendere alcune decisioni per conto mio." Fece lo stesso con la scarpa e il

calzino destri. "Lascerò che tu mi protegga, purché tu non esageri." Guardò il suo amante

dritto negli occhi. "Non credo di poter più vivere senza di te. Ti sogno la notte, ti penso

durante il giorno e godo in entrambi i casi. Se non ci sbrighiamo a fare qualcosa, non riuscirò

più a concentrarmi. Ma credo che tu sia la persona giusta per risolvere il problema."

Silver allungò una mano e gli prese il mento. "Piccolo, sono pronto a prenderti in

qualunque modo tu voglia." Nello sguardo degli occhi grigi che incontrarono quelli di

Anthony c'era una determinazione tale che questi seppe che, se avesse chiesto altro tempo per

pensare, quell'uomo meraviglioso glielo avrebbe concesso.

"Basta nascondersi, Silver. Sono pronto a diventare tuo."

Sollevò lo sguardo e vide sul bel volto del compagno un ampio sorriso, che ben si

accompagnava alla luce di benvenuto che sprizzava dai suoi occhi.

Si sentì sollevare in piedi da mani forti.

Il licantropo rimase seduto. "Lascerai che ti marchi come mio?"

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"Assolutamente," rispose Anthony con un sorriso. "E tu, sarai mio?"

Mentre formulava quella domanda, Anthony non riuscì a guardarlo negli occhi: Silver

sapeva quanto fosse importante quella questione per lui. Anthony voleva una relazione

esclusiva. I licantropi vivevano in branchi e non era strano per loro fare sesso di gruppo, ma

il pensiero che qualcun altro potesse toccare il suo giovane amante lo spinse a snudare le

zanne. Decise che non lo avrebbe condiviso con nessuno.

"Sì, sarò solo tuo. Va bene?"

Anthony annuì, gli occhi colmi di sollievo. "D'accordo."

Le mani gentili del ragazzo iniziarono a sbottonargli la camicia ma Silver le afferrò

per i polsi. "Non credo proprio, piccolo. Spogliati e sdraiati a letto."

Anthony deglutì. "Sono o non sono il tuo compagno e padrone?" gli chiese lui.

Il giovane annuì e cominciò a spogliarsi.

"Non credere che questo ti risparmierà un matrimonio in grande stile. Voglio che tutti

vedano la nostra unione." Per come la vedeva Silver, non c'era alcun dubbio che, se non

avesse reso chiaro a tutti che loro due erano compagni, qualcuno si sarebbe messo in testa di

sfidarlo. Probabilmente Parker. "Aspetta qui. Ho una cosa per te."

Vide il viso di Anthony illuminarsi e realizzò che i regali potevano essere la chiave

per aprire il cuore del bel ragazzo. Si ripromise di fargliene spesso. Ridacchiò mentre si

avvicinava al comodino, tirando fuori di tasca una chiave. Aprì il primo cassetto e ne tolse un

sottile astuccio di bambù, quindi, sorridendo, tornò verso il letto. Fu compiaciuto di vedere il

suo amante che, obbediente all’ordine impartitogli, se ne stava sdraiato immobile sul letto in

attesa di quello successivo.

Sentì l’erezione diventare d’acciaio. "Accidenti, sei bellissimo."

Osservò rapito Anthony gattonare con grazia fino ai piedi del letto prima di

inginocchiarsi di nuovo. Se non fosse già stato durissimo, sarebbe bastata quella visione a

renderlo tale.

"Cosa volevi darmi?" Silver colse una nota di compiacimento nella voce di Anthony,

ma non vi badò. L’amante aveva il diritto di essere orgoglioso.

Girò la custodia in modo che il fermaglio fosse rivolto verso il suo amante. Con un

movimento del pollice, tolse la catenella e aprì l'astuccio, presentando ad Anthony un collare

d'oro brunito tempestato di diamanti e smeraldi adagiato su un letto di velluto rosso. Lo

spessore del metallo ricordava quello di una torque dell'antico Egitto e, nonostante le pietre

preziose, era un gioiello che ben si adattava a un uomo.

"Wow." Anthony allungò timidamente un dito, sfiorando le gemme come se avesse

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avuto paura di toccarle.

"Puoi prenderlo in mano, piccolo. È tuo." Silver sollevò il collare dal suo letto di

velluto, lasciando che l'astuccio ricadesse con un suono soffice sul tappeto, in modo da poter

infilare la collana attorno al collo del suo compagno. Bisbigliò le parole magiche che

attivavano il sigillo magico. Rimuovere il collare sarebbe stato impossibile senza il

controincantesimo e una goccia di sangue dello stesso Silver. La magia avrebbe anche fornito

ad Anthony una certa protezione, ma Silver non disse nulla di ciò al suo compagno,

limitandosi ad ammirare l'effetto dell'oro e dei gioielli scintillanti sulla sua pelle priva di

difetti.

"Perfetto," esclamò. Non perché il suo compagno era così meravigliosamente bello,

ma perché lo sguardo nei suoi occhi diceva che pensava lo stesso di lui.

"Voglio uno specchio," disse Anthony.

Silver lo aiutò ad alzarsi dal letto e lo guidò fino allo specchio del comò. "Ecco."

"È bellissimo," disse il biondo longilineo con voce fioca. Silver notò con un certo

divertimento che Anthony non stava guardando se stesso riflesso allo specchio: i suoi occhi

erano fissi sulla collana.

"Sono d'accordo," confermò senza smettere di guardare Anthony. Aveva conservato

quel collare per duecento anni, in attesa di darlo all'uomo giusto, e ora lo aveva trovato. Il

possesso di quel gioiello avrebbe identificato Anthony come il suo compagno; toccare il

ragazzo sarebbe stato un reato punibile con la mutilazione o la morte.

Silver rabbrividì per il desiderio di possesso mentre riconduceva il suo compagno a

letto. Anthony si sdraiò accanto a lui e lo abbracciò.

"Vieni a vivere con me."

Il corpo di Anthony si tese all'improvviso. "Non so, Silver." Il cuore del suo

compagno batteva come un martello pneumatico e l'aria si riempì dell'odore acre della paura.

Senza riuscire a trattenersi, Silver scoppiò a ridere. "Incredibile: il fatto che io sia un

mannaro non ti fa batter ciglio, ma la sola idea di vivere assieme ti provoca un attacco di

panico."

Anthony arrossì dalla testa ai piedi, al punto che Silver poté quasi avvertire il calore.

Magnifico.

"Credo… credo solo che sia troppo presto."

Silver sfiorò con un dito una striscia di pelle nuda sopra il collare. "Ora che ti ho

scelto, posso marchiarti?"

Anthony inclinò la testa di lato. "Ti prego."

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Silver gli leccò il collo, assorbendo l'aroma e il sapore dell'unico uomo con cui

sarebbe stato da quel momento in poi. Le zanne spuntarono fuori dalle gengive. Incapace di

ignorare il bisogno del suo lupo interiore di marchiare ciò che era proprio, morse

delicatamente il suo giovane amante. Un calore umido, caldo, speziato e che sapeva

indiscutibilmente di Anthony saturò le sue papille gustative. Dopo averne inghiottito qualche

goccia, allontanò le zanne dalla pelle delicata del suo compagno, leccando poi

amorevolmente la cicatrice. Sapeva bene che, anche se quei segni sarebbero scomparsi da lì a

poche ore, il suo odore sarebbe rimasto addosso all’amante per diverse settimane, durante le

quali avrebbe allontanato qualunque mannaro si fosse avvicinato troppo al suo uomo.

"È stato fantastico," disse Anthony, gli occhi spalancati per l'estasi. "Mordimi pure

quando ti pare."

Silver rise per il sollievo. Aveva imparato da altri mannari che non tutti i compagni

apprezzavano i morsi dell'accoppiamento. Era contento che Anthony non fosse fra quelli.

"Me ne ricorderò, piccolo. Me ne ricorderò." Forse non era il caso di rivelare al suo

compagno che sarebbe stato marchiato a intervalli regolari per tener lontani i bracconieri

d'amore, una categoria di mannari dedita ad adescare i compagni altrui.

Sperava che Anthony non avrebbe sofferto nel vedere limata la sua libertà di

movimento dalle guardie del corpo. Il giovane non sarebbe più andato da nessuna parte da

solo, se non a letto con lui.

"Ora chinati sulle mie ginocchia e offrimi quel bel sedere."

Anthony gli lanciò un'occhiata ansiosa da dietro le ciglia. Era così carino.

"Andiamo, piccolo. Non farmi aspettare. Ti ci è voluta una settimana prima di

convincerti a diventare il mio compagno e per questo meriti una punizione. Il collare che

porti indica che io sono l'unico ad aver il diritto di infliggertela."

Il giovane gli si mise sulle ginocchia con movimenti esperti.

"Qualcuno è abituato a essere sculacciato."

"È da un po' che non mi capita," gemette Anthony.

Silver gli accarezzò con una mano il bel sedere, l’attributo che aveva attirato il suo

sguardo la prima volta che lo aveva visto. Il suo senso del tatto prese nota di quanto fosse

liscia la pelle del suo Anthony e di quanto fossero sodi i muscoli sottostanti.

"Quanto spesso ti alleni, piccolo?"

Sentì il membro del suo amante indurirsi fra le gambe.

"Tutte le mattine."

"Non smettere. Questo è uno dei sederi più belli che io abbia mai visto." E ne aveva

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visti parecchi. Ma Anthony non aveva bisogno di saperlo. "Tieni il conto. Ti sculaccerò dieci

volte; sbaglia e non ti fotterò." Era una falsa minaccia, perché nulla avrebbe potuto

impedirgli di fottere quel bel sederino, ma voleva che Anthony si impegnasse a fondo.

Avrebbe sottoposto quella magnifica creatura a tormenti ben peggiori una volta che avesse

imparato a conoscere i suoi limiti.

Fece scattare un braccio e schiaffeggiò una natica soda.

Un tuono risuonò nella stanza. Strano: le previsioni del tempo non avevano parlato di

temporali in arrivo.

"Uno," grugnì Anthony.

Silver lo sculacciò di nuovo, sussultando quando sentì una scarica elettrica crepitare

vicino a un piede.

"Scusa."

"Hai qualcosa da dirmi, piccolo, prima che io rimanga fritto?"

"Di solito riesco a controllarmi meglio. Te l'avevo detto che era da un po' che non mi

sculacciavano," spiegò Anthony.

Silver girò il suo amante e lo fece cadere sul letto. Esaminò il suo volto e vide il

bagliore dei lampi nei suoi occhi.

"È incredibile." Silver era stupefatto. Il suo compagno non era un semplice misto di

magia e stregoneria, era una forza della natura. "Come fai?"

Anthony abbassò lo sguardo e sollevò una spalla per schermirsi.

"Menti e ti ridurrò il sedere a strisce."

"Sono il nipote di Zeus," mormorò il giovane.

Silver scoppiò a ridere fino a quando non gli lacrimarono gli occhi, ma quando si rese

conto che il suo amante non stava mentendo, tornò immediatamente serio. "Vuoi dire il solo e

unico sovrano dei cieli?"

Anthony annuì.

"Merda."

"Non mi vuoi più?"

Silver era sicuro di aver capito male. "Perché non dovrei volerti?"

Anthony si strinse nelle spalle. "A Drew ha sempre dato fastidio quando non riuscivo

a controllarmi."

"A me non dà fastidio, tesoro. Il bello di accoppiarsi con un licantropo è che un

fulmine o due non mi fanno niente. Ma non preoccuparti, farò sì che il tuo sedere paghi per

ogni piccola scossettina. Ora torna al tuo posto." Anthony lo guardò in viso, poi tornò sulle

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sue ginocchia. Silver gli lesse nella mente e avvertì la sua inquietudine. "Cosa c'è che non

va?"

"Ho paura che tu decida che non ne vale la pena," ammise il ragazzo.

Silver lo sculacciò, strappandogli un gridolino.

"Ahi!”

"Questo è ciò che ti meriti per aver dubitato di me. Un mannaro non abbandona il

proprio compagno per un problema del genere. Tu sei un po' particolare rispetto alla media

dei sub, ma non è nulla che io non possa gestire."

Silver era lieto che lo sguardo del compagno fosse rivolto in un'altra direzione,

altrimenti si sarebbe accorto che aveva mentito. Non voleva certo abbandonarlo – nessuno

avrebbe potuto fargli rinunciare al suo compagno – ma riguardo al potere di gestirlo, come

avrebbe potuto farlo se le regole normali non potevano applicarsi?

"Adesso te ne do altre dieci come punizione per avermi tenuto nascosta la cosa. È la

seconda volta che mi costringi a punirti. Dobbiamo essere completamente onesti l'uno con

l'altro se vogliamo che le cose funzionino fra noi."

Mentre lo sculacciava, Silver si chiese quante altre sorprese avrebbe potuto gestire.

Anthony continuò a contare fino a quando il suo culetto rosa diventò rosso come il

fuoco. Silver sentì la prova dell'eccitazione del suo compagno colare lungo i suoi pantaloni di

cuoio.

"Ti piace, vero, piccolo?" chiese, accarezzando la pelle ardente di Anthony, il cui

calore gli provocò un'erezione dura come la pietra.

Il giovane annuì. Silver gli passò le mani fra i capelli, facendogli alzare la testa e

leccando le lacrime salate che gli scorrevano lungo le guance. Il gusto del desiderio sessuale

e la nota speziata naturale del suo amante danzarono sulla sua lingua.

"Sei così bello," disse con tono possessivo. "E tutto mio."

Lo aiutò ad alzarsi in piedi su gambe tremanti. "Mettiti a quattro zampe sul letto.

Voglio fottere quel tuo sederino color ciliegia."

* * * *

Il culetto di Anthony era in fiamme. Il giovane pensò che avrebbe potuto usarlo per cuocerci

marshmallow, ma il desiderio e la vicinanza dell'orgasmo lo spinsero a obbedire senza

esitazione agli ordini di Silver. Ancora non riusciva a credere che al licantropo non

importasse chi fosse suo nonno. Quando Drew lo aveva scoperto, avevano avuto uno dei loro

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rari litigi. Il suo vecchio padrone era stato un uomo gentile e lo aveva amato, ma non riusciva

a sopportare il fatto che Anthony fosse imparentato con una divinità, perché ciò metteva in

discussione le sue credenze religiose. Anthony aveva cercato di spiegargli che esistevano

molti dei, ma Drew aveva una fede monoteista e c'erano stati dei momenti in cui lo aveva

odiato per averne dimostrato la fallacia.

I suoi pensieri furono interrotti dal rumore alle sue spalle di abiti che venivano

rimossi e da quello di una bottiglietta di lubrificante che veniva stappata. Il suo amante si

unse le dita per penetrarlo. Anthony avvertì un tocco gentile sul suo orifizio.

"Rilassati, piccolo. Lascia che ti metta dentro le dita. Non voglio farti del male."

Il giovane si appoggiò sui gomiti e gli offrì il sedere, rilassando i muscoli per

consentirgli di penetrarlo. Udì un gemito.

"Sei così bello, cazzo."

Entrarono due dita, poi tre, poi qualcosa di grosso e stondato premette per entrare.

Con un sospiro Anthony rilassò i muscoli e Silver lo penetrò con un solo movimento.

"Aaah." Anthony pensò che era incredibilmente piacevole.

Silver si fermò all'istante. "Tutto bene, piccolo?"

"Datti una mossa," esclamò il giovane. Si rese subito conto di aver commesso un

errore, come sottolineò anche il tono freddo che usò l’amante per rispondergli.

"Credo che tu non ti renda conto di chi comanda qui." Silver uscì da lui prima di

tornare a penetrarlo brutalmente, colpendogli la prostata. "Sono io a decidere del tuo piacere,

e se voglio starti dentro senza muovermi per il resto dell'eternità, lo farò."

"Ma per allora sarò morto e stramorto," rispose Anthony, stringendo il muscolo.

Silver ululò. "Figlio di puttana."

Prima che Anthony avesse il tempo di prepararsi psicologicamente, il licantropo lo

montò con violenza. Ogni colpo di reni di Silver sembrava voler dimostrare qualcosa. La

brutalità dell'atto fece godere Anthony al punto da fargli dimenticare che ore erano, dove si

trovava e persino come si chiamava. Nel suo mondo c'era posto solo per Silver e per il suo

grande, grosso membro che gli scivolava dentro e fuori. Anthony. D'istinto, egli fece per

toccarsi, ma la sua mano fu allontanata con uno schiaffo.

"È mio," ringhiò Silver, mordendogli il collo per punizione.

Il suo amante avvolse le dita affusolate attorno al membro di Anthony, toccandolo

proprio nel modo giusto. Il ragazzo si morse il labbro per non gridare.

"Dai, piccolo, vieni."

Anthony venne, schizzando copiosamente. Nessuno tranne Silver era mai riuscito a

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farlo godere così tanto.

"Ricorda: ci sono solo io per te," ordinò il suo amante dominatore.

Anthony sentì il seme di Silver riversarsi dentro di lui, sigillando la loro unione.

"Ora sei mio." Riconobbe il tono di soddisfazione nella voce del licantropo e si

trattenne dal correggerlo: era stato suo anche prima che facessero sesso. Ma se l'altro uomo

voleva credere che l'atto sessuale fosse una presa di possesso, chi era Anthony per obiettare?

Completamente stordito, si lasciò andare alla deriva in mezzo a un oceano di

sensazioni. Per un attimo il contatto con Silver venne meno, per poi essere rimpiazzato

dall'umidità di un asciugamano bagnato. Il fondoschiena bruciava ancora, ma la spugna

fresca alleviò un poco il dolore. Avrebbe potuto usare un incantesimo di guarigione, ma non

voleva che Silver si sentisse raggirato. Non era il momento di mettersi in mostra; preferiva

lasciare che fosse il suo amato a prendersi cura di lui.

"Grazie," disse sbadigliando.

"Mi prenderò cura di te per sempre, piccolo." Silver lo abbracciò.

Era bello stare di nuovo fra le braccia di un altro uomo. Circondato dall'abbraccio del

suo amato, Anthony scivolò per la prima volta da anni in un sonno ristoratore, confortato

dalla certezza che il suo amante, il suo compagno, il suo padrone, non gli sarebbe stato

sottratto dal tempo o dalla malattia, ma gli sarebbe rimasto accanto per sempre.

Fine

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Sull’autrice

Amber Kell è una sognatrice che scrive storie nella propria testa da che ha memoria.

Vive a Seattle con il marito, due figli, tre gatti e un cane molto stupido. Per saperne di

più sulle sue opere e i suoi lavori in corso, date un'occhiata al suo blog:

http://amberkell.wordpress.com.

I suoi fan possono anche scriverle all'indirizzo

amberkellwrites@gmail.com

Facebook:

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