Il telefono cellulare del papa(1)

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Sally aveva fame. Il suo stomaco brontolava

come un temporale che si avvicina.

“Meglio non chiamare la mamma. Dopo

tutto sono stata io a non voler mangiare gli spinaci

a cena,” pensò la ragazzina. “Mi ha rimboccato le

coperte ed è scesa di sotto. Cosa posso fare?”

Sally raggiunse la lampada. Strofinandola

delicatamente, vide il coperchio aprirsi da solo.

Quindi il Genio della lampada uscì in un vortice di

bianca nebbiolina.

“Sai dove poso trovare qualcosa da

mangiare?” chiese Sally.

“No, mi spiace,” rispose il Genio della

lampada. “Ma ho un’altra straordinaria avventura

che aspetta solo te. Magari potrebbe distrarti dal

tuo stomaco vuoto!”

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Sally uscì in punta di piedi sul pianerottolo

e portò la cassetta dei tesori di famiglia con tutti

i suoi oggetti di uso quotidiano nella sua stanza.

Il Genio della lampada le chiese di trovare un

vecchio telefono cellulare che era appartenuto

al suo papà.

“Eccolo,” sussurrò la ragazza, tirando

fuori il grande e squadrato cellulare dalla

cassetta.

Nel frattempo, il Genio della lampada

si stava preparando per il viaggio. Puntando

il dito verso la parete della camera da letto di

Sally disegnò la forma di una porta. ZAP! In una

pioggia di stelle scintillanti, la porta divenne

reale e si aprì e per accompagnarli nel passato.

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Tenendosi la mano, Sally e il Genio della

lampada attraversarono insieme la porta. Fu così

che si trovarono nella Svizzera della metà degli anni

’70.

“C’è papà!” sussultò Sally, indicando un

giovane uomo dai lunghi capelli seduto su una

bicicletta.

“È qui con alcuni amici per una vacanza in

bicicletta,” spiegò il Genio della lampada. “Ma gli

manca la tua mamma che a quest’epoca è ancora

la sua ragazza. È per questo che si è fermato a

chiamarla con il suo telefono cellulare.”

“È in questo periodo che è stato inventato?”

domandò Sally.

“Proprio così,” rispose il Genio della lampada.

“Il tuo papà è stato fra i primi ad usarne uno.”

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Il papà chiuse la sua telefonata e riprese a

pedalare con i suoi amici. Si stavano dirigendo

verso le splendide montagne dalle cime innevate

che si stagliavano in lontananza.

“Quelle montagne sono le Alpi,” disse

Sally. “Le ho già viste in qualche fotografia della

mia enciclopedia.”

“Ti piacerebbe visitarle?” chiese il Genio

della lampada.

“Ma come potremmo mai farcela?”

sospirò la ragazza.

“Sono lontane chilometri!”

“Sai come si dice,” sorrise il suo amico,

appoggiando il telefono cellulare del papà a

terra e premendo i tasti con la sua coda. “Tutto

è possibile!”

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Pochi istanti dopo, un gentiluomo in abiti

d’altri tempi apparve in una nuvola di fumo.

“Piacere di conoscervi” si presentò,

sollevando educatamente il suo cappello. “Mi

chiamo Phileas Fogg. Sono il famoso viaggiatore

della storia Il giro del mondo in ottanta giorni.”

Sally rivolse uno sguardo stupito al Genio

della lampada.

“Vuoi dirmi che il vecchio telefono di papà

ha poteri magici?” Gli chiese.

“Certo che ne ha,” rispose con un sorriso. “Se

digiti i nomi di persone del passato o di personaggi

di libri o di film, questi appaiono davanti a te!”

“WOW!” esclamò Sally. “È fantastico!”

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Phileas Fogg stava usando il suo pallone

aerostatico in questa parte del suo viaggio intorno

al mondo.

“Le andrebbe di accompagnarmi, signorina?”

chiese, aiutando Sally a entrare nella cesta.

WHOOSH, WHOOSH! I bruciatori

riempirono il pallone di aria calda e lo fecero

sollevare in cielo. Ben presto, si ritrovarono a

sorvolare le Alpi, superando le vette delle montagne

abbagliati dalla luce del sole.

“È meraviglioso!” sussurrò Sally.

“Sono d’accordo con te!” sorrise il Genio della

lampada.

La mongolfiera atterrò quindi a Bürglen, un

piccolo paesino nel cuore della Svizzera.

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Dopo aver salutato Phileas Fogg, che

continuò il suo viaggio intorno al mondo, Sally e

il Genio della lampada esplorarono il villaggio.

Era un bel posto pieno di basse case di legno

chiamate chalet, con i tetti coperti di neve.

“L’eroe svizzero, Guglielmo Tell, abitava

qui,” spiegò il Genio della lampada. “Era

talmente bravo con arco e freccia che riuscì a

colpire una mela appoggiata sulla testa di suo

figlio.”

All’improvviso, una raffica di vento soffiò

tra le montagne. Il Genio della lampada venne

travolto.

“AIUTO!” strillò. “Sono impigliato al ramo

di quest’albero!”

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Sally non sapeva cosa fare! Il Genio della

lampada era troppo in alto perché lei potesse

raggiungerlo e non c’era nessuno in giro nel

tranquillo villaggio di Bürglen.

“So chi può aiutarti!” esclamò la ragazza,

prendendo nuovamente il telefono cellulare

del papà. Premendo i tasti, compose il nome di

Guglielmo Tell.

POOOFF! Il famoso personaggio del

passato prese vita in una nuvola di fumo. Aveva

una faretra sulle spalle e suo figlio era accanto a

lui, con in mano una succulenta mela.

“Potresti colpire qualcosa di diverso

questa volta?” chiese Sally.

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TWANG! Guglielmo Tell puntò la sua

freccia in alto e la scagliò verso il ramo dell’albero.

CRACK! Il potente dardo colpì l’estremità del

ramo, liberando il Genio della lampada.

“HURRÀ!” esultò Sally, colma di

gratitudine. “Un colpo fantastico!”

L’avventura era giunta al termine, il Genio

della lampada disse a Sally che era ora di tornare

a casa. Ma, prima che partissero, il figlio di

Guglielmo Tell diede alla ragazza la mela che

teneva in mano.

“La vuoi?” le chiese in tedesco. “Oggi non

mi servirà.” Sally prese la mela con un sorriso

di ringraziamento. Sembrava proprio soda e

croccante!

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Superando nuovamente la porta magica,

Sally e il Genio della lampada tornarono nel

presente. Sally ripose il telefono cellulare del

papà nella cassetta che riportò sul pianerottolo

mentre il Genio ritornò nella sua lampada.

A Sally non serviva che le rimboccassero le

coperte. Aveva qualcos’altro da fare prima.

Nella sua mano aveva ancora la succulenta

mela che le era stata regalata. Si mise quindi

seduta sul letto e la mangiò. Il suo stomaco

smise così di brontolare.

“Grazie per questa nuova straordinaria

avventura, Genio della lampada,” disse, “e per

il mio spuntino di mezzanotte!”

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