ANATOMIA
Programma del 1° anno: ossa, muscoli, articolazioni.
CELLULE E TESSUTI
La cellula è l’unità strutturale funzionale di un organismo vivente; ciò significa che se essa viene
scomposta in parti più piccole queste parti non sono organismi viventi.
Citoplasma con organuli specifici
Membrana nucleare
Membrana
citoplasmatica
Nucleo (DNA, RNA, cromosomi)
MEMBRANA CITOPLASMATICA: protegge l’intera cellula,
ma non solo perché grazie a sostanze che si possono sciogliere
nell’acqua e nei grassi.
Teste idrofile
Code ipofile
Sfrutta così il modello del mosaico fluido, cioè è una barriera in costante evoluzione
e che permette scambi con l’esterno grazie a dei recettori tramite i quali passano le
molecole dell’esterno. Sulla membrana poi si trovano degli apparati di
riconoscimento: sono questi ultimi che provocano nei trapianti il rigetto dell’organo
o parte del corpo trapiantata.
CITOPLASMA: è un gel, denominato Citosol, nel quale galleggiano gli organuli
citoplasmatici (specifici per ogni tipo di cellula). Es. i Ribosomi, utili alla sintesi
proteica, contenenti le informazioni scritte sul MRNA acido ribonucleico
messaggero.
RETICOLO ENDOPLASMATICO: si divide in liscio (è il più esterno ed ha il
compito di immagazzinare le molecole) e rugoso (a contatto col nucleo ha il compito
di rielaborare le molecole).
Altri organuli presenti nel Citoplasma (oltre ai Ribosomi):
•
l’APPARATO DEL GOLGI…elabora e forma le molecole complesse e
prepara le sostanze al circolo extracellulare
•
i LISOSOMI…inglobano, distruggono ed eliminano ciò che è dannoso alle
cellule
•
i PEROSSISOMI…producono H
2
O
2
(acqua ossigenata) per inattivare le cellule
dannose
•
i MITOCONDRI…servono per la trasformazione delle sostanze utili alla
cellula in ATP (AdenosinTriPfosfato)
•
i CENTRIOLI…utili nel momento della divisione cellulare. Fungono da poli
magnetici attraendo gli organuli
Esistono poi protuberanze esterne alla membrana citoplasmatica e sono:
1. le CIGLIA: poste al di sopra delle cellule e che permettono, ad esempio nei
bronchi di trasportare il muco verso le cavità nasali
2. i FLAGELLI: permettono il movimento della cellula (es. la coda degli
spermatozoi)
3. i MICROVILLI: per l’assorbimento delle sostanze esterne grazie a una
superficie maggiore di assorbimento
microvilli
NUCLEO: è la parte della cellula delimitata da una membrana nucleare “porosa” che
permette lo scambio di informazioni tra il nucleo e il resto della cellula. Il nucleo
contiene la Cromatina che, se posta a contatto con coloranti, assume colori molto
forti. In essa vi è il materiale genetico che in fase di stasi è in forma liquida, mentre
nel momento della divisione cellulare il materiale genetico si raggruppa in coppie
uguali di cromosomi X e Y. E nei pleuri è presente l’RNA ribosomiale.
Esistono 2 tipi di divisione cellulare:
•
la MITOSI…qui tutto ciò che c’è nella cellula viene raddoppiato e i corpi
uguali vengono divisi e allontanati fra di loro dai centrioli. La cellule della pelle
sfruttano questo tipo di divisione cellulare
•
la MEIOSI è la divisione cellulare che forma le cellule sessuali come i gameti
con ½ patrimonio genetico maschile e ½ femminile.
ISTOLOGIA
ISTOS =tessuto
LOGOS =studio
Tessuto = insieme organizzato di cellule con funzioni simili o analoghe. Esistono nel
corpo umano 4 tipi di tessuto:
•
epiteliale
…
la pelle e tutto ciò che è esterno
•
connettivale, muscolare e nervoso.
La classificazione avviene in base alle caratteristiche della struttura e della matrice extracellulare.
Il tessuto epiteliale ha una struttura molto compatta composta prevalentemente da
tante cellule e con scarsa presenza di matrice extracellulare. Ha una funzione
protettiva (cute), una funzione di rivestimento (mucose) e una funzione di secrezione
(ghiandole).
Il tessuto connettivo è composto da cellule separate da una matrice extracellulare che
conferisce le caratteristiche del tessuto; la sua funzione è varia.
•
Matrice di fibre proteiche: 1) fibroso… areolare o lasso
(strato sottocutaneo), denso regolare (tendini e legamenti),
irregolare (fasce muscolari); 2) speciale… adiposo e midollo
osseo reticolare.
•
Matrice di fibre proteiche e sostanza di base: 1) cartilagine
(Ialina, fibrocartilagine ed elastina); 2) osso (compatte e
spugnose).
•
Matrice prevalentemente liquida: tessuti circolanti.
Il tessuto muscolare ha una struttura di fibrocellule muscolari e si divide in:
•
Liscio
…
caratterizzato da assenza di strie,
dall’involontarietà e dalla sua presenza nel sistema interno
(splancnico)
•
Striato
…
caratterizzato dalla presenza di strie, dalla
volontarietà e dalla sua presenza assoluta nei muscoli uniti al
sistema scheletrico
•
Cardiaco
…
è striato, involontario e forma tutto il
miocardio.
Il tessuto nervoso è costituito da una fitta rete di neuroni formati da dentriti, dal
corpo cellulare e ogni neurone da un assone. Le cellule gliali sono di sostegno alle
prime e la funzione generale di tutto il tessuto è quella di trasmettere impulsi
elettrici.
TERMINI DI POSIZIONE.
Piano sagittale:
è quello che attraversa il corpo umano come una freccia e lo divide
in una parte Dx e in una parte Sx.
Piano frontale: parallelo alla nostra fronte suddivide il nostro corpo in una parte
anteriore e in una parte posteriore.
Piano trasversale:
sega il corpo umano in una parte superiore e in una parte
inferiore.
Punti scheletrometrici e linee superficiali di riferimento.
Serie di punti e linee individuabili in rapporto allo scheletro. Essi ci permettono di
assegnare una dimensione quantitativa alle differenze morfologiche tra i diversi
individui; inoltre ci permettono di indicare in modo preciso la posizione di un organo
o la localizzazione di un sintomo. Si distinguono in: linee orizzontali e linee vericali.
Partendo dall’alto…
nella parte anteriore verticale: linea medio – sternale linea parastrernale
linea margino – sternale
linea emi – claveare
nella parte anteriore orizzontale: linea clavicolare
linea basi – sternale
linea tangente all’arco costale
linea ombelicale trasversa
linea basiliaca
nella parte posteriore verticale: linea spondiloidea
linea paravertebrale
linea angolo – scapolare
Quadranti addominali.
sup. Dx sup. Sx
fegato – duodeno stomaco – milza
inf. Dx
inf. Sx
intestino – appendice colon sigmoideo
ombelico
Regioni addominali.
sup. Dx suo. Sx
ipocondriaca epigastrica ipocondriaca
sotto l’arco costale
lombare Dx ombelicale lombare Sx
(rene) (rene)
sulle spine iliache
iliaca Dx ipogastrica iliaca Sx
emicostale emicostale
Le cavità
Cavità toracica: pleurica Dx e Sx
Pericardiaca
al di fuori mediastino
In cui sta il cuore, il timo, i vasi sanguigni che vanno al
cuore,
ghiandole, esofago.
Cavità parietale:
il diaframma divide l’addome dal torace
.
Cavità pelvica:
es. il cuore è rivestito da una membrana, come avere un pugno in
un palloncino pieno d’acqua.
LE OSSA.
Descrizione generale
•
Organi di varia forma e volume
•
Colore biancastro o giallastro
•
Consistenza solida
•
Grande resistenza meccanica
•
Molto numerose (+ di 200).
Funzioni
•
Sono deposito di minerali e sede di emopoiesi
•
Costituiscono, mediante giunzioni articolari, lo scheletro di sostegno del corpo
•
Forniscono inserzioni agli organi muscolari, che le spostano; sono quindi
fondamentali per la statica la locomozione.
TESSUTO CARTILAGINEO.
Caratteristiche
•
Elevata resistenza alla pressione
•
Durante la vita fetale rappresenta la totalità dello scheletro
•
Nel periodo di accrescimento si trova nelle epifisi e nella cartilagine di
coniugazione
•
Nell’adulto si localizza nelle superfici articolari e nella porzione cartilaginea
delle coste.
Distinguiamo
•
La cartilagine ialina
•
La cartilagine fibrosa
Tipi di ossa:
•
Osso lungo (es. femore)
•
Osso piatto (es. parietale)
•
Osso irregolare (es. sfenoide)
•
Osso corto (es. pisiforme)
Osso lungo –
descrizione
Diafisi (osso compatto)
Cartilagine di coniugazione
Epifisi (osso spugnoso)
Cartilagine articolare
Canale midollare
Periostio
Istologia
Matrice ossea
Parte organica – collagene
Parte inorganica – idrossiapatite
- cristalli fosfati di calcio
OSTEOCITA
OSTEOCLASTI
Struttura
LAMELLE – strati di lamine (collagene) formati da una struttura tridimensionale
LACUNE – spazi all’interno della matrice compresi tra 2 lamelle
CANALICOLI – tunnel per collegare 2 o più lacune occupate da osteoclasti.
Osso compatto –
descrizione
OSTEONE – canale di Havers o centrale
Sistema lamellare concentrico
CANALE DI VOLMANN O PERFORMANTI
SISTEMA CIRCONFERENZIALE
Osso spugnoso –
descrizione
Struttura - trabecole e canicoli
LINEE DI FORZA
Embriologia
Ossificazione: intramembranoso e endocondrale.
Def. Processo di formazione di osso da parte di osteoblasti.
1. Sintesi di matrice organica extracellulare
2. Apposizione di minerali (idrossiapatite).
Intramambranoso:
avviene all’interno di membrane collagene prodotte dai fibroblasti durante lo
sviluppo embrionale… osteoblasti e centri di ossificazione.
Endocondrale:
a livello delle cartilagini ialine formata dai condroblasti e va incontro alla
calcificazione… centri di ossificazione primari (intramembranoso) e centri di ossificazione
secondari (endocondrale).
Pericondrio osso
cartilagine periostio
cartilagine
calcificata
canale midollare
ossificazione itramembranosa
1.
Le cellule embrionarie formano una membrana collagena contenente cellule progonitrici
ossee.
2.
Stadio non paragonabile.
3.
Le cellule embrionarie formano il periostio, che contiene gli osteoblasti.
4.
Le cellule progenitrici ossee diventano osteoblasti a livello dei centri di ossificazione;
all’interno gli osteoblasti producono matrice ossea, all’esterno del periostio lgi osteoblasti
producono osso.
5.
L’osso intermembranoso si modella e non è più distinguibile da quello endocrinale.
Ossificazione endocondrale
1.
Le cellule embrionarie trasformano i condroblasti i quali producono un modello cartilagineo
che viene circondato dal pericondrio.
2.
I condrociti si ipertrofizzano, la matrice cartilaginea si ossifica e i condrociti muoiono.
3.
Il pericondrio si trasforma in periostio quando le cellule destinate ad avvolversi all’interno del
periostio diventano osteoblasti.
4.
I vasi sanguigni e gli osteoblasti che derivano dal periostio invadono il modello cartilagineo
ossificato; all’interno questi osteoblasti producono matrice ossea a livello dei centri di
ossificazione primaria e più tardi a livello di quelli di ossificazione secondaria; all’esterno del
periostio gli osteoblasti producono ossa.
5.
L’osso endocrinale si modella ed è indistinguibile da quello intermembranoso.
CRESCITA DELL’OSSO.
Crescita apposizionale:
successive deposizioni di un nuovo strato osseo sulla superficie di
quello preesistente.
Crescita endocondrale:
avviene a livello delle cartilagini di coniugazione (condrociti).
Cartilagine articolare:
quella parte di cartilagine posta sulla superficie articolare che non viene
sostituita dall’osso durante i percorsi di ossificazione.
FATTORI CHE REGOLANO LA CRESCITA DELLO SCHELETRO.
(OSSO = TESSUTO VIVO)
1. Apporto nutrizionale… calcio per idrossiapatite e proteine per collagene.
2. Controllo ormonale… ormoni della crescita –GH- e ormoni tiroidei e oemoni sessuali.
3. Regolazione calcemia.
Rimaneggiamento osseo: rimozione di osso vecchio da parte di osteoclasti e posizionamento di
nuova matrice ossea da parte di osteoblasti.
RIPARAZIONE OSSEA.
1. Trasformazione in fibroblasti di cellule indifferenziate.
2. Formazione di travate connettivali.
3. Differenziazione in condroblasti e formazione di fibrocartilagine all’interno
delle travate connettivali – callo fibrocartilagineo.
4. Penetrazione osteoblasti –callo osseo.
5. Ossificazione intramembranosa del tessuto fibroso.
6. Ossificazione endocondrale del tessuto fibrocartilagineo.
GENERALITA’ DI ARTICOLAZIONI.
Definizione: per articolazione si intende la sede di incontro fra due o più capi ossei.
Funzione: funge da collegamento fra i segmenti ossei e permette il movimento fra
i segmenti ossei.
Nomenclatura: è basata sulle stesse ossa che compongono l’articolazione (
es. temporo-
mandibolare, metacarpo falangea
); mentre per le grosse articolazioni si utilizzano i nomi
propri come ginocchio e spalla.
Classificazione:
tessuto connettivale interporoso mobilità consentita
articolazioni fibrose sinartrosi
(immobile)
articolazioni cartilaginee
anfiartrosi
(semimobili)
articolazioni sinoviali diartrosi (mobili)
ARTICOLAZIONI FIBROSE O SINARTROSE.
•
Interposizione del tessuto fibroso.
•
Non è presente alcuna cavità articolare.
•
Il movimento consentito è scarso o addirittura assente.
1. Sature… fra le ossa craniche (ad incastro); sono articolazioni immobili; presenti
nelle ossificazioni delle fontanelle neonatali; sinostosi:
ossificazione di articolazioni.
2. Sindesmosi… capi articolari distanziati uniti da legamenti; in essi è presente una
scarsa mobilità. Es. radioulnare.
3. Gonfosi… articolazioni dentali, presenti all’interno di cavità ossee, caratterizzate
da scarso movimento e dalla presenza di connettivo collageno (legamenti
paradontali).
ARTICOLAZIONI CARTILAGINEE O ANFIARTROSI.
1. Sincondrosi… interposizione di cartilagine ialina (di accrescimento); temporanee
sinostosi, caratterizzate da mobilità elastica. Es. cistosternali.
2. Sinfisi… interposizione di fibrocartilagine, con una mobilità relativa alla flessibilità. Es.
sinfisi pubica, dischi intervertebrali.
ARTICOLAZIONI SINOVIALI.
Struttura:
interposizione di fibrocartilagine; dischi articolari cartilaginei; capsula articolare la
quale risulta fibrosa nella parte esterna e sinoviale nella parte interna; liquido sinoviale
(ac.ialuronico, e sostanze nutritizie), mentre la borsa sinoviale è una guaina tendinea.
Classificazione:
è basata secondo i movimenti consentiti… monoassiali, biassiali, multiassiali.
Morfologia:
le articolaioni sinoviali si dividono in articolazioni…
1. Piane… caratterizzate da due superfici piane opposte, con movimenti multiassiali (anche di
rotazione. Es. le articolazioni intervertebrali.
2. A sella… poste ad angolo retto e capaci di compiere movimenti biassiali. Es. corpo
metacarpale del pollice.
3. A ginglimo… a forma di cilindro convesso in osso concavo; è capace di compiere un
movimento monoassiale. Es. gomito, ginocchio.
4. Spirali… processo cilindrico in rotazione all’interno del disco; ha un movimento monoassiale
es. epistrofeo-atlante.
5. Enartosi… capo osseo sferico in cavità, capace di movimenti multiassiali come la spalla e
l’anca.
6. Condiloidee… enartrosi con superfici articolari ellissoidali capaci di movimenti biassiali. Es.
atlanto-occipitale
CLASSIFICAZIONE DEI MOVIMENTI.
•
Movimenti angolari:
dove si modifica l’angolo fra segmenti ossei o fra parti corporee.
1. Flesso-estensione… riduzione o aumento dell’angolo articolare, dove l’intero arto può
compiere una flessione (anteriore) o una estensione (posteriore).Per quanto riguarda il piede si
ha una flessione plantare e una flessione dorsale (o dorsiflessione).
2. Abduzione e Adduzione… rispettivamente allontanamento e avvicinamento della linea
mediana (arti e le mani).
•
Movimenti circolari:
1. Rotazione… segmento attorno all’asse maggiore; può essere mediale e laterale. Es.omero e
capo.
2. Pronazione e supinazione… riferiti esclusivamente all’avambraccio.
3. Circumduzione… combinazione fra flessione, estensione, abduzione e adduzione. Es,
scapolo-omerale.
•
Movimenti particolari:
1. Elevazione e abbassamento… compiuti dalla mandibola e dalla scapola.
2. Protrisione e retrazione… mandibola e scapola.
3. Escursione… può essere laterale. Es. mandibola.
4. Opposizione e riduzione… avvicinamento e allontanamento del pollice dalle altre dita.
5. Inversione ed everisione… rotazione interna ed esterna della tibio-tarsica.
6. Movimenti combinati… scomponimento di movimenti elementari.
APPARATO SCHELETRICO.
Lo scheletro, ciò che sostiene il nostro corpo assieme ai muscoli che ne permettono il movimento, è
formato in media da 206 ossa; ma non sempre è così: con l’avanzare degli anni o a causa di fratture
particolari, il numero delle ossa può decrescere tramite la fusione di alcune di esse.
Molte ossa sono caratterizzate da tubercoli o processi ossei, che permettono l’intrusione e
l’inserzione di tendini e legamenti; i forami o fori ossei sono degli alloggiamenti per i nervi e per i
vasi sanguigni; gli spazi aerei rivestiti da un particolare epitelio sono i seni. Inoltre la parte liscia di
un osso è quella dell’articolazione.
Lo scheletro si divide in assile e in appendicolare. Lo scheletro assile protegge il cervello, il
midollo spinale, e gli organi vitali posti nella gabbia toracica. Lo scheletro appendicolare funge da
sostegno per i muscoli degli arti superiori, inferiori e compone il bacino.
Le ossa assili o appendicolari si dividono in pari o impari.
Scheletro assile Scheletro appendicolare
Cranio Cingolo scapolare
Scatola cranica: Scapola 2
Parietale 2 Clavicola 2
Temporale 2 Arto superiore
Frontale 1 Omero 2
Occipitale 1 Ulna 2
Sfenoide 1 Radio 2
Etmoide 1 Carpo 16
Faccia: Metacarpo 10
Mascellare 2 Falangi 28
Zigomatico 2 (ossa cingolo e arti superiori): 64
Palatino 2 Cingolo pelvico
Nasale 2 Osso dell’anca 2
Lacrimale 2 Arto inferiore
Conca nasale inferiore 2 Femore 2
Mandibola 1 Tibia 2
Vomere 1 Fibula 2
Ossicini dell’orecchio Rotula 2
Incudine 2 Tarso 14
Martello 2 Metatarso 10
Staffa 2 Falangi 28
(ossa del cranio): 28 (ossa del cingolo e degli arti inferiori): 62
Osso ioide 1
Colonna vertebrale
Vertebre cervicali 7
Vertebre toraciche 12
Vertebre lombari 5
Sacro 1
Coccige 1
(ossa della colonna vertebrale): 26
Gabbia toracica
Coste 24
Sterno 1
(ossa gabbia toracica): 25
ossa scheletro assile: 80 ossa scheletro appendicolare: 126
IL CRANIO.
Il cranio è formato da 28 ossa:
•
ossicini dell’orecchio (6)… incudine, martello e staffa, posti sotto l’osso temporale e
funzionali all’udito; trasmettono le vibrazioni sonore dell’esterno al timpano.
•
Ossa del cranio (22)… a loro volta divisi in scatola cranica e faccia. La scatola cranica
consta di 8 osa e protegge l’encefalo, mentre le ossa facciali (14) proteggono la maggior parte
degli organi di senso presenti sul volto (occhi, naso, lingua).
Un discorso a parte deve essere fatto per la mandibola, la mascella e l’osso ioide: le prime due
sono dotate di processi alveolari, che consentono l’aggancio della radice dei denti, mentre l’ultimo
è connesso al cranio solo attraverso tendini e muscoli ed è utile per la fonazione e la deglutizione.
Dando uno sguardo di insieme il cranio è composto da ossa dotate di creste, linee, processi, lamine,
utili a fornire “agganci” per le articolazioni e muscoli. Esse sono presenti anche nella parte interna
del cranio.
Visione dall’alto. Da questo punto di vista si possono osservare 4 ossa: il frontale, una parte
dell’occipitale e le due parietali. Queste due sono fuse con l’osso frontale tramite la sutura
coronale, mentre con l’occipitale attraverso la sutura lambdoidea. Le 2 ossa parietali sono unite
attraverso la sutura sagittale. L’osso occipitale è dotato di una protuberanza nella sua parte
inferiore utile all’inserzione del legamento nucale (per tenere diritta la testa): protuberanza
occipitale esterna. Essa non è sviluppata nell’uomo come negli altri esseri viventi, poiché la
posizione del foro occipitale nell’uomo determina già una buona posizione di equilibrio.
Visione laterale. Da questo punto di vista si può osservare la sutura squamosa che connette l’osso
temporale con quello parietale e con lo sfenoide (o grande ala). L’osso temporale è dotato di un
grosso foro che permette il passaggio delle onde sonore fino al timpano,; esso è il meato uditivo
esterno. Sotto c’è il processo mastoideo, che palpato risulta come una massa prominente dietro
l’orecchio: è formato da celle mastoidee connesse dietro l’orecchio. Anteriormente allo sfenoide vi
è l’osso zigomatico; l’arcata zigomatica, la parte laterale e la più prominente, è facilmente visibile.
L’osso mascellare è posto è situato al di sotto dello zigomatico. Al di sotto c’è la mandibola.
Visione frontale. Si possono notare l’osso frontale, le ossa zigomatiche, le ossa mascellari e la
mandibola. Le cavità più rilevanti sono le orbite e la cavità nasale. Le prime sono importanti per la
protezione degli occhi e dei muscoli che li muovono. Inoltre il nervo ottico passa attraverso il foro
ottico per poter entrare nella scatola cranica ed essere in contatto con l’encefalo. La cavità nasale è
divisa in due parti dal setto nasale. La parte ossea del naso è composta dal vomere e dalla lamina
perpendicolare dell’etmoide, mentre il resto del setto nasale è formato da cartilagine iliana. Le
conche nasali (2) sono dirette inferiormente e formate (dall’inferiore al superiore) da un osso
separato, e da proiezioni dell’etmoide. I seni paranasali riducono di molto il peso dell’intero cranio
e fungono da cassa di risonanza durante l’emissione della voce.
Visione dall’interno. Il pavimento della scatola cranica è suddiviso in tre fosse: anteriore, media e
posteriore), formatesi per adeguare le dimensioni e la struttura del cranio alle dimensioni
dell’encefalo. La crista galli, la più prominente dell’intera scatola cranica, è collocata al centro della
fossa anteriore e funge da attacco per le meningi: membrane di tessuto connettivo che sostiene e
protegge l’encefalo. La fossa olfattoria è composta dalla lamina cribrosa dell’etmoide. La sella
turcica è la sede dell’ipofisi (ghiandola endocrina); una porzione petrosa dell’osso temporale si
estende posteriormente ad essa. Il grande foro occipitale, che permette il collegamento
dell’encefalo con il midollo spinale, è collocato nella fossa posteriore.
Visione dal basso. Rimossa la mandibola si possono notare numerosi fori nella parte inferiore del
cranio, tra i quali il foro occipitale (dietro il centro della base cranica) dove passa l’osso occipitale.
I condrili occipitali, una parte liscia che permette l’unione e la mobilitazione tra cranio e colonna
vertebrale, sono situati antero – lateralmente rispetto al foro occipitale, punto in cui sono facilmente
individuabili i fori che permettono ai vasi sanguigni di raggiungere l’encefalo. Tutto il sangue
quindi passa attraverso il canale carotideo (arterie carotidi interne) e il foro occipitale (arterie
vertebrali). Le carotide quindi passa , spostandosi di 90°, nel foro lacero. La via opposta cioè in
uscita dall’encefalo, è fornita dalle vene giugulari che passano attraverso i fori giugulari, posti
lateralmente ai condrili occipitali. I due processi mastoidei, lunghi ed appuntiti, sono uniti ai
muscoli dell’osso ioide e della faringe e ai muscoli che permettono il movimento della lingua.
Quindi c’è la fossa mandibolare, punto di unione tra la base dell’arcata zigomatica del cranio e la
mandibola. I processi pterigoidei mediale e laterale sono posti all’interno del naso e sono le sue
lamine laterali, che permettono anch’essi i movimenti della mandibola. Il vomere è, invece, la
porzione centro – posteriore del setto nasale. Il palato duro, cioè il pavimeto della cavità nasale, è
formato da 4 ossa suturate: i due processi palatini della ossa mascellari (nella parte anterirore) e due
lamine orizzontali dell’osso palatino (la parte più interna al palato). La combinazione del palato
duro e di quello molle (posteriore) permette all’uomo di mangiare e respirare allo stesso tempo.
COLONNA VERTEBRALE.
La colonna vertebrale è formata da 26 ossa suddivise in: 7 vertebre cervicali, 12 toraciche, 5
lombari, 1 sacrale, 1 coccigeo. In un adulto, cioè quando la colonna vertebrale è completata, si nota
la presenza di 4 curve maggiori: la regione cervicale e lombare sono convesse anteriormente
(lordosi), quelle toracica, sacrale e coccigea sono concave anteriormente (cifosi). Se le curve sono
eccessive cioè si ha una lordosi troppo pronunciata, tale difetto si definisce iperlordosi, per una
cifosi eccessiva si dice che nel soggetto è presente una ipercifosi. La scoliosi è invece una curvatura
(o più curvature) anomala laterale della colonna vertebrale.
Aspetto generale delle vertebre.
Funzioni della colonna vertebrale:
1. Sostenere il peso della testa e del tronco;
2. Proteggere il midollo spinale;
3. Permettere ai nervi spinali di uscire dal midollo;
4. Consente l’inserzione dei muscoli;
5. Consente movimenti della testa e del tronco.
Ogni vertebra è dotata di un corpo
[1]
, di un arco, e di vari processi
[2]
.
Il corpo è quella parte della vertebra che sostiene il peso del corpo e consiste in un disco osseo. Fra
un disco osseo e un altro sono presenti i dischi fibrocartilagieni, formati da un anello fibroso
esterno e da un nucleo polposo interno (una sostanza gelatinosa). La loro funzione è di evitare
sfregamenti fra le vertebre, che porterebbero ad una veloce usura e appiattimento, e come ulteriore
sostegno. Quando si dice di rottura o ernia del disco si intende del disco fibroso che non può più
trattenere al suo interno il nucleo polposo, questo spinge sui nervi ivi presenti e produce dolore.
Durante lo sviluppo è possibile che si verifichi una malformazione della colonna vertebrale, quando,
nello stadio fetale, alcune lamine non si fondono assieme: questo difetto è chiamato spina bifida.
La protezione del midollo spinale è una funzione dell’arco vertebrale, al suo interno vi è un foro
vertebrale; più fori vertebrali formano il canale vertebrale, che contiene il midollo spinale. L’arco è
costituito da 2 peduncoli (attaccati al corpo) e da 2 lamine, che unite formano l’arco. Esistono poi
altri fori, gli intervertebrali, che permettono ai nervi spinali di uscire dalle vertebre.
Ciò che permette il sostegno e il movimento della colonna vertebrale sono i processi articolari
superiore ed inferiore; la loro sovrapposizione da alla colonna una maggiore rigidità. Essi sono
presenti in una zona denominata faccetta articolare. Per processo spinoso si intende in punto di
unione della 2 lamine, mentre quello strasverso si estende singolarmente da ciascun arco al più
prossimo processo spinoso.
I processi spinosi sono facilmente individuabili tramite palpazione e si identificano come
protuberanze lungo la linea mediana del dorso.
Differenze regionali delle vertebre.
1. Le vertebre cervicali (7) sono caratterizzate da un corpo molto piccolo, da processi spinosi
parzialmente bifidi e da un foro trasverso attraverso il quale le arterie vertebrali portano il
sangue al capo. Solo le vertebre cervicali hanno i fori trasversi. La prima di queste vertebre
cervicali è detta atlante, dal nome del mitologico Atlante, colui che sosteneva il mondo. È
questa piccola vertebra che sostiene il nostro capo e collega la colonna vertebrale con il capo
stesso. Essa non possiede un corpo, ma un’ampia faccetta articolare superiore che si articola con
i condili occipitali alla base del cranio. Tramite il dente della seconda vertebra, un processo
odontoideo estremamente sviluppato di questa seconda vertebra che si chiama epistrofeo o asse,
vengono svolti i movimenti principali del cranio. Il dente infatti si articola nell’atlante e così si
possono svolgere i movimenti in asse del capo (l’Atlante ruota attorno al dente dell’epistrofeo).
Il processo della settima vertebra cervicale è individuabile come una protuberanza tra le spalle.
2. Le vertebre toraciche (12) hanno processi spinosi lunghi e sottili diretti verso il basso e
processi trasversi abbastanza lunghi. Nelle prime 10 si notano processi articolari a livello dei
processi trasversi dove le vertebre si articolano con i tubercoli delle coste, la cui test si articola
di conseguenza fra le vertebre e ciascuna vertebra ha mezza faccetta articolare nell’articolazione
della testa della costa sottostante con quella sovrastante.
3. Le vertebre lombari (5) hanno un corpo largo e spesso, per sostenere più peso rispetto alle
vertebre toraciche e cervicali, processi trasversi e spinosi grossi e rettangolari; per questo motivo
la lori capacità di movimento è molto limitata.
4. Le vertebre sacrali (1) sono in realtà 5 vertebre fuse tra loro a formare un unico osso detto
sacro. I processi trasversi fusi tra loro formano l’ala, che articola il sacro dalle ossa pelviche. I
processi spinosi delle prime 4 formano la cresta sacrale media, mentre quello della quinta forma
lo iato sacrale, punto preferenziale dell’inoculazione degli anestetici. I fori sacrali sono posti
lateralmente.
5. Il coccige (1) è formato da 4 o 5 vertebre fuse tra loro a formare quest’unico osso che si
frattura facilmente se soggetto al peso del corpo che urta fortemente. Non ha né fori vertebrali,
né processi ben sviluppati.
Il colpo di frusta è un’iperestensione traumatica a carico delle vertebre cervicali, dove la testa
viene proiettata nel punto di massima flessibilità della colonna in modo brusco. Ciò può
comportare la frattura delle vertebre cervicali (paralisi), la rottura dei dischi, la compressione del
midollo, lo stiramento e strappamento dei muscoli, dei tendini e dei legamenti.
Dislocazioni e fratture delle vertebre cervicali sono le più, frequenti a causa delle loro dimensioni
(più piccole). Le vertebre lombari, visto il loro peso e mole, sono più resistenti, ma causano lo
schiacciamento dei dischi intervertebrali e la loro frattura.. l’area del coccige si frattura facilmente
se i cade violentemente, nell’istante in cui si cerca di sedersi, su una superficie dura.
GABBIA TORACICA.
Detta anche gabbia costale ha le funzioni di proteggere gli organi al suo interno (quelli vitali) e di
evitare il collasso polmonare durante la respirazione. È formata dalle vertebre toraciche, dalle coste
con le rispettive cartilagini (ma non presenti in tutte) e dallo sterno.
Coste e cartilagini costali.
Le 12 paia di coste si dividono in vere, e false; per coste vere o vertebrosternali si intendono
quelle coste che si articolano direttamente con le vertebre toraciche e con lo sterno attraverso
proprie cartilagini costali (dalla 1^ alla 7^). Le coste false differiscono dalle prime nel modo di
contatto con lo sterno: esse non si attaccano direttamente allo sterno. Esse stesse di dividono in
vertebrocondrali, che tramite un’unica cartilagine si uniscono allo sterno (8^, 9^ e 10^ costa);
fluttuanti o vertebrali, che non si uniscono affatto allo sterno.
Le cartilagini costali sono caratterizzate da una particolare flessibilità che non limita la
variazione di volume della gabbia toracica durante la respirazione.
La costa è costituita da una testa che si articola con le vertebre toraciche e con il relativo disco
intervertebrale, da un tubercolo che si articola con il processo trasverso della vertebra, da un collo,
posizionato tra testa e tubercolo, da un corpo che è tutta la porzione rimanente e che, ad eccezione
dell’11^ e della 12^ costa termina con un margine sternale.
Lo sterno.
Lo sterno si divide in 3 parti: il manubrio, il corpo e il processo xifoideo. La parte superiore del
manubrio, caratterizzata da una facilmente incisura giugulare nel mezzo, si collega con la 1^ costa
e la clavicola. Tra manubrio e corpo (questo punto è detto angolo sternale
[3]
) si collega la 2^ costa e
via via tutte le altre fino alla fine del corpo. Nessuna costa si attacca al processo xifoideo e questo è
il responsabile delle possibili lacerazioni del fegato durante la rianimazione cardiaca.
SCHELETRO APPENDICOLARE.
Quando si parla di scheletro appendicolare si intendono le parti scheletriche degli arti superiori,
degli arti inferiori e dei cingoli, cioè dei punti di contatto tra gli arti e il resto del corpo.
Arto superiore.
L’arto superiore è caratterizzato da una grande capacità di movimento visto l’attacco al cingolo in
modo abbastanza lasso
[4]
al resto del corpo.
Cingolo pettorale.
Detto anche spalla, è formato da due ossa colleganti l’arto superiore al corpo: la scapola e la
clavicola.
La scapola è un osso piatto triangolare con la punta rivolta verso il basso e sulla cui base (vicino
all’estremità della spalla) è identificabile il processo acromiale (acromion), utile a proteggere le
articolazioni, a fungere da sito d’attacco per la clavicola, e da punti di inserzione ad alcuni muscoli
della spalla. La spina scapolare è una estensione del processo acromiale e divide posteriormente la
fossa sopraspinata dalla fossa sottospinata (la più grande). La parte anteriore, invece, è costituita
da un’ampia superficie detta fossa sottoscapolare. Al di sopra si nota il piccolo processo
coracoideo, utile all’inserzione di alcuni muscoli della spalla e del braccio. Quindi sul lato esterno
della spalla, al di sotto dell’acromion e del processo coracoideo, c’è la cavità glenoidea: punto di
ancoraggio della scapola con l’omero.
La clavicola è un osso a forma di esse allungata ed è costituita da un corpo e da due estremità: una
che si articola con il processo acromiale, e una con il manubrio dello sterno. La funzione
principale della clavicola è quella di mantenere lontano l’arto superiore dal resto del corpo,
facilitandone così i movimenti. Nel caso di frattura della clavicola si nota una difficoltà di
movimento naturale del braccio e, se la frattura risultasse scomposta l’arto superiore avanzerebbe di
posizione non avendo un sostegno anteriore e sarebbe impossibile muovere la spalla.
Il braccio.
Per braccio si intende quella parte del corpo che limitata dalla spalla al gomito. Esso è formato da
un unico osso il cui nome è omero ed è costituito, partendo dall’alto verso il basso da:
•
Una testa (che si collega con la fossa glenoidea della scapola), un collo anatomico (appena
accentuato);
•
Un collo chirurgico (così chiamato perché a questo livello si hanno fratture che necessitano
di interventi chirurgici);
•
Due tubercoli maggiore e minore (rispettivamente antero e laterale, che fungono da punti di
inserzione per i muscoli); il solco che formano è detto solco intertubercolare o bicipitale e
contiene un tendine del muscolo bicipite;
•
Una tuberosità deltoidea, posta a 1/3 dell’omero, nella sua parte laterale e sede
dell’inserzione del muscolo deltoide;
•
A causa della sua articolazione inferiore con due ossa (radio e ulna), la porzione laterale della
superficie articolare è molto arrotondata e si articola col radio (capitello), mentre la porzione
mediale (nel mezzo) è occupata dalla troclea e si articola con l’ulna.
Il sollevamento pesi, oltre ad aumentare la massa e il volume muscolare provoca un aumento delle
dimensioni dei tubercoli ossei, inclusi quelli dell’omero.
Avambraccio.
È formato dall’ulna medialmente e dal radio lateralmente.
L’ulna è collegata con l’omero da una faccia articolare a forma di C, che nella sua parte posteriore
(la più ampia) prende il nome di processo olecranico e al quale si collegano i muscoli posteriori del
braccio; anteriormente c’è il processo coronideo e fra i due vi è l’incisura trocleare o semilunare.
La porzione distale ha una testa (che può essere avvertita al tatto, in prossimità del polso) che si
collega con il polso e con il radio e presenta un piccolo processo stiloideo, utile all’ancoraggio dei
legamenti del polso.
Il radio è composto da una testa nell’estremità prossimale (si collega all’omero), da un collo, da
una tuberosità radiale, che è il punto di inserzione dei principali muscoli anteriori del braccio, da
un corpo e nella sua porzione distale (in collegamento con il polso) da un processo stiloideo al
quale si collegano i legamenti del polso ed è situato nella parte laterale.
Nel momento in cui avviene una rotazione dell’avambraccio con conseguente supinazione o
pronazione della mano, si nota che l’epifisi prossimale dell’ulna rimane in sede, mentre il radio
tende a ruotare.
Polso.
Posto tra l’avambraccio e la mano è formato da 8 ossa carpali poste in due file di quattro ossa ciascuna. Sono
convesse posteriormente e concave anteriormente, ciò accentuato dal tubercolo del trapezio alla base del pollice e
dall’uncino dell’osso uncinato alla base dell’ultimo dito; fra di essi, sulla superficie anteriore del polso, passa il
tunnel carpale, sede di tendini, nervi e vasi sanguigni.
La rottura delle ossa carpali e la conseguente deposizione di tessuto connettivo può portare ad uno
schiacciamento dei vasi e tendini nel tunnel con le conseguenti parestesie, bruciori e intorpidimenti
della mano.
Mano.
È formata da 5 ossa metacarpali articolate con le 4 carpali; anch’esse hanno una curvatura analoga
al polso così che la mano in riposo ha il palmo concavo. Le porzioni distali delle ossa metacarpali
contribuiscono a formare le nocche. Ogni dito della mano è composto da 3 falangi (prossimale,
media, distale), eccetto il pollice che ne ha 2 (prossimale, distale). Fra falange e metacarpo del
pollice si formano 2 o 3 ossa dette sesamoidee.
A prima vista sembrerebbe che lo scheletro abbia dita molto più lunghe rispetto a quelle che
normalmente si osservano nell’essere vivente. Ciò avviene perché, osservando lo scheletro si
associano le ossa metacarpali con le falangi, non distinguendole, mentre nell’essere vivente non si
cade in questo errore per il fatto che il metacarpo sembra un pezzo unico della mano. L’errore è
quindi, a mio avviso, puramente percettivo.
Arto inferiore.
Simile all’arto superiore differisce nell’articolazione salda del cingolo pelvico e in generale dal fatto
che le ossa sono più spesse pesanti e lunghe rispetto all’arto superiore. L’arto inferiore funge da
sostegno e da apparato locomotore.
Cingolo pelvico.
È formato posteriormente dal sacro e antero-lateralmente da due ossa pari dette ossa dell’anca.
Queste ultime sono composte superiormente da un largo osso concavo e inferiormente da un anello
osseo denominato foro otturatorio. Da una visione latero-posteriore si nota l’acetabolo, una fossa
che permette l’articolazione tra il cingolo e l’arto inferiore (femore). Il cingolo pelvico e
fondamentale per il sostegno del corpo, la protezione degli organi interni.
L’osso dell’anca deriva dalla fusione di tre ossa l’ileo, l’ischio e il pube, unite dall’acetabolo. L’ileo
è composto nella sua parte superiore dalla cresta iliaca, anteriormente dalla spina iliaca antero
superiore (importate per l’individuazione del punto esatto che permette una iniezione
intramuscolare) e posteriormente dalla spina iliaca postero superiore. L’articolazione auricolare
dell’ileo si unisce al sacro e forma l’articolazione sacro-iliaca; vi è poi una larga depressione detta
fossa iliaca.
Un eccessivo peso che grava sul cingolo pelvico può verificarsi durante la gravidanza a causa del
peso del feto; ciò può comportare una lesione del tessuto connettivo e delle terminazioni nervose
con conseguente dolore.
L’ischio possiede una grande tuberosità ischiatica. Posteriormente c’è la grande e la piccola
incisura ischiatica.
Il pube possiede una cresta pubica utile alle inserzioni dei muscoli addominali e al di sotto la
sinfisi pubica , punto di unione con le altre due ossa dell’anca.
Seguendo la linea ileopettinea, e la cresta pubica si può dividere la pelvi in 2 parti. La grande
pelvi si trova sopra lo stretto superiore. La piccola pelvi al di sotto e la sua apertura si chiama
stretto inferiore.
Coscia.
Contiene un singolo osso: il femore costituito da una testa ben arrotondata che si inserisce e
articola nell’acetabolo, un collo ben definito, un corpo molto lungo, sul quale sono presenti delle
tuberosità nella sua parte posteriore utili all’inserzione dei glutei dell’anca e della coscia. La
porzione distale presenta i condili laterale e mediale, punti di inserzione di muscoli e legamenti.
La rotula o patella è un osso sesamoideo collocato all’interno del tendine anteriore maggiore, detto
per questo motivo tendine rotuleo e non è a contatto con nessun osso. La rotula facilita il compito
del tendine variando l’angolo con il quale esso passa al di sopra del ginocchio nel momento in cui lo
si piega.
Gamba.
La gamba è costituita da due ossa: tibia e perone. La prima è la più grande e in prossimità della
rotula presenta una tuberosità identificabile al contatto detta tuberosità tibiale e funge da
inserzione dei muscoli anteriori della coscia. Tra i condili vi è l’eminenza intercondiliodea, sito di
inserzione dei legamenti del ginocchio. La parte distale si allarga nella sua parte finale a formare il
malleolo mediale, facilmente palpabile all’interno e al di sopra della caviglia.
Il perone o fibula è un osso più sottile della tibia e non si articola con il femore, bensì con la tibia
stessa; la parte distale presenta il malleolo laterale, anche esso individuabile anche visivamente e
opposto a quello mediale.
I moderni scarponi da sci coprono la maggior parte della gamba in modo da evitare il più possibile
fratture ossee a livello della tibia e del perone, ma anche del malleolo.
Caviglia.
Formata da 7 ossa tarsali, l’astragalo e il calcagno rappresentano le maggiori e le più importanti
per quanto riguarda la mobilità della caviglia stessa; l’astragalo si articola con la tibia e il perone e
al di sotto con le altre ossa tarsali (cuboide, cuneiforme laterale, intermedio e mediale e
calcagno). Il calcagno funge invece da sostegno ed è una specie di ammortizzatore dell’intero
corpo.
Piede.
Le ossa metatarsali e le falangi sono simili alle ossa metacarpali e alle falangi della mano. Il piede
grazie al calcagno risulta convesso dorsalmente e concavo ventralmente e ciò conferisce la
cosiddetta arcata plantare.
LE ARTICOLAZIONI.
Significative per la struttura e le funzioni del corpo sono tra le altre:
Temporomandibolare.
Articolazione fra osso temporale e mandibola. Il condilo della mandibola si inserisce nella fossa
dell’osso temporale; fra essi vi è però un disco articolare che divide l’articolazione in due cavità. Il
tutto è circondato da una capsula fibrosa che si unisce al disco ed è rafforzata da legamenti laterali
ed accessori. È l’incontro di una articolazione piana (fossa mandibolare dell’osso temporale) ed una
condiloidea (condilo della mandibola). Quando una persona apre la bocca si nota uno scivolamento
anteriore del condilo mandibolare rispetto alla fossa con un conseguente movimento a ginglimo tra
il disco articolare e il condilo. Limitati sono i suoi movimenti laterali che permettono alla
mandibola la sua escursione.
Scapolo-omerale.
Detta anche articolazione della spalla è una enartrosi capace di molta mobilità (flessione,
estensione, abduzione, adduzione, rotazione e circumduzione), la testa rotondeggiante
dell’omero si articola con la fossa glenoidea della scapola, la cui rima è lievemente sopraelevata da
un anello fibrocartilagineo, detto labbro glenoideo che si collega alla capsula articolare. All’interno
dell’articolazione vi sono la borsa sottoscapolare e la borsa sottoacromiale. La sua stabilità è data
da tre gruppi di legamenti (gleno-omerale superiore, medio ed inferiore) situati sul lato anteriore
della capsula e si estendono dall’omero alla fossa glenoidea; e da quattro muscoli considerati
insieme la cuffia rotatoria. A far aderire alla fossa la testa dell’omero è anche il tendine del
bicipite brachiale, il quale tendine passa attraverso la capsula.
Lesioni della spalla sono comuni vista la poca stabilità dell’articolazione stessa e comuni sono le
lacerazioni muscolari, tendinee e le lussazioni. Frequenti sono anche tendiniti borsiti e artriti
(infiammazioni) e possono risultare molto dolorose.
Coxofemorale.
È l’articolazione formata dalla testa del femore con l’acetabolo dell’osso dell’anca. L’acetabolo
(cavo) è rafforzato superiormente dal labbro acetabolare fibrocartilagineo e inferiormente dal
legamento trasverso dell’acetabolo.
Questo tipo di articolazione permette la flessione, l’estensione, l’abduzione, l’adduzione, la
rotazione, la circumduzione. La capsula è robusta e formata da molti legamenti e si estende dalla
rima dell’acetabolo al collo del femore. Il legamento ileofemorale è robusto e per questo motivo le
persone provano meno fatica spostando le anche in avanti, e sforzando quindi solo il legamento più
robusto , quello ileofemorale. Il legamento rotondo, della testa del femore, ha importanza perché
veicola una piccola arteria nutritiva per la testa del femore nell’80% delle persone. (altri
legamenti: legamento pubofemorale; tendini: tendine del muscolo retto del femore).
La lussazione avviene in posizione flessa e a causa di una spinta posteriore (un incidente
automobilistico). Ciò provoca una lacerazione del labbro, della capsula fibrosa e dei legamenti,
oltre a fratture del femore e dell’osso dell’anca.
Articolazione del ginocchio.
Definito anche ginglimo localizzato tra femore e tibia è un’articolazione molto complessa che
permette la flessione, l’estensione e parziali rotazioni della gamba.
Il femore si articola nell’estremità prossimale della tibia dal momento che combaciano
perfettamente anche grazie all’ausilio dei menischi. La fossa profonda presente nella parte distale
del femore è circondata da due ampie superfici ellissoidali che combaciano con i menischi, mentre
la fossa combacia con la cresta della tibia. I menischi hanno quindi la funzione di approfondire la
superficie articolare.. i due legamenti crociati si estendono tra le eminenze intercondiliodee della
tibia e della fossa femorale. Quello anteriore non permette un movimento di iperestensione
anteriore della tibia, mentre quello posteriore impedisce lo spostamento posteriore della tibia. Tutta
l’articolazione è irrobustita da legamenti collaterali ed è circondato da borse la più grande delle
quali è quella soprapatellare: una estensione della capsula articolare. Essa permette il movimento
dei muscoli al di sopra della coscia. Altre borse sono: poplitea, gastrocnemia, prepatellare
sottocutanea, sottopatellare sottocutanea e sottopatellare profonda.
La contusione laterale del ginocchio (tipico trauma calcistico) è un allargamento della rima
mediale dell’articolazione e la lacerazione del legamento collaterale mediale, con possibile
interessamento per il menisco mediale e nei casi più gravi il danneggiamento del crociato
anteriore.
PATOLOGIE:
1. Borsite patellare sottocutanea.
2. “Ginocchio del predicatore”.
3. Condromalacia… indebolimento della cartilagine; causa uno spostamento abnorme della
rotula.
4. Tumefazione acuta del ginocchio (subito dopo un trauma) data da un accumulo di sangue
nell’articolazione.
5. Idrato… accumulo di liquido del ginocchio dato dalla Borsite.
Legamenti da sapere:
Patellare, banda fibrosa spessa e robusta fra patella e tuberosità tibiale e fa parte del tendine del
quadricipite.
Retinacolo patellare, banda sottile fra il margine della patella e i condili tibiali.
Popliteo obliquo, spesso proseguimento posteriore della capsula ed estensione del tendine
semimembranoso.
Popliteo arcuato, fra il posteriore della testa della fibula e il posteriore della capsula fibrosa.
Collaterale medio, ispessimento laterale della capsula fra l’epicondilo mediale del femore e la
superficie mediale della tibia. È un legamento collaterale tibiale.
Collaterale laterale, rotondeggiante tra epicondilo laterale del femore e testa della fibula.
Crociato anteriore, obliquo, si estende sopra e dietro l’eminenza intercondiloidea anteriore della
tibia fino alla superficie mediale del condilo laterale del femore.
Crociato posteriore, sopra e davanti all’eminenza intercondiloidea posteriore e alla porzione
laterale del condilo mediale.
Trasverso, connette la porzione anteriore dei menischi mediale e laterale.
Meniscofemorale (anteriore e posteriore), fra porzione posteriore del menisco laterale e condilo
mediale del femore e passa davanti e dietro al legamento crociato posteriore.
Tibiotarsica.
È un’articolazione a ginglimo tra tibia-perone e astragalo, circondata da una capsula fibrosa che
nella parte mediale e laterale è particolarmente robusta grazie a legamenti:
mediale… si inserisce nel malleolo mediale del calcagno, nel navicolare e nell’astragalo. Detto
anche legamento deltoideo.
Calcaneofibulare… fra malleolo laterale e superficie laterale del calcagno. Separato dalla capsula.
Talofibulare anteriore… fra malleolo laterale e collo dell’astragalo e si fonde con la capsula
articolare.
Questa articolazione può compiere i seguenti movimenti: dorsiflessione, flessione plantare,
inversione ed eversione.
L’inversione forzata del piede può provocare danneggiamenti parziali o totali dei legamenti e in
particolare del calcaneofibulare e del talofibulare anteriore. Nei casi più gravi avvengono la
frattura del perone e del malleolo.
Arcata plantare.
Presente in particolar modo nella porzione mediale del piede, determina il fatto che nelle impronte a
piedi nudi di esseri umani, ciò che rimane nell’impronta è il calcagno, la parte laterale e le teste dei
metatarsi. La funzione dei tendini dell’arcata plantare è quella die comuni ammortizzatori,
distribuire il peso del corpo, mantenere in tensione l’arco plantare formato da particolari posizioni
delle ossa. Quando il peso non grava più sul piede i legamenti ritornano nella loro posizione
iniziale e si rilassano. Al contrario quando il peso del corpo grava sul piede essi si stirano.
L’arcata plantare si sviluppa nel primo periodo di vita fetale e si può verificare un piede piatto
congenito se i muscoli dell’arcata plantare si rilassano troppo perdendo così la forma arcuata. La
fascite plantare è un’infiammazione dell’arcata plantare: banda di tessuto connettivo che si
estende dal calcagno alla testa dei metatarsi (frequente nei podisti).
APPARATO MUSCOLARE.
Caratteristiche generali funzionali dei muscoli.
La muscolatura presenta quattro caratteristiche principali funzionali:
1. La contrattilità… si riferisce alla sua capacità di contrarsi con forza, cioè di accorciare la
propria lunghezza rispetto a quella iniziale di partenza. Il successivo allungamento avviene
passivamente per il muscolo preso in considerazione. Tutto ciò provoca un movimento e un suo
ritorno (quest’ultimo anche grazie al suo muscolo antagonista).
2. L’eccitabilità… la capacità di rispondere a stimoli nervosi, ormonali (o se esterni di
elettrostimolazione). Questa capacità regola tutta l’attività muscolare.
3. L’estensibilità… si riferisce alla suscettibilità dei muscoli di essere stirati (allungati), il che
avviene in particolar modo dopo la loro contrazione.
4. L’elasticità… ritorno alla lunghezza iniziale dopo il loro allungamento.
I principali tipi di muscolatura sono: la muscolatura scheletrica, la muscolatura liscia, la
muscolatura cardiaca.
Muscolatura scheletrica.
Sono i muscoli che permettono il movimento delle ossa cui sono legati, dal momento che si
inseriscono a livello dell’osso. Le sue cellule sono molto lunghe di lunghezza 1-40mm e diametro
pari a 10-100μm, le cui cellule sono polinucleari e i nuclei periferici hanno la caratteristica di
compiere solo movimenti volontari che il soggetto vuole compiere e presentano delle particolari
striature (è detto anche per questo motivo tessuto muscolare striato) lungo tutta la fascia
muscolare e non hanno la capacità di contrarre spontaneamente il muscolo stesso.
Tessuto connettivo.
La struttura del tessuto muscolare scheletrico è formata da più strati:
all’interno di tutto vi sono le fibrocellule muscolari ricoperte da un involucro detto lamina esterna
costituito da fibre reticolari e risulta completamente indistinguibile dalla membrana esterna della
cellula muscolare stessa, la cui membrana si chiama sarcolemma. Al di fuori della lamina esterna vi
è l’endomisio, una rete di connettivo lasso. A questo punto più fibrocellule con il loro endomisio
sono raggruppate fra di loro da un tessuto connettivo chiamato perimisio. Ora il tutto viene
chiamato fascicolo muscolare. Più fascicoli muscolari sono rivestiti da un terzo strato connettivo
(questa volta denso e fibroso), detto epimisio. All’esterno dell’epimisio vi è la fascia che separa i
singoli gruppi muscolari o i singoli muscoli da altri confinanti. Quindi:
fibrocellule lamina esterna sarcolemma endomisio perimisio
fascia epimisio fascicolo muscolare
Muscolatura liscia.
La muscolatura liscia è quella che viene specificata come involontaria, cioè è al di fuori dal nostro
controllo. Queste fibre muscolari compongono la maggior parte degli organi interni e permettono il
loro completo funzionamento (canale digerente, vescica urinaria, diametro pupillare, nei dotti
ghiandolari,…); è insomma localizzata sulle pareti degli organi cavi, nei vasi sanguigni, negli
occhi, nelle ghiandole e sulla cute.
Le sue cellule muscolari sono più piccole rispetto a quelle della muscolatura scheletrica e sono pari
a 15-200μm e di forma fusiforme. La loro struttura delle singole fibrocellule è caratterizzata dalla
presenza di un singolo nucleo per ogni cellula posto nel centro. Non presentano striature visto che
non sono raggruppate in sarcomeri. Inoltre presentano giunzioni aperte che uniscono tra loro
alcune cellule muscolari lisce viscerali.
Muscolo cardiaco.
Presente esclusivamente nel cuore, presenta un tessuto particolare: striato come quello scheletrico,
ma le singole cellule presentano al loro interno un unico nucleo. La forma delle fibrocellule è
cilindrica e ramificata che permette il contatto con le cellule adiacenti e di dimensioni: lunghezza
pari a 100-500μm e larghezza pari a 100-200μm. I loro collegamenti dono dati dai dischi
intercalari che ne permettono anche i passaggi di contrazione del muscolo stesso. E la sua finzione
è quella facilmente intuibile: pompare il sangue.
Patologie del tessuto muscolare.
Atrofia: provocata da una prolungata inattività muscolare, presenta una diminuzione delle fibre
del tessuto muscolare scheletrico, sostituito da tessuto connettivo. È provocata da immobilità data
da danni al sistema nervoso o dall’avanzare dell’età.
Denervazione: lesione dei motoneuroni dei nervi delle fibre muscolari e porta a una irreparabile
atrofia se non viene curata per tempo, altrimenti si verifica una atrofia tale da portare ad una
paralisi flaccida permanente. L’elettrostimolazione può essere una soluzione per alleviare i casi
più gravi e rallentare i processi di atrofia.
Distrofia muscolare: è una malattia che distrugge il tessuto muscolare scheletrico, con una
costante degenerazione delle cellule muscolari. Ne esistono di più e meno gravi, sono malattie
ereditarie e possono colpire fin dai primi anni di vita.
Fibrosi: è la sostituzione del muscolo cardiaco o scheletrico da parte di tessuto connettivo. È data
da forti traumi scheletrici o da infarti cardiaci.
Fibrosite: provocata da stiramenti continui o da tensioni muscolari, non danneggia il tessuto, ma è
una semplice infiammazione del tessuto connettivo.
Crampi: contrazioni dolorose dei muscoli dovute a irritazioni interne, dall’accumulo di acido
lattico e fibrosite.
ANATOMIA MACROSCOPICA (nomenclatura, localizzazione e funzioni).
Principi generali.
Incrociando almeno una articolazione, la contrazione dello stesso muscolo provoca un
avvicinamento delle ossa che il muscolo stesso unisce. I punti di inserzione dei muscoli sono detti:
origine o testa è quella estremità del muscolo che si attacca all’osso più stazionario, mentre si
definisce inserzione l’estremità che si unisce all’osso che risulta più mobile. La parte centrale, la
più ampia, è detta ventre. Alcun muscoli hanno più origini (o capi) come ad esempio il bicipite.
Si definiscono sinergici quei muscoli che lavorano tutti insieme per produrre un determinato
movimento (brachiale e bicipite), mentre si definiscono antagonisti quelli che muovono la struttura
nella direzione opposta (bicipite e tricipite). Fra un gruppo di muscoli sinergici si definisce muscolo
principale quello che influisce maggiormente sul movimento. Sono detti fissatori quei muscoli che
possono stabilizzare una o più articolazioni incrociate dal muscolo principale.
Forma.
La forma di un muscolo determina la sua capacità di contrarsi con una determinata forza. I muscoli
a seconda dell’orientamento dei fascicoli muscolari si distinguono in: pennati, paralleli, convergenti
e circolari.
Sono definiti pennati per il fatto che sono come le penne degli uccelli strutturalemte, il tendine al
centro e i fascicoli attaccati ad esso. L’unipennato ha i fascicoli da un solo lato del tendine; da
entrambi i lati è detto bipennato; se il tendine è circondato dai fascicoli allora si definisce
multipennato.
Si definiscono paralleli quei muscoli che dispongono i loro fascicoli parallelamente al loro asse
longitudinale e possono contare su un maggiore accorciamento dato dalla disposizione dei fascicoli,
ma con una produzione di minore forza.
Quelli convergenti hanno una base molto più larga rispetto all’inserzione e quindi hanno forma
triangolare e possono contrarsi con più forza rispetto a quelli paralleli.
Quelli circolari sono presenti attorno agli orifizi come quello della bocca e permettono una chiusura
ermetica ed energica della bocca stessa. Hanno i fascicoli disposti in circolo.
La nomenclatura dei singoli muscoli è data dalla loro localizzazione nel corpo, vedi pettorale,
gluteo, brachiale… dalle dimensioni, grande gluteo, piccolo gluteo… dalla forma, deltoide,
trapezio… orientamento dei loro fascicoli, retto, obliquo… origine ed inserzione,
sternocleidomastoideo, brachioradiale… dal numero di capi (origini), bicipite (2), tricipite (3)
… dalle funzioni, abduttore, adduttore, massetere (masticazione)…
Movimenti.
Quando un muscolo si contrae, esso applica una forza a delle leve che in questo caso sono le ossa, le
quali si muovono. Una leva è un’asta rigida capace di ruotare attorno ad un perno, detto
fulcro, e di trasferire una forza applicata in un punto della leva stessa ad un peso posto in un
altro punto; quindi le articolazioni sono il fulcro, le ossa le leve, e i muscoli la forza.
Leve di 1^ classe:
Potenza applicata fulcro resistenza
Muscoli posteriori del collo Artic. Atlantoccipitale testa
Leve di 2^ classe:
Fulcro resistenza potenza
Teste dei metatarsi peso del corpo muscoli surali
Leve di 3^ classe:
Fulcro potenza resistenza
gomito bicipite del braccio innalzamento del braccio
MUSCOLI DELLA TESTA.
Movimenti.
I muscoli flessori della testa e del collo stanno in profondità nel collo e sui margini anteriori dei
corpi vertebrali.
L’estensione della testa avviene ad opera dei muscoli posteriori dl collo che si inseriscono
nell’osso occipitale (leva di 1^ classe)
La rotazione e abduzione della testa avvengono con l’ausilio dei gruppi muscolari laterali e
posteriori.
L’adduzione della testa avviene con l’ausilio degli abduttori del lato opposto.
Il muscolo sternocleidomastoideo, quello principale del gruppo laterale è facilmente visibile nella
zona antero-laterale del collo, se si ruota la testa in un senso.
►Quindi in che direzione ruota la testa s si contrae il muscolo sternocleidomastoideo di destra? La
testa ruota a sinistra.
Il torcicollo può derivare da una lesione a carico di uno dei muscoli sternocleidomastoidei.
Nomenclatura vedi tab.11.1.
Mimica facciale.
I muscoli scheletrici della faccia sono muscoli cutanei che si inseriscono alla cute e come si potrà
notare in seguito sono per lo più confinati esclusivamente nella faccia e nel collo.
Gli occipitofrontali sollevano le sopracciglia e corrugano la fronte.
Gli orbicolari chiudono le palpebre e sono responsabili delle rughe a “zampa di gallina”.
L’elevatore superiore della palpebra solleva la palpebra superiore e il fenomeno che determina
una palpebra più bassa dell’altra è detto ptosi (danneggiato il nervo del muscolo elevatore).
Il corrugatore delle sopracciglia trascina il sopracciglio inferiormente e lateralmente.
Orbicolare della bocca e il buccinatore corrugano la bocca (bacio).
Il sorriso è dato dall’azione comune dei seguenti muscoli facciali:
zigomatico maggiore e minore, elevatore dell’angolo della bocca e risorio.
Il sogghigno tramite l’elevatore dell’angolo superiore della bocca, mentre un atteggiamento di
disapprovazione da depressore dell’angolo della bocca, depressore del labbro inferiore e
mentale.
Vedi tab.11.2.
Masticazione.
È una energica chiusura della bocca con le relative escursioni mediali e laterali della mandibola e
una sua elevazione. A muovere il tutto sono i muscoli della masticazione ed i muscoli ioidei e
sono i muscoli più potenti del corpo in grado di produrre enormi forze di pressione. Nel caso in cui
non avviene alcuna contrazione dei muscoli della masticazione allora si nota che la bocca rimane
semichiusa: ciò è dovuto ad un equilibrio tra la tensione dei muscoli della mandibola e la forza di
gravità; mentre se si denota un’apertura completa della bocca allora significa che sta avvenendo
un’azione del depressore della bocca. Nomenclatura vedi tab.11.3 e 11.4.
Movimenti della lingua.
La lingua ha funzioni importantissime: mescola il cibo, trattenimento di esso sui denti, prende parte
ad una prima fase di deglutizione e poi è fondamentale per la parola. Essa consta di una massa di
muscoli intrinseci (interni della lingua) ed estrinseci (collegati ad essa). Vedi tab.11.5.
Non tutti sono in grado di compiere determinati movimenti con la lingua e secondo le ultime
scoperte, il fatto di essere in grado di arrotolare o non la lingua, e di piegarla una o più volte,
risulterebbe esclusivamente un fattore di tipo genetico, visto che non si riscontrano delle differenze
di tipo anatomico tra individui in grado e non di compiere vari movimenti.
Deglutizione e laringe.
Il palato molle, la faringe e la laringe contengono diversi muscoli che sono implicati nella
deglutizione e nel linguaggio. La deglutizione è dovuta ad un successivo innalzamento di laringe e
faringe, da successive contrazioni di muscoli quali quello palatofaringeo e salpingofaringeo. Vedi
tab.11.6.
Movimenti del bulbo oculare.
I bulbi oculari ruotano all’interno della fossa orbitaria e ciò permette un’ampia visione in più
direzioni. Ciascun muscolo retto (in quanto è parallelo all’asse dell’occhio)si attacca al bulbo
oculare anteriormente al centro della sfera. Ci sono poi i muscoli obliqui (chiamati così in quanto
sono orientati obliquamente rispetto all’asse dell’occhio). Lo strabismo è una deviazione laterale o
mediale di uno o di entrambi gli occhi e può essere dovuto ad una debolezza di uno dei muscoli
retti mediali o laterali. I muscoli sono tutti collegati al nervo ottico e sono: Obliquo Inferiore
(arpionato dalla troclea), Retto Superiore, Elevatore della palpebra superiore, Retto Inferiore,
Retto Latrale e Obliquo Inferiore.
MUSCOLI DEL TRONCO.
Muscoli che muovono la colonna vertebrale.
Sono i muscoli spino-dorsali che estendono, abducono e ruotano la colonna vertebrale. Sono divisi
in profondi e superficiali:
1. quelli profondi si estendono da vertebra a vertebra;
2. quelli superficiali si estendono dalle vertebre alle coste.
I muscoli estensori della colonna sono formati da tre gruppi muscolari per lato:
•
gli ileocostali (del torace, dei lombi);
•
il lunghissimo (del torace);
•
lo spinale (del torace).
Gli ileocostali prendono questo nome dal momento che uniscono l’ileo alle coste.
Il lunghissimo è chiamato così per la sua forma.
Lo spinale ha la caratteristica di aver entrambi i capi collegati alla colonna vertebrale.
Muscoli toracici.
Implicati quasi interamente nel processo della respirazione sono formati da 4 gruppi muscolari:
1. il muscolo scaleno che solleva le prime due coste nella respirazione;
2. gli intercostali esterni che sollevano le coste durante la respirazione;
3. gli intercostali interni che si contraggono durante l’espirazione forzata;
4. gli intercostali trasversi che si contraggono durante l’espirazione forzata.
Ma la maggior parte del movimento che permette la respirazione è dovuto ad un unico e
indispensabile muscolo: il diaframma, che quando è rilassato è a forma di cupola, mentre quando si
contrae si appiattisce consentendo ai polmoni di immettere più ossigeno.
Parete addominale.
Permettono la flessione e la rotazione della colonna vertebrale. La loro contrazione fa diminuire il
volume all’interno della cavità addominale e aiuta l’espirazione forzata, il vomito, la defecazione…
La loro disposizione incrociata crea una parete addominale solida che protegge gli organi interni.
In un soggetto ben definito fisicamente si può notare una a linea verticale che si estende dal
processo tifoide dello sterno fino al pube: esso si chiama linea alba o bianca, dal momento che non
è formata da tessuto muscolare, ma da tessuto connettivo bianco. Ai due lati di essa vi sono i retti
dell’addome che sono attraversati da particolari iscrizioni tendinee che segmentano la parete
addominale. Lateralmente ai retti addominali, c’è la linea semilunare e lateralmente ad essa vi sono
tre strati di muscoli che dall’interno all’esterno (verso la cute) sono: il muscolo trasverso,
l’obliquo interno e l’obliquo esterno.
Pavimento pelvico e perineo.
La maggior parte del pavimento pelvico è formato dal muscolo coccigeo e dall’elevatore dell’ano
che insieme formano il diaframma pelvico. Al di sotto di esso vi è il perineo (forma romboidale).
La cui parte anteriore è il triangolo urogenitale che contiene il diaframma urogenitale, formato
dal muscolo perianale trasverso profondo e dallo sfintere uretrale, mentre la posteriore è la parte
uroanale.
MUSCOLI DELL’ARTO SUPERIORE.
COMPRENDONO QUELLI CHE ATTACCANO L’ARTO E IL CINGOLO AL CORPO, QUELLI
DEL BRACCIO, DELL’AVAMBRACCIO E DELLA MANO.
Movimenti della scapola.
I muscoli che collegano la scapola al torace sono il trapezio, l’elevatore della scapola, il grande e
piccolo romboide, il serrato anteriore ed il piccolo pettorale. Essi permettono una ampia gamma di
movimenti e fungono da fissatori in alcune situazioni, evitando cos’, per quanto possibile,
lussazioni (in particolare quando la massa muscolare è consistente). I muscoli che sono superficiali
e quindi facilmente visibili sono:
•
il trapezio, che forma la linea superiore che va dalla spalla al collo;
•
l’origine del serrato anteriore che nella sua origine può essere notato lungo la superficie
laterale del torace.
Nomenclatura tab.11.11. (Elevatore della scapola, Piccolo pettorale, Grande e Piccolo
romboide, Serrato anteriore, Sottoclaveare, Trapezio).
Movimenti del braccio.
È attaccato al torace tramite il grande pettorale e il grande dorsale. Il grande pettorale è
considerato sia flessore (flette il braccio esteso), che estensore (estende il braccio flesso). Il deltoide
(anch’esso flessore ed estensore) è come se fosse formato da 3 muscoli che hanno diverse capacità
mobili: le fibre anteriori flettono il braccio, le fibre laterali lo abducono e le fibre posteriori lo
estendono. Il tutto articola l’omero con la scapola. Poi al di sotto del deltoide vi sono 4 muscoli che
formano la cuffia rotatoria della spalla (formano una cuffia nella parte prossimale dell’omero).
Tutti questi muscoli consentono movimenti di flessione, estensione, abduzione, adduzione,
rotazione e circumduzione.
Se un giocatore di tennis lamenta dolori nel servizio o nelle volée sopra la testa ciò sta a
significare che è stato lesionato il muscolo sopraspinato della scapola.
Nomenclatura tab.11.12. (Coracobrachiale, Deltoide, Gran dorsale, Gran pettorale, Grande
rotondo; e nella cuffia rotatoria: Infraspinato, Sottoscapolare, Sopraspinato, Piccolo rotondo).
Movimenti dell’avambraccio.
Dal punto di vista anatomico i muscoli del braccio sono: il Tricipite, che si trova nella parte
posteriore del braccio ed è ben visibile; il Bicipite brachiale che si trova sulla parte anteriore del
braccio; il Brachiale, al di sotto del bicipite e in posizione antero-mediale; il Brachioradiale, una
protuberanza antero laterale dell’avambraccio, ben visibile quando il braccio è in una posizione di
modica pronazione. Altri muscoli sono: l’Anconeo, il Pronatore quadrato, il Pronatore rotondo
e il Supinatore (tutti nell’avambraccio).
Nell’estensione dell’avambraccio intervengono:
Tricipite brachiale e Anconeo.
Nella flessione dell’avambraccio:
Brachiale, Bicipite brachiale e Brachioradiale.
Nella supinazione:
Supinatore e Bicipite brachiale.
Nella pronazione:
Pronatore quadrato e Pronatore rotondo.
Spiegate la differenza tra il sollevamento di un peso con l’arto pronato piuttosto che spinato. Quale
muscolo o muscoli sono usati in ciascun tipo di sollevamento? Quale tipo è più facile e perché?
Nel sollevamento di un peso con l’arto pronato lo sforzo muscolare è svolto principalmente dagli
estensori del braccio e in particolare dai flessori delle dita, dal brachioradiale e dal supinatore.
Essendo muscoli di piccole dimensione e in particolar di ridotte capacità di contrazione, risulta più
vantaggioso il sollevamento di un peso con l’arto spinato, visto un maggiore intervento di un
muscolo come il bicipite brachiale che ha una grande capacità di contrazione.
Movimenti del polso, della mano e delle dita.
I muscoli dell’avambraccio si possono dividere in anteriore e posteriore: i primi sono responsabili
della flessione del polso e delle dita, mentre quelli posteriori sono adibiti all’estensione del polso e
delle dita. E sono:
Avambraccio anteriore… Flessore radiale del carpo, Flessore ulnare del carpo, Flessore
profondo delle dita, Flessore superficiale delle dita, Flessore lungo del pollice e Palmare lungo.
Avambraccio posteriore… Abduttore lungo del pollice, Estensore radile breve del carpo,
Estensore radiale lungo del carpo, Estensore ulnare del carpo, Estensore del mignolo,
Estensore delle dita, Estensore dell’indice, Estensore breve del pollice ed Estensore lungo del
pollice. Tab.11.15.
Muscoli estrinseci della mano.
Posizionati sull’avambraccio hanno tendini che si estendono fino alla mano. Da qui parte il
retinacolo
[5]
che ricopre i flessori e gli estensori dell’avambraccio e fa si che durante la
contrazione non si sovrappongano.
Il Flessore radiale e il Flessore ulnare del carpo flettono il polso. (muscoli anteriori)
L’Estensore radiale lungo, Breve e l’Estensore ulnare del carpo estendono il polso. (muscoli
posteriori).
Il tendine del Flessore radiale del carpo è un punto importante in quanto le pulsazioni radiali
possono essere avvertite lateralmente ad esso.
Analizzando la mano e i suoi movimenti si può facilmente osservare che il più importante e
caratteristico dell’uomo è quello del pollice: esso è compiuto da tre muscoli che formano una
depressione sulla superficie laterale del polso detta “tabacchiera anatomica” e sono: l’Abduttore
lungo, l’Estensore lungo e l’Estensore breve del pollice.
L’estensione forzata del polso prolungata nel tempo (come spesso avviene nel tennis) causa
infiammazione e dolore nella zona di inserzione dei muscoli vicino all’epicondilo laterale
dell’omero, provocando così quella patologia chiamata “gomito del tennista”.
Muscoli intrinseci della mano.
Si trovano locati completamente nella mano e sono:
Inetrossei dorsali, Palmari, Lombricali.
Muscoli dell’eminenza tenar… Abduttore breve del pollice, Abduttore del pollice, Flessore del
pollice, Opponente del pollice.
Muscoli dell’eminenza ipotenar… Abduttore del mignolo, Flessore breve del mignolo,
Opponente del mignolo.
MUSCOLI DELL’ARTO INFERIORE.
Movimenti della coscia.
I muscoli che hanno origine nell’osso dell’anca e si inseriscono nel collo del femore si dividono in
gruppi: anteriore, posterolaterale e profondo.
Anteriore… Ileopsoas iliaco, Grande psoas.
Posterolaterali… Grande, piccolo e medio gluteo, Tensore della fascia lata.
Rotatori profondi della coscia… Gemelli inferiori e superiori, Otturatori interno ed esterno,
Piriforme, Quadrato del femore.
Il muscolo Ileopsoas flette la coscia (in realtà sono due muscoli che hanno una inserzione comune
e producono gli stessi movimenti) e, a coscia fissa flette il tronco su di essa ( come avviene quando
ci si siede).
Il Grande gluteo è il muscolo che possiede la maggiore massa e dimensione di tutti i muscoli
posterolatrali ed è quello, che con anca flessa di 45° rispetto al busto, produce la forza necessaria
per compiere grandi sforzi come quelli che compiono io ciclisti in gara e i velocisti negli sprint. In
posizione lartero-superiore rispetto ad esso vi è il Gluteo medio, utilizzato per le iniezioni
intramuscolari.
Infine i muscoli profondi dell’anca fungono da rotatori della coscia. Quindi:
ANTERIORE FLETTE LA COSCIA
POSTERIORE ESTENDE LA COSCIA
MEDIALE ADDUCE LA COSCIA
Settore anteriore…
Quadricipite del femore (femorale), Sartorio.
Settore mediale…
Adduttore breve, Adduttore lungo, Grande adduttore, Gracile, Pettineo.
Settore posteriore…
Bicipite del femore (femorale), Semimembranoso, Semitendinoso.
Movimenti della gamba.
Nei muscoli anteriori il Quadricipite femorale (solitamente e in condizioni normali il muscolo più
grande del corpo umano) è formato in realtà da quattro muscoli con una comune inserzione. Essi
sono: il retto del femore, il vasto mediale, il vasto laterale e il vasto intermedio. L’inserzione
comune è rappresentata dal tendine rotuleo e sono attaccati ad esso sopra e attorno alla rotula. Il
legamento è una estensione del tendine rotuleo sulla tuberosità tibiale. È il punto dove si provano i
riflessi. Il Sartorio è il muscolo più lungo del corpo umano e serve per incrociare le gambe, per
questo motivo viene chiamato così, dal momento che è la posizione preferita dai sarti per cucire un
capo. Esso contraendosi flette la gamba e la coscia e ruota lateralmente la coscia (accavallando le
gambe).
I muscoli del gruppo mediale servono ad addurre la coscia.
I muscoli posteriori sono il bicipite femorale, il muscolo semimembranoso e il semitendinoso e i
loro tendineo sono facilmente visibili a livello postero laterale della coscia.
Movimenti della caviglia, del piede e delle dita.
I muscoli della gamba che muovono la caviglia e il piede (ESTRINSECI) sono:
Nel settore anteriore…
Estensore lungo delle dita, Estensore lungo dell’alluce, Tibiale anteriore, Peroneo.
Nel settore posteriore…
Superficiale…
Gastrocnemio, Plantare, Soleo.
Profondi…
Flessore lungo delle dita, Flessore lungo dell’alluce, Popliteo, Tibiale posteriore.
Nel settore laterale…
Proneo breve, Proneo lungo.
I muscoli anteriori sono quelli implicati nella dorsiflessione del piede, nell’estensione delle dita e
sono estensori. Nella parte posteriore il Gastrocnemio e il Soleo formano il polpaccio e si uniscono
al piccolo muscolo plantare a formare il tendine calcaneare comune o d’Achille. Questi muscoli
sono i flessori e sono implicati nella dorsiflessione plantare del piede. I muscoli laterali aiutano
l’eversione del piede, ma anche la flessione plantare.
I muscoli ESTRINSECI del piede flettono, estendono, adducono e abducono le dita e sono
organizzati in modo simile a quello della mano. Sono:
Abduttore del mignolo, Adduttore dell’alluce, Abduttore dell’alluce, Estensore breve delle
dita, Flessore breve del mignolo, Flessore breve delle dita, Flessore breve dell’alluce,
Interossei dorsali, Interossei plantari, Lombricali, Quadrato della pianta.
Il termine miosite indica 4 condizioni associate a dolore nella parte anteriore della gamba. Sono
causate da:
1. stress eccessivo sul tibiale posteriore;
2. infiammazione del periostito tibiale;
3. sindrome del compartimento anteriore…durante un esercizio faticoso il peroneo breve
e il tibiale anteriore si possono riempire di sangue e, dal momento che la fascia muscolare di
questi è molto resistente, non si espande e l’eccesso di sangue comprime nervi e vasi che
provocano dolore;
4. frattura tibiale da stress a 2-5cm dal ginocchio.
[1]
Corpo: porzione principale dell’osso.
[2]
Processo: proiezione sporgente di un osso.
[3]
È una prominenza della faccia anteriore del torace.
[4]
Lasso = tollerante.
[5]
Banda di tessuto connettivo fibroso.
.