Nedda (Bozzetto Siciliano)
Segna una svolta nella carriera verghiana. Pubblicato il 15 giugno del 1874 sulla "Rivista Italiana". La vicenda della raccoglitrice di ulive che aiutava a sua madre malata. Muore anche l'amore di Nedda, Janu, muore anche la sua babmina e anche la madre. Le sue parole quando sua madre era morta: "Oh, benedetta voi, Vergine Santa! esclamò - che mi avete tolto la mia creatura per non farla soffrire come me!". In Nedda Verga confronta l'umiltà, la timidezza e la rassegnazione delle sue creature umili con gli animali - che rappresentano la pazienza, il silenzio, la mancanza di protesta e di critica.
Primavera e gli altri racconti (1877)
La prima raccolta delle novelle. Il tema comune che lega queste novelle dal carattere eterogeneo è l'amore e in esse si possono già cogliere significativi tratti di realismo. Tra le novelle più riuscite di questa raccolta si ricorda Primavera, dove viene narrata la storia d'amore di una sartina, chiamata la Principessa, per Paolo, un giovane musicista giunto a Milano.
Principessa dice: "E tu, povero grande artista da birreria, (...) va ubriacare i tuoi sogni di una volta fra il fumo delle pipe e del gin, nei lontani paesi dove nessuno ti conosce e nessuno ti vuol bene; va a dimenticare la Principessa fra le altre principesse di laggiù (...). E poi, quando tornerai, non più giovane, né povero, (...) e incontrerai la Principessa, non le parlare del bel tempo passato, (...) non ti comprenderebbe più."
X
La novella scritta nel 1873, è giudicata <<scritto squisitamente elegante, un vero gioiello>>.
"E così i due in una notte si perdono tra la folla, poi si cercano e si ritrovano giorni dopo, ma ormai è tutto svanito (svanire-znikać) per lui: la curiosità l’aveva spinto (spingere-naciskać, pchać) a cercarla, desiderarla, e ora che lei gli dimostrava il suo amore lui non ne voleva sapere; anche la promessa di rivederla il giorno dopo diventa un ostacolo (przeszkoda) al desiderio."
Il fascino segreto della fanciulla: alcuni suoi aspetti più attreanti sono soltanto accennati. Per questo accendono l'immaginazione e il desiderio. Quando gli attrributi si chiriscono però l'incanto svanisce.
Questo ch'è misterioso ci affascina di più.
Influsso della scapigliatura milanese.
Vita dei campi (1880):
Una raccolta delle novelle: Fantasticheria, Je il pastore, Rosso Malpeno, Cavalleria rusticana, La Lupa, L'amante di Gramigna e le altre!!!!
In queste novelle Verga descrive, dal punto di vista popolare, gli eventi e le situazioni di quell'ambiente contadino siciliano che egli conosceva bene e a cui era particolarmente legato, focalizzando l'attenzione sul piccolo mondo locale. Scrive riproducendo idee, abitudini, convenzioni discorsive, modi di dire e proverbi, fenomeni tipici dell’oralità, che vogliono portare in primo piano i veri protagonisti delle vicende narrate che rappresentano.
Fantasticheria
Luogo: Aci-Trezza - il futuro teatro dei Malavoglia!
Novella iniziale che mette a confronto due mondi completamente diversi. La ricca dama, raffinata, sazia di tutto, si stupisce della vita nella campagna - in contrasto del mondo di miseria, l'umile quotidianità della realtà siciliana, con i dramma degli attori plebei.
Solo assumendo il punto di vista dei poveri si può capire la loro vita.
Jeli il pastore
Jeli fa un passaggio traumatico. S'innamora di Maria, sensibile alla seduzione e alla ricchezza e la prende in moglie. Lei lo tradisce con don Alfonso. Lui non ci crede, per lui è importante l'onore della famiglia, l'onestà. Per Jeli il tradimento dell'amicizia da parte del signorino (Alfonso) è assolutamente inconcepibile. Perciò reagisce in modo instintivo, primitivo, incontrollato e taglia la gola al rivale, come a un capretto. La società è ingiusta perché la natura è ingiusta: nulla si può fare per cambiare la società, perché nulla si può fare per cambiare la natura.
Rosso Malpelo
Era chiamato in questo modo perche’ aveva i capelli rossi, secondo le leggende popolari sono segno di cattiveria, quindi tutti diffidano di lui e persino sua madre ad un certo punto dimentica il suo nome di battesimo. Lavora con il padre, Mastro Misciu Bestia, in una cava.
Lui è un ragazzo isolato, che pastisce sulla pelle senza alcun colpa le violenze di una società impietosa, crudele dalla sete dell'utile. Rosso è diverso perché non condivide l'egoismo utilitaristico che domina intorno a lui. È un pedagogo cattivo a Ranocchio perché vuole abituarlo alla malvagità del mondo. Rosso Malpelo dietro la maschera esteriore, nasconde una profonda intensità di affetti. È sensibile e sentimentale - sente il dolore dopo la morte del padre.
Cavalleria rusticana
(Rycerskość wieśniacza) è il primo testo che passa dalla storia narrativa al teatro. Il titolo è ironico perché cavalleria - codice di lealtà, onore, fede, onestà, rispetto di norme etiche e civili.
Triddu - protagonista
Lola - la ragazza di cui si innamora Triddu
Alfio - ricco ragazzo che sposa Lola
Santa - la vicina, Triddu la corteggia per fare Lola gelosa
Vendetta provoca la nuova vendetta. Alfio sfida a duello Triddu e lo uccide con gesto perfido. E la fine è tragica.
Tanti dialoghi, la narrazione è dominata da una prosa "parlata", usata la sua originale lingua italiana. Si ha l'impressione che l'autore vuole restare fuori, sembra che la storia è scritta da qualche contadino del paese.
La Lupa
Novella di passione cupa e distruttiva. Questo testo è messo in dramma teatrale. Pina è anche il personaggio reale di cui raccontava a Verga il suo amico Capuana. Pina è chiamata "la lupa" per motivo della sua determinazione e gli aspetti sessuali. Verga la vede come una donna che si consuma e soffre dalla sua passione ma non può cambiare la sua violente, potente e plastica pulsione erotica.
Esiste un contrasto morale tra la donna che tutti chiamano la Lupa e il villaggio nella quale vive. La Lupa è l'incarnazione di una sessualità istintiva e animalesca. In lei il narratore verista disegna un'inclinazione delle forze più segrete e potenti della natura. L'istinto supera la mente. Lupa sembra infatti una creatura dell'inferno.
L'amante di Gramigna
Lo scrittore verista non abbandona l’indagine (dochodzenie) sui moventi (movente-przyczyna) psicologici e affettivi; solo, si sforza di studiarli con scrupolo scientifico, l’attenzione costante alle dinamiche psicologiche. Il testo è il primo manifesto teorico del suo Verismo. Siamo nella prima fase del Verga verista, quella in cui ancora poneva in primo piano lo studio della primordiale (początkowy) vita emotiva dei suoi personaggi.
Peppa s'innamora in un bandito, soprannominato Gramigna. Scappa con lui. Poi comincia a lavorare con i carabinieri.
Le novelle rusticane
Novelle rusticane è una raccolta di 12 novelle pubblicate a Torino nel 1883 e sono mirabili (godne podziwu), percorse da un più cupo pessimismo e nessun spiraglio di luce sembra illuminare i protagonisti di questa disperata tragedia del vivere. Qui Verga introduce le tematiche socio-economiche della Sicilia del tempo.
Il linguaggio è una mimesi del parlato quotidiano.
Reverendo (wielebny)
Per il Reverendo la religione è il mezzo per fare il proprio comodo, per ottenere i vantaggi economici e per arricchire. Il protagonista nel far bene cominciava da sé stesso. La costruzione del racconto raggiunge effetti grotteschi grazie alle simulazioni della pura dimensione verbale che viene smentita di fatti cioè il contrasto tra ciò che dice di fare e ciò che fa.
Il Reverendo non è un esempio, fa prete solo per godere delle ricchezze e dei privileggi senza avere la vocazione.
Don Licciu Papa
La novella è popolata da una moltitudine di persone impiegate nell'amministrazione della giustizia:
- la guardia municipalre (don Licciu Papa)
-il sindaco
- il giudice
- l'usciere
-il cancelliere
-gli avvocati
-il banditore comunale
- l'<<acchiappaporci>>
Tutte le storie che si intrecciano in questa novella si ricollegano tutte al problema comune del rapporto tra gli "umili"(skromny,pokorny) e la "giustizia". Una macchina di fatto vincolata a un principio banale e semplice: "La Giustizia è fatta per quelli che hanno da spendere". Il dominio dell'utile ridurre la giudizia a strumento di violenza per chi ha la possibilità d'affittare "la meglio lingua d'avvocato".
Malaria
Protagonista è un'alterazione organica, una realtà patologica, una malattia che acquista autonomia e animazione tangibile attraverso il paesaggio dove s'impone e regna sovrano. Un paesaggio di morte che assume un densità simbolica, in rapporto a un ambiente umano che ha cancellato, in nome dell'utile.
La roba
Mazzarò un vecchio contadino proprietario di immensi pascoli e vigne, in cui un tempo lavorava al servizio del suo padrone al quale aveva tolto tutti quei possedimenti grazie alla sua intelligenza.
Di una sola cosa gli dispiaceva: che cominciasse a farsi vecchio e dovesse lasciare la terra lì dov'era. Per tutta la vita, quindi, era stato divorato da un'unica passione, l'attaccamento alla sua roba, alla sua proprietà. Di fronte alla morte però, la sua ricchezza non serviva a niente e non la poteva trasmettere a nessuno. Fu così che quando arrivò il momento di morire ammazzò le sue anatre e i suoi tacchini, strillando: "roba mia, vientene con me!".
Aspetto simbolico del racconto: Mazzarò rappresenta la furbizia, l'avarizia, il senso del sacrificio, la soddisfazione di aver prodotto tanto, la fatica del produrre, la speranza di aumentare i suoi possedimenti, la responsabilità, il dispiacere di lasciare la sua ricchezza sulla terra e la rabbia di morire perdenti.
Quando il Verga ha scritto questa novella i rapporti sociali tra gli uomini erano regalati dall'interesse materiale, dalla legge sulla proprietà e sul denaro.
Libertà
Tempo: tra il giugno e l'agosto 1860 dopo la caduta del governo borbonico
La novella pone lo sconvolgente spettacolo della furia omicida dei ribelli. La folla impazzita si agita come mare in tempesta, e senza rendersi conto di ciò che sta facendo. La novella disegna un quadro sconsolato e drammatico sia dal punto di vista della tremenda violenza contadina contro i proprietari terrieri, sia dal punto di vista della violenza compiuta contro i ribelli in nome d'una legge ingiusta.
Le cose in paese sono tornate come prima: i ricchi avevano le terre, i poveri dovevano lavorarli per guadagnare. È un esplosione di cieca violenza contro i nobili, i ricchi e tutti coloro che, come il prete, sono associati a un’ idea di autorità. Si ha la sensazione, appunto, che essere liberi significha per loro sfogare il vulcano di odio chiuso nei loro cuori, perciò le azioni diventano più spietate man mano che gli occhi si eccitano alla vista del sangue. Però la violenza non sta nella loro natura. Poi non sanno che fare. Quando arriva la giustizia prima quella spietata del generale e poi quella dei giudici, e cominciano gli arresti e le condanne, i contadini non capiscono più nulla: perché punirli se avevano detto che c’era a libertà?
Per le vie
È un romanzo sentimentale, la narrazione in prima persona. Qui mutano l'ambiente, i toni, i colori. Si lascia la Sicilia e si sale al Nord, a Milano, la più moderna città nazionale, piena di navigli (statków, okrętów), bastioni (fortyfikacji), viali, osterie, carrozze, caffè, teatri. Verga mostra questo che sffugge alla nostra attenzione, quando la guardiamo in modo automatico. Le novelle di "Per le vie" tratteggiano una Milano abitata dalla miseria (bieda). Il programma verghiano contempla la contrapposizione tra la povertà e la richezza. Sono due mondi che si fronteggiano senza incontrarsi. Si visualizza il dramma dell'assenza d'umanità che investe tutti i gradini (schodki) della gerarchia sociale. Gli umili milanesi di Verga sono personaggi che sono senza scrupoli morali
In piazza della Scala
In piazza della Scala racconta la vita di un vetturino della città di Milano vista con i suoi stessi occhi: non modificata quindi dal punto di vista di un eventuale narratore esterno. Il motivo portante di tutto il racconto resta però sempre lo stesso: il denaro.
Anche la figlia di Bigio (il protagonista, ten co jeździ powozem) se n'è andata di casa per cercare fortuna. "Tutto sta nei denari a questo mondo." - la frase come il ritornello dalla moglie del vetturino. Ancora una volta si nota la contrapposizione tra un mondo in continuo cambiamento e l’impossibilità per alcune persone di adeguarsi ad esso, restando quindi in una condizione misera.
Al veglione
Pinella osserva il gran mondo dei ricchiche si godono il veglione. L'occhio dell'osservatore umile coglie aspetti determinati della realtà circostante, ma la sua attenzione converge sempre verso se stesso, verso il caso strettamente personale. (Quando vede una "bella bionda" pensa alla moglie, quando vede una ragazza "magrolina" dai capelli castani - pensa alla figlia). L'effetto è questo. Il modno di lusso assume le linee e colori caricaturali, beffardi, deformati, groteschi. Ne esce un'umanità drammaticamente degradata e disumanizzata che esibisce sfacciatamente ricchezza senza dignità e con falsa gioia.
Via crucis (Droga krzyżowa)
Il titolo indica la triste odisea di Santina, operaia giovane e ingenua, fiduciosa nell'amore come valore assoluto, puntualmente illusa e tradita da innamorati opportunisti, devoti soltanto ai quattrini. Dopo l'esperienza di due amanti che si sono volatilizzati, viene cacciata di casa dal fratello e si trova costretta a mantenersi come può. Fino a che, piano piano, ma con progressione terribile, scende in strada, condannata a percorrere per mestiere, tremante di freddo e con i piedi gonfi, la via circus tra la Galleria e piazza Duomo, esposata agli oltraggi della gente e pedinata dai questurini.
È vittima innocente di questa società nella quale regna l'ossessiva ricerca dell'utile. Il primo innamorato - Poldo - senza dirle una parola, la lascia. Il suo amico - Renna - s'approffitta della situazione le dice che le vuole bene. Anche a lui Santina deve dare la prova d'amore però anche Renna l'abbandona. Così è licenziata dal lavoro e deve scappare di casa per la furia del fratello, che offeso dal disonore vorrebbe ucciderla.
Tutte doti di Santina - l'onestà sentimentale, la fedeltà ecc. sono i valori che portano alla rovina in una società interessata all'avere. I valori autentici sono ripagati con l'inganno. Da nessuna parte viene un aiuto.
L'ultima giornata
Racconta della morte di uno sconosciuto finito sotto il treno. Non si sa nulla dell'identità del morto. La descrizione è esteriore (quasi da verbale dei carabinieri) e indica una condizione di povertà. Il giorno in cui lo sconosciuto finisce sotto il treno è il giorno di festa, l'Ascensione (Wniebowstąpienie). L'atmosfera gioiosa accentua per contrasto il dramma della morte. L'anonimato della vita cittadina e l'egoismo della nuova società mercantile sono davvero capaci d'un cinismo feroce.
(Wszyscy, którzy się zbiegają dookoła umarłego, każdy z osobna zna jakiś moment z jego ostatniego dnia. Każdy go widział i coś o nim mówi. Wszyscy żałują go dopiero teraz.) Ancora una volta è vivo il contrasto tra la vita spensierata (o quanto meno agiata) di alcuni e la vita difficile di altri.
Drammi intimi
Esce nel 1884 a Roma. La raccolta "Drammi intimi" tra mondo popolare-campagnolo e mondo borghese-aristocratico dà conferma della multipla attenzione sociale di Verga. Mette insieme 6 novelle: 3 d'ambiente borghese e 3 d'ambiente popolare.
Tentazione!
Una novella eccezionale di tema popolare. Ci sono tre protagonisti: Pigna (il più intraprendente), Ambrogio (un ragazzo quieto) e Carlo. Una bella domenica i ragazzi volevano fare baldoria. Di sera i ragazzi incontrano una ragazza, non si sa neanche il suo nome. Si sa che è una giovane contadina, onesta e bella, per nulla provocante. Appena s'imbatte nei giovani, china la testa e affretta il passo. Pigna l'apostrofa con parole scherzose ridendo. Poi parola dopo parola, non si sa come, la situazione finisce con lo stupro e l'omicidio sulla ragazza. Il punto è che i tre giovani non sono deliquenti. Sono ragazzi normali e buoni figliuolli. I ragazzi sono all'improvviso invasatii a un tratto da una pazzia furiosa, poi la paura di essere denunciati per lo stupro commesso. Come si può arrivare ad avere il sangue nelle mani cominciando dallo scherzare?
Vagabondaggio
Appare a stampa nell'aprile 1887 a Firenze. Il libro riunisce 12 racconti. La raccolta presenta una ricca varietà di soluzioni stilistiche e di scelte ambientali. Questo mondo di "vagabondaggio" non è grande, risulta invece piccino e stretto, scomodo.
L'agonia d'un villaggio
Descrive un'eruzione dell'Etna. La folla dei dcuriosi e, di contro, la massa impaurita e terrorizzata dei fuggiaschi che devono abbandonare in fretta le loro abitazioni, minacciate dalla lava. Da un lato dunque - la spettacolarità, la festa. Dall'altro lato il terrore di chi teme per la propria roba, le cose, la vita.
Il dramma è che non c'è mediazione tra chi ammira l'eruzione come un bello spettacolo e chi la fugge per paura e terrore. Non c'è traccia d'iniziative pubbliche a sostegno di chi si trova nella necessità d'abbandonare la propria casa, né segno di solidarietà verso i tanti che soffrono unasituazione di tragica difficoltà. Disumanizzazione.
Quelli del colera
Malaria e colera sono emblemi d'un mondo dannato. Queste malattie gettano l'ombra di morte su cose e persone. Il colera irrompe di sorpresa, come un cataclisma a cui non si può sfuggire. Il narratore anonimo dà la voce alle apaure, alle tentazioni omicide. Una società umile e povera resa crudele dalla convinzione d'un maleficio ordito a suo danno. Uno spettacolo di furia omicida e di morte si spalanca davanti al lettore. La società è avvelenata dalle pubbliche autorità. (Ci sono le prove - p.es. le pillole del colera e ogni cosa).
Lacrymae rerum
Le due parole del titolo provengono dall'Eneide di Virgilio. L'espressione indica "le lacrime che noi versiamo per le cose umane", però il passo è comunemente citato in senso diverso - "le lacrime espresse dalle cose inanimate, il dolore che si manifesta attravesro la realtà delle cose". L'espressione rinvia al valore testimoniale dei fatti stessi.
Protagonista è la stanza d'un appartamento, osservata attraverso l'apertura dalla finestra dell'abitazione di fronte. La narrazionedalla prospettiva di un vicino di casa che guarda tutto ciò che accade in quella stanza.
Infine, l'abitazione viene demolita per fare luogo a una strada. Tutto è anonimo e impersonale. Parlano le cose, le ombre, i gesti, i movimenti, i rumori, i suoni, le voci. Finestra - metafora d'apertura o chiusura verso l'esterno, di contatto con il mondo di fuori. La finestra diventa veicolo d'un punto di vista impersonale. Diventa anche la metafora della frammentata percezione.
Don Candeloro e C.
Pubblicato nel 1893 a Milano. Comprende 12 novelle che cercano di mettere a nudo e smascherare la finzione elegante che regola i rapporti interpersonali nell'ambiente salottiero internazionale, dove l'amore non è valore né passione, ma gioco mondano, passatempo, commedia d'intrattenimento. Tutto il mondo è teatro.
Don Candeloro e C.
La novella tratteggia la storia di un celebre puparo catanese, Angelo Grasso che in un popolare teatrino di marionette sostituisce per primo ai burattini di legno personaggi in carne e ossa, dando vita, insieme alla seconda moglie, Ciccia (anche la pupara).
L'orgoglioso artista si sente "come un dio fra le nuvole del palcoscenico", mescola finzione e realtà. Atteggia la voce, il gesto, il linguaggio al modo di essere dei suoi eroi. La dimensione economica è per don Canderolo secondaria, nei burattini vede il suo pane, il suo amore, la sua gloria. Ma i tempi nuovi dell'egoismo, delle leggi del profitto e della tirania cambiano il piacimento del pubblico. La sua buona roba non vuole più nessuno. Così lui deve piegarsi dimenticando i miraggi di gloria e umiliarsi, vittima marionetta anche lui.
Paggio Fernando
Don Gaetanino Longo è chiamato paggio Fernando. Ritrae con ironia e con efficacissima concretezza di dettagli le misere condizioni dei teatranti di provincia. In clima d'utilitarismo mercantile, per gli artisti corrono tempi difficili. Il loro ruolo ideale è esaurito.
Don Gaetano vorrebbe divertirsi con Rosmunda e invece se ne innamora. Il personaggio capace di affetti genuini diventa uno sciocco. Trasforma una semplice avventura in vera emozione. Lui, attore improvvisato, s'innamora realmente. Poi dopo tanti anni la sua commozione del padre è derisa dal figlio.
Il commento conclusivo del narratore è amaro perché certifica che l'autenticità degli affetti appartiene ormai al passato, è un valore non più in circolazione.
Epopea spicciola (Drobna epopeja)
Il titolo è ironico, ossimorico cioè unisce due termini in conflitto: il sostantivo "epopea" cioè narrazione di gesta eroiche, e l'aggettivo riduttivo "spicciola" cioè povera, risibile, per significare polemicamente i miseri e poveri effetti d'una faccenda giudicata e celebrata come eroica.
Il racconto riferisce un tragico episodio delle guerre risorgimentali, ovvero la caduta di Catania nel 1848-49. Si fronteggiano l'esercito siciliano (con la popolazione) e l'esercito napoletano (borbonico), infine vincitore con l'appoggio di svizzeri. La presenza di truppe stranieri spiega l'accento nel testo al loro linguaggio incomprensibile. Il popolo che fa? Preferisce non compromettersi, sta a vedere...
Il peccato di donna Santa
La chiesa è come luogo di spettacolo. Il sentimento religioso è scomparso e non ha altro che un significato strumentale. Il narratore lo sa bene e nota col sarcasmo che tutti i presenti accorsi alla predica (che sembrano assistere a una recita pubblica) poi tornano a far peggio di prima. La religione è recita, maschera, finzione sociale. Donna Santa Brocca, una donna timorata di Dio, e bigotta, sempre fra preti e confessioni, si denuncia come peccatrice, con gli occhi stralunati. La notizia corre per il paese e le chiacchiere non finiscono più. La "santa donna" diventa subito una "mascherona", un'ipocrita ch deve nascondere chissà quali vergognosi peccati. Il marito si trova ora coinvolto come ridocolo oggetto delle maldicenze paesane. Perde la testa. La moglie non confessa nulla mai, nemmeno in punto di morte. Il dubbio amaro rimane. E il marito non sa toglie più quella spina che lo pugne nel cuore.
La Donna Santa non vuole confessarsi. La moglie forse non ha nulla da farsi perdonare. Forse... Non si sa mai la verità. (Nie wiadomo, co kryło się pod maską jej świętości...)
I MALAVOGLIA
Il romanzo. Verga prende le mosse dai personaggi più umili del profondo Sud. Anch'essi non sono rimasti indenni dalla febbre dell'utile. Verga smantella l'eccitazione del cosidetto 'progresso', orgogliosamente esaltato dall'ottimismo imprenditoriale, mostra l'altra faccia di quell'euforia, di quel trionfalismo della tecnica e ne scrosta (zdrapuje) la seducente superficie.
In questo romanzo si parla della vita degli abitanti di un paese della Sicilia, Aci Trezza, e in particolare di una famiglia, i Toscano, detti i Malavoglia.
Questa famiglia possiede una casa “la casa del nespolo” e una barca “la provvidenza” ma la loro esistenza viene sconvolta da alcuni fatti: ‘Ntoni deve partire per il servizio militare, una cattiva annata della pesca, in naufragio della loro barca con tutto il carico di lupini, debiti da pagare e tutta una serie di vicende tipiche dell’Italia del Sud di quel periodo. La famiglia va in fallimento, ma nel paese nessuno li aiuta e a nessuno importa.
Alla fine, solo l’ultimo figlio riuscirà a riscattare la casa e ‘Ntoni, uscito di prigione si allontana per sempre: oramai la famiglia è disgregata.