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24 CRISTINIA FENB$AN 12

che amenduo tenevano ad un medesimo potentissimo Prencipe, presso al qnale vivendo havria potuto giovarli assai, si come in altri tempi havea fatto e per ultimo si offeriva rendere ii castelio, eon che si lasciasse andar salvo, e libero eon li suoi et arme, e robbe loro. II che essen-dosi proposto nel conseglio, e parendo forsi al Frate, che ąuella fosse bella occasione di rac-ąuistare la gratia del Turco, e vero secundo alcuni perche capitando Uliman

Fol. 39 r. vivo nelle mani del Re non scopresse le sue tramme passate e presenti de le ąuali era consapevole, subito diede’1 suo voto che si dovesse cosi farę comme domandava. Di che maravigliandosi’l Castaldo non li volse consentire, concludendo che se non voleano darsi a discretione del suo Re non sperasse Uliman, ne gli altri di uscir vivi e liberi da quel castelio. Escluso il Frate di tal speranza propose, non gia allhora, ma quel giorno medesimo, che si dovesse lasciare una parte del essercito al assedio del castelio e eon il resto seguitare il Beg-lerbeg; il quale ritiratosi verso’l Tibisco, stava eon il ponte parecchi ato per ripassarlo quando gii fosse bisognato ma ne anco a quello volse assentire il signor Gioan Battista dnbitando che poi facesse fugir Uliman si come in segreto gli era stato rifferto che disegnava di farę. Anzi havendo dato principi da far battere’1 castelio per due bandę andava tentando tutti li modi e

Fol. 39 v. vie possibili per espugnarlo ; e per togliere ogni speranza cosi al Frate come a gli assediati di poter fnggir. Di notte fece levar'i! ponte, e radoppiar le guardie. Furono dapoi man-dati dentro doi mesi a persuadere alli soldati, che si volessero rendere eon andarsene senz/arme, e lasciar solo Uliman priggione. A quali risposero, che non usciriano, senon nel modo che have-vano mandato a dir dal principio et essendogli replicato, che quelle non erano dimandi convenienti a chi si trovasse in simil termine, e che benveando che non rendendosi impossibile gli era il salvarsi o da la famę, o dal ferro, quasi eon sdegno risposero che non potean fuggir quello che Iddio havesse ordinato di loro. Et alzando una spada nuda soggiunsero, che mentre quella gli potrą star’in mano non erano per darsi sinon nel modo che prima haveano detto. Onde risolutto il Castaldo di espugnar’il castelio lo faceva dcl continuo non

Fol 40 r. solamente battere, ma eon tagli anchora, e minę et in altre maniere andava destruendo le murra ch’eranno doppie in molte parti. E benche gli asediati non cessassero di ne notti di ripararsi, erano pero gi& tanto afflitti della fatica, famę et affanno, che per la inaggior parte havrian declinato al rendersi comunque si fossero voluti acettare il che se intense da molti di loro medesimi, che fuggendo di notte si davano voluntariamente in man de Christiani; perche gia non gli restava per vivere altro che pochissimi sacchi di farina, de la qual si ripartiva ąuanto capeva in un de loro capelli algiorno per homo, eon pocą came di cavallo. Gia il castelio era tutto e dentro e fuori in fracasso talche non haveano quasi piu donde stare al coperto et co-mincia vano a morir di raggio. Ma il Frate disposto ad ottenerrintrito suo trovo modo di fargli di notte segretamente intendere che si sostenessero per

Fol. 40 v. pochi giomi anchora, perche in ogni modo li salvaria, e per conformar gli effetti eon le parole, essendo venuta meno la polvere del Re, e le palle di alcuni cannoni, richiesto a voler prestar delle sue nego di haverne. Fece venir diversi avisi finti, come Mirche vaivoda de la Transalpina era in arme per venir a soccorrere il castelio, e che dal’altra parte Bassa di Buda si giuntava eon il Beglerbeg per il medesimo effetto. Di che fingendo che le genti del Regno temessero cominció a famę partir di notte alcuna parte; protestandosi dapoi che lui non potea piu ritenergli a la campagna, e percib concludendo sempre che si dovesse lasciare Uliman, altramente ne seguiria 1'ultima rovina loro e del Regno : ma ne per quello essendoli consentito finse di voler di nuovo mandar’a tentarli che si rendessero a discretione et ordino al messo che dicesse tutto il contrario, cioć che li eshortava

Fol. 41 r. a mantenersi per dui, o tre giomi anchora, ne’quali faria che’l campo suo si disfa-cesse. Yolsc la sorte, chc colui ignorantemente condusse seco uno, che intendeva la lingua croata ne la quale egli allhora parło eon Turchi. II quale stupendosi di cio che havea sentito come fu fuori ne parło eon alcuni, e di uno in altro la cosa pervenne a notitia del Castaldo, del Battori, di Nadasdi et altri. II che sentendo il Frate fece subito ritener quelli, dui simulando di voler sapere la verita; ma in effetto per sopirla, si come fece, perche ne forono essaminati, ne per allhora si seppe dove li mandasse. Al ultimo discarandosi disse a la libera che volca, che Turchi si lasciassero, eon alcune parole minacciose, quasi inferendo, che altramente havrebbe fatto venire il Beglerbeg, e lui medesimo sarin stato in aiuto loro; e vogliono alcuni che eon effetto o tentasse al venire : ma che’l Beglerbeg dubitando di qualche

Fol. 41 v. inganno non volse fidarsene. Talche il Castaldo e gli altri vedendo la ostinatione sua e che gia la maggior parte de’Regnicoli era partita, e gli altri se n’andavano, cacciati anchora in effetto dal mai tempo, e crudelissimo freddo ch’era quasi impossible soffrirsi alla campagna si risolsero che per evitar maggior małe fosse bene accomodarsi al voler suo. Di che il Frate



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