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azione ed 6 ąuesta nostra volonta politica che deve essere 1’elemento dinamico di ąuesto pro-getto di convenzione.

fi inutile dividerci in massimalisti, in buoni o cattivi europei, come e stato qui detto. II progetto sottoposto alla noslra approvazione e un reali-stico compromesso tra quello che sarebbe desi-derabile farę, come ha detto giustamente l’ono-revole Dchousse, e quello che e possibile farę.

Del resto il progetto rappresenta il comune denominatore delle volonta dei governi e dei partiti politici. La polemica, se prima debbono darsi piu ampi poteri all’Assemblea e poi proce-dere alla elezione, mi sembra un po’ — ed anche questo e stato detto — il problema dell’uovo e della gallina.

Noi che reclamiamo, e giustamente, sempre maggiori poteri per la nostra Assemblea, abbia-mo oggi 1’occasione di esercitarne uno che ci viene espessamente riconosciuto dagli articoli 138 della C.E.E. 108 dell’Euratom e 21 della C.E.C.A. Anzi piu che un potere esso puó essere considerato un diritto dovere, quello cioe di ela-borare progetti intesi a permettere 1'elezione a suffragio universale diretto.

Ecco 1’occasione unica che ci viene offerta per esprimere la nostra volonta politica. Questo ci viene richiesto dai nostri popoli che vogliono da semplici spettatori diventare attori di questa meravigliosa impresa della costruzione delTunita politica delTEuropa.

Io voglio farmi qui portavoce degli ammini-stratori locali d’Europa che, riuniti recentemente a Cannes (e molti colleghi erano presenti in quella citta in quel periodo), alTunanimita han-no richiesto che al piu presto qucsta Assemblea elaborasse in progetto per 1’elezione a suffragio universale diretto. Erano a Cannes 3 mila ammi-nistratori europei che rappresentavano, attra-verso le Associazioni del consiglio dei comuni d’Europa, 40 mila amministratori comunali. £ quindi giusto poter dire che dietro di noi vi e tutto il popolo europeo.

Del resto, non possiamo a questo punto delu-dere ulteriormente le aspettative; e questo, come ha detto giustamente ancora una volta 1’onore-vole Dehousse, per ragioni di democrazia, di giu-stizia, di efficacia politica. Bisogna che final-mente questa nostra Assemblea, che ha piu i caratteri di un consiglio economico e sociale, di-venti un vero Parlamento rappresentante del popolo europeo.

Si dice: ma se non diamo prima i poteri allar-gati a questa Assemblea, avremo fatto un lavoro inutile. Non sono d’accordo. Basta pensare alla diversa posizione nella quae si verranno a tro-vare i membri eletti a suffragio universale ed i rappresentanti dei Governi eletti dall’elettorato nazionale. Cambia, nei due casi, il grado di ca-rica e di tenore politico del loro mandato. La nuova Assemblea si potrebbe dire che si trovera nelle condizioni di un Parlamento federale nei confronti di un governo regionale.

fi vero che saranno quei governi a doverci dare i maggiori poteri. Ma quale Sara la loro pos-sibilita di resistenza quando essi si troveranno tra due fuochi; 1’azione di propulsione di un’As-semblea forte di un suffragio universale e la pressione della base deH’elettorato che reclama per i suoi eletti maggiori diritti politici di rap-presentanza e di azione ?

Non vi e dubbio che dal punto di vista della validita dcmocratica il nuovo Parlamento avra un titolo politico-giuridico piu valido di quello sul quale si basano i governi nazionali.

Ma vorrei farę un'ultima considerazione. Credo siamo tutti d’accordo nel riconoscere che non vi e una vera integrazione economica senza un mi-nimo di integrazione politica.. Questa osserva-zione diventa sempre piu evidente man mano che i probierni delFintegrazione economica ven-gono affrontati. fi questo un parallelismo fatale: se vogliamo proseguire nella integrazione economica, dobbiamo integrarci politicamente. Le due cose debbono andare di pari passo; anzi molti di noi — ed io sono di quelli — pensano che 1’inte-grazione politica debba precedere quella economica.

Comunque, oggi abbiamo 1’occasione unica; e dipende soltanto da noi. L’elezione a suffragio universale e certamente uno strumento che oggi e nelle nostre mani e che, ben manovrato, costi-tuira un valido elemento per un effettivo rilan-cio delTintegrazione politica europea. Sappiamo quindi usarne eon saggezza, si, ma anche eon altrettanta fermezza. II progetto che ci viene pre-sentato dalia Commissicne politica e dal gruppo di lavoro ha, a mio awiso, queste due caratteri-stiche.

Sarebbe veramente doloroso constatare che i governi, che noi tacciamo sempre di nazionali-smo e di immobilismo, ci superassero proprio in questo momento. Quando, aderendo alle propo-ste della Commissione, stanno cercando il modo di realizzare 1’accelerazione dell’integrazione economica, sarebbe, ripeto, veramente doloroso

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