1. Come già sapete il Romanticismo si catratterizza per la ribellione contro le regole universali stabilite dall'epoca precedente. Prima la concezione del mondo basava sugli schemi universali e nell'arte si osservava l'ordine classico. Nel Romanticismo invece c'è la libertà artistica e il culto dei sentimenti. La presenza delle idee cosi opposte fa nascere le polemiche. Anche Alessandro Manzoni ha ispirato un dibattito del genere rununciando nella sia prima tragedia “Il Conte di Carmagnola” dalla tradizione del genere tragico.
Qua bisogna accennare che Manzoni ha iniziato quest'opera nel 1816, l'anno in cui è uscito un famoso articolo della Madame de Stael. Quindi l'autore potrebbe essere già influenzato dall'ambito delle polemiche.
2. Nella prefazione a quest'opera Manzoni spiega perché non ha seguito alla parola i canoni. Io vorrei presentarvi un riassunto dei concetti più importanti racchiusi nel testo.
Manzoni parte dal fatto che non si dovrebbe giudicare ogni testo secondo le regole fisse perché nel caso in cui un opera contiene qualcosa fuori dal comune, rischiamo di fraintenderla.Le storie rappresentate nelle opere tragiche sono differenziate quindi non è che un opera possa essere definita cosi come le altre. Inoltre se l'autore segue strettamente i principi stabiliti prima perde la propria originalità. Ora vi cito una frase che perfettamente trasmette questo concetto ed è un tipo di raccomandazione per ogni scrittore: “siate originale, e non fate nulla di cui i grandi poeti non vi abbiano lasciato l'esempio”.
Vediamo che è praticamente impossibile seguire tale consiglio perché ambedue le cose sono in contrasto.
3. Tornando nell'ambito della tragedia Manzoni commenta il ruolo delle unità aristoteliche. L'autore sostiene che sia l'unità di tempo che qella di luogo non sono necessarie, anzi sono un ostacolo per una rappresentazione adeguata della tragedia.
4. Ora cercherò di spiegarvi il perché di tale ragionamento.
Per primo l'autore rivolge l'attenzione sul fatto che le unità di tempo e di luogo non dovrebbero essere considerate come le regole ferree perché non sono connaturali alla tragedia. Costituiscono solo un indicazione tratta dal teatro antico. Si può dire che queste unità si fondano sull'autorità di Aristotele che le ha descritte nella sua “Poetica”. Nell'antichità l'uso delle regole di tre unità era molto popolare, su questo modello basavano praticamente tutti autori. Ma la situazione del genere si osservava allora e tale schema non deve essere opportuno anche per il Romanticismo.
Per di più il Manzoni convince che il ragionamento secondo di cui la rappresentazione dovrebbe essere verosimigliante è sbagliato. Non si può creare un impressione che lo spettatore fa parte di un azione scenica perché lui non dipende dalla storia messa in scena ma la contempla. Quindi la verosimiglianza non proviene dalla relazione fra lo spettatore e la rappresentazione ma dai rapporti presenti nel testo.
Dal secondo concetto sappiamo che la regola di verosimiglianza a volte non ha affatto l'applicazione. Per illustrarlo Manzoni ha dato un esempio di due personaggi che durante lo spettacolo parlano segretamente. Lo spettatore non può considerare tale situazione come un fatto reale perché questi due si trovano davanti a un mucchio di gente. Ora bisognerebbe dire che il pubblico non fa parte dello spettacolo ma se si dice cosi a proposito del pubblico lo stesso riguarda anche le unità aristoteliche.
L'altro argomento definisce lo stato d'illusione che prova il pubblico durante lo spettacolo. L'autore sostiene che per raggiungere questo stato non sono neccessarie le unità aristoteliche perché lo suscita l'arte. Il fatto riguarda sia gli spettacoli popolari che quelli presentati dai “teatri colti” come li definisce Manzoni.Sappiamo bene che il teatro popolare raggiungeva il suo obiettivo non usando le unità. Quindi anche nel “teatro colto “ le regole aristoteliche non sono necessarie. Per di più gli autori che sembrano di essere fortemente legati alla tradizione in realtà non seguono alla parola le regole di tre unità. Perfino nelle opere tragiche francesi, molto legate alla tradizione, spesso mancava ugualianza del tempo fittizio con il tempo reale. Tutto questo va a dimostrare che le unità aristoteliche non erano seguite alla parola persino dai propri sostenitori. Quindi gli altri autori non dovrebbero essere costretti ad usargli.L'altra obiezione contro le regole aristoteliche consiste nel fatto che, come lo dice Manzoni :”impediscono molte bellezze e producono molti inconvenienti”. Questa affermazione riguarda prima di tutto la limitata possibilità di ricostruire i fatto nella loro realtà. Usando le regole non è possibile mettere in scena un dramma che si sviluppa nei luogi lontani. Lo proibisce la unità di luogo secondo cui ogni storia allestibile dovrebbe essere localizzata in un solo ambiente.Qua c'è anche la rottura con la unità di tempo perché Manzoni vuole presentare le vicende in un vasto ambito temporale. Invece nelle tragedie antiche la storia messa in scena presentava le peripezie che duravano al massimo un giorno.
Ora qualche parola a proposito la realtà storica.Manzoni sostiene che la tematica storica é molto importante per la gente. Perché proprio la storia può servirci come un indicazione per fare le scelte giuste e grazie a questo avere il futuro migliore. Per di più la presenza delle cosidette “bellezze linguistiche” rende la rappresentazione inverosimile e la verità storica perde importanza. Per risolvere questo problema Manzoni propone di creare due tipi di tragedia - una destinata alla lettura ad altra alla rappresentazione.
Alla fine vorrei dirvi qualcosa a proposito della introduzione del coro che non è stato abolito come le unità di tempo e di luogo ma il coro manzoniano e diverso da quello antico. Nell'antichità il coro consisteva un personaggio che partecipava all'azione. Manzoni invece usava il coro per commentare le azioni sceniche
5. Nella mia relazione volevo mostrarvi tutti i concetti più importanti racchiusi nella Prefzione al Conte di Carmagnola. Con questo testo Manzoni voleva convincere il lettore che l'ingegno teatrale non appartiene solo agli antichi. Ogni epoca dovrebbe seguire la propria strada e mantenere l'originalità perché il passato è solo un indicazione.