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ZESTAW 1

1. Lo Stato Pontificio negli anni 1824-50

Papa Leone XII (1823-1829) - Za jego pontyfikatu przeprowadzona została reforma sądownictwa. Przywrócone zostały sądy biskupie do spraw kościelnych i świeckich. W 1827 wydany został Kodeks reformistyczny zarządu Państwa Kościelnego, który wprowadził klerykalizację władzy. Wprowadził również, pod karą więzienia, nakaz obowiązku spowiedzi wielkanocnej. Był też odpowiedzialny za przymusowe chrzty dzieci żydowskich i za zamykanie Żydów w gettach.


Papa Pio VIII (1829-1830) - Nel corso del suo pontificato si preoccupò di abolire il nepotismo, abbandonando anche la pratica dello spionaggio attuata dai predecessori, ed emanò un'Enciclica di condanna delle Società bibliche e delle associazioni segrete.

Papa Gregorio XVI (1831-1846) - Jako papież głosił tezę o absolutnej wyższości władzy kościelnej nad świecką; występował przeciwko rozdzielaniu Kościoła od państwa. W czasie trwania pontyfikatu Grzegorza XVI państwa południowoamerykańskie uzyskiwały niepodległość. Papież stanął na stanowisku, iż w sprawach kościelnych Stolica Apostolska będzie prowadziła negocjacje z rządem, który faktycznie sprawuje władzę. Grzegorz XVI potępił niewolnictwo i sprzedaż niewolników jako niegodne chrześcijan. Był również przeciw powstaniom Polaków.

Beato Pio IX (1846-1878) - Fu l'epoca delle grandi riforme dello Stato Pontificio: il Ministero liberale, la libertà di stampa e la libertà agli Ebrei, la Guardia Civica, l'inizio delle ferrovie. Nel marzo del 1848 durante le Cinque Giornate di Milano lo Stato Pontificio si trovò di fatto impegnato in una guerra contro l'Austria per l'indipendenza italiana. Ma il 13 aprile 1848 una speciale commissione cardinalizia impose lo sganciamento del Papa dal movimento patriottico italiano epressa da Pio IX con il discorso del 29 aprile 1848 che mise in evidenza le contraddizioni e le incompatibilità della posizione del Papa come capo della Chiesa universale ed allo stesso tempo capo di uno stato italiano, cioè tra il potere spirituale e quello temporale. Gli anni che seguirono al suo ritorno a Roma furono anni di infaticabile lavoro in cui continuò la politica riformista già attuata nei primi due anni di pontificato: il 14 agosto 1850 con una legge unica nell'Europa dell'epoca stabilì disposizioni per tutto lo Stato Pontificio per la tutela e formazione dei sordo-muti mentre il 12 settembre 1850 con un "motu-proprio" istituì il Consiglio di Stato, una consulta per le finanze ed elargì un'ampia e nuova amnistia.

2. Garibaldi ed il suo contributo al Risorgimento

Garibaldiemu chodziło o wyzwolenie i zjednoczenie Włoch w walce z Austriakami. Wyruszył z Mazzinim ku granicy Szwajcarii, ale w Como ich drogi się rozeszły. Mazzini ze swymi zwolennikami przekroczył granicę i udał się do Genewy, a Garibaldi rozpoczął wojnę partyzancką w górach. Po dwóch zwycięskich musiał wrócić do Piemontu. Heroiczna obrona Rzymu skończyła się klęską. Wojska francuskie wkroczyły do miasta 30 czerwca 1849 roku, a Garibaldi, ścigany przez Francuzów, Austriaków, Hiszpanów i Neapolitańczyków, uciekał w stronę Wenecji, która wciąż jeszcze broniła się przed siłami austriackimi. Po pełnym trudów marszu 250 ludzi Garibaldiego znalazło schronienie w republice San Marino. Garibaldi udał się do La Spezia, ale rząd piemoncki zmusił go do wyjazdu z kraju. W kwietniu 1860 roku wybuchło powstanie w Messynie i Palermo, a całą Sycylię ogarnęło wrzenie. Garibaldi zorganizował akcję nazywaną "wyprawą tysiąca", dążąc do obalenia dynastii Burbonów (króla Franciszka II) i włączenia Królestwa Obojga Sycylii do niepodległych Włoch. W dniu 15 maja pobił pod Calatafimi 3-tysięczne siły Burbonów i zaraz ogłosił się dyktatorem Sycylii w imieniu Wiktora Emanuela, potem ogłosił go królem całych Włoch.

3. La Carboneria ed il suo programma

La Carboneria è stata una società segreta italiana fondata a Napoli durante i primi anni dell'Ottocento su valori patriottici e liberali. Chi si iscriveva alla Carboneria non ne doveva conoscere tutte le finalità fin dal momento della sua adesione: gli adepti erano infatti inizialmente chiamati "apprendisti" e solo in seguito diventavano "maestri" e dovevano impegnarsi a mantenere il più assoluto riserbo, pena la morte. Gli iscritti alla Carboneria aspiravano soprattutto alla libertà politica ed a un governo costituzionale: appartenenti in gran parte alla borghesia e alle classi sociali più elevate, si erano divisi in due settori o logge: quella civile, destinata alla protesta pacifica o alla propaganda, e quella militare, destinata alle azioni di guerriglia. Dopo aver raccolto il favore di molti elementi della borghesia cittadina come artigiani e mercanti la Carboneria iniziò ad assecondare le volontà guerresche dei suoi capi, tralasciando altri gravi problemi politico-sociali che avrebbero creato all'interno di essa stessa un'ideologia e dei percorsi politici tortuosi e spesso contraddittori: ad esempio i carbonari si dichiaravano favorevoli all'indipendenza italiana, ma non accennavano minimamente all'eventuale governo che avrebbe dovuto guidare l'Italia libera. Tale ambiguità (quella cioè di non poter affermare con certezza la collocazione politica della Carboneria, che unì elementi di "destra" con altri di "sinistra" e di "centro") terminerà solo quando, a seguito di una lunga sequela di disfatte militari, alcuni carbonari ripensarono il problema della libertà con una prospettiva più ampia mirante ad una azione comune e alla formazione di una nazione unita.

4. Le riviste italiane più importanti negli anni 1830-40

Progresso delle scienze

Giornale Agrario

Guida de Educatore

Annali Universali di Statistica

Rivista Europea

Il politecnico

Biblioteca popolare

Messaggiero Torinese

Annali Civili del Regno delle Due Sicilie

Giornale del Regno delle Due Sicilie

Giornali d'intendenza

Il Progresso delle Scienze, delle Lettere e delle Arti

Politecnico

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1. Carlo Alberto- Risorgimento

Divenuto re di Sardegna si dedicò al riordinamento dello Stato, risanando le finanze, promuovendo lo sviluppo economico del Regno, riorganizzando l'esercito e dando impulso alle riforme amministrative. Inoltre stipulò un'alleanza con l'Austria. Creò una Corte sontuosa, protesse gli artisti, fece erigere monumenti alla memoria dei suoi predecessori, rinnovò gli Ordini cavallereschi, fondò l'Ordine Civile dei Savoia e aiutò la Chiesa. Riformò i codici, abolì i diritti feudali, diede impulso all'agricoltura e al commercio, permise le sviluppo di una vita politica in Piemonte, facilitò i congressi scientifici, fondò la biblioteca reale, il medagliere, la Galleria delle Armi (una collezione di armature dei secoli precedenti), la pinacoteca, l'accademia Albertina delle Belle Arti e la Deputazione reale della storia patria. Inoltre nel 1846 costituì la Corte di Cassazione. 4 marzo del 1848 diede lo statuto (sulla base di quelli belga e francese) che porta il suo nome (Statuto Albertino) e che rimase in vigore in tutta Italia fino all'emanazione della nuova costituzione repubblicana del 1948. Decise infatti di prestare soccorso ai milanesi insorti durante le Cinque giornate di Milano (dal 18 al 22 marzo del 1848) e il 24 marzo dichiarava guerra all'Austria. Entrava a Milano solo dopo la fine delle Cinque giornate (quindi, solo dopo che i lombardi si erano già liberati da sè) e solo dopo la costituzione nella città di un governo moderato (26 marzo). Successivamente, proclamò un plebiscito per l'annessione al Regno di Sardegna che lo avrebbe elevato per qualche tempo anche a signore di Milano, ma che gli avrebbe anche fatto perdere giorni preziosi per l'avanzata dell'esercito, che si arrestò dinanzi alle fortezze del Quadrilatero. Questa guerra sarebbe passata alla storia con il nome di Prima guerra d'Indipendenza. Dopo una prima fase di vittorie e la conquista delle importanti piazzeforti di Pastrengo (Carica di Pastrengo), Peschiera e Goito, la crescente ostilità del Papa e degli altri monarchi italiani contribuirono alla disfatta dell'esercito piemontese, che non più sostenuto se non da pochi volontari, venne sconfitto a Custoza il 25 luglio 1848. Il 5 agosto Carlo Alberto abbandonò Milano e la Lombardia non prima di aver ricevuto qualche pallottola alla finestra sparata da parte di un cittadino milanese. Il successivo 9 agosto firmò l'armistizio di Salasco. Carlo Alberto abdicò in favore del figlio Vittorio Emanuele.

2. Imperatore Napoleone III e l'Italia

W 1859 r. poprowadził 100 tys. armię na pomoc Królestwu Sardynii (Piemontu), zaatakowanemu przez wojska austriackie. Zostały one pobite przez Francuzów pod Magentą (4 czerwca 1859) i Solferino (24 czerwca 1859) w Lombardii, po czym Napoleon III zawarł z Austrią rozejm, anektując prowincję lombardzką do Francji, a następnie wymieniając ją z Piemontem na przygraniczne tereny Sabaudii i Nicei. Klęska Austrii stała się asumptem do powstań narodowościowych w Toskanii, Parmie, Modenie i Państwie Kościelnym. Wszystkie te, dotąd odrębne państewka, przyłączyły się wraz z Królestwem Obojga Sycylii, ale bez Państwa Kościelnego, do Królestwa Sardynii (Piemontu), które uosabiało wówczas idee risorgimento, to jest wskrzeszenia jednego państwa włoskiego. W wyniku zmian na mapie Italii, Państwo Kościelne zostało zmniejszone do Rzymu i przyległości (prowincja Lacjum), a świecka władza papieża mocno ograniczona. Stało się to powodem wielkiej krytyki Napoleona III przez biskupów, katolików francuskich i opozycji monarchistycznej. W rezultacie zastosował on represje wobec kleru, zamykając część gazet oraz stowarzyszeń katolickich i szkół zakonnych.

3. Le costituzioni italiane durante i moti 1848-49

Sovranità popolare, forma di Stato repubblicana; regime non esplicitato (non è né parlamentare né presidenziale

Potere legislativo: monocamerale, eletto a suffragio universale; mandato non imperativo; ha iniziativa legislativa; non può essere sciolta da Presidente della Repubblica

Potere esecutivo: detenuto dal Presidente della Repubblica, eletto per quattro anni a suffragio universale e diretto; dichiara la guerra e sottoscrive trattati, approvati poi dall'Assemblea Nazionale; può rinviare le leggi all'Assemblea; può far presentare proposte di legge dai ministri; nomina e revoca i ministra. Potere giudiziario: il Presidente nomina i giudici di pace, i membri della Corte di Cassazione e della Corte dei Conti, i pubblici ministeri

4. Protagonisti dei moti costituzionali di Napoli

Michele Morelli, Giuseppe Silvati- La notte tra il l'1 e il 2 luglio 1820, la notte di San Teobaldo, patrono dei carbonari, Morelli e Silvati diedero il via alla cospirazione disertando con circa 130 uomini e 20 ufficiali. Ben presto il raggiunse Minichini che entrò in contrasto con Morelli: il primo voleva procedere con un largo giro per le campagne allo scopo di aggiungere alle proprie fila quei contadini e quei popolani che credeva attendessero di unirsi alla cospirazione; il secondo voleva puntare direttamente su Avellino dove lo attendeva il generale Pepe. Minichini lasciò lo squadrone allo scopo di seguire il proprio intento, ma dovette far ritorno poco dopo senza risultati. Il giovane ufficiale Michele Morelli, sostenuto dalle proprie truppe, procedeva verso Avellino senza incontrare per le strade l'entusiasmo delle folle che si aspettava. Il 2 luglio, a Monteforte, grande borgo noto per la sua tradizione cospiratrice, fu accolto trionfalmente. Il giorno seguente, Morelli, Silvati e Minichini fecero il loro ingresso ad Avellino. Accolti dalle autorità cittadine, rassicurate del fatto che la loro azione non aveva intenzione di rovesciare la monarchia, proclamarono la costituzione sul modello spagnolo. Dopo di che, passò i poteri nelle mani del colonnello De Concilij, capo di stato maggiore del generale Pepe. Questo gesto di sottomissione alla gerarchia militare, provocò il disappunto di Minichini che tornò a Nola per incitare una rivolta popolare. Il 5 luglio, Morelli entrava a Salerno, mentre la rivolta si espandeva a Napoli dove il generale Guglielmo Pepe aveva raccolto molte unità militari. Il giorno seguente, il re Ferdinando si vide costretto a concedere la costituzione. Per festeggiare la vittoria, molti cospiratori ( circa 20000 uomini) giunsero a Napoli. C'era anche Morelli alla testa del suo squadrone che nel frattempo era stato ribattezzato “Squadrone Sacro”. Morelli si ritenne soddisfatto di quell'impresa, tant'è vero che decise di non partecipare ai mori rivoluzionari di Palermo il 20 luglio 1820.

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1. I e II campania di Napoleone

I campania (1796-97) Vittorio Amedeo non unì il suo esercito con quello austriaco- Napoleone si diventò in una posizione vantaggiosa, nel 1796 entra in Milano

Attraversa le Alpi, sconfigge i piemontesi, costringe il re di Sardegna a chiedere la pace. Nel 1797 entra nel territorio della Repubblica Cisalpina, le Legazioni (Bologna, Ferrara, Ravenna) sono sottratte al Papa con il trattato di Tolentino. Legazioni e il Ducato di Modena formano la Repubblica Cispadana, dopo fondendo Lombardia e Cispadana crea la Repubblica Cisalpina. Decise di concedere la Costituzione che deve essere quasi identica a quella francese. 17 ottobre 1797 trattato di Campoformio dopo che si vede la rorrura tra patrioti italiani e Napoleone. 1798 un gruppo di giacobini proclama la Repubblica Romana.

II campania (1798-1801) Nel 1798 Pio VI deve scappare in Toscana, coalizione antifrancese (Russia, Prussia, Austria, Inghliterra). Crea la Repubblica Subalpina, Piemonte viene annesso alla Francia. Il 9 1798 novembre attua un improvviso colpo di stato, dichiara decaduto il Direttorio e fa votare una nuova Costituzione (tre Consoli: 1799 primo- Bonaparte). A metà di marzo 1799 Lombardia, Emilia e Piemonte caddono nelle mani degli austro-russi. Napoleone riporta la vittoria a Marengo (1800), la pace di Luneville (1801) conferma i patti del Campoformio. Nel marzo 1801 Napoleone stipula a Firenze la pace con Napoli, lasciando il Reame ai Borboni, Napoleone diventa il Presidente, nel 1804 diventa l'imperatore.

2. Giovine Italia (Mazzini)

Le sue idee e la sua azione politica contribuirono in maniera decisiva alla nascita dello Stato unitario italiano. Le teorie mazziniane furono inoltre di grande importanza nella definizione dei moderni movimenti europei per l'affermazione della democrazia attraverso la forma repubblicana dello Stato. La liberazione dell'Italia potesse avvenire solo attraverso la costituzione di uno Stato repubblicano unitario e che artefice del riscatto nazionale potesse essere solo il popolo animato da una profonda fede religiosa. L'idea di libertà si congiunge nel pensiero di Mazzini indissolubilmente all'idea di "patria". Come afferma lo storico Rosario Romeo: " ... il mazzinianesimo riuscì a realizzare, su scala nazionale, il primo movimento autenticamente democratico". Il Mazzinianesimo, però, non va considerato un semplice movimento irredentista, o peggio ancora nazionalista. Mazzini fa propria l'idea di nazione, ma auspica la convivenza pacifica fra i vari popoli. Egli infatti nel famoso trittico della rivoluzione francese, affianca, alla Libertà e all' Uguaglianza, a volte l' Associazione altre l' Umanità.

3. Congresso di Vienna

Segna l'inizio dell'età della Restaurazione, che in letteratura si fa coincidere con il Romanticismo e nella storia della filosofia con l'Idealismo. Nel Congresso di Vienna si confrontarono due linee politiche contrapposte: coloro che volevano un puro e semplice ritorno al passato e quelli che sostevano la necessità di un compromesso con la storia trascorsa: «Conservare progredendo» era la loro parola d'ordine. Il Congresso di Vienna si tenne nella capitale dell'allora Impero austriaco, dal 1 ottobre 1814 al 9 giugno 1815. A parteciparvi furono le principali nazioni europee, che tentarono così di dare un assetto all'Europa dopo l'avventura napoleonica. In realtà si cercò di dare un assetto alle sole altre potenze, in quanto i termini di pace con la Francia erano già stati stipulati con il precedente trattato di Parigi del 30 maggio 1814. Le discussioni continuarono malgrado il ritorno dell'ex imperatore Napoleone dall'esilio e la sua riassunzione del potere in Francia nel marzo 1815, e l'atto supremo del Congresso fu firmato nove giorni prima della sua finale disfatta nella battaglia di Waterloo (18 giugno 1815). Decisioni: il principio di equilibrio era stato concepito con lo scopo di non concedere ad alcun paese la supremazia territoriale in Europa, ma, al contrario, di equilibrare le forze delle varie potenze europee, di modo che nessuna di queste potesse prevalere sulle altre: questo principio fu applicato ad esempio al Regno dei Paesi Bassi; col principio di legittimità si intendeva riassegnare il trono ai legittimi sovrani dei loro Stati, come ad esempio accadde nella Francia post-rivoluzionaria, a capo della quale venne nominato sovrano Luigi XVIII, successore di Luigi XVI; in questo modo veniva ripristinata la monarchia, anche se in questo caso si trattava di una monarchia costituzionale. Questo principio tuttavia non venne sempre rispettato: ad esempio le repubbliche di Venezia e di Genova non vennero ricostituite. Nell'Italia del nord venne costituito il Regno Lombardo-Veneto sotto il controllo dell'Austria, comprendente i territori di terraferma della Repubblica di Venezia (Veneto, Friuli e Lombardia orientale), che contrariamente ai principi-guida del Congresso non venne ricostituita, uniti alla parte rimanente della Lombardia. Ad esso fu annessa la Valtellina, per la quale furono respinte le richieste svizzere, che questa valle - Svizzera dal 1512 al 1797 - ritornasse al Canton Grigioni o fosse annessa alla Confederazione, come cantone autonomo. L'Italia fu quindi divisa in sette stati. Il Regno di Sardegna, governato dai Savoia, riottenne il Piemonte e la Savoia e venne ulteriormente ingrandito con i territori della ex Repubblica di Genova, senza alcun diritto di opposizione da parte di quest'ultima e senza plebiscito. Nel Sud Italia il cognato di Napoleone, il maresciallo napoleonicoGioacchino Murat, fu originariamente autorizzato a mantenere il Regno di Napoli ma in seguito al sostegno da lui fornito al cognato durante i "Cento Giorni" venne deposto e Ferdinando IV di Borbone fu ristabilito sul regno che l'8 dicembre 1816 riunì il Regno di Napoli e il Regno di Sicilia nella denominazione già precedentemente adottata di Regno delle Due Sicilie.

4. Il Padre di Vittorio Emanuele II- dati della coronazione e del potere

Carlo Alberto di Savoia (1798-1849) Principe di Carignano e Re di Sardegna dal 1831 al 23 marzo 1849.

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1. Moti costituzionali in Piemonte

Il si scoppia nel 1821 per costringere gli Austriaci a scappare. Carlo Augusto venga portando l'aiuto, dà la Costituzione (14 marzo 1848). Carlo Felice cerca l'aiuto nelle mani austriache per combattere contro Santarosa che sta sul vetrice del bunt. Carlo Felice dà la corona a Carlo Alberto che presenta la costituzione, ma questo non piace a Carlo Felice dunque chiede l'Austria di aiutarlo. La società non è abastanza forte per contraddire.

2. Sicilia 1812-48

1812 E' uno degli anni più significativi della storia siciliana, durante il quale si anticipano principi e rivendicazioni politiche proprie dell'età moderna. Le istanze di libertà si concretizzano nella Costituzione che l'Assemblea costituente formula a Palermo e che re Ferdinando deve concedere per intervento degli inglesi (lord Bentinck). La Costituzione è formulata dal giurista siciliano Paolo Balsamo di Termini Imerese, sull'esempio di quella inglese.

1816 Dopo la tormenta napoleonica e il riaffermarsi a Napoli del potere borbonico, Ferdinando IV di Napoli e III di Sicilia, abolisce la Costituzione concessa nel 1812 e il giorno 8 dicembre 1816 con un Atto di unione, contro ogni aspirazione di autonomia, la Sicilia viene incorporata con Napoli nel Regno delle Due Sicilie, e posta sotto una amministrazione centralizzata.

1ª Rivoluzione (1820-21).
In nome dell'autonomia e della sovranità popolare, il 14 luglio 1820 incominciano tumulti a Palermo contro i Borboni. Sono moti suscitati da aristocratici e separatisti. Queste rivolte contro la monarchia si manifestano nonostante un moderato assistenzialismo messo in atto dal governo borbonico. Carestie ed epidemie aggravano la situazi
one. Il generale Florestano Pepe, al comando del corpo di spedizione borbonico, il 22 settembre a Termini Imerese accorda ai rivoltosi un governo autonomo, ma l'accordo non è approvato dal re e il generale Pepe viene destituito e sostituito dal generale Pietro Colletta che il 26 marzo 1821 reprime definitivamente a Messina la rivolta separatista.

1825 Muore Ferdinando e gli succede il figlio Francesco I che siede in trono fino al 1830.

1837 Sotto il regno di Ferdinando II scoppia il colera e il popolo di Catania e di Siracusa tenta di insorgere nuovamente, ma il moto è represso immediatamente.

2ª Rivoluzione ( 1848-49).
Il 12 gennaio 1848 Palermo, prima che altrove nella penisola, viene data la spinta all'indipendenza italiana. Una rivolta popolare, guidata da Rosolino Pilo e Giuseppe La Masa, provoca la fuga delle truppe borboniche che lasciano la Sicilia, pur rimanendo attestati nell'imprendibile Cittadella di Messina.
Si determina così la costituzione di un governo provvisorio e di un nuovo Parlamento presieduto da Ruggero Settimo. Viene proclamata l'indipendenza dell'Isola e promulgata una nuova Costituzione di stampo liberale-democratico (il Parlamento è al di sopra del re, il quale non ha più facoltà né di sciogliere né di sospendere le Camere).

1848 In base art. 2 della nuova Costituzione, il 13 aprile 1848 il Parlamento dichiara decaduto Ferdinando II di Borbone, perché re anche di Napoli. Al suo posto è chiamato il duca di Genova Alberto Amedeo di Savoia, secondogenito di Carlo Alberto re di Sardegna.

1848 Il 17 aprile 1848 una spedizione di cento soldati siciliani capitanati da Giuseppe La Masa fu inviata in Lombardia e si batté valorosamente a Treviso.

3. Le città e regioni coinvolte nei moti del 1831 ed i loro protagonisti

Le regioni: Romagna, Emilia, Marche

Le città: Modena, Reggio, Bologna, Parma, Mantova, Rimini, Ferrara

I protagonisti: Menotti, Fontanelli, Zucchi

4. I capi dei governi piemontesi negli anni 1848-61

Cesare Bolbo, Casati, Cesare Alfreri, Perlone, Gioberti, Chiodo, de Launay, d'Azeglio, Camillo Benso (conte di Cavour), Lamamore/Ratozzi

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1. Rivoluzioni francesi ed italiani

La rivoluzione francese è un insieme di eventi e di cambiamenti intercorsi tra il 1789 e il 1799 che segna il limite tra l'età moderna e l'età contemporanea nella storiografia francese. Le principali e più immediate conseguenze della rivoluzione francese furono l'abolizione della monarchia assoluta e la proclamazione della repubblica, con l'eliminazione delle basi economiche e sociali dell'Ancien régime. Nella primavera 1796 una grande offensiva attraversò la Germania per costringere l'Austria alla pace. Ma fu l'armata d'Italia, comandata dal giovane generale Napoleone Bonaparte, che creò la sorpresa aggiungendo sempre nuove vittorie e forzando l'Austria a firmare la pace col Trattato di Campoformio del 17 aprile 1797. Tra il 1797 ed il 1799 quasi tutta la penisola italiana fu trasformata in repubbliche sorelle con dei regimi e delle istituzioni ricalcate su quelle francesi. Se le vittorie alleviavano le finanze del Direttorio, esse resero il potere sempre più dipendente dall'armata e così Bonaparte divenne l'arbitro del dissenso politico interno.

2. Il ducato di Modena

1820: Francesco IV emette un decreto contro i carbonari e il *1822 il Tribunale di Stato processa quarantasette persone accusate di appartenere alla Carboneria, di cui nove vengono condannate a morte, a pagare con la morte però è solo il sacerdote don Giuseppre Andreoli

1831: Insurrezione di Ciro Menotti. Francesco IV fa imprigionare e poi impiccare Ciro Menotti e Vincenzo Borelli.

1834: Francesco IV fa costruire a Modena il Foro Boario "a onore e comodo dei fedeli agricoli", ma questi non gradiscono e il fabbricato rimane vuoto, i fornici vengono chiusi e il grande fabbricato è adibito in seguito ai più svariati usi. Oggi è la sede della facoltà di economia dell'Università.

1839: inizia la costruzione del Teatro Comunale di Modena, inaugurato nel 1841.

1846: Francesco V d'Este succede al padre Francesco IV.

1847: in attuazione del Trattato di Vienna, alla morte di Maria Luigia d'Austria il Ducato di Modena incorpora il Ducato di Guastalla e si operano rettifiche di confini col Parmigiano e viene acquisito Rolo, ex «enclave» del Lombardo-Veneto in territorio ducale.

1848: Francesco V si allontana per qualche mese da Modena, causa i moti insurrezionali.

1856: inaugurato a Reggio Emilia il grandioso Teatro Municipale.

11 giugno 1859: Francesco V lascia per sempre il Ducato, dopo la sconfitta degli Austriaci a Magenta, seguito a Mantova da 3500 soldati fedelissimi e 118 ufficiali comandati dal generale Saccozzi che costituiscono la cosiddetta Brigata Estense. Porta con sé gli ori e tutte le cose preziose di famiglia e anche 80 ergastolani in catene che vengono rinchiusi nelle carceri di Mantova. A Modena giunge Luigi Carlo Farini, commissario regio del Governo piemontese, nominato in seguito dittatore, e poi governatore di tutta l'Emilia, di cui viene proclamata l'annessione al Piemonte assieme alla Toscana.

1860:in forma plebiscitaria i modenesi approvano l'annessione al Regno di Sardegna.

3. L'armistizio di Villafranca

L'8 luglio 1859 a Villafranca i due imperatori si accordano sui preliminari di pace: l'Austria cede a Napoleone III laLombardia, escluse le fortezze di Mantova e di Peschiera, perché la consegni al re di Sardegna. Nei Ducati, a Firenze e nelle Legazioni tornanno vecchi sovrani, senza tuttavia l'intervento di truppe straniere, si prevede una federazione sotto la presidenza del pontefice.

4. I re di Savoia 1815-61

Vittorio Emanuele I- re di Sardegna dal 1802 al 1821

Carlo Felice- duca di Savoia, Piemonte e Aosta nonché re di Sardegna dal 1821 al 1831

Carlo Alberto- Principe di Carignano e re di Sardegna dal 1831 al 1849

Vittorio Emanuele II- principe di Piemonte, duca di Savoia e re di Sardegna dal 1849 al 1861 e re d'Italia dal 1861 al 1878

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1. Napoli nei tempi di Napoleone

Dopo pochi anni, comunque, nel 1806, Napoli fu conquistata nuovamente dai francesi (nonostante la vittoria anglo-napoletana di Maida, in Calabria). La guerra continuò fino al 1808 quando tutta la parte continentale del Regno fu conquistata e posta sotto il controllo di Giuseppe Bonaparte, fratello di Napoleone. Nel 1811 il re Gioacchino Napoleone Murat, grande urbanista, vi fece istituire la Scuola di applicazione per il corpo degli ingegneri di ponti e strade, costituitasi come Scuola superiore politecnica ai primi del XX secolo per poi essere aggregata all'attuale università Federico II diventando, nel 1935, la prima facoltà di Ingegneria in Italia. Murat sopravvisse di poco a Napoleone e fu spodestato dai Borbone; tentò con un sbarco in Calabria la riconquista armata del regno, finendo fucilato, in rispetto di una legge emessa dallo stesso Gioacchino.

2. Metternich nei confronti e varie pos

Metternich fu uno dei principali negoziatori durante il Congresso di Vienna. In quel periodo egli ebbe un aspro diverbio con lo zar Alessandro I di Russia, i cui piani per la Polonia impaurivano fortemente il ministro austriaco. I tentativi di Metternich di creare un fronte compatto con Castlereagh e Hardenberg, il cancelliere prussiano, per opporsi ai piani di Alessandro I fallirono a causa dell'opposizione della Prussia che non voleva attriti con la Russia. Metternich sorprese la Prussia firmando un'alleanza con Castlereagh e Talleyrand, l'inviato francese, il 3 gennaio 1815, per dissuadere l'annessione della Sassonia da parte della Prussia che era prevista come compensazione in cambio di terre polacche che sarebbero state date ad Alessandro I. Se ciò salvò il regno di Sassonia non impedì ad Alessandro I di ottenere ciò che desiderava della Polonia. Metternich, inoltre, è stato l'ideatore della Santa Alleanza: un unione tra Austria, Prussia e Russia per reprimere le rivolte popolari. Se uno stato di questi aveva problemi, gli altri due erano autorizzati ad intervenire militarmente. Nel contempo Metternich negoziò con la Prussia, la Baviera, il Württemberg e Hannover, la creazione della Confederazione Tedesca. Negli anni successivi al Congresso di Vienna l'impegno maggiore di Metternich fu quello di mantenere gli equilibri raggiunti, e di difendere i diritti delle monarchie e degli imperi in contrasto con i nascenti sentimenti democratici dell'epoca.

3. Allocuzione di Pio IX

29 aprile 1848, si dichiara neutrale, rifiutandosi di partecipare alla guerra contro l'Austria. È la fine del suo mito, anche se egli si giustifica in qualità di Vicario "di Colui che è autore di pace". Gli irredentisti lo odiano come un traditore. E anche se Pio IX cerca di rimediare chiamando al governo Pellegrino Rossi (che finisce pugnalato mentre si reca alla Camera il 15 novembre), la situazione precipita. Lo spirito rivoluzionario dilaga. Il papa, la sera del 24 novembre 1848 scappa da Roma vestito da prete, fugge a Gaeta dove Ferdinando II lo accoglie.

4. Orsini- la impressione

Seguace di Mazzini svolse attività rivoluzionarie nello Stato della Chiesa ed in Toscana. Partecipò alla Prima guerra d'indipendenza poi, recatosi in Ungheria, cercò di far disertare alcuni soldati dell'esercito austro-ungarico. Fu arrestato e inviato a Mantova, ma riuscì a fuggire con l'aiuto di una donna svizzera, che lo salvò mandandogli alcune lime nascoste dentro la copertina di un libro. L'evasione avvenne il 28 marzo 1856, in circostanze rocambolesche. Nello scivolare dal muro di cinta, infatti, Orsini abbandonò la presa a sei metri da terra e nel cadere riportò una grave lussazione ad una caviglia. Stette tutta la notte nel fosso asciutto che circonda la prigione e solo il mattino dopo riuscì a richiamare l'attenzione di un cacciatore che lo soccorse. Nel 1857 Orsini ruppe i legami col Mazzini e cominciò a complottare per assassinare Napoleone III di Francia, che riteneva responsabile del fallimento dei moti rivoluzionari italiani del 1848-49. Il 14 gennaio 1858, con alcuni complici (Pieri, Rudio e Gomez), gettò tre bombe (da lui progettate, con mercurio fulminante come esplosivo e riempite di chiodi e pezzi di ferro, divenute una delle armi più utilizzate negli attentati anarchici col nome di Bombe Orsini) contro la carrozza dell'imperatore, che stava arrestandosi davanti al Teatro dell'Opera. L'attentato causò la morte di 8 persone ed il ferimento di 156, mentre Napoleone rimase incolume. Felice Orsini nel 1858 cercava di uccidere Napoleone III perché lo considerava di essere responsabile del fallimento dei moti del 1848-49, poi gli scrisse una lettera in cui gli chiede di restituire all'Italia la sua indipendenza grazie a cui cominiò l'alleanza francopiemontese. Fu condannato a morte.

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1. Granducato di Toscana 1820-40

Alla morte del padre nel 1824 Leopoldo II assunse il potere e subito dimostrò di voler essere un sovrano indipendente, appoggiato in questo dal ministro Vittorio Fossombroni, che seppe sventare una manovra dell'ambasciatore austriaco conte di Bombelles per influenzare l'inesperto granduca. Questi non solo confermò i ministri che aveva nominato il padre ma diede subito prova della sua sincera voglia di impegnarsi con una riduzione della tassa sulla carne ed un piano di opere pubbliche che prevedeva la continuazione della bonifica della Maremma (tanto da essere soprannominato affettuosamente "Canapone" e ricordato dai Grossetani con un monumento scultoreo collocato in Piazza Dante), l'ampliamento del porto di Livorno, la costruzione di nuove strade, un primo sviluppo delle attività turistiche (allora chiamate "industria del forestiero") e lo sfruttamento delle miniere del granducato. Dal punto di vista politico, il governo di Leopoldo II fu in quegli anni il più mite e tollerante negli stati italiani: la censura, affidata al dotto e mite Padre Mauro Bernardini da Cutigliano, non ebbe molte occasioni di operare e molti esponenti della cultura italiana del tempo, perseguitati o che non trovavano l'ambiente ideale in patria, poterono trovare asilo in Toscana, come accadde a Giacomo Leopardi, Alessandro Manzoni, Guglielmo Pepe, Niccolò Tommaseo. Alcuni scrittori ed intellettuali toscani come Guerrazzi, Gian Pietro Viesseux e Giuseppe Giusti, che in altri stati italiani avrebbero sicuramente passato dei guai, poterono operare in tranquillità. È rimasta celebre la risposta del granduca all'ambasciatore austriaco che si lamentava che "in Toscana la censura non fa il suo dovere", al quale ribatté con stizza "ma il suo dovere è quello di non farlo!". Unico neo in tanta tolleranza e mitezza fu la soppressione della rivista "L'Antologia" di Gian Pietro Viesseux, avvenuta nel 1833 per le pressioni austriache e comunque senza ulteriori esiti civili o penali per il fondatore. Il mite governo granducale fece sì che in Toscana non vi fossero in quegli anni moti o sedizioni e le attività cospirative erano limitate solo alla città di Livorno e di minima importanza: gli unici atti repressivi furono nel 1830 la soppressione del giornale "L'Indicatore Livornese" e la condanna del Guerrazzi a sei mesi di confino a Montepulciano per aver pronunciato un'orazione in memoria di Cosimo Del Fante. La tranquillità del Granducato era sottolineata anche da intellettuali come Niccolò Tommaseo e Giuseppe Giusti, che dedicò una simpatica satura al granduca ("Il re travicello") che fece in un primo tempo infuriare il destinatario ma che poi fu presa simpaticamente dallo stesso interessato. I moti del 1831, che sconvolsero i due ducati emiliani e le legazioni dello Stato Pontificio, non ebbero seguito in Toscana, nonostante che qualche patriota cercasse di suscitarne: l'unica preoccupazione di ordine pubblico presa fu quella di presidiare meglio la frontiera settentrionale per evitare sconfinamenti di sobillatori. Nel 1832 moriva la Granduchessa Maria Carolina, lasciando nello sconforto il granduca che, per assicurare la successione si risposò l'anno successivo con la Principessa Maria Antonia di Borbone-Napoli, nozze da cui nel 1835 doveva nascere Ferdinando, il sospirato erede al trono. Nel 1839 e nel 1841 Leopoldo II diede il permesso per fare svolgere i "Congressi degli scienziati italiani" a Pisa e Firenze, nonostante le minacce del governo austriaco e le proteste di quello pontificio; nel frattempo il governo granducale pianificava un forte sviluppo della rete ferroviaria che negli anni successivi avrebbe visto la nascita della linee "Leopolda" (Firenze-Pisa-Livorno; con la diramazione da Empoli a Siena) e "Maria Antonia" (Firenze-Pistoia-Lucca) mentre rimasero a livello progettuale la "Ferdinanda" (Firenze-Arezzo) e la "Maremmana" (Livorno-confine del Chiarone). Particolarmente ammirevole e destinato a rimanere nel cuore dei fiorentini (almeno fino al 1849) fu il comportamento del granduca in occasione della grande alluvione del 3 novembre 1844, quando il sovrano non fece mancare la sua presenza al momento dei soccorsi, aprendo le porte di Palazzo Pitti agli sfollati, impegnandosi personalmente nei soccorsi su una barca e recandosi in visita anche nelle zone più periferiche colpite dal disastro.

2. Repubblica Cisalpina

La Repubblica Cisalpina venne creata il 29 giugno 1797 ad opera del generale Bonaparte su quella che era la "giovane" Repubblica Cispadana (nata il 9 gennaio 1797). Ad essa venne unita la Repubblica Transpadana (ex Ducato di Milano) il 9 luglio dello stesso anno. L'Austria riconobbe la nuova entità con il Trattato di Campoformio il 17 ottobre del medesimo anno ottenendo in cambio quello che rimaneva dell'effimera Repubblica Veneta (nata il 29 giugno 1797). Capitale a Milano. Il paese era economicamente prospero, malgrado le spoliazioni dei secoli passati operate dagli occupanti, e si basava su un'agricoltura di tipo cerealicolo con forti presenze nella sericoltura e nella zootecnica, l'attività artigianale tradizionale era solida e lo sviluppo dell'industria serica fiorente. Il Direttorio era formato da cinque ministri e rappresentava il potere esecutivo, tutto stava nelle mani del direttorio i membri del duale sceglieva Napoleone. L'autorità suprema rimaneva il comandante delle truppe francesi in Lombardia. L'8 luglio 1797 venne emanata la Costituzione cisalpina, di contenuto moderato, modellata su quella francese del 1795. 5 giugno 1800 Napoleone proklamo la nova Repubblica Cisalpina.

3. Pellegrino Rossi

Nel 1845 fu mandato a Roma da Guizot per discutere la questione dei gesuiti, essendo stato nominato ambasciatore della Francia presso la Santa Sede. Era a Roma quando il Conclave elesse il nuovo Papa Pio IX e quando scoppiò in Francia la Rivoluzione del 1848 che detronizzò Luigi Filippo ed istituì la Repubblica Francese che indurì il suo legame con la Francia, mentre Guizot fu costretto a fuggire in Inghilterra, pertanto Pellegrino Rossi rimase a Roma dove poteva contare sull'amicizia con il nuovo Papa, acquisendo la cittadinanza dello Stato Pontificio di cui divenne, in seguito, Primo Ministro. Il programma di riforme liberali di Rossi, tuttavia, non decollò mai, anzi, divenne egli stesso impopolare a causa delle sue vedute conservatrici. Obiettivi del suo programma erano l'abolizione dei privilegi feudali, la soppressione delle esenzioni fiscali, la separazione tra il potere ecclesiastico e quello civile. Le sue proposte erano troppo liberali per la Curia, eccessivamente egualitarie per i conservatori, non sufficientemente democratiche per i patrioti rivoluzionari.

4. I re di Napoli anni 1815-61

Ferdinando I- 1759-1825 dopo che suo padre divenne il re di Spagna

Francesco I- 1825-30 dopo la morte del padre, governa dispoticamente

Ferdinando II- 1830-59 dopo la morte del padre

Francesco II- 1859-94 successe al padre Ferdinando

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1. Politica esterna e interna di Cavour- giudizio

Camilio Benso conte di Cavour- 1810-61

Una lucida analisi politica, questa, del movimento mazziniano e dei suoi fallimenti dovuti anche all'avversione di natura culturale che le classi colte e le masse contadine cattoliche avevano nei confronti della religione del progresso e della umanità di Mazzini. Nello stesso anno 1846 Cavour, dichiarando la fine delle cospirazioni settarie e dei complotti, aderiva all'idea di una lega doganale come premessa di una futura federazione politica dei vari stati italiani. Contrariamente a tanti cortigiani dei Savoia, timorosi delle novità politiche e tecnologiche, egli pensava, facendosi interprete delle esigenze della classe imprenditoriale e della aristocrazia illuminata, che la costruzione di ferrovie in Italia sarebbe stata la premessa della nostra emancipazione politica poiché in questo modo il paese sarebbe entrato in rapporto con le economie e con le idee degli stati europei più avanzati. Il programma politico di Cavour riguardo il problema italiano non prevedeva, come fu fatto credere dall'agiografia risorgimentale dopo l'unità, di unificare l'Italia ma piuttosto quello di creare un forte Stato nel Settentrione sotto la corona dei Savoia. Questo progetto, d'altra parte, corrispondeva alle tradizionali aspirazioni dei Savoia all'unificazione della pianura Padana interrotta al fiume Ticino dalla presenza austriaca in Lombardia. Per ottenere un simile risultato, che avrebbe alterato il quadro politico europeo, il Piemonte da solo non avrebbe potuto conseguirlo senza il consenso e l'aiuto delle maggiori potenze europee.

2. Lombardia 1821-23

Lombardia sotto la restaurazione, attivi patrioti, per esempio Federati lombardi volevano formare Regno dell'Alta Italia (Piemonte, Lombardo-Veneto, Ducati padani), restaurazione dell'antico regime, regime poliziesco, politica di amalgamy di Metternich- sviluppo tecnico, corte di cassazione- controllo dei giudici, grandi processi, modernizzazione del sistema scholastico, `Conciliatore' a Milano- classe borghese.

3. Generale Pepe

È stato un patriota e generale italiano nell'esercito del Regno delle Due Sicilie. In Francia entrò nell'esercito di Napoleone distinguendosi in molte battaglie, sia al servizio di Giuseppe Bonaparte, re di Napoli, che di Gioacchino Murat. Prese parte alla rivoluzione napoletana del 1820, e fu sconfitto a Rieti dagli austriaci del generale Frimont in quella che è ricordata la prima battaglia del risorgimento (7 marzo 1821). Poi comandò il corpo spedito da Ferdinando II contro gli austriaci nel 1848, impegnandosi nella difesa di Venezia affidatagli da Daniele Manin nel 1848 e 1849. Nuovamente sconfitto ed esiliato emigrò a Parigi quindi rientrò in Italia passando i suoi ultimi giorni a Torino. Fu una delle più nobili figure del risorgimento italiano, celebre anche perché non solo si impegnò nei movimenti repubblicani, ma anche scrisse numerosi libri per raccontare gli eventi ed esortare ad una "lotta partigiana" per l'Italia.

4. Papi nel Risorgimento

Papa Leone XII (1823-1829)

Papa Pio VIII (1829-1830)

Papa Gregorio XVI (1831-1846)

Beato Pio IX (1846-1878)

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1. Moti rivoluzionari 1831

Prima a sollevarsi fu Modena dove scoppiò la la rivolta aspirata alla rivoluziona parigiana del 1830. Gli obiettivi furoro: indipendenza, unità, libertà Della penisowa, kapitale- Roma. Alla fine del 1830 a Roma fu scoperta una congiura ideata a proclamare Re d'Italia il figlio di Napoleone e di Maria Luisa. Il duca di Modena, Francesco fu tenuto al. corrente del moto aspirato da circoli liberali pilotami da Parigi da Misley il duale assegno Ciro Menotti come capo dell'isurrezione. Reggio il 7 febbraio si uniì e rivoluzionari. Il movimento si estese in seguito sull'Emiglia, Romana e Marche. Il duca fugi a Modena, fu nominato il governo. Ad Ancona esisteva anche un governo provvisorio che firmò la capitolazione. La fine dei moti del 1830 risultò le condanne a morte, ergastoli, esili. A molte città italiane esplose la protesta contro il potere assoluto del governo.

In Italia i moti rivoluzionari fallirono perché ne avevano partecipato poche persone, i rivoluzionari non si erano ben organizzati, non erano chiari gli scopi della lotta, la grande massa della popolazione non li aveva appoggiati.

2. Repubblica di Venezia (rivoluzione)

La determinata lotta delle forze democratiche repubblicane contro gli austriaci ebbe inizio nel Lombardo-Veneto sulla scia dei moti rivoluzionari di Vienna e della sconfitta di Metternich. Il 17 marzo, a Venezia, vennero liberati Niccolò Tommaseo e Daniele Manin che il 22 dello stesso mese, fu messo a capo del Governo Provvisorio e il 29 instaurò la Repubblica dopo una rivolta che vide protagonisti gli operai dell'arsenale unitamente ai marinai e agli ufficiali della marina asburgica, per la maggior parte veneti. Questi avvenimenti, come l'insurrezione di Milano, la caduta dell'Impero asburgico e l'intervento sabaudo contribuirono a diffondere in tutti gli altri Stati Italiani un forte patriottismo. La rivendicazione principale era quella del valore della “guerra del popolo”, tesa ad ottenere un rinnovamento politico e sociale e portata avanti grazie all'azione della piccola e media borghesia. Il 2 aprile Venezia diede inizio alla resistenza, diretta da Manin, contro l'assedio austriaco. Questo tentativo fallì però miseramente. Una volta sconfitto l'esercito di Carlo Alberto a Novara, l'Austria concentrò le truppe contro Venezia stringendola d'assedio. La popolazione resistette fino ad agosto poi si arrese e il 26 agosto fu firmata la capitolazione. La vittoria della conservazione bloccò lo sviluppo democratico. Solo il Piemonte rimase fedele al liberalismo.

3. Riforme di Murat

Durante il suo breve regno, Murat fondò, con decreto del 18 novembre 1808, il Corpo degli ingegneri di Ponti e Strade (all'origine della facoltà di Ingegneria a Napoli, la prima in Italia), ma condannò alla chiusura, con decreto del 29 novembre 1811, la gloriosa Scuola Medica Salernitana, primo esempio al mondo di Università; inoltre avviò opere pubbliche di rilievo non solo a Napoli (il ponte della Sanità, via Posillipo, nuovi scavi ad Ercolano, il Campo di Marte ecc.), ma anche nel resto del Regno, illuminazione pubblica a Reggio di Calabria, progetto del Borgo Nuovo di Bari). I letterati apprezzarono la riapertura dell'Accademia Pontaniana e l'istituzione della nuova Accademia reale, e i tecnici l'attenzione data agli studi scientifici e industriali. I più scontenti erano i commercianti, ai quali il blocco imposto ai commerci di Napoli dagli inglesi rovinava gli affari (blocco contro il quale lo stesso Murat tollerava e favoriva il contrabbando, il che costituiva un'ulteriore ragione di favore popolare per lui). unificò nel 1816 le due corone e i regni assunsero ufficialmente l'antichissima denominazione "Due Sicilie". Del pari si procedette ad una unificazione dei due eserciti, quello siciliano borbonico ed il napoletano murattiano. In ricordo fu istituita l'onorificenza di San Giorgio della Riunione. Non va purtroppo dimenticato anche la politica di soppressione degli ordini religiosi nel regno di Napoli ed in particolare dell'ordine dei domenicani, perseguita dal Murat con la conseguente confisca di tutti i beni, la conversione dei conventi ad altro uso (spesso militare) e il passaggio delle chiese al clero diocesano.

4. Plebisciti- Quali? Quando? Chi?

Le date di svolgimento dei plebisciti furono le seguenti:

14 e 21 agosto 1859: Ducato di Parma (63.167 voti a favore contro 504).

11-12 marzo 1860: Emilia (426.006 a favore su 427.512 votanti) e Toscana (366.571 a favore su 386.445).

21 ottobre 1860: Regno delle Due Sicilie (in Sicilia 432.053 favorevoli su 432.720; sul continente: 1.302.064 su 1.312.366).

4 novembre 1860: Marche (133.765 favorevoli su 134.977 votanti) e Umbria (97.040 su 97.708).

Ulteriori plebisciti si ebbero in occasione dell'annessione del Veneto (21 ottobre 1866: 647.357 favorevoli su 647.426 votanti) e di Roma (2 ottobre 1870: 133.681 su 135.188). Meno noto è il fatto che nello stesso periodo (1860) fu sempre per via di plebisciti che venne sancita l'annessione alla Francia (già concordata tra Cavour e Napoleone III) di Nizza e della Savoia (15 e 22 aprile 1860: a Nizza 24.448 favorevoli su 24.608; in Savoia 130.583 su 130.839).

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1. Moti rivoluzionari tra 1815-49

In Italia, a seconda delle zone in cui i moti ebbero luogo assunsero delle accezioni differenti. Nel Regno delle Due Sicilie gli ufficiali Morelli e Silvati chiedono la costituzione al sovrano Ferdinando I, che ne promette la concessione; anche nel regno di Sardegna il reggente Carlo Alberto, al trono al posto del sovrano legittimo Carlo Felice, promette la concessione di una costituzione in seguito ad un moto del 1821 guidato da Santorre di Santa Rosa. Nel Regno di Sardegna le rivolte vengono sedate con un intervento armato voluto da Carlo Felice, che non concesse la costituzione.

La Primavera dei popoli è un termine con cui si suole identificare l'ondata di moti rivoluzionari borghesi che sconvolsero l'Europa della Restaurazione nel 1848. La prima agitazione europea del 1848 è rappresentata dalla rivoluzione indipendentista siciliana del 1848 che però, soprattutto a causa della sua posizione periferica rispetto al Continente, non poté rappresentare la miccia dell'esplosione europea (anche se qualche influenza riuscì ad averla comunque all'interno della Penisola. L'insurrezione siciliana portò infatti i Borboni a concedere una Costituzione e l'esempio borbonico fu a breve seguito da Carlo Alberto di Savoia e da Leopoldo II, i quali concessero infatti una Costituzione prima che scoppiasse l'insurrezione a Parigi). La miccia fu invece rappresentata dalla "rivolta dei banchetti" avvenuta il 22 febbraio in Francia che, successivamente, coinvolse tutta l'Europa. notabili effetti furono tuttavia conquistati pian piano a lungo termine: Germania e Italia sarebbero presto arrivate alla riunificazione facendo leva anche sulla necessità di autodeterminazione dei popoli.

2. Potenze di Europa 1815-61

Dopo la Rivoluzione Francese e il tentativo egemonico della Francia di Napoleone Bonaparte, il Congresso di Vienna del 1815 sancì definitivamente il sistema degli stati europei (il “Concerto delle Nazioni”) stabilendo a cinque il numero delle Grandi Potenze: Austria, Francia, Gran Bretagna, Prussia e Russia. Infatti sia la Spagna (perdita dell'impero coloniale nelle Americhe 1810-1821) che l'Impero Ottomano (nascita della Questione d'oriente), apparivano irrimediabilmente in decadenza. Nella seconda metà dell'Ottocento l'unificazione dell'Italia (1861-1870) e della Germania (da parte della Prussia, 1870) aggiunsero queste due nazioni al novero delle Grandi Potenze europee.

3. I più celebri con Mazzini

Felice Orsini- Seguace di Mazzini svolse attività rivoluzionarie nello Stato della Chiesa ed in Toscana. Partecipò alla Prima guerra d'indipendenza poi, recatosi in Ungheria, cercò di far disertare alcuni soldati dell'esercito austro-ungarico. Fu arrestato e inviato a Mantova, ma riuscì a fuggire con l'aiuto di una donna svizzera, che lo salvò mandandogli alcune lime nascoste dentro la copertina di un libro. L'evasione avvenne il 28 marzo 1856, in circostanze rocambolesche. Nello scivolare dal muro di cinta, infatti, Orsini abbandonò la presa a sei metri da terra e nel cadere riportò una grave lussazione ad una caviglia. Stette tutta la notte nel fosso asciutto che circonda la prigione e solo il mattino dopo riuscì a richiamare l'attenzione di un cacciatore che lo soccorse. Nel 1857 Orsini ruppe i legami col Mazzini e cominciò a complottare per assassinare Napoleone III di Francia, che riteneva responsabile del fallimento dei moti rivoluzionari italiani del 1848-49. Il 14 gennaio 1858, con alcuni complici (Pieri, Rudio e Gomez), gettò tre bombe (da lui progettate, con mercurio fulminante come esplosivo e riempite di chiodi e pezzi di ferro, divenute una delle armi più utilizzate negli attentati anarchici col nome di Bombe Orsini) contro la carrozza dell'imperatore, che stava arrestandosi davanti al Teatro dell'Opera. L'attentato causò la morte di 8 persone ed il ferimento di 156, mentre Napoleone rimase incolume.

Francesco Crispi- Organizzò insieme a Bertani, Bixio, Medici e Garibaldi la Spedizione dei Mille e, aggirando con uno stratagemma le esitazioni di Garibaldi, fece in modo che la spedizione prendesse il via il 5 maggio del 1860. Nel 1861 si candidò per l'estrema sinistra alla Camera dei Deputati nel collegio di Palermo, ma venne battuto. Comunque grazie a un caro amico siciliano, il repubblicano Vincenzo Favara, aveva presentato la sua candidatura anche nel collegio di Castelvetrano dove Crispi, pur essendo sconosciuto ai più, risultò vincitore grazie alla campagna propagandistica svolta dal suo "grande elettore", che organizzò anche una raccolta fondi per consentire al neo-deputato, all'epoca in gravi ristrettezze economiche, di recarsi a Torino per l'inaugurazione del Parlamento.

Agostino Bertani- Nel 1848 prese parte alle Cinque giornate di Milano. L'anno successivo fu a Roma a sostenere la Repubblica romana, prestando servizio come medico. Sempre come medico entrò nel corpo di spedizione garibaldino del 1859. Nel corso della guerra fu anche nominato pro-dittatore della Sicilia. Nel 1861 fu eletto al Parlamento nelle file della Sinistra. Si oppose alla spedizione di Garibaldi del 1862 verso Roma, anche se rimase amico di Garibaldi e fu di nuovo al suo fianco nel 1866, con la responsabilità del servizio medico; combatté nella battaglia di Mentana del 1867. Dopo la presa di Roma nel 1870 divenne sempre più il riferimento dell'Estrema Sinistra in Parlamento. Nel 1878, insieme a Felice Cavallotti, diede vita al Partito Radicale. Nella sua carriera di deputato ebbe sempre particolare attenzione per i problemi riguardanti la sanità; da ricordare inoltre il suo intervento per alleviare le condizioni di detenzione di Giovanni Passannante, anarchico condannato all'ergastolo per il tentato omicidio del re Umberto I.

4. Regno d'Italia- data di Proclamazione (status)

Nasce nel risorgimento dal Regno di Sardegna, privato nel 1860 di Nizza e della Savoia ceduti alla Francia. Il periodo del regno di Vittorio Emanuele II di Savoia che va dal 1859 al 1861 (ovvero il periodo che va dai primi plebisciti alla proclamazione del regno d'Italia) viene anche indicato come Vittorio Emanuele II Re Eletto. Infatti, nel 1860 il Ducato di Parma, il Ducato di Modena ed il Granducato di Toscana votano dei plebisciti per l'unione con il Regno. Nello stesso anno vengono conquistati dai piemontesi il Regno delle Due Sicilie, tramite la Spedizione dei Mille, e la Romagna, le Marche e l'Umbria, tolte allo Stato della Chiesa. Tutti questi territori vengono annessi ufficialmente al regno tramite plebisciti. Con la prima convocazione del Parlamento italiano del 18 febbraio 1861 e la successiva proclamazione del 17 marzo, Vittorio Emanuele II è il primo re d'Italia nel periodo 1861-1878. Nel 1866, a seguito della Terza guerra di indipendenza, vengono annessi al regno il Veneto e Mantova sottratti all'Impero Austro-Ungarico. Nel 1870, con la presa di Roma, al regno viene annesso il Lazio, sottraendolo definitivamente allo Stato della Chiesa. Roma diventa ufficialmente capitale d'Italia (prima lo erano state in ordine Torino e Firenze ).

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1. I guerra d'indipendenza

La prima guerra di indipendenza italiana rappresentò il primo dei numerosi conflitti che opposero il Regno di Sardegna (che in seguito diventerà il Regno d'Italia) all'Impero Austriaco e che si sarebbero risolti, settant'anni piu tardi, con la sparizione del secondo. Essa si divise in tre fasi: due campagne militari (23 marzo-9 agosto 1848, 20-24 marzo 1849), separate da un periodo di tregua durato alcuni mesi, e la repressione delle repubbliche di Roma e Firenze, completate dalla riconquista di Venezia. i tutto il corpo di spedizione napoletano rifiutò l'ordine solo il generale Guglielmo Pepe, un vecchio patriota, insieme all'artiglieria ed al genio (le armi dotte) con le quali raggiunse Venezia ove diede un meraviglioso contributo lungo l'intero corso dell'assedio. Molti altri volontari parteciparono al conflitto e, in particolare, l'esercito toscano ed i moltissimi volontari inquadrati dal governo provvisorio della Lombardia, i volontari romani comandati dal generale Andrea Ferrari. Garibaldi e Mazzini rientrarono in Italia per partecipare alla guerra, ma la loro accoglienza da parte dei Savoia fu tiepida. Tanto che Garibaldi potè partecipare solo alle ultime fasi, conducendo una piccola guerriglia in provincia di Como, al confine con il Canton Ticino.

2. Spedizione dei mille

La spedizione dei Mille è un celebre episodio del Risorgimento italiano, avvenuto nel 1860, quando un corpo di volontari, al comando di Giuseppe Garibaldi, sbarcò in Sicilia occidentale, e conquistò l'intero Regno delle Due Sicilie, patrimonio della casa reale dei Borbone. Nel 1860 Garibaldi organizzò una spedizione per conquistare il Regno delle Due Sicilie. Raccolto un corpo di spedizione di mille uomini, le Camicie Rosse, Garibaldi raggiunse la Sicilia, sbarcando nel porto di Marsala e si proclamò dittatore della Sicilia in nome di Vittorio Emanuele II, chiamandolo 're d'Italia'. Il 13 maggio, rinforzato da alcune centinaia di volontari raccolti nella marcia da Marsala, batté i borbonici a Calatafimi. Dopo una avventurosa marcia tutto attorno Palermo, il 27 maggio diede l'assalto alla città, da Porta Termini: assalì le carceri lasciate indifese e liberò i detenuti, dei quali molti si unirono a lui e con le famiglie delle borgate povere della città dettero vita ad una insurrezione popolare, tanto che i borbonici reagirono bombardando i quartieri ribelli. La guarnigione del Regno delle Due Sicilie accettò un armistizio che consentì loro di imbarcarsi e fare ritorno sul continente.

3. I paesi italiani prima del 1789

dopo la Pace di Aquisgrana:

Regno di Sardegna (Savoia)

Repubblica di Genova: Torriglia, Seborga e Noli sotto protezione genovese, Marchesato di Finale (recuperato con il trattato d'Aquisgrana e formalmente autonomo fino al 1797)

Ducato di Milano

Repubblica di Venezia

Repubblica di Ragusa

Principato Vescovile di Trento (Impero) (soppresso nel 1803)

Principato Vescovile di Bressanone (Impero) (soppresso nel 1803)Ducato di Parma, Piacenza e Guastalla (governato da un ramo cadetto dei Borbone di Spagna)

Ducato di Modena e Reggio (Este), nel 1796 i territori di Reggio formarono la Repubblica Reggiana

Ducato di Massa e Principato di Carrara

Repubblica di Lucca

Granducato di Toscana (dal 1735 agli Asburgo-Lorena)

Principato di Piombino (dal 1805 unione personale con Lucca, alla Toscana dal 1815)

Stato dei Presidi

Repubblica di San Marino

Stato Pontificio

Regno di Napoli e Regno di Sicilia (riuniti sotto un ramo cadetto dei Borbone di Spagna)

4. Proclamazione del Regno d'Italia

Nasce nel 1805 per volontà di Napoleone Bonaparte. Il 18 marzo 1805 con la pace di Presburgo l'Austria rinuncia a Gorizia ed alla Provincia Veneta. Il Veneto viene unito alla Repubblica Italiana, creando il Regno d'Italia. Nel 1809 vengono staccate Gorizia, Trieste, l'Istria, la Dalmazia e le Bocche di Cattaro per formare le Province Illiriche sotto il controllo francese, con capitale Lubiana. A questo punto Napoleone Bonaparte, il quale si era fatto Imperatore dei francesi facendosi incoronare da papa Pio VII - trasforma anche la precedente Repubblica Italiana in Regno d'Italia - e si auto nomina Re d'Italia. Il 26 maggio 1805 a Milano vi fu l'incoronazione. Viceré è nominato Eugène de Beauharnais, uomo del quale il Bonaparte si fidava ciecamente e del quale era sicuro di non dovere temere che perseguisse obiettivi politici propri. Il regno cessa nel 1814 con la fine del periodo napoleonico: il 6 aprile 1814, Napoleone si disse pronto ad abdicare, atto che fu formalizzato il giorno 11. Il giorno 16 il Beauharnais comunicava di avere concluso anch'egli un armistizio con il feldmaresciallo austriaco Bellegarde, anche se sperava che il suo trono potesse essere salvato dalla disfatta napoleonica. Dopo i disordini milanesi del 20 aprile con il linciaggio a morte del ministro delle finanze Giuseppe Prina ad opera della folla inferocita, Beauharnais capì tuttavia di non avere l'appoggio della popolazione. La gente lo identificava infatti con i detestati francesi e così il giorno 26 abdicò, lasciando il giorno successivo l'Italia per ritirarsi in esilio in Baviera presso i suoceri. Aveva così fine il Regno napoleonico d'Italia.

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1. Moti costituzionali a Napoli

La notizia degli avvenimenti spagnoli fu accolta con grande emozione a Napoli. Nel luglio 1820 due giovani ufficiali carbonieri, Micelle Morelli e Giuseppe Silvati di misero alla testa del loro reggimento di cavalleria, marciando su Avellino e Napoli. Ferdinando I fu costretto a concedere una Costituzione con un parlamento regolarmente eletto. Appena giunsero le prime notizie dei moti di Napoli e della concessione di una Costituzione, anche a Palermo scoppiò una rivolta che cacciò le truppe borboniche e proclamò l'indipendenza della Sicilia. Il nuovo governo costituzionale di Napoli, pur dicendosi liberale, non volle lasciare ai siciliano la libertà di decidere del loro futuro. Inviò qundi una spedizione militare e riprese il controllo di Palermo (settembre 1820). Poco dopo (marzo 1821), su richiesta di Ferdiando I, un forte esercito austriaco scese a Napoli per riprendere il controllo della città. Ferdinando I abolì la Costituzione e il parlamento, imprigionò i capoli liberali.

2. Stati italiani negli anni `40

dopo il Congresso di Vienna:

Regno di Sardegna (Savoia)

Principato di Monaco (Grimaldi)

Regno Lombardo-Veneto (Asburgo)

Repubblica del Canton Ticino

Ducato di Parma, Piacenza e Guastalla (dal 1847 Guastalla al Ducato di Modena e Reggio)

Ducato di Modena e Reggio (Asburgo-Este)

Ducato di Massa e Carrara (fino al 1829, poi annesso al Ducato di Modena)

Ducato di Lucca (fino al 1847, poi annesso al Granducato di Toscana)

Granducato di Toscana (Asburgo-Lorena)

Repubblica di San Marino

Stato Pontificio (Papato)

Regno delle Due Sicilie (Borbone)

3. Persone in Toscana 1848-49

La Invasione austriaca della Toscana rappresentò, insieme alla repressione della Repubblica Romana ed all'assedio di Venezia, il culmine del processo repressivo che spense, definitivamente, le rivoluzioni italiane del 1848. Montanelli richiese a Leopoldo l'elezione di trentasette deputati toscani da mandarsi alla Costituente romana. Fece approvare la proposta dal parlamento, ma la necessaria controfirma del Granduca non giunse mai in quanto, il 30 gennaio, questi abbandonò Firenze per Siena, da dove, il 7, partiva per Porto Santo Stefano, ove prese alloggio su una nave militare inglese. Qui organizzò l'estrema resistenza: d'accordo con Carlo Alberto, comandò alle truppe toscane del De Laugier (eroe di Curtatone e Montanara) di riunirsi al La Marmora a Sarzana, per marciare su Firenze e reinsediare il Granduca. L'operazione cominciò il 17 con la pubblicazione di un apposito proclama del De Laugier, da Massa. La mossa era assai azzeccata, in quanto Carlo Alberto avrebbe: consentito la continuazione della alleanza tosco-sarda, (ii) ristablito la reputazione del Regno di Sardegna come fattore d'ordine della politica italiana, (iii) impedito ogni successiva mossa austriaca verso l'Italia centrale. Tanto che essa si infranse contro la decisa opposizione del Radetzky, che minacciò la ripresa della guerra sul Ticino. Cosicché si mosse il solo De Laugier, ma i suoi soldati rifiutarono di battersi contro una colonna di volontari mandata loro incontro da Livorno, e il generale dovette fuggire presso il La Marmora (l'evento causò a Torino la caduta del governo Gioberti). Nel frattempo, l'8 febbraio era giunto a Livorno Mazzini, accolto da una folla in tripudio: fu proprio lui ad annunciare la fuga del Granduca e della sua famiglia, con la folla che rispondeva "viva la Repubblica!". Il 9 febbraio venne istituito un triumvirato composto da Guerrazzi, Montanelli, Mazzoni, che scrisse una nuova costituzione e proclamò, il 15 febbraio la repubblica. Sfumata la speranza di un intervento sabaudo, il 21 febbraio Leopoldo, partì sulla nave inglese per Gaeta, ove si mise sotto la protezione di Ferdinando II. Un mese più tardi la nuova assemblea elettiva di Firenze, inaugurata il 25 marzo, proclamò, il 27 marzo, Guerrazzi dittatore. Montanelli, invece, su posizioni più 'democratiche' rispetto al neoeletto, lasciò Firenze per Parigi, come ambasciatore.

4. Pio IX

Beato Pio IX (1846-1878) - Fu l'epoca delle grandi riforme dello Stato Pontificio: il Ministero liberale, la libertà di stampa e la libertà agli Ebrei, la Guardia Civica, l'inizio delle ferrovie. Nel marzo del 1848 durante le Cinque Giornate di Milano lo Stato Pontificio si trovò di fatto impegnato in una guerra contro l'Austria per l'indipendenza italiana. Ma il 13 aprile 1848 una speciale commissione cardinalizia impose lo sganciamento del Papa dal movimento patriottico italiano epressa da Pio IX con il discorso del 29 aprile 1848 che mise in evidenza le contraddizioni e le incompatibilità della posizione del Papa come capo della Chiesa universale ed allo stesso tempo capo di uno stato italiano, cioè tra il potere spirituale e quello temporale. Gli anni che seguirono al suo ritorno a Roma furono anni di infaticabile lavoro in cui continuò la politica riformista già attuata nei primi due anni di pontificato: il 14 agosto 1850 con una legge unica nell'Europa dell'epoca stabilì disposizioni per tutto lo Stato Pontificio per la tutela e formazione dei sordo-muti mentre il 12 settembre 1850 con un "motu-proprio" istituì il Consiglio di Stato, una consulta per le finanze ed elargì un'ampia e nuova amnistia.

ZESTAW 13

1. II guerra d'indipendenza

La seconda guerra di indipendenza italiana (26 aprile 1859 - 12 luglio 1859) vide confrontarsi l'esercito franco-piemontese e quello dell'Impero d'Austria. La sua conclusione permise il ricongiungimento della Lombardia al Regno di Sardegna e pose le basi per la costituzione del Regno d'Italia. Il 22 maggio i Cacciatori delle Alpi, passarono in Lombardia dal Lago Maggiore a Sesto Calende, con l'obiettivo di operare nella fascia prealpina in appoggio alla offensiva principale. Il 26 difesero Varese da un attacco di superiori forze austriache guidate dal generale Urban. Il 27 maggio batterono il nemico alla battaglia di San Fermo ed occuparono Como, allora la città maggiore dell'area. Dopo Magenta da lì seguì la ritirata austriaca: l'8 giugno era a Bergamo, il 13 a Brescia, entrambe già evacuate dagli Austriaci. La pace di Zurigo fu negoziata e siglata fra il 10 e l'11 novembre 1859: gli Asburgo cedevano la Lombardia alla Francia, che l'avrebbe assegnata ai Savoia, mentre l'Austria conservava il Veneto e le fortezze di Mantova e Peschiera. I sovrani di Modena, Parma e Toscana avrebbero dovuto essere reintegrati nei loro Stati, così come i governanti papalini a Bologna. Tutti gli stati italiani, incluso il Veneto ancora austriaco, avrebbero dovuto unirsi in una confederazione italiana, presieduta dal papa.

2. La proclamazione e la conclusione Repubblica di Roma

A Roma fu costruita una repubblica nel 1848, del governo faceva parte Giuseppe Mazzini. Per diffenderla c'erano i volontari da ogni parte d'Italia. Fra questi Giuseppe Garibaldi. Insieme a lui c'erano il genovese Goffredo Mameli e il Lombardo Luciano Manara. Contro di loro si mosse Luigi Napoleone, appena eletto presidente della Repubblica Francese. Egli inviò un corpo di spedizione a Roma, in aiuto di Pio IX, sia per conquistarsi le simpatie dei catolici francesi sia per contrastare il predominio austriaco in Italia. Prima Garibaldi riuscì a contrastare le forze nemiche, poi la città fu assediata da truppe numerose. Roma fu presa il 30 diugno 1849, nell'ultimo combattimenfo persero la vita Manara e Mameli, Garibaldi fuggì.

Le vicende che portarono alla proclamazione della Repubblica Romana ebbero inizio nel gennaio 1848, quando giunse notizia della insurrezione di Palermo contro i Borboni di Napoli, scoppiata il 12. Seguì una rivoluzione a Napoli, il 27, che costrinse, due giorni dopo, Ferdinando II a promettere la Costituzione, promulgata l'11 febbraio. Lo stesso 11 febbraio Leopoldo II di Toscana, cugino primo dell'imperatore in carica Ferdinando I d'Austria, concesse la Costituzione, nella generale approvazione dei suoi sudditi. Dopodiché gli eventi si susseguirono incalzanti: il 22-24 febbraio rivoluzione a Parigi ed instaurazione della Seconda Repubblica, il 4 marzo Carlo Alberto concesse agli Stati Sardi lo Statuto Albertino, il 14 marzo Pio IX concesse lo statuto, 13 marzo insurrezione a Vienna e caduta del Metternich, 17 marzo grande manifestazione popolare a Venezia che impose al governatore la liberazione dei detenuti politici, fra cui Manin, 18 marzo inizio delle cinque giornate di Milano.

3. Campoformio

Il Trattato di Campoformio fu firmato il 17 ottobre 1797 tra Napoleone Bonaparte, generale principale dell'esercito francese in Italia ed il conte Louis de Cobentzel, che rappresentava gli Asburgo d'Austria. Una conseguenza di questo trattato fu la fine della Repubblica di Venezia. La città veneta veniva infatti ceduta, insieme all'Istria ed alla Dalmazia, all'Austria, che, in cambio, riconobbe la Repubblica cisalpina. [1]Alla Francia andavano inoltre tutte le isole Ionie (Corfù, Zante, Cefalonia, etc.) Nel trattato si stabiliva anche il nuovo assetto generale del Sacro Romano Impero particolarmente per quel che riguardava gli stati germanici sulla riva sinistra del Reno che sarebbero dovuti passare sotto il dominio francese.

4. Capi di società italiane

Daniele Manin- Presidente del governo provvisorio di Venezia nel 1848 e 1849. Durante l'assedio della città mostrò intelligenza, coraggio e fermezza

Giorgio Pallavicino- Usando la sua posizione di nobile, aveva mosso alcune pedine che nel loro piccolo, hanno contribuito sicuramente al raggiungimento dell'unificazione. Ricordo alle superiori, di aver trovato sul libro di storia, una lettera che il conte scrisse a Cavour a sostegno della campagna di Giuseppe Garibaldi

Giuseppe Garibaldi

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1. Piemonte dai tempi di Napoleone fino a Cavour

Dopo la parentesi della dominazione napoleonica (1796-1814), il Piemonte seguì i destini del Regno di Sardegna ed ebbe un ruolo centrale nel Risorgimento italiano e nella costruzione del nuovo stato unitario (1861), che ne derivò la struttura giuridica e politica (Statuto Albertino del 1848) e il personale amministrativo, in quel processo che fu definito di "piemontesizzazione" dello stato. Ebbe la situazione geografia difficile- fra Svizzera, Austria e Francia, c'era grande sviluppo dell'esercito ma debole sviluppo economico.

2.

3. Cinque giornate di Milano

Il 18 marzo 1848 cominciavano quelle cinque giornate che sarebbero state uno degli episodi più gloriosi del Risorgimento italiano. Nella storia risorgimentale, questo fu il primo episodio che dimostrò positivamente l´efficacia dell'iniziativa popolare che, guidata da uomini consapevoli degli obiettivi della lotta, poté influenzare le decisioni dello stesso re di Sardegna. A Milano il presidio austriaco era numeroso, armatissimo e comandato da Josef Radetzky, un generale più che ottantenne, ma energico e rigido, vera espressione della severa mentalità militare austriaca, che non aveva alcuna intenzione di cedere. Ma la città intera combatteva per le vie innalzando barricate, sparando dalle finestre e dai tetti, inviando messaggi per mezzo di palloni alle popolazioni delle campagne per esortarle a prendere parte alla lotta. Si formarono un governo provvisorio presieduto dal podestà, Gabrio Casati, e un consiglio di guerra, di cui era anima Carlo Cattaneo. La sera del 22 marzo 1848, gli Austriaci si ritiravano verso il "Quadrilatero", trascinando con sé numerosi ostaggi arrestati all'inizio della sommossa. In ricordo di questo giorno nacque il giornale ufficiale del governo provvisorio.

4. Capi della Repubblica Romana

Giuseppe Mazzini

Carlo Armellini- Seguì una carriera legale e, di idee moderate, sostenne la politica innovatrice di Papa Pio IX e nel 1848 fu eletto deputato. Dopo l'assassinio di Pellegrino Rossi e la fuga del papa si spostò su posizioni più radicali e, dopo la nascita della Repubblica Romana, il 23 dicembre 1948 fu nominato ministro dell'interno. Il 29 marzo 1849 divenne membro del triumvirato della Repubblica Romana insieme a Giuseppe Mazzini e Aurelio Saffi. Con Carlo Saliceti curò la stesura della costituzione della Repubblica. Dopo la caduta della Repubblica Romana si rifugiò in Belgio.

Aurelio Saffi- alla vicenda romana, Saffi prese parte prima come deputato di Forlì all'Assemblea Costituente, poi come ministro, infine come componente del Triumvirato a capo del nuovo regime, assieme ad Armellini e allo stesso Mazzini. Tale esperienza politica fu purtroppo di breve durata, in quanto la nuova Repubblica cadde nel luglio 1849

ZESTAW15

1. Lombardia di Napoleone

Numerose le battaglie contro le forze armate austro-piemontesi a Dego, Millesimo, Cairo Montenotte, Cosseria e a San Michele Mondovì dove vi fu una storica battaglia il 19 aprile 1796 chiamata "Battaglia della Bicocca di San Giacomo" o "Presa di San Michele".[2]. Con l'armistizio di Cherasco costrinse Vittorio Amedeo III di Savoia a pesanti concessioni che ebbero poi conferma con la Pace di Parigi (15 maggio) che assegnava alla Francia rivoluzionaria sia la Savoia che Nizza. Il 10 maggio 1796 sbaragliò l'ultima difesa austriaca nella battaglia al Ponte di Lodi e il 15 maggio dello stesso anno entrò a Milano. Il 16 maggio al posto dello Stato di Milano venne insediata l'Amministrazione Generale della Lombardia, entità politico-militare della quale facevano parte sia francesi (provenienti dalle file dell'Armata d'Italia) sia esponenti illuministi del capoluogo lombardo, come Pietro e Alessandro Verri, Gian Galeazzo Serbelloni e Francesco Melzi d'Eril. Il 9 luglio 1797 venne proclamata la Repubblica Cisalpina (capitale Milano) e, nell'ottobre del 1796, si costituì la Legione Lombarda, prima forza armata composta da italiani ad adottare quale bandiera di guerra il Tricolore (Verde, Bianco e Rosso).

2. Papi e la loro politica interna ed esterna negli anni 1820-40

Papa Leone XII (1823-1829) - Za jego pontyfikatu przeprowadzona została reforma sądownictwa. Przywrócone zostały sądy biskupie do spraw kościelnych i świeckich. W 1827 wydany został Kodeks reformistyczny zarządu Państwa Kościelnego, który wprowadził klerykalizację władzy. Wprowadził również, pod karą więzienia, nakaz obowiązku spowiedzi wielkanocnej. Był też odpowiedzialny za przymusowe chrzty dzieci żydowskich i za zamykanie Żydów w gettach.

Papa Pio VIII (1829-1830) - Nel corso del suo pontificato si preoccupò di abolire il nepotismo, abbandonando anche la pratica dello spionaggio attuata dai predecessori, ed emanò un'Enciclica di condanna delle Società bibliche e delle associazioni segrete.

Papa Gregorio XVI (1831-1846) - Jako papież głosił tezę o absolutnej wyższości władzy kościelnej nad świecką; występował przeciwko rozdzielaniu Kościoła od państwa. W czasie trwania pontyfikatu Grzegorza XVI państwa południowoamerykańskie uzyskiwały niepodległość. Papież stanął na stanowisku, iż w sprawach kościelnych Stolica Apostolska będzie prowadziła negocjacje z rządem, który faktycznie sprawuje władzę. Grzegorz XVI potępił niewolnictwo i sprzedaż niewolników jako niegodne chrześcijan. Był również przeciw powstaniom Polaków.

Beato Pio IX (1846-1878) - Fu l'epoca delle grandi riforme dello Stato Pontificio: il Ministero liberale, la libertà di stampa e la libertà agli Ebrei, la Guardia Civica, l'inizio delle ferrovie. Nel marzo del 1848 durante le Cinque Giornate di Milano lo Stato Pontificio si trovò di fatto impegnato in una guerra contro l'Austria per l'indipendenza italiana. Ma il 13 aprile 1848 una speciale commissione cardinalizia impose lo sganciamento del Papa dal movimento patriottico italiano epressa da Pio IX con il discorso del 29 aprile 1848 che mise in evidenza le contraddizioni e le incompatibilità della posizione del Papa come capo della Chiesa universale ed allo stesso tempo capo di uno stato italiano, cioè tra il potere spirituale e quello temporale. Gli anni che seguirono al suo ritorno a Roma furono anni di infaticabile lavoro in cui continuò la politica riformista già attuata nei primi due anni di pontificato: il 14 agosto 1850 con una legge unica nell'Europa dell'epoca stabilì disposizioni per tutto lo Stato Pontificio per la tutela e formazione dei sordo-muti mentre il 12 settembre 1850 con un "motu-proprio" istituì il Consiglio di Stato, una consulta per le finanze ed elargì un'ampia e nuova amnistia.

3. Moderatori e neoguelfismo (Gioberti)

Il Neoguelfismo è stato un movimento culturale e politico che si affermò in Italia, in ambito cattolico, nei primi decenni del secolo XIX. Per estensione il termine indica un atteggiamento clericale ed il proposito di restaurare la presenza attiva della Chiesa nella vita politica dello Stato. Formulato teoricamente da Gioberti, nella sua opera Del primato morale e civile degli italiani del 1843, aveva come programma la realizzazione dell'unità italiana sulla base di una confederazione di stati, ciascuno governato dal proprio principe, sotto la presidenza del papa. Erano presenti, inoltre, propositi di riforma della chiesa in senso liberale e democratico, federalismo e valorizzazione delle autonomie.

4. Chi era incarcerato a Spielberg?

Lo Spielberg è una celebre fortezza della città di Brno, in Repubblica Ceca. In epoca risorgimentale fu tristemente noto come luogo di prigionia di vari patrioti italiani, tra cui Silvio Pellico, Federico Confalonieri, Piero Maroncelli e Francesco Arese.

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