Presentazione del caso pratico
(P. Bianchi)
I Il caso pratico concerne il campo molto vasto dei cosiddetti disordini (o disturbi) della personalità.
In particolare, esso concerne il disordine di personalità non altrimenti specificato (NAS), una diagnosi che spesso si trova nelle perizie.
Essa indica la presenza di un vero disordine di personalità, seppure con caratteristiche non chiaramente riconducibili a uno di quelli previsti secondo una data criteriologia diagnostica (per esempio DSM), bensì con tratti che appartengono a diversi tipi di disordine della personalità.
Nel caso presente vi sono anche degli episodi di anoressia, o comunque di disturbo del comportamento alimentare.
II. Le questioni sulle quali i partecipanti al corso potrebbero concentrarsi in vista del lavoro nei gruppi linguistici sono le seguenti:
1. Come valutano l'istruttoria della causa? Avrebbero fatto o richiesto qualche cosa di più? Cosa?
2. Come valutano la perizia e l'iniziativa di riascoltare il perito? La condividono? Il perito ha dato delle risposte esaurienti?
3. Come giudicherebbero la causa dal punto di vista del can. 1095, 2°?
Damiana difettava gravemente di capacità critica o di libertà di scelta nei confronti dei diritti e doveri matrimoniali? Come si può argomentare la risposta (affermativa o negativa)?
4. Come giudicherebbero la causa dal punto di vista del can. 1095, 3°?
In caso di risposta affermativa, quale o quali obblighi essenziali del matrimonio vedono esclusi dalle capacità di assunzione da parte di Damiana?
Milano, maggio 2007
Libello
Io sottoscritto Fabio Canna, nato a [...] il 25 ottobre 1969, espongo quanto segue: sono l'ultimo di quattro figli e dopo la scuola media dell'obbligo mi indirizzai subito al lavoro.
Nel gennaio 1993 conobbi una ragazza, Damiana Torri, e nacque tra noi un'immediata simpatia. Damiana, che aveva da poco compiuto 18 anni, essendo nata il 18 dicembre 1975, viveva con i genitori e la sorella minore e frequentava il quarto anno del liceo artistico. La ragazza cominciò a presentare problemi legati all'alimentazione, aggravati dall'insoddisfazione per i risultati conseguiti all'esame di maturità, sostenuto nell'estate 1993. Nel settembre, sostenne e superò l'esame per entrare nell'accademia di Belle Arti di [...]. Iniziata la frequenza dell'Accademia, Damiana manifestò un aggravamento delle condizioni fisiche, giungendo a pesare 34 kg e dovendo anche temporaneamente abbandonare gli studi.
Io cercavo di aiutare Damiana, della quale ero molto innamorato. Pensai che, offrendole la possibilità di vivere insieme, la sua situazione sarebbe migliorata: le proposi quindi di sposarci. Date le nostre convinzioni, scegliemmo il matrimonio cristiano.
Nel frattempo, Damiana ebbe effettivamente un miglioramento, al punto da poter riprendere gli studi presso l'Accademia. Il 21 gennaio 1995 ci sposammo e, per circa un anno, Damiana manifestò un certo ulteriore miglioramento delle sue condizioni psicofisiche. Purtroppo, verso la fine del 1996, cominciò però di nuovo a presentare ansia e rifiuto del cibo. A quel punto, il suo medico curante, dott. Luisella Balzarotti, le propose di ricoverarsi presso la casa di cura “Villa San Giuseppe”. Damiana accettò e rimase ricoverata dal 25 marzo al 12 aprile 1997, come risulta dalla cartella clinica che allego in copia: la diagnosi fu quella di anoressia nervosa e disturbo di personalità non altrimenti specificato.
Dimessa, Damiana recuperò in salute e si dedicò con passione agli studi, ottenendo il diploma dell'Accademia nel novembre 1999.
Finiti gli studi, Damiana cominciò a manifestare disagio verso la vita matrimoniale e nel giugno 2000 mi disse con non mi amava più. Ad agosto volle fare un periodo lontano da casa e a novembre 2000 volle andare a vivere per conto suo. A dicembre 2000 si recò in Africa presso un villaggio turistico e, rientrata, mi comunicò che aveva deciso definitivamente di non tornare con me.
In seguito ci separammo legalmente come da documentazione che pure allego. Dopo la seprazione, Damiana andò a vivere a Trento, dove nel gennaio 2006 ha avuto un figlio da un altro uomo.
Tutti quanto sin qui considerato, chiedo che il tribunale pronunci la nullità del nostro matrimonio per grave difetto di discrezione di giudizio (can. 1095, 2°) e incapacità di assumere gli obblighi essenziali del matrimonio (can. 1095, 3°) da parte di Damiana.
Allegati al libello
1) mandato per l'avvocato [omissis]
2) atto di matrimonio
3) stato di famiglia attuale di Damiana
4) cartella clinica della casa di cura “Villa San Giuseppe”.
Durata del ricovero: 25 marzo /12 aprile 1997.
Diagnosi: anoressia nervosa e disturbo di personalità non altrimenti specificato.
Anamnesi psicopatologica: dall'età di 18 anni soffre di problemi di anoressia con rifiuto del cibo. la paziente ha iniziato a rfiutare il cibo sino ad arrivare al peso di 34 kg. Con l'aiuto del marito è riuscita a ritornare ad un'alimentazione discretamente equilibrata ritornando ad un peso attorno ai 45 kg. Da circa sei mesi ha ricominciato a presentare fobia per il cibo, pensa continuamente a quante calorie deve ingerire, ha paura di ingrassare, si sente depressa, tesa e presenta crisi di ansia immotivate.
Diario clinico: emerge che, con la presenza del marito e il sostegno dei familiari, la paziente riprende a mangiare e viene dimessa con il peso di 47 kg.
5) ricorso per separazione consensuale 3 aprile 2002; udienza di separazione 8 luglio 2002; decreto di omologa della separazione del tribunale civile 3 luglio 2002.
6) ricorso congiunto per divorzio 23 marzo 2006.
Decreto di costituzione del Collegio (5 giugno 2006)
[omissis]
Decreto di ammissione del libello (6 giugno 2006)
[omissis]
Dichiarazione di parte convenuta (22 giugno 2006): è favorevole alla causa e intende partecipare all'istruttoria.
Decreto di concordanza del dubbio (29 giugno 2006)
[...] se consti la nullità del matrimonio [...] per grave difetto di discrezione di giudizio e/o incapacità di assumere gli obblighi essenziali del matrimonio da parte della convenuta, ai sensi del can. 1095, 2 e/o 3 [...]
Sessione prima, deposizione dell'attore
1. [omissis]
adr. Confermo in tutti i suoi particolari il libello da me presentato.
2-3. Quanto all'inserimento di Damiana in famiglia, devo dire che vi si trovava malissimo. Devo anzitutto spiegare che il padre di Damiana era al secondo matrimonio, dopo essere rimasto vedovo di una precedente moglie, dalla quale aveva avuto altre due femmine. Si era risposato attorno ai 62/63 anni con una donna allora di circa 35, dalla quale aveva avuto appunto Damiana e la sorella Francesca. Il padre era piuttosto assente dal punto di vista affettivo; non lavorava già più all'epoca della mia conoscenza con Damiana e si dedicava esclusivamente all'amministrazione dei suoi beni, essendo proprietario di alcuni appartamenti. In una parola direi che come padre era “inesistente”. Damiana con lui aveva un rapporto conflittuale. Quanto alle ragioni di tali conflitti, direi quanto segue: Damiana era una ragazza molto sensibile e bisognosa di affetto; siccome il padre non riusciva a dargliene, spesso anche delle banalità erano occasione di contrasti tra loro.
Prima della mamma, signora Nuccia Capone, penso opportuno parlare della sorella. Francesca, due anni minore di Damiana, era una ragazza molto esigente. Qualsiasi cosa non andasse bene urlava. La mamma era molto accondiscendente nei suoi confronti e la assecondava in ogni cosa. La tensione che accumulava nel rapporto con Francesca veniva poi scaricata su Damiana, che veniva “tartassata”. Damiana ne soffriva molto. Francesca studiava ragioneria; dopo il diploma ha fatto qualche lavoretto, poi si è sposata e ha avuto due bambini dedicandosi a fare la casalinga. Non mi risulta sia mai stata seguita dal punto di vista psicologico.
Quanto al rapporto di Damiana con la mamma, anch'esso era molto conflittuale. Damiana si sentiva trattata meno bene rispetto alla sorella minore e quindi aveva frequenti contrasti con la mamma. La mamma era casalinga.
Damiana mi ha raccontato come presente fin dai suoi primi anni di vita questa situazione di tensione familiare, che le provocava sofferenza e stress. Talvolta anche dei disturbi fisici, tipo difficoltà visive, che mi raccontò come relative ad un periodo precedente alla nostra conoscenza e che non so più spiegare dettagliatamente: mi sembra che avesse difficoltà ad aprire gli occhi per guardare.
Dal punto di vista scolastico, Damiana non ebbe mai difficoltà. L'episodio cui accenno nel libello è relativo allo stesso anno della nostra conoscenza: in concreto, nell'estate 1993, Damiana sostenne l'esame di maturità artistica; conseguì 53/60 ma fu insoddisfatta del voto perché mirava ad un risultato migliore. Nei rapporti con docenti e compagne non mi risulta avesse difficoltà.
Quanto al lavoro, in parallelo all'accademia di belle arti conclusa come spiego nel libello nel 1999 e con il massimo dei voti, Damiana svolse saltuariamente attività di commessa in una gelateria al fine settimana, oppure di cameriera presso un bar in qualche sera dei giorni feriali. Ciò per conseguire un qualche guadagno; ne avevamo bisogno e Damiana affrontava questo impegno di lavoro senza recriminare.
I problemi alimentari di Damiana iniziarono nel settembre 1993. Prima non mi risulta avesse avuto problemi del genere, né necessità di ricoveri. So invece che, per circa tre anni prima di conoscermi, aveva frequentato uno psicologo a Pavia. Non per i problemi alimentari, ma per le tensioni che Damiana viveva in famiglia. Non so come si chiamasse lo psicologo, né con quale frequenza Damiana vi andasse. Della famiglia vi andava solo lei; Damiana mi ha detto che, anche su suggerimento dello stesso psicologo, avrebbe voluto coinvolgere qualche altro membro della famiglia, però senza trovare la loro disponibilità.
Quanto ai disturbi manifestatisi con il settembre 1993, devo dire che furono piuttosto visibili: Damiana pesava attorno ai 50/52 chili, ma scese ad un peso di circa 40/42, fino a raggiungere la punta di 34 chili già in periodo precedente alle nozze. In questa fase Damiana venne seguita soltanto dal suo medico di base, dott.ssa Balzarotti. Solo dopo le nozze ci fu una cura psicologica e il ricovero che ho già documentato. La perdita di peso in Damiana prima delle nozze derivò sostanzialmente da restrizioni alimentari molto forti: mangiava un po' di pane e dell'insalata. Invece non ha mai presentato il fenomeno di provocarsi il vomito, per espellere quello che eventualmente avesse mangiato.
Quanto alle reazioni di Damiana, devo dire che ella era contenta di questo suo estremo dimagrimento. Io cercavo di starle dietro quotidianamente, perché mi sembrava un qualcosa di sbagliato. Però ho dovuto constatare che Damiana, come spesso le persone affette da questa malattia, si vedeva sempre grassa ed era continuamente tesa a perdere peso. In questo periodo precedente le nozze, quindi coincidente con gli ultimi mesi del 1993 e con l'anno 1994, Damiana aveva risentito apparendo più “spenta” ed anche trascurandosi dal punto di vista del vestiario. Intendo che indossava sempre gli stessi capi di abbigliamento, per quanto questi fossero puliti. In questo periodo si colloca anche l'interruzione della frequenza all'accademia di belle arti. Direi che l'interruzione si protrasse dai primi mesi del 1994 fino a settembre dello stesso anno, quando Damiana riprese con il nuovo anno accademico. Perse quindi un anno del corso di studi; la ragione della interruzione della frequenza fu che la ragazza non ce la faceva più, era troppo debilitata. Direi che quei mesi del 1994 furono il periodo peggiore del suo disturbo alimentare.
Dal punto di vista religioso Damiana era credente e praticante, frequentavamo insieme. Non era però legata a qualche sacerdote che facesse per lei da punto di riferimento.
Il nostro fidanzamento, durato in pratica due anni, vide accordo fra di noi, salvo che per il problema del cibo dal punto di vista di Damiana. Io insistevo che dovesse mangiare e farsi curare, lei rifiutava questi miei consigli.
4. La proposta di matrimonio la feci io dopo circa un anno che ci conoscevamo, quindi nel febbraio 1994. In teoria avrei fatto anche le cose con più calma; però mi sembrò opportuno anticipare quella proposta per togliere Damiana dalla famiglia d'origine che a mio giudizio aveva un'influenza negativa sulla ragazza. Damiana ne fu contenta ed accettò subito la mia proposta. Entrambi ci orientammo concordemente al matrimonio religioso.
La preparazione dal punto di vista religioso la facemmo presso la parrocchia di Collio, quella poi dove ci siamo sposati.
[Su richiesta del Giudice, l'avvocato dell'attore si interesserà presso il Parroco, forse in non buone condizioni di salute, perché invii copia del fascicolo prematrimoniale].
La preparazione religiosa venne vissuta da Damiana con un atteggiamento di apatia, quello che ho giò detto caratterizzò questo periodo della sua vita. Non ricordo particolari discorsi con lei sugli impegni matrimoniali dell'aiuto e del rispetto, dei figli, della fedeltà e del legame per sempre. Discorsi dai quali emergesse come Damiana intendeva questi contenuti del matrimonio.
All'epoca delle nozze, quindi nel gennaio 1995, Damiana aveva ancora i detti problemi di salute, anche se aveva recuperato qualche chilo di peso, direi fosse attorno ai 40 chili. Esternamente sembrava contenta. Ci sono ancora le foto del matrimonio e le farò avere tramite mia mamma. Anzi farò pure avere una foto che io stesso e sua mamma facemmo a Damiana in costume da bagno quando pesava 35 chili; facemmo quella foto per convincerla, invano, che era troppo magra. Il giorno delle nozze andò bene e Damiana sembrava convinta e contenta.
5. Come ho scritto nel libello, per i primi due anni di vita matrimoniale Damiana sembrò andare meglio come salute, recuperando anche qualche chilo. Fra noi le cose in questo periodo andarono bene ed andavamo sostanzialmente d'accordo. Damiana aveva ripreso positivamente gli studi e spesso, soprattutto il fine settimana, integrava i nostri redditi con il lavoretto detto sopra.
A fine 1996 si riaccentuarono i disturbi alimentari di Damiana; improvvisamente e senza che ci fosse stata una causa scatenante tipo contrasti con me, con i familiari, difficoltà nell'ambito scolastico. Nei primi mesi del 1997 ci fu il ricovero che ho già documentato e che rimase l'unico subito da Damiana per il suo problema.
Già prima del ricovero Damiana aveva iniziato una terapia psicologica ed anzi fu la stessa psicologa a suggerirle il ricovero. Tale terapia durò circa sei mesi (compreso il periodo di ricovero) e consisteva in colloqui con la psicologa con frequenza o settimanale o quindicinale. Non ricordo il nome della psicologa.
In questo periodo Damiana assunse anche dei farmaci che però non ricordo; i farmaci le vennero prescritti nel corso del ricovero. Damiana avrebbe dovuto continuare a prenderli non so per quanto tempo; non volendo però diventarne dipendente, Damiana di sua iniziativa incominciò a ridurli fino a smetterli circa quattro mesi dopo il ricovero.
La terapia psicologica di cui ho detto fu l'unica seguita da Damiana. Dopo il ricovero e dopo questa terapia, pian piano Damiana cominciò a riprendere tornando poi, a partire dal 1999, al suo peso “normale” di circa 50 chili. Damiana è alta 1, 65.
Quanto al tema dei figli, eravamo d'accordo di posticiparlo a quando Damiana avesse finito l'accademia. Peraltro, per molto tempo nel corso della vita coniugale, Damiana rimase senza ciclo a seguito del disturbo alimentare.
Confermo che, a partire dal giugno 2000, pochi mesi dopo aver concluso l'accademia, Damiana cominciò a mettere in discussione il nostro rapporto. Prima non l'aveva mai fatto.
Nei cinque anni e mezzo di vita comune, fra il gennaio 1995 e il giugno 2000, non direi che Damiana abbia avuto delle mancanze o delle difficoltà nei miei confronti o nei confronti della vita matrimoniale. Fino a metà 2000 andavamo d'accordo né c'erano contrasti particolari. Anche le incombenze domestiche Damiana le seguiva positivamente.
6. Quanto alla separazione confermo i passaggi che ho dettagliato nel libello, solo aggiungendo che in Corsica e nel Africa Damiana andò per lavorare presso villaggi turistici. Di fatto la nostra vita insieme ebbe termine nel novembre 2000.
Io non mi sono saputo spiegare questa crisi di Damiana. Lei stessa me l'ha giustificata dicendomi semplicemente che non mi amava più. Non so se in lei fosse subentrato un altro interesse sentimentale.
Il trasferimento di Damiana a Trento avvenne, mi sembra, nel 2002, trovando lei lavoro come costumista alla Rai. Non so quando Damiana conobbe il padre del suo bambino. Il signor Riva, che ha riconosciuto il bambino come risulta dallo stato di famiglia allegato al libello, non so chi sia e non l'ho mai conosciuto. Non so se Damiana viva con questo signor Boni, come mi viene chiesto a partire dallo stato di famiglia, che risulta composto soltanto da lei e dal figlio Raffaello.
Non ho altro da aggiungere.
A domanda dell'avvocato dell'attore: Il padre di Damiana morì nel marzo 2000; questa reagì abbastanza indifferentemente, visto che con il padre non aveva mai avuto un gran rapporto.
adr. Quanto ad un'eventuale testimonianza di mamma e/o sorella di Damiana, ella stessa ha posto un “veto assoluto” alla loro partecipazione.
adr 2: Io sono conosciuto da don Piero Cretti, il mio parroco di Genzone.
Letto, confermato e sottoscritto.
Sessione seconda, deposizione della convenuta
1. [omissis]
adr. Il libello, che mi è stato notificato, rispecchia la mia vicenda matrimoniale con Fabio.
2-3. Prima delle nozze abitavo a Collio, nella famiglia d'origine, con i genitori ed una sorella più piccola due anni di me. In famiglia avevo qualche problema di carattere con mia sorella Francesca, con la quale non andavo molto d'accordo. Mia sorella si è sposata anche lei, forse nel 2002, ed ora ha tre bambini.
Come scuole, dopo quelle dell'obbligo, ho frequentato il liceo artistico e poi l'accademia di [...]. Dal punto di vista scolastico non ho mai avuto problemi. Ciò quanto al merito delle materie, ma anche quanto ai rapporti con i compagni e con i docenti.
Quanto all'episodio relativo all'esame di maturità, dico che effettivamente rimasi male perché, pur con una buona presentazione, ottenni 44/60. Ci rimasi male ma senza farne un dramma. Tutta la mia classe ebbe voti bassi, mi pare che il più alto fu 52 (salvo errore), comunque nessuno conseguì 60/60.
Quanto al mio percorso in accademia, superai l'esame nel settembre 1993 ma frequentai solo fino a dicembre di quell'anno perché nel frattempo, dall'agosto 1993, avevo cominciato a manifestare problemi di anoressia. Non c'ero quindi con la testa per studiare e sospesi la frequenza attorno a fine anno. Mi riscrissi di nuovo a settembre 1994 e fino alla conclusione degli studi nel 1999 non ebbi più alcun problema in questo campo.
Quanto ai problemi di anoressia, dico anzitutto che non ne avevo mai avuti in precedenza; li aveva invece avuti per circa tre mesi Francesca, attorno al mio diciottesimo compleanno, e mi ricordo che la rimproveravo perché non mangiava e perché la mamma si preoccupava del suo stato. Quanto a me, tutto iniziò come detto nell'agosto 1993. Fabio, con il quale mi ero fidanzata a gennaio, aveva il pallino della palestra, dello sport e delle diete. In agosto, andando insieme in piscina, mi disse che secondo lui avevo qualche chilo di troppo e che mi avrebbe dato egli stesso una dieta da seguire. Io iniziai questa dieta, che non ricordo esattamente come fosse costruita, e poi mi misi a fare di testa mia, per perdere chili più in fretta. Quando una persona entra in questo tipo di situazione, ha un'immagine falsata di sé: si vede sempre uguale anche se in realtà è diminuita di peso. Ricordo che già a settembre mia mamma, di rientro dalle ferie fatte a [...] con Francesca, mi aveva trovato dimagrita. Nei mesi successivi, senza accorgermi, mi ritrovai a mangiare una mela al giorno. Ricordo che fintanto che frequentai l'accademia, mia mamma mi preparava dei panini ma io li buttavo via.
Il mio peso base era attorno ai 52 chili e sono sono alta 165 cm. Nel corso del 1994 giunsi però a pesare 34 chili. In questo periodo avevo perso anche il ciclo. Non venni vista in questa fase precedente alle nozze da nessun medico, salvo il mio medico di base, dott.ssa Balzarotti. Questa mi diceva che dovevo tornare a mangiare.
Questo è il problema più grave che ho avuto prima delle nozze. Devo aggiungere che, dopo avermi chiesto di sposarlo nell'aprile 1994, Fabio a luglio mi voleva lasciare. Sosteneva che non potevamo andare avanti se io continuavo ad essere così fissata sul dimagrimento. Non so se aveva davvero l'intenzione di lasciarmi o se fece quel discorso per scuotermi. Sta di fatto che dopo un paio di giorni in cui non ci sentimmo, tornò a cercarmi e riprendemmo a frequentarci. Io ricominciai anche a mangiare di più e a stare meglio, tanto è vero che nel settembre 1994 ripresi i corsi all'accademia. Quando poi mi sposai a gennaio 1995 stavo meglio ed ero giunta a pesare circa 43 chili.
E' vero che, come mi viene detto ha riferito Fabio, prima di conoscerlo mi ero rivolta per un aiuto psicologico. C'ero andata attorno ai miei sedici anni e la cosa era durata forse 4 mesi con colloqui settimanali. Mi rivolsi ad una specie di consultorio, forse Centro Famiglia, in piazza della Libertà a Pavia. Avevo colloqui con uno psicologo, che non ricordo più come si chiami (forse Callioni). In sostanza in quei colloqui mi sfogavo circa i miei problemi familiari. A questo proposito, a quanto ho già detto circa miei contrasti caratteriali con Francesca, devo aggiungere che non avevo molti rapporti con mio padre, persona che avvertivo come piuttosto distante. Ciò sia verso me ed Francesca, sia verso le due figlie avute dal precedente matrimonio. Il papà, che era restauratore-decoratore, aveva 60 anni quando io nacqui; ormai era verso la fine della sua vita di lavoro; forse l'ultimo lavoro lo svolse quando io ero attorno ai 5/6 anni. Neanche, come mi viene chiesto, sulla sensibilità artistica ci incontravamo: anzi il papà avrebbe voluto che io studiassi per divenire medico. Non è che con lui litigassi, ma non c'era dialogo. Forse anche per la sua vicenda familiare (famiglia numerosa) ed educativa (genitori severi) non era capace di manifestare i suoi sentimenti e dialogare con gli altri. Anche nei confronti della mamma era piuttosto distaccato. Quanto a quest'ultima, andavo e vado sostanzialmente d'accordo; l'unica cosa che causa problemi è il fatto che la mamma mi sembra tropppo succube nei confronti di Francesca.
A domanda dell'avvocato dell'attore: Non ricordo come giunsi a quel Consultorio, forse la cosa venne suggerita dalla dott.ssa Balzarotti, ma non ricordo. Una volta forse ci andai con mia mamma, nei restanti incontri vi andai invece da sola. Era un Consultorio pubblico, presso il quale non dovevano essere remunerate le prestazioni.
Il nostro fidanzamento è durato due anni. Salvo il breve momento di crisi nel luglio 1994, andavamo d'accordo. L'unico argomento di eventuale contrasto era il mio dimagrimento eccessivo dall'agosto 1993 in avanti. Quanto a come Fabio reagisse di fronte al mio dimagrimento, non so dire se si sentisse in colpa per aver dato inizio a questo fenomeno o se si fosse spaventato. Sta di fatto che, ad un certo punto, iniziò ad insistere a che mangiassi di più.
Come esperienze di lavoro, sia prima che dopo le nozze, mi diedi da fare sia come commessa di gelateria o cameriera di pizzeria, sia anche come baby sitter. Ciò soprattutto al fine settimana o nei periodi estivi.
4. Come detto, fu Fabio a propormi le nozze il 12, non ricordo se di marzo o di aprile, 1994. Io accettai subito perché ero molto innamorata di Fabio e lo vedevo come l'uomo della mia vita. Quando mi sposai poi il 21 gennaio 1995 avevo compiuto venti anni da tre giorni.
Scegliemmo subito il matrimonio religioso, in quanto eravamo entrambi praticanti. Per quanto mi riguarda, all'epoca del matrimonio la mia pratica consisteva nella Messa domenicale, mentre nel periodo delle medie e delle superiori avevo frequentato anche l'oratorio e l'Azione Cattolica. All'epoca delle nozze e in seguito, non ebbi un rapporto di particolare confidenza con qualche sacerdote; l'avevo avuto in precedenza, con i sacerdoti dell'oratorio di Collio, che poi erano stati trasferiti.
Voglio sottolineare che entrambi avevamo una visione religiosa del matrimonio ed aggiungere spontaneamente che, per una scelta concordata, siamo arrivati alle nozze senza avere dei rapporti sessuali.
Gli impegni del matrimonio che mi sono ricordati (aiuto e rispetto, fedeltà, legame per tutta la vita, disponibilità ai figli) io li avevo presenti e li accettavo; non avevo preclusioni o problemi verso qualcuno di essi. Ad esempio, quanto ai figli, non ne abbiamo avuti perché non ne sono venuti; nel corso della vita matrimoniale non abbiamo fatto niente per evitarli.
adr. E' vero però che, per tutti gli anni della nostra vita comune, cioè dagli inizi del1995 a quasi fine 2000, non ho più avuto il ciclo mestruale.
Quanto a come i miei genitori vedessero il matrimonio: mio padre, pur avendo desiderato che sposassi una persona più ricca, aveva un buon rapporto con Fabio. Mia mamma era un po' preoccupata sia per la mia giovane età, sia per il fatto che avessi ancora l'accademia da terminare. Il parroco di Collio non mi fece alcuna osservazione circa la mia giovane età. Pur conoscendomi non avevo con lui grande confidenza, come invece con i sacerdoti che si erano alternati in oratorio: don Italo e don Vito.
Nelle settimane precedenti il giorno del matrimonio e nel giorno stesso, ero emozionata ma convinta.
Le foto del matrimonio le ha Fabio e prendo atto che è stato richiesto di esibirle.
Come detto avevo ripreso peso e mi sentivo abbastanza bene. Avevo ripreso a mangiare; per quanto controllandomi e con un certo schematismo nei cibi. Intendo che mi attenevo alle mie razioni, senza peraltro pesarle. Come cibi mangiavo di tutto, salvo i formaggi che anche Fabio non mangiava e che quindi non avevamo nemmeno in casa perché non li compravamo.
5. I primi due anni di matrimonio andarono bene, sia dal punto di vista del mio rapporto con il cibo, sia nella mia relazione con Fabio. Andavamo d'accordo ed ero contenta della scelta da me fatta. Anche in accademia le cose andavano bene.
E' vero che attorno a fine 1996 ebbi una ricaduta dal punto di vista dell'anoressia. Non so da che cosa possa essere dipesa. In quell'epoca avevamo cambiato casa da Pavia a Genzone, in un appartamento sempre in affitto ma più bello e più conveniente. Io avevo comunque accettato bene quel cambio di abitazione.
Attorno a dicembre 1996 o a gennaio 1997 cominciai una terapia psicologica, comunque prima del ricovero di marzo/aprile 1997, che fu il mio unico ricovero. Questa terapia psicologica durò un certo numero di mesi. Precisando quanto ho detto sopra, dico che forse iniziò nel febbraio 1997 (perché mi pare che iniziò poco prima del ricovero) e si protrasse forse fino a novembre 1997. Non so quale fosse l'impostazione della psicologa, dott.ssa Cirmoli. L'avevo trovata tramite la mamma di Fabio che sapeva che a questa psicologa si era rivolta un'amica del figlio che aveva sofferto di anoressia. Dalla dottoressa andavo due volte alla settimana. La dottoressa mi faceva parlare dei miei problemi, anche familiari (un paio di volte vennero anche Fabio e mia mamma); quanto invece a cosa dicesse, ricordo che sosteneva che l'anoressia può avere origine in rapporti familiari difficili.
La terapia inizialmente non sembrava avere successo, di qui il ricovero. Non ricordo di quanto fossi dimagrita e quanto fossi giunta a pesare. Forse è possibile 47 chili, come si legge nell'annotazione in data 26 marzo 1997 sulla cartella clinica che mi viene mostrata.
La terapia con la dott.ssa Cirmoli la interruppi io perché ero tornata a stare bene e perché non sentivo particolare giovamento da quei colloqui; fare una chiaccherata con un'amica era la stessa cosa.
Presi anche per alcuni mesi dei farmaci, non ricordo però quali fossero. Fabio diceva che agli inizi di questo uso gli sembravo “drogata”. Letto quanto detto da Fabio in merito, dico che le cose andarono così. Presi questi farmaci per qualche mese, prescritti da uno psichiatra del Centro dove lavorava la dott.ssa Cirmoli. Dopo qualche mese, in un lungo week end, rimasi senza e mi sentii girare la testa. Non volendo diventare dipendente da quei farmaci, cominciai a ridurli progressivamente ed a non prenderli più.
Aggiungo che dal 1997 non ho più avuto crisi di anoressia, né ho avuto bisogno di farmaci o cure psicologiche. Quanto ai farmaci presi nel 1997, so che erano dovuti a uno stato depressivo in cui mi trovavo.
Il periodo di crisi appena detto durò da fine 1996 a circa l'estate 1997, quando ricordo che cominciavo già a stare meglio. In questa fase di crisi comunque non interruppi né lo studio né le esperienze di lavoro dette sopra, salvo che per i giorni del ricovero.
Ripensando agli anni trascorsi con Fabio, non direi di aver avuto delle mancanze o delle difficoltà nei confronti di lui e nei confronti della vita matrimoniale.
6. Dopo il termine degli studi all'accademia, nel novembre 1999, io cominciai a sentirmi più nervosa nei confronti di Fabio ed anche ad avvertire meno attenzioni di lui nei miei confronti. Devo dire però che lui è sempre stato uguale nel suo comportamento; forse sono io ad essere cambiata, visto che mi sono sposata molto giovane ed ancora in un percorso di formazione. Non avevo avuto precedenti esperienze sentimentali rispetto a Fabio, che comunque è una persona con cui sono cresciuta e che in un certo senso mi ha fatto un po' da papà, nel senso che era il mio punto di riferimento.
Quando cominciai a lavorare presso una stilista nella primavera 2000, cominciai a sentirmi come il desiderio di evadere per qualche tempo dalla solita vita e prendere, per così dire, una boccata d'aria. Accettai quindi un impegno come scenografa in Corsica, che occupò il mese di agosto 2000. Quando tornai mi sentivo predisposta a ricucire il rapporto con Fabio, però lo avvertii più freddo e distaccato. Nei mesi di settembre/ottobre questa distanza fra noi aumentò e comparvero anche litigi. Per questo io proposi un periodo di separazione, che inizialmente pensavo come temporanea. A fine anno 2000, andai in Africa a lavorare presso un villaggio turistico, da dove tornai attorno a febbraio 2001. Da quell'epoca iniziai a lavorare a Trento, anche se fino a fine 2001 rientravo tutti i fine settimana a Pavia. A settembre 2001, anche se nel frattempo avevo frequentato un'altra persona, volli fare un tentativo per vedere se era possibile riprendere con Fabio. Ciò non fu possibile sia perché anche lui frequentava già un'altra persona che gli stava “col fiato sul collo”, sia perché mi scoraggiò in questo modo: ci eravamo appunto rivisti a settembre e in un'occasione eravamo tornati anche ad avere rapporti intimi, cosa della quale però Fabio si pentì dicendo che era stato un errore. Da fine 2001, come detto, mi trasferii anche ad abitare a Trento.
Aggiungo che nel 2002, in un periodo in cui lavoravo a Roma, Fabio venne a trovarmi ed avrebbe voluto che ritornassimo insieme. Facemmo anche un periodo di una settimana insieme in Turchia nell'agosto 2002, ma senza che la cosa sfociasse poi nella ripresa del vivere insieme. Fui io che non volli; non me la sentivo più, forse ormai era passato troppo tempo.
Anche dal 2001 in avanti non ebbi più problemi di anoressia. Il ciclo mi tornò più o meno all'epoca della separazione ed in seguito ebbi anche un bambino.
adr. Nelle fasi in cui ebbi disturbi alimentari, 1993/94 e fine 1996/estate 1997, come comportamento ebbi sempre e solo di impormi restrizioni alimentari, mai invece di mangiare procurandomi poi il vomito.
7. Non ho niente in contrario circa i due testimoni indicati da Fabio. Quanto alla dott.ssa Balzarotti la libero espressamente dal segreto professionale per quanto mi riguarda.
Da parte mia non ho testi da indicare e preferirei non coinvolgere mia mamma e mia sorella.
Qualora venissero identificati e reperiti i dottori Callioni (?) e Cirmoli, libero dal segreto professionale la dott.ssa Cirmoli che potrebbe riferire della mia vicenda. In ogni modo, la dott.ssa Balzarotti ha seguito la mia situazione per tutto il tempo in cui è durata la mia vicenda con Fabio.
Nel caso fosse necessaria una perizia, eventualità che non conoscevo, sarei disponibile ad avere dei colloqui con il perito incaricato.
Non ho altro da aggiungere se non che io ho creduto in questo matrimonio e il fatto che Fabio sollevi questo dubbio sulle mie capacità di essere una moglie, mi ha deluso.
A domanda dell'avvocato dell'attore: Mio padre è morto nell'aprile 2000. Non avevamo, come detto, un grande rapporto. Per la sua morte mi è dispiaciuto ma non come se fosse morta invece mia mamma.
Letto, confermato e sottoscritto.
Sessione terza, deposizione della mamma dell'attore
1. [omissis]
2. Mio figlio Fabio mi ha dato una fotografia di Damiana scattata nella casa di lei nel 1994, l'anno prima del loro matrimonio. Inoltre mi ha consegnato l'album di nozze da mostrare al tribunale.
[La foto del 1994 viene acquisita agli atti, facendone copia e restituendo l'originale alla signora Cremaschi. L'album di nozze sarà visionato al termine della deposizione, valutando se estrarne qualche foto].
Quanto al fidanzamento, devo premettere che Fabio in casa non parlava molto delle sue cose. Damiana me la presentò nel 1993, ma come amica, portandola in casa della sorella Maristella in occasione del compleanno di Maristella stessa. Damiana mi apparve una ragazza bella e prosperosa, non intendo grassa ma con caratteri fisici femminili evidenti. Non ne sentii più parlare fino a che, forse a fine 1993 o ad inizio 1994, Fabio mi disse che questa ragazza aveva iniziato a non mangiare. Non mi disse perché, ma solo che aveva questi problemi con il cibo.
In quell'epoca, fra l'inizio 1994 e la Pasqua, ricevetti una telefonata della mamma di Damiana che mi invitò ad un incontro. Ci trovammo in un bar di Pavia; la mamma mi mostrò delle foto di Damiana simili a quella che ho sopra presentato e mi disse che la colpa del dimagrimento di Damiana era di Fabio, che le aveva messo in testa di essere troppo grassa. Io chiesi alla signora se ci fossero dei problemi familiari, ma lei li negò. Successivamente Fabio e, dopo le nozze, anche Damiana mi spiegarono che in realtà la ragazza aveva uno scarso rapporto con il padre, che si occupava in sostanza dei propri interessi, ed un cattivo rapporto con mamma e sorella, una ragazza viziata verso la quale c'era probabilmente una forma di gelosia. Fabio stesso mi fece ascoltare una telefonata a lui di Damiana, nella quale la ragazza piangeva e diceva di non farcela più a stare in famiglia. Inoltre, in quell'anno 1994, Fabio mi riferiva che Damiana spesso sveniva, dopo discussioni con i familiari.
Io Damiana nel fidanzamento la vidi poche volte: la invitai a Pasqua 1994 e poi in estate per alcuni giorni al mare. Era effettivamente molto magra, mangiava ma molto poco. Mi apparve una ragazza semplice che ispirava tenerezza. Nella seconda parte dell'anno fui un paio di volte a casa Torri. Potei constatare che il papà parlava solo di guerra e di soldi; gli mettevo accanto mio marito, in modo che potesse sostenere la discussione.
3. Il matrimonio venne proposto da Fabio per le seguenti ragioni: anzitutto voleva bene a Damiana e poi voleva toglierla dalla famiglia d'origine. A quanto so, Damiana rispose subito favorevolmente. Non ricordo invece esattamente quando Fabio le fece questa proposta.
Ricordo invece che, nel periodo del corso prematrimoniale, Fabio mi riferiva che Damiana stava attraversando una fase “tremenda”: non si cambiava gli abiti; doveva prendere una pastiglia (non so quale e perché, forse delle vitamine) ma non voleva farlo. Intendo che la ragazza vestiva sempre allo stesso modo, non invece che trascurasse la pulizia e l'igiene.
Il tema del matrimonio lo toccai con Damiana nei giorni passati insieme al mare nell'estate 1994. Non ricordo se a quel punto Fabio le avesse già fatto la sua proposta e le nozze fossero state fissate. Feci un discorso generale, a partire dal fatto che sapevo che Damiana aveva ancora aperto un percorso scolastico. Le chiedevo, ad esempio, come avrebbe fatto se avesse avuto un bambino. Damiana rispondeva “ma io ho Fabio”, mostrando di contare molto sull'aiuto e sull'appoggio di lui.
Questi sono tutti i discorsi che ho fatto con lei sul punto matrimonio. Aggiungo che, verso la fine del fidanzamento, seppi che Damiana non aveva più il ciclo mestruale.
Nel giorno delle nozze Damiana mi apparve contenta. Aveva anche migliorato come salute e ripreso qualche chilo di peso, non saprei esattamente quanto. Certamente aveva il viso meno scavato che nei mesi precedenti.
adr. Non ricordo con precisione un'intenzione di Fabio di lasciare Damiana nel corso del fidanzamento. Ricordo invece che, nel periodo cui ho già accennato del corso prematrimoniale, Fabio ebbe a dirmi “non ce la faccio più”. Ricordo che io lo incoraggiai, ma non se mi comunicò l'intenzione di lasciare Damiana.
adr 2: Fabio è un ragazzo sportivo, fa sport e palestra; fa esercizi anche in casa.
4. La vita matrimoniale è durata da gennaio 1995 al dicembre 2000.
I primi due anni andarono abbastanza bene, anche se Damiana aveva sempre qualche problema con i familiari. D'abitudine andavano a cena da loro la domenica sera (a mezzogiorno venPippoo da me) e Fabio mi rifeRiva che c'erano spesso discussioni fra Damiana e la sorella. Fra loro due comunque andavano d'accordo e Fabio mi appariva contento della scelta fatta.
Siccome il problema alimentare di Damiana in qualche misura era sempre presente, ad un certo punto le suggerii ed anzi le trovai una psicologa; se non sbaglio fu questa a suggerire un ricovero in una clinica che non ricordo più bene quando avvenne. Prendo atto, come mi viene ricordato, che avvenne a marzo/aprile 1997.
adr. Il suggerimento da me dato di una terapia psicologica non venne perché avessi constatato un peggioramento di Damiana, ma perché capivo che i suoi problemi permanevano. Infatti aveva preso a confidarsi molto con me, sia circa le sue difficoltà con il cibo, sia circa le sue difficoltà con la famiglia d'origine.
Quanto a se le dette terapie produssero un miglioramento in Damiana, io posso solo dire che esteriormente mi sembrava migliorata. Non credo invece che avesse superato del tutto il suo problema perché ricordo che, in seguito, le diedi l'indirizzo di una dietologa di [...], che avevo sentito in una trasmissione televisiva parlare dell'anoressia. Damiana andò una volta, ma non proseguì dicendo che non si era trovata bene per la freddezza con cui era stata trattata.
Quanto invece alla terapia psicologica, mi pare sia durata attorno all'anno; non ricordo il nome della psicologa che seguì Damiana.
Anche gli anni successivi al ricovero (quindi dal 1997 al 2000), andarono abbastanza bene per quanto concerne il rapporto fra i due. Io cominciai a notare un cambiamento nell'atteggiamento di Damiana soltanto nell'anno 2000; ad esempio si confidava molto meno con me ed era diventata anche molto più suscettibile nei confronti di Fabio.
Nei primi anni di matrimonio, fino appunto al 2000, l'atteggiamento di Damiana nei confronti di Fabio era sostanzialmente positivo ed affettuoso, pur con qualche “alto e basso”.
Per la casa e il guardaroba Damiana ce la metteva tutta. Contemporaneamente frequentava l'accademia di [...] con risultati positivi e faceva anche lavoretti tipo cameriera avventizia. Questi impegni scolastici e lavorativi li affrontava sostanzialmente volentieri; ci fu qualche momento in cui voleva lasciare la scuola, ma poi la finì con risultati buoni.
5. Quanto alla separazione, io ne sentii parlare per la prima volta in questi termini. Verso ottobre 2000, ricordo che avevamo ospiti dei parenti e Damiana aveva persino fatto una torta per loro, questa stessa mi disse di punto in bianco, mentre eravamo in cucina, che aveva dei grossi problemi con Fabio. Siccome i due abitavano in un appartamento di proprietà della parrocchia (era il loro terzo appartamento, perché da Pavia si erano trasferiti a Genzone in un appartamento inizialmente diverso da quello parrocchiale), ne parlai con il nostro parroco don Piero. So che questi ebbe un colloquio con Damiana, dal quale emerse che la ragazza si voleva separare. Quanto alle ragioni, sia a don Piero sia poi a me, Damiana rimase sempre su un piano molto generale, dicendo che non si trovava più con Fabio, che non lo amava più e cose del genere.
adr. Con don Piero, che avrà circa 45 anni, mi sembrava che Damiana avesse maturato un rapporto abbastanza buono. I due abitavano sotto di lui, nell'appartamento in origine destinato al vicario parrocchiale, e in qualche occasione di incontro familiare festoso a casa di Fabio e Damiana, avevamo invitato anche don Piero.
Damiana non la vedo dall'epoca della separazione, precisamente da quando, non già più abitando con Fabio, venne a ritirare i suoi effetti personali.
adr 2: In un tempo successivo, forse un paio di anni fa, ricordo che Fabio e Damiana tornarono a vedersi ed anzi trascorsero anche alcuni giorni insieme al mare. Non so dove andarono, se non che si trattava di una località all'Estero. Circa questo episodio, che non ebbe però un seguito, Fabio mi disse solo che il tentativo non era riuscito per la insicurezza di Damiana circa il tornare con lui. Da parte sua egli sarebbe stato disponibile.
Non ho altro da aggiungere se non una mia impressione. Quando Damiana, finita l'accademia, cominciò ad affacciarsi sul mondo del lavoro, legato allo spettacolo, cominciò a sentire “stretta” la casa coniugale.
adr 3: Damiana aveva delle amiche, per esempio una certa Loredana, che ha sposato un mio nipote Pippo Cremaschi. Damiana aveva confidenza con questa ragazza; anzi fu lei a comunicarmi che Damiana, pur avendo detto di volersene andare temporaneamente da Fabio, aveva già deciso che non sarebbe tornata. Quanto alle mie figlie Maristella e Paoletta, direi che con quest'ultima (che è ancora in casa) Damiana maturò una confidenza analoga a quella con me. Si scontrarono al momento della separazione voluta da Damiana.
Letto, confermato e sottoscritto.
Sessione quarta, acquisizione di materiale fotografico
Si allega agli atti una foto di Damiana nel 1994, in costume da bagno, quando pesava 34-35 kg; più tre foto del giorno delle nozze, estratte dall'album, visionato integralmente, che ritraggono le parti coi rispettivi familiari.
Sessione quinta, deposizione del medico della convenuta
1. [omissis]
Prendo atto che la signora Torri mi ha liberato dal segreto professionale; mi ha anzi inviato uno scritto in questo senso.
2. Conosco Damiana da quando aveva cinque o sei anni di età e sono stata a lungo il suo medico di base fino a dopo il suo matrimonio. Quanto a quest'ultimo termine, dico che senz'altro era ancora mia paziente quando avvenne il ricovero la cui cartella clinica mi viene mostrata. Forse il rapporto professionale si protrasse ancora per qualche mese dopo questo ricovero.
Quanto agli elementi che possano concorrere a comprendere la situazione psicofisica di Damiana quando si sposò, dico che fin da circa l'adolescenza presentò una situazione “strisciante” di anoressia, che ebbe anche dei momenti critici già prima delle nozze; ad esempio sottoforma di grosse perdite di peso e di arresto del ciclo mestruale. A mio giudizio questo problema iniziò prima dei diciotto anni, come vedo scritto nella cartella del ricovero di cui sopra. Quanto alla causa di questo disturbo, che era accompagnato anche da manifestazioni di ansia, credo vada ascritta alla situazione familiare, circa la quale mi risulta un rapporto molto difficile di Damiana con la sorella Francesca, circa il quale non so dare però altri particolari.
Mostratami una fotografia di Damiana in costume da bagno precedente le nozze, dico che forse questa immagine non riflette nemmeno lo stato peggiore in cui venne a trovarsi. In certi altri momenti mi apparve ancora “più giù” fisicamente.
Quanto all'episodio che mi viene letto dalla deposizione di Damiana, relativo ad una breve terapia psicologica subita attorno ai sedici anni, posso dire: l'istituzione indicata è effettivamente il Centro Famiglia, che si preoccupa soprattutto dell'aiuto alla maternità, ma offre anche altri tipi di consulenza. Io non ricordo positivamente di aver prescritto questa terapia, anche perché il consultorio è a libero accesso e non richiede una prescrizione del medico. Però è possibile che l'abbia suggerita alla mamma di Damiana, con la quale avevo un rapporto di confidenza; infatti, è coerente con quanto suggerisco in casi come il presente.
3. Quanto alle condizioni di Damiana nel momento del matrimonio, dico che in quel periodo io non avevo molti incontri con lei e le notizie circa la ragazza mi provenPippoo da sua madre. Fu quest'ultima ad informarmi del matrimonio della figlia. Io rimasi molto sorpresa anche perché ho un figlio che era suo compagno di scuola e mi riusciva difficile pensare che un ragazzo così giovane si sposasse. Chiesi alla mamma se Damiana fosse davvero sicura ed avanzai anche l'argomento degli studi superiori che sapevo appena iniziati o prossimi da iniziare. La mamma mi rispose piuttosto genericamente, dicendo che i due ragazzi erano innamorati e concordi nel progetto di sposarsi.
Quanto alle sue condizioni di salute, non credo che i suoi problemi fossero stati del tutto superati e penso che la sua decisione di sposarsi così giovane sia stata influenzata dal desiderio di andarsene da casa. Damiana comunque non mi ha mai parlato direttamente del suo matrimonio e del perché lo volesse celebrare o lo avesse celebrato. Inoltre, come medico, in quel periodo, come detto, la vidi poco.
Effettivamente, adesso che mi viene ricordato, mi torna in mente che avevo avuto qualche notizia circa difficoltà di Damiana agli inizi della frequenza dell'accademia di [...], a seguito di un episodio più severo di anoressia a cavallo fra la seconda metà del 1993 e gli inizi del 1994.
4. Quanto alla cartella del ricovero di Damiana nel 1997, premetto che dopo le nozze io ricordo di averla vista una volta, andando a casa sua per un banale attacco febbrile. Le chiesi come stesse e Damiana mi disse che stava bene. Dalla mamma, successivamente, avevo notizia che la ragazza non aveva ciclo mestruale e continuava a dimagrire. Io insistetti con la mamma perchè le si desse un aiuto più sostanzioso. Di qui si giunse al ricovero, ma devo dire che in quella fase io non vidi Damiana né credo proprio di aver suggerito io direttamente quel ricovero e in quella clinica. Ne venni informata come di una decisione assunta in ambito familiare, con la quale mi dichiarai d'accordo redigendo l'impegnativa necessaria per il ricovero.
Quanto alla cartella, che vedo per la prima volta, mi trovo molto concorde con la descrizione che viene fatta di Damiana (soprattutto per quanto concerne il forte appoggiarsi alla persona del marito) e con la diagnosi di anoressia. Non saprei invece cosa osservare circa la diagnosi di disturbo di personalità non altrimenti specificato.
Nemmeno dopo il ricovero ebbi più occasione di vedere Damiana. Ricordo che in quell'epo-ca ci fu un trasferimento di lei e del marito a Genzone, per cui Damiana stessa cessò di essere mia paziente. Progressivamente anche la mamma venne di meno, fino a che lei stessa - credo per un trasferimento di abitazione - non fu più mia paziente: per questo non ho in pratica notizie circa Damiana successivamente al detto ricovero, salvo qualche contatto telefonico recente, nella fase di preparazione di questa causa. Mi disse di avere avuto da poco un bambino.
Non ho altro da aggiungere.
Letto, confermato e sottoscritto.
Decreto di Notifica di Testi d'Ufficio e di Nomina del Perito
Il sottoscritto Preside e istruttore nella causa sopra indicata,
visti i cann. 1542; 1530; 1554-1555; 1574-1575 e 1680, nonché gli articoli 71; 177; 199-200 e 203-204 dell'Istruzione Dignitas connubii;
considerato che dall'audizione dei testi orali è emersa la possibilità di acquisire nuove testimonianze che appaiono di un certo rilievo, per quanto escludendo mamma e sorella della convenuta, signora Damiana Torri, che ha manifestato il desiderio che non vengano convocate;
considerata la necessità di chiedere alla parte attrice, signor Fabio Canna, alcuni chiarimenti supplementari;
considerata infine la necessità nel caso di acquisire un parere peritale sulla persona della convenuta, signora Damiana Torri;
decreta
1. di convocare quali testi d'ufficio il parroco di Genzone, don Piero Cretti, e la signora Loredana, moglie di Pippo Cremaschi, dei quali ha parlato in deposizione la signora Cremaschi, mamma della parte attrice, dati agli aventi diritto giorni dieci dalla notifica per eventuali eccezioni e, per la parte attrice, per far avere nome completo e indirizzo della detta Loredana;
2. di convocare parte attrice per una nuova deposizione, come da allegata scheda di convocazione;
3. di nominare quale perito d'ufficio la dott. Marzia Crepaldi, dati dieci giorni dalla notifica per proporre eventuali eccezioni sulla nomina del perito;
4. di stabilire per il perito il termine di giorni sessanta dal ricevimento degli atti di causa per la presentazione della sua relazione, ai sensi del can. 1578 e degli articoli 207 § 3 e 210 dell'Istruzione Dignitas connubii, fermo che la trasmissione degli atti e le operazioni peritali avverrano dopo il completamento della prova orale;
5. di determinare con separato provvedimento i quesiti per il perito ai sensi del can. 1577 e dell'articolo 207 § 1 dell'Istruzione Dignitas connubii, tenuto conto anche di quanto le parti vorranno eventualmente proporre in merito.
Si notifichi agli aventi diritto.
Milano, 4 ottobre 2006
Sessione sesta, nuova deposizione dell'attore
Premesso il giuramento di dire la verità, gli vengono proposte le seguenti domande.
D1. Damiana, a p. 1 della sua deposizione, ha detto che il suo primo episodio di anoressia iniziò con una dieta propostale da Lei nell'agosto 1993: è vero? In cosa consisteva questa dieta?
R. Sicuramente può essere accaduto che, a domanda di Damiana su come la vedessi, io abbia espresso l'opinione che potesse perdere qualche chilo, nell'ordine di 2 o 3. Non ricordo invece di averle proposto una dieta e tanto meno di avergliela configurata o prescritta. Posso averle invece dato dei consigli, tipo di mangiare spesso ma con porzioni ridotte; inoltre di avere un'alimentazione equilibrata: invece di mangiare fuori pasto dei cioccolatini, di mangiare della frutta a modo di spuntino. Invece per i pasti, suggerivo di avere un'alimentazione appunto equilibrata di carboidrati e proteine.
D2. Damiana, a p. 2 della deposizione, racconta che a luglio1994 Lei manifestò l'intenzione di lasciarla. È vero? Come mai aveva maturato quell'intenzione? Come mai di fatto non la lasciò?
R. Vedendo che Damiana si era imposta una dieta troppo drastica e che era molto dimagrita, io cominciai ad insistere perché mangiasse in maniera più equilibrata. Visto che non riuscivo a convincerla, pensai di scuoterla facendola spaventare attraverso la manifestazione del proposito di lasciarla. Non avevo intenzione di lasciarla davvero, ma solo di scuoterla e di farle capire il suo comportamento alimentare sbagliato. Pensavo di non farmi sentire per una settimana; poi, parlando con mia mamma che mi esortò a stare vicino alla ragazza ed a prendere in considerazione la possibilità che Damiana potesse anche peggiorare, mi feci sentire prima: quindi effettivamente quell'interruzione durò due o tre giorni.
D3. Damiana, a p. 3 della deposizione, ha detto che condividevate i principi cristiani in materia matrimoniale e che giungeste alle nozze senza avere rapporti sessuali. Conferma?
R. E' vero che, concordemente e per una motivazione anche religiosa, io e Damiana non avemmo rapporti sessuali da fidanzati.
D4. Nel secondo paragrafo del n. 6 a p. 4 della sua deposizione, Damiana descrive lo sviluppo del vostro rapporto fra la primavera 2000 e il settembre 2001. Conferma tale descrizione? Ha qualche commento da fare?
R. L'esposizione di Damiana richiede alcune precisazioni. Attorno a giugno 2000 cominciò a dirmi che non mi amava più, senza darmi delle motivazioni chiare per questa sua dichiarazione. Nonostante io insistessi per fare le ferie insieme ad agosto,occasione che ritenevo importante per vedere di risollevare il nostro rapporto, Damiana volle passare tutto il mese di agosto in Corsica. Quando tornò, io non avvertii da parte sua il desiderio di ricucire il nostro legame come sostiene nella sua deposizione, anzi Damiana continuò a dire che non si trovava più in casa, iniziò a cercare un altro alloggio e a novembre 2000 se ne andò. Quando fece questo passo non mi disse che si trattava di un'iniziativa temporanea, ma se ne andò e basta. Almeno fino a fine 2001 abitò a Pavia in via [...]. Effettivamente capitò che a settembre 2001 ci rivedemmo ed anche che avemmo un rapporto sessuale. Non ricordo come nacque l'occasione di rivederci; è vero che io mi pentii di quell'incontro intimo, perché avvenne al di fuori di ogni progetto di rimetterci insieme. Fu piuttosto il frutto dell'attrazione reciproca. Infatti, a questo incontro, non ne seguirono altri fra noi di alcun tipo, almeno nell'immediato.
D5. Nelle due ultime righe di p. 4 e nelle prime due di p. 5, Damiana descrive un episodio avvenuto nel 2002. Lo conferma? Ha qualche osservazione da fare?
R. Quanto racconta Damiana è vero. Se a settembre 2001 io stesso non me l'ero sentita di riprendere il nostro rapporto, riflettendo nei mesi successivi mi convinsi di fare un nuovo tentativo per tornare con Damiana. Andai anche a trovarla a Roma, dove nel frattempo lavorava. Andai una volta, non ricordo esattamente quando, comunque già nel 2002 e prima di agosto quando facemmo la vacanza in Turchia. Questa vacanza, di una settimana, fu caldeggiata soprattutto da me appunto per vedere se era possibile rimettersi insieme. Anzi, anche dopo quella vacanza, fino a circa il 2004 io non rinunciai a quel progetto ed andai almeno un paio di volte a Trento a trovare Damiana, nel frattempo trasferitasi là. Nella vacanza in Turchia ed anche nelle mie andate a Trento, Damiana accettò di avere delle intimità con me ma non di ipotizzare di tornare insieme. Mi diceva che mi voleva bene ma che non intendeva riprendere la vita comune con me. Non mi dava delle ragioni più precise; diceva solo che non se la sentiva. Io rinunciai al progetto di tornare con Damiana direi attorno alla primavera del 2004.
D6. Dalla deposizione di Sua mamma (III, 3) sembra che Damiana nel fidanzamento dovesse assumere dei farmaci. Può dare dei ragguagli in merito?
R. Io non ricordo con precisione questo particolare dei farmaci che Damiana avrebbe dovuto prendere nel periodo del fidanzamento. Può darsi che si trattasse di vitamine, visto il suo stato e visto anche che in quel periodo non si rivolgeva al suo medico.
D7. Quando avvenne il vostro (doppio) trasferimento a Genzone e come Damiana visse la cosa? È vero che con don Piero Cretti Damiana aveva maturato un buon rapporto?
R. Il trasferimento a Genzone avvenne a fine 1996. Effettivamente ci trasferimmo in via [...], come risulta dall'indirizzo indicato sulla cartella clinica del ricovero di Damiana a marzo/aprile 1997. In questa casa rimanemmo circa un annetto, dopo di che ci trasferimmo nella casa parrocchiale. Damiana visse bene questi trasferimenti ed era contenta. Con don Piero non so che grado di confidenza Damiana abbia sviluppato. C'erano comunque degli incontri nostri con lui, come riferito da mia mamma nel passo della deposizione che mi viene letto.
D8. Sulla base di un'informazione di Sua mamma (III, sub fine), avevo convocato la signora Loredana [...] in Cremaschi. Questa ha fatto sapere che non intende deporre. Ha qualche commento da fare?
R. Io non so riferire nulla circa Loredana perché non ho trattato con lei in relazione alla sua chiamata a deporre.
Non ho altro da aggiungere.
Letto, confermato e sottoscritto.
Sessione settima, deposizione del parroco delle parti
D1. Quali le Sue generalità?
R. Don Piero Cretti [omissis]
D2. Quando ha conosciuto i due interessati? Pensa di aver conosciuto abbastanza bene Damiana?
R. Io conobbi Fabio e Damiana quando divenni parroco a Genzone; feci l'ingresso nel marzo 1999. I due abitavano già nella casa parrocchiale. Con Damiana non potei entrare in un rapporto di particolare confidenza. Nei primi tempi della mia permanenza in parrocchia la coinvolsi per preparare alcuni disegni per la chiesa, essendo lei brava in questo campo. Invece, direi nella primavera successiva, ossia del 2000, quando venni informato, dalla mamma di Fabio, di loro difficoltà, ebbi la possibilità di avere un paio di colloqui con Damiana (forse anche più di due) nei quali la ragazza si aprì con me e mi raccontò diverse cose.
Quanto a questi colloqui, io ricordo i seguenti contenuti. Innanzitutto Damiana si mostrava sofferente per la situazione, ricordo infatti che piangeva spesso. Pur dicendo che avrebbe voluto che le cose tornassero come prima, mi confidava che non sentiva più niente nei confronti di Fabio. Questo direi anzi fosse il contenuto principale delle sue manifestazioni. Mi disse inoltre che intendeva molto investire le sue energie nel campo del lavoro e che in questo ambiente, nel quale era nel frattempo entrata (era un ambiente legato alla televisione), aveva anche avuto una relazione con un'altra persona. Infine, ricordo che non mi fece mai delle recriminazioni o delle lamentele nei confronti di Fabio.
Questo è quanto ricordo dei colloqui con Damiana. Quando ebbi occasione di affrontare il tema delle loro difficoltà con Fabio, potei constatare che questi aveva un atteggiamento per così dire di attesa nei confronti di Damiana, anche se so (da sua mamma) che per un certo tempo aveva frequentato un'altra ragazza. Non ricordo però esattamente l'epoca, la durata di questa frequentazione ed anche il grado di coinvolgimento.
Effettivamente, dopo un primo periodo di scoraggiamento di Fabio dopo l'allontanamento di Damiana da casa (forse qui si colloca il detto rapporto con l'altra ragazza), so che Fabio fece dei tentativi per ricucire il rapporto con Damiana, ad esempio anche con una vacanza trascorsa insieme. Dei tentativi che purtroppo non trovarono corrispondenza dall'altra parte, almeno nel senso di tornare stabilmente insieme.
D3. Per il periodo in cui Lei vide questa coppia, notò della mancanze o delle difficoltà di Damiana nei confronti di Fabio e dei doveri della vita familiare?
R. Io non sono a conoscenza, oltre a quanto ho già riferito, di difficoltà o mancanze di Damiana nei confronti di Fabio e della vita familiare. Per quello che potei osservare, fino a quando mi vennero manifestate le difficoltà (cosa che per me fu una novità), la coppia mi appariva all'esterno come una coppia normale. Notavo che frequentavano insieme anche la Messa.
D4. Conosce anche la mamma di Fabio? Ritiene questa signora, più i due interessati, persone credibili, attendibili?
R. Quanto a queste persone, direi che mi sembrano soggetti attendibili. Con me si sono sempre comportati correttamente. Aggiungo che la persona che conosco meglio della famiglia Canna è il papà di Fabio, molto impegnato in parrocchia come catechista, come animatore delle attività sportive e comunque disponibile nelle necessità.
D5. Informato del contenuto dei punti di causa, pensa di aver qualche elemento di fatto in qualsiasi senso rilevante ai fini della risposta a quelle domande?
R. Anzitutto posso dire che, parlando con i genitori di Fabio, questi hanno ipotizzato che Damiana, quando si sposò, “non c'era tutta con la testa” a causa di problemi di anoressia che aveva attraversato ed a causa del forte desiderio di andarsene da casa a seguito dei non buoni rapporti nella famiglia d'origine. Questa è soprattutto l'opinione del papà di Fabio col quale, come ho detto, ho maggiori occasioni di confronto. La mamma, invece, mi sottolineava che, quando erano subentrate le difficoltà, Damiana aveva anche iniziato a trascurare la casa.
Per quanto mi riguarda personalmente, non credo di avere elementi a conferma o a smentita del punto di causa. Posso solo dire che i miei contatti più profondi con Damiana avvennero in un momento in cui la ragazza era visibilmente sofferente.
D6. Ha altro da aggiungere spontaneamente?
R. Non ho altro.
Letto, confermato e sottoscritto.
Sessione ottava, deserta della teste chiamata d'ufficio
La teste Loredana [...] in Cremaschi manda un fax nel quale si dichiara indisponibile.
Incarico ex can. 1577 § 1 CIC e articolo 209 DC per il Perito ex officio, dott. Marzia Crepaldi
Il Perito ex officio:
* sottoposti a studio gli atti di causa;
* sottoposta la signora Damiana Torri a tutti gli accertamenti psicodiagnostici ritenuti necessari per l'espletamento del proprio compito;
* sentita - qualora lo ritenga necessario - l'altra parte in causa;
risponda ai seguenti
quesiti
1. Come il Perito ha accertato l'identità dell'esaminanda?
Quali accertamenti psicodiagnostici ha il Perito applicato nel caso e perché ha ritenuto di dover procedere secondo tale metodologia?
2. È possibile fare una diagnosi scientifica sulle condizioni psichiche della signora Damiana relativamente all'epoca del matrimonio?
Era allora affetta da qualche disturbo, anomalia, malattia psichica o psicologica?
Quale? Di quale gravità?
Si trattava di un'anomalia stabile o transitoria?
Quale la sua origine e il tempo della sua manifestazione?
In particolare, è possibile ritenere che fosse affetta da una grave forma di disturbo dell'alimentazione? Quale?
3. Quali erano allora gli influssi della situazione diagnosticata al quesito n. 2 sulle capacità di comprensione critica della signora Damiana e sulle sue capacità di autodeterminazione, specificamente in relazione a scelte impegnative esistenzialmente, moralmente e giuridicamente, come quella del matrimonio e della scelta dello stato di vita?
Erano tali capacità inficiate in modo grave?
4. Quali erano allora gli influssi della situazione diagnosticata al quesito n. 2 sulle attitudini della signora Damiana alla vita coniugale?
C'era - dal punto di vista del Perito, ossia quello clinico - qualche controindicazione al matrimonio per la signora Damiana?
In quali aspetti specifici della vita coniugale e familiare e dei comportamenti conseguenti agli impegni della vita matrimoniale?
Si trattava di un influsso realmente inabilitante, sempre dal punto di vista del Perito?
5. Ha il Perito delle osservazioni da fare in merito agli atti di causa? Ha delle considerazioni da fare sulla cartella clinica allegata al libello e sulla deposizione del medico dott. Balzarotti?
6. Presa attenta considerazione dei quesiti proposti con atto 5 ottobre 2006 dal Difensore del vincolo, ha il Perito qualcosa da aggiungere o da puntualizzare rispetto a quanto sin qui detto?
7. È il Perito certo, scientificamente e deontologicamente, delle proprie conclusioni?
8. Ha il Perito altro da aggiungere?
Sessione nona, assunzione agli atti della perizia d'ufficio
Io sottoscritta, dr.ssa Marzia Crepaldi, quale Perito d'ufficio incaricato dal Tribunale Ecclesiastico Regionale [...] relativamente alla causa Canna-Torri, dichiaro di essere giunta alle considerazioni cliniche e alle conclusioni diagnostiche esposte in questa relazione peritale tramite il seguente materiale:
Un colloquio con la Sig.ra Torri in data 05.12.2006 (la peritanda ha rifiutato un secondo colloquio)
Test di Rorschach e Blacky Pictures Test (test proiettivi di personalità) eseguiti dalla Dr.ssa [...] sulla Sig.ra Torri (i protocolli e l'interpretazione testale della dr.ssa [...] sono allegati alla presente relazione peritale).
3. Tutto il materiale presente agli Atti
La relazione è suddivisa in quattro parti:
i) Anamnesi famigliare
ii) Anamnesi personale
iii) Esame psichico
iv) Conclusioni diagnostiche e risposte ai quesiti del Tribunale Ecclesiastico
ANAMNESI FAMIGLIARE
Damiana Torri è primogenita, ha una sorella minore di due anni, due fratellastri nati da un primo matrimonio del padre. Quando Damiana nacque, suo padre era un uomo già avanti con l'età, infatti, tra lui e la moglie vi era una differenza di 24 anni.
La Sig.ra Torri descrive i propri familiari senza particolari toni emotivi: il padre è ricordato come spesso assente (Damiana nega di non aver mai sofferto per questo distacco paterno), la madre abbastanza affettuosa e forse un po' debole, troppo accondiscendente con la sorella minore che è a sua volta descritta come una persona dal carattere forte, impositivo e dominante. Non si riesce a percepire dal racconto della peritanda alcun quadro preciso familiare, tutto è raccontato piattamente ed anafettivamente, molto è dimenticato. La Sig.ra Torri è molto povera di fatti ed aneddoti, quasi stupita della mia domanda. Damiana verso i sedici anni ha sostenuto una serie di colloqui psicologici in un consultorio familiare, forse consigliati dal medico di base per affrontare alcuni disagi allora emergenti (in particolare riguardo al problematico rapporto con la sorella), eppure non riesce a riferire nulla di particolare attorno alla relazione con la sorella, non riporta alcun ricordo specifico se non che “ha un carattere forte, diverso dal mio, ha avuto qualche problema col cibo da adolescente, ma poi l'ha risolto da sola”. Nel racconto di Damiana nessun familiare assume caratteristiche proprie, tutti sono descritti con lo stesso tono indifferente e distaccato: sembra prevalere un fenomeno di rimozione e negazione rispetto i suoi sentimenti ed emozioni relative alla famiglia. Anche l'analisi testale ha evidenziato problematiche nei confronti della relazione genitoriale, nella quale sia la figura materna che quella paterna appaiono poco affettive, inconsistenti e cariche di emotività inespressa e non elaborata.
ANAMNESI PERSONALE
Damiana è nata a termine, non vengono riferiti ritardi dello sviluppo psicomotorio. L'infanzia è descritta come serena e senza problematiche di rilievo, anche questa raccontata con lo stesso tono piatto ed indifferente. La peritanda si descrive come una bambina serena, ben inserita socialmente, con un buon profitto scolastico, aveva amicizie prevalentemente nell'ambito dell'oratorio, che ha sempre frequentato come ambiente extrascolastico e nel quale ha sviluppato le principali relazioni interpersonali. Riferisce di aver avuto un'educazione abbastanza rigida, ma di non averne particolarmente risentito, accenna a qualche problematica con la sorella ma non riesce a caratterizzarne i particolari, fa molta fatica a ricordare gli avvenimenti del passato, che sembra immerso in una nebbia indefinita, priva di sentimenti ed emozioni.
Anche l'adolescenza è ricordata con le stesse caratteristiche, Damiana non ricorda nulla di quel periodo che abbia qualche intensità emotiva od affettiva.
La prima esperienza affettiva della peritanda avviene verso i sedici anni, con un ragazzo conosciuto al mare, con il quale ha una relazione estiva, adolescenziale, nella quale si sente coinvolta, ricorda di aver sofferto quando è finita.
Sceglie di frequentare il liceo artistico, ha sempre prediletto le materie creative, ha una passione per il disegno.
A diciotto anni conosce Fabio in una discoteca (“prima dei diciotto anni non mi lasciavano uscire la sera”), da subito nasce un'attrazione reciproca che si trasforma in un legame. Damiana ricorda questo periodo come bello, si sentiva innamorata e ricambiata.
Dopo circa sei mesi dall'inizio del rapporto con Fabio compaiono i sintomi di disturbo alimentare, iniziano con una banale dieta e poi assumono le caratteristiche di disturbo anoressico (con base nevrotica, senza percezione psicotica del sé corporeo): pensiero incentrato sul cibo e le calorie, paura di ingrassare, controllo continuo del peso corporeo, selezione dei cibi con esclusione di quelli ipercalorici, amenorrea. Il ciclo mestruale da allora è sempre stato assente o comunque molto irregolare. Damiana avrà nuovamente un ciclo mestruale regolare solo a 25 anni, quando si sarà definitivamente separata da Fabio.
Il matrimonio sembra una scelta comune, alla quale i fidanzati giungono concordemente, con reciproca convinzione.
Damiana si sposa a venti anni, si descrive come allora felice ed innamorata, stava ancora studiando, ma cercava di contribuire al ménage familiare con lavoretti saltuari (cameriera in locali), ricorda positivamente il primo anno di matrimonio. Dopo circa un anno dalle nozze ricompaiono i sintomi alimentari, tanto gravi che si rende necessario ricoverare Damiana presso la Clinica San Giuseppe. Damiana si indebolisce, deve interrompere la scuola per un anno. Dopo il ricovero sembra riprendersi, si riscrive a scuola, tutto prosegue bene. Ricorda come Fabio le sia stato vicino durante il ricovero e la malattia, cosa per lei importante. Damiana aveva intrapreso una psicoterapia prima del ricovero, ha proseguito le sedute per qualche tempo dopo le dimissioni e poi la stessa peritanda ha interrotto la terapia “perché stavo bene e non mi serviva a niente”, è possibile ipotizzare che sia stato un ritiro difensivo di fronte all'emergere di problematiche interne (cosa frequente in questo tipo di terapia).
Damiana si è sposata vergine, Fabio è stato il suo primo compagno sessuale. Oggi la peritanda riferisce riguardo alla sessualità: “Con Fabio il sesso era una cosa meccanica, senza passione, ma l'ho scoperto solo dopo, facendo il confronto con il mio attuale compagno, allora non sapevo cosa fosse la passione, il trasporto durante un rapporto”.
Dopo il 1997, anno del ricovero e del malessere di Damiana, tutto sembra procedere senza particolari problemi apparenti (in realtà c'erano ancora dei segnali di sofferenza, ad esempio il ciclo mestruale non era mai ripreso). Damiana si laurea nel 1999 ed inizia ad essere indipendente, a lavorare per conto proprio: racconta che iniziò così a distaccarsi da Fabio, a provare interessi per altri uomini. Riguardo tale distacco percepisco empaticamente una sofferenza ancora presente, ma Damiana è bloccata nella descrizione: riferisce poco o nulla, non riesce a parlarne, dal racconto non emerge alcun particolare, solo un'emozione non verbalizzata ma espressa con la commozione. Damiana ricorda come allora percepiva che qualcosa non andava nel loro rapporto, ma non sapeva bene cosa fare: “ Ad un certo punto mi sentivo scontata, dopo la fine del diploma e l'inizio del lavoro. Lui era tutto per me… (si commuove nel raccontare tutto questo)… Lui ha subito tirato i remi in barca, non s'è dato molto da fare… mi sono sentita abbandonata. Quando sono tornata dalla Corsica lui era diverso, molto più freddo… quella cosa lì mi ha fatto chiudere”. Si sente distaccata sempre più da Fabio, si allontana fisicamente, forse alla ricerca di riflessione, vuole restare distante da Fabio, la cui presenza ormai la turba. Poi Damiana ricorda che ha cercato di riallacciare i rapporti con Fabio, ma che lui ormai era non più disponibile, distaccato. La peritanda si emoziona nel ricordare la sofferenza di quel periodo, nel quale si è sentita rifiutata da suo marito, mentre sperava di essere riaccolta; tale dolore era per lei insostenibile, tale da farle decidere per la separazione definitiva.
ESAME PSICHICO
La peritanda si presenta al colloquio puntuale (avendo confermato prima telefonicamente l'appuntamento), adeguatamente curata nell'aspetto e nella persona.
L'espressione è partecipe e sintona con i contenuti dell'eloquio.
L'atteggiamento è collaborante, talvolta esitante, ma nel complesso normale.
L'eloquio è fluido, logico, ben comprensibile, con normali nessi associativi ma molto povero, deve essere costantemente stimolato, ciò nonostante rimane limitato. Damiana parla poco, necessita di continue domande, tende a risposte brevi e concise, con scarsità di particolari di profondità.
La coscienza appare lucida, ben orientata nello spazio e nel tempo, integra; non emergono fenomeni di depersonalizzazione.
La percezione è pronta e libera da errori, non disturbata.
L'attenzione è normale, così l'orientamento spazio-temporale.
La memoria di fissazione, rievocazione e rielaborazione è apparentemente ben conservata.
La comprensione appare pronta, veloce, libera da errore.
L'ideazione non mostra disturbi né formali né di contenuto.
La capacità critica appare integra, così la capacità di giudizio sulla realtà, su di sé e sul proprio corpo.
L'intelligenza, non confrontata con test mentali, appare nel complesso ben conservata.
L'emotività è molto controllata, direi inibita, la peritanda sembra congelata nei propri sentimenti, non riesce a comunicare empatia. Si commuove però nel parlare della propria separazione: qua riesce a comunicare emotivamente la propria sofferenza (che deve essere stata grande), ma non riesce a descriverla, la sua è una comunicazione non verbale, una piccola breccia esplosiva di emotività in un deserto arido, nel quale i sentimenti sono congelati.
L'affettività è coartata, secondariamente al blocco emotivo che la paziente presenta: tutta la sfera emotiva-affettiva è bloccata, paralizzata, anche quando parla del suo presente (ha un figlio di un anno, un nuovo compagno) usa toni piatti, dai quali non traspare alcun movimento affettivo. Si può ipotizzare (anche sull'analisi dei dati testali) una tendenza depressiva, ma non percepita e riconosciuta dalla peritanda, forse più un rischio di sviluppo di questa problematica che una realtà.
La batteria testale somministrata alla perizianda ha evidenziato problematiche gravi nel controllo emotivo (cercato come difesa, ma non sempre ottenuto), un'affettività coartata con tendenza depressiva, una personalità rigida e coartata che utilizza difese massicce, prevalentemente meccanismi di negazione ed esternalizzazione, con scarsa capacità di relazione esterna e di investimento su di sé.
Il comportamento è abbastanza adeguato se pur difeso: dietro una formale cortesia si percepisce una rigida struttura difensiva che tiene tutto e tutti a distanza, non permette l'intimità.
La volontà della peritanda appare abbastanza autonoma, ma si percepisce una certa fragilità, un bisogno di appoggio costante.
Ho contattato la peritanda per un secondo colloquio clinico, ma Damiana ha rifiutato, tra le motivazioni riportate è preminente la sua sofferenza in seguito ai colloqui (anche quelli effettuati con la dr.ssa [...]), per lei intollerabile: la Sig.ra Torri sembra non riuscire ancora ad affrontare le proprie problematiche, tiene tutto a distanza, le percepisce come pericolose ed esplosive, intollerabili.
Nel complesso la peritanda appare una persona con importanti problemi legati alle relazioni, è chiusa e congelata nelle emozioni che però sono sottostanti e dirompenti, ha un'affettività tendente alla depressione, la sua apparente rigidità è una struttura difensiva rigida che cerca con estrema fatica tenere tutto e tutti a distanza, ma è una corazza sottile, facilmente spezzabile: Damiana è a mio parere a rischio di scompenso psichico, che può manifestarsi nuovamente sottoforma di disturbo alimentare o assumere altre caratteristiche, al momento non prevedibili.
CONCLUSIONI DIAGNOSTICHE E RISPOSTE AI QUESITI DEL TRIBUNALE ECCLESIASTICO
Quesito n°1 Ho riconosciuto la peritanda mediante un documento d'identità. Ho eseguito questa relazione peritale utilizzando l'analisi degli atti di causa, il colloquio clinico con la peritanda e la somministrazione del Test di Rorschach e Blacky Pictures Test (test proiettivi di personalità), eseguiti dalla dr.ssa [...].
Quesito n°2:.Credo che Damiana quando si è sposata fosse in un apparente stato di buon compenso psichico, ma che il disagio ed il problema psicologico che tutt'oggi la segue fosse presente, latente e silenzioso. Damiana presenta a mio parere un Disturbo di Personalità Nas nel quale prevalgono problemi di tipo nevrotico, quali la negazione dei conflitti e delle tensioni interne, la tendenza a proiettare i propri disagi psichici sul corporeo, una grande difficoltà nella produttività immaginaria e fantasmizzante, un estremo bisogno di controllo delle proprie emozioni che si ripercuote in una grave fragilità che emerge appena percepisce qualcosa che la tocchi nell'interno, cosa per lei intollerabile, una tendenza all'affettività depressa anche se non riconosciuta come tale. I sintomi alimentari hanno assunto caratteristiche proprie, quali fasi di anoressia nervosa, solo in determinati momenti della vita di Damiana: sicuramente dopo il matrimonio (all'epoca del ricovero), probabilmente anche durante il fidanzamento, alla fine del 1993, ma sono sempre stati a mio parere espressione secondaria (proiettività corporea, esternalizzazione sul cibo e sul corpo di tensioni interne) delle problematiche di personalità della peritanda. Questa situazione, che ha una probabile origine familiare, era a mio parere già presente e strutturata in età adolescenziale, ha sempre accompagnato Damiana, con diverse intensità nelle sue fasi di vita. In certi periodi di vita la peritanda sembrava, infatti, più in armonia con sé stessa e di riflesso con la sua corporeità, in altri, quando percepiva delle difficoltà o disagi interni, i sintomi alimentari-corporei riapparivano, con gravità diversa. Il disturbo di personalità era quindi a mio parere già strutturato presente in Damiana all'epoca delle sue nozze, ma era in quel periodo latente, non sintomatico. Nell'attualità tale disturbo non è manifesto (non vi sono sintomi corporei o affettivi conclamati), ma permane ed è comunque preminente il grave congelamento emotivo-affettivo e la tendenza ad esternalizzare, ad allontanare tutto ciò che è intimo. Si tratta comunque a mio parere di un disturbo della sfera nevrotica, nel quale il contatto con il reale, le difese e l'identità sono ancora ben conservate, intacca quindi aspetti strutturali meno profondi e, se adeguatamente curato ed affrontato, può sicuramente migliorare, anche se per ora la peritanda non mi sembra intenzionata ad intraprendere alcun percorso terapeutico: Damiana tende ad allontanare i problemi, a non vederli per non soffrire, non è ancora quindi giunta ad una consapevolezza tale che le possa permettere una cura di sè.
Quesito n°3: Ritengo che Damiana quando si sposò fosse criticamente e cognitivamente capace di intendere ciò che il matrimonio comportava come impegno morale, giuridico ed esistenziale, ma non avesse un buona critica rispetto a sé stessa e alla sua condizione psichica. Damiana rifiutava (e rifiuta) i propri disagi psichici, non li vedeva, e quindi non li considerava. In realtà tali disagi hanno inciso nel suo rapporto di coppia, si sono scontrati con il suo sposo e Damiana non è riuscita ad affrontarli: è fuggita, si è allontanata. Damiana si è a mio parere sposata in buona fede, convinta di ciò che faceva ma inconsapevole del proprio disagio, che era allora latente ma comunque in lei presente, e si è manifestato dopo un anno di convivenza, e da allora ne ha condizionato la vita di coppia. La determinazione della peritanda rispetto al proprio matrimonio si è sgretolata quando si è sentita “diversa e cambiata”, in realtà i primi segnali di difficoltà di relazione tra Damiana e Fabio erano apparsi subito nella loro storia, hanno avuto periodi di tregua (forse anche per la forte determinazione di Damiana ad allontanare tutto ciò che la toccava intimamente: ha inconsapevolmente congelato ogni problematica percepita fino a quando non ha più potuto farlo) e si sono riattuati nel matrimonio (quando il disturbo alimentare è sintomaticamente ricomparso). In altre parole, al momento delle nozze il disagio psichico c'era, anche se sopito, e, come si evince dai fatti, ne ha determinato il fallimento matrimoniale, ma a mio giudizio Damiana non ne era minimamente consapevole all'epoca delle sue nozze.
Quesito n°4: La peritanda non aveva controindicazioni in assoluto al ruolo di moglie e di madre, ma poteva presentare difficoltà nell'assumere tali responsabilità, secondariamente a ciò che accadeva attorno a sé ed alla relazione che stabiliva con il proprio sposo e con il proprio figlio. Probabilmente la relazione con Fabio ha sempre mantenuto una certa distanza e superficialità (Damiana è apparentemente fragile e bisognosa di appoggio, ma in realtà non tollera l'intimità e tutto ciò che le fa percepire i propri disagi interni, il che frequentemente avviene quando una relazione si approfondisce), credo che lo scompenso di Damiana sia avvenuto proprio in relazione alla modifica di tale stato. Qualcosa è successo nella loro relazione, anche se oggi non è possibile determinarlo, ma la reazione di Damiana è stata il ricomparire degli antichi sintomi e, successivamente, l'allontanamento. Damiana non tollera che emergano le sue sofferenze interne, forse Fabio ad un certo punto le ha toccate e lei ha reagito (la “calma apparente dal '97 al 2000 era forse solo un periodo di transizione, nel quale erano già in atto dinamiche problematiche di coppia, forse negate da entrambi gli sposi). Non credo che i due si siano separati perché “Fabio era diventato freddo e distaccato”, ma per altri motivi sconosciuti (o meglio, negati) da Damiana: forse Fabio l'aveva toccata dentro, forse lei stava crescendo e questo la spaventava, forse non riusciva più a ristabilire il rapporto di adeguata neutralità, pertanto il matrimonio si è rotto. Oggi Damiana è madre, riferisce con il solito tono neutrale e distante di non avere problemi con il proprio bambino e con il suo ruolo materno, esprime la preoccupazione che l'attuale causa possa causarle problemi (legali) che si ripercuotano sul proprio figlio. Forse c'è in questo una lontana percezione di difficoltà nel ruolo materno (ricordo che le sue problematiche hanno un'origine familiare, in particolare con il rapporto materno): le auguro di affrontare e superare ogni problema a riguardo.
Quesito n°5: Non ho osservazioni particolari da fare sugli atti di causa e sulla cartella clinica allegata. La deposizione della dr.ssa Balzarotti conferma l'insorgenza del disagio psichico di Damiana nell'adolescenza.
Quesito n°6- risposta ai quesiti del difensore del vincolo: ritengo il disturbo psicologico e psichico di Damiana presente ma non manifesto all'epoca delle sue nozze, (antecedente le nozze stesse, v. testimonianza di Fabio:”..talvolta anche dei disturbi fisici, tipo difficoltà visive…difficoltà ad aprire gli occhi per guardare…”), penso che tale disturbo non l'abbia condizionata nella sua scelta decisionale ma sia stato decisivo nel fallimento del matrimonio: Damiana non è riuscita a reggere una relazione che stava cambiando, che probabilmente la toccava nel profondo. Io non so cosa sia successo tra Fabio e Damiana, ma qualcosa è avvenuto (probabilmente anche in seguito alla crescita di Damiana, che si era resa indipendente e quindi meno bisognosa dell'appoggio del marito), tanto che essa ha reagito con l'episodio anoressico. Dopo un periodo iniziale nel quale tutto appaRiva tranquillo e in cui Damiana ha cercato di mantenere sé stessa a “distanza di sicurezza”, sono riemersi problemi nella relazione con Fabio che la peritanda riconosce ma non sa giustificare e analizzare (“cominiciai a sentirmi più nervosa nei confronti di Fabio…lui è sempre stato uguale nel suo comportamento forse sono io ad esser cambiata”), ai quali ha reagito allontanandosi, probabilmente perché non li tollerava.
Il disturbo personologico di Damiana può influenzare ogni sua relazione profonda, in particolare quella con il proprio sposo e con il proprio figlio; attualmente la peritanda afferma di aver trovato un buon equilibrio con il proprio compagno, di sentirsi in armonia con il proprio figlio, cosa sulla quale non posso esprimere alcun parere poiché non ho alcun elemento obiettivo a riguardo. Posso ipotizzare che Damiana abbia trovato nel nuovo compagno quelle caratteristiche a lei necessarie per sopravvivere (il non farle emergere sentimenti ed emozioni) che il rapporto con Fabio aveva perso, ed in questa situazione di tranquillità abbia affrontato la maternità (ma è solo un'ipotesi: non so nulla di specifico di questa sua nuova situazione). Posso però affermare, in base all'esame fatto sulla peritanda, della sua effettiva difficoltà a guardarsi dentro, al suo bisogno di tenere i sentimenti e le emozioni distanti, congelate: difese rigide ma fragili, a rischio elevato di scompenso. A mio parere Damiana è oggi in un equilibrio molto precario, a rischio, poiché la relaziona materna è particolarmente intensa ed evocante emozioni intense, che lei non riesce a tollerare.
Quesito n°7: Ritengo la mia relazione e le mie conclusioni certe sia da un punto di vista etico che scientifico (per quanto limitato sia il concetto di scientifico nella disciplina psichiatrica e psicologica, spesso basata sull'interpretazione psichica dei dati di realtà).
Quesito n°8: non ho altro da aggiungere
[Si omette l'allegazione dei protocolli dei test]
Sessione decima, interrogatorio del perito ai sensi del can. 1578 § 3
Oggi 16 febbraio 2007 si procede all'interrogatorio d'ufficio della dott. Marzia CREPALDI, ai sensi del can. 1578 § 3, al fine di acquisire alcuni chiarimenti in ordine alla sua perizia.
Premesso il giuramento e alla presenza dei sottoscritti, vengono proposte al perito d'ufficio le seguenti domande.
D1. Riletta la Sua risposta n. 3, può spiegare fino a quale punto la non considerazione dei propri problemi psicologici ha influito sulla valutazione e sulla scelta degli impegni matrimoniali? Si può dire che Damiana ne avesse una valutazione fortemente distorta o che non fosse libera nello scegliere di sposarsi?
R. Ritengo che Damiana non fosse consapevole della propria incapacità a relazionarsi intimamente con il proprio sposo. La peritanda mostra un'estrema fragilità nelle relazioni interpresonali che la coinvolgano emotivamente ed affettivamente, per questo ritengo che all'epoca delle nozze non possedesse la capacità di instaurare col proprio marito quell'intimità e quell'intesa di coppia necessaria al matrimonio stesso.
Quindi il suo difetto non era sul piano della comprensione dei contenuti del matrimonio e sulla libertà di sceglierli, ma sul piano della possibilità di poterli attuare per quanto riguarda la relazione di coppia.
D2. Nella Sua riposta n. 4 (ma anche nella n. 6, in riferimento al quesito del Difensore del vincolo), Lei fa l'ipotesi di un qualche accadimento che possa aver in qualche modo influito sul modo di Damiana di vivere la relazione matrimoniale. Perché è giunta a formulare questa ipotesi? Intende riferirsi a qualche fatto concreto?
R. Nella mia risposta a 4 e 6 non mi riferivo a nessun episodio concreto poiché quanto riferito sia negli atti che nel colloquio clinico esclude ogni evento particolare rilevante. La mia ipotesi riguardo a una modifica della relazione tra Damiana e il marito (qualcosa che abbia minacciato le rigide difese di Damiana per quanto riguardava la sua affettività ed emotività, da lei sempre tenute sotto controllo) si fonda sull'esame attuale della peritanda: Damiana è fragile, al colloquio psicologico con la dott. [...] Coen ha espresso il suo turbamento e il riattuarsi di idee distorte sull'alimentazione. Tale fragilità mi fa supporre oggi che la crisi relazionale avvenuta con Fabio sia nata da un cambiamento dell'equilibrio di coppia fino ad allora tacitamente ottenuto e basato su una relazione fredda e distante. Nessuno dei due interessati ha riferito alcun particolare a riguardo, ma lo scompenso psichico di Damiana nel 1997 e il suo successivo apparentemente inspiegabile distacco da Fabio nel 2000 mi fanno pensare ad un cambiamento dell'equilibrio di coppia.
D3. Sempre con riferimento ai nn. 4 e 6, può meglio spiegare le difficoltà di Damiana di vivere una relazione profonda? La ritiene incapace di una relazione materna e coniugale o solo in parte difettosa nel viverle?
R. A mio parere Damiana ha serie difficoltà a sostenere una relazione che la coinvolga intimamente. Damiana è estremamente adeguata nei fatti conrceti, ma può diventare incapace a sostenere una relazione quando si sente coinvolta emotivamente ed affettivamente. Per questo suppongo oggi che la sua attuale situazione di coppia abbia le caratteristiche di un rapporto distante nei sentimenti e ritengo la peritanda a rischio per quanto concerne il suo ruolo materno. Penso infatti che per Damiana possa essere difficoltoso e psicologicamente arduo affrontare quelle fasi di crescita del proprio figlio nelle quali si senta coinvolta intimamente, quale ad esempio il distacco e l'individuazione del bambino.
Ritengo quindi Damiana avere una situazione di difficoltà nella relazione coniugale e un rischio maggiore nella relazione materna, poiché emotivamente più coinvolgente.
D4. Ha avuto modo di rendersi conto, dai colloqui con l'interessata, che peso l'inserimento nel mondo del lavoro ha avuto sulla vicenda delle parti e sulle scelte di Damiana in relazione al proprio matrimonio?
R. Non credo che l'inserimento lavorativo abbia avuto un peso particolare nell'evoluzione del matrimonio di Damiana. Penso che Damiana abbia scelto dei lavori distanti da casa nel tentativo di sedare le proprie ansie, derivati a mio giudizio da una relazione che stava entrando in crisi. Al suo rientro a casa, ha trovato Fabio interessato ad un'altra persona e probabilmente si è sentita eccessivamente coinvolta nella problematica di coppia. Credo che Damiana abbia alla fine scelto di separarsi proprio perché non in grado di affrontare i disagi che erano emersi dalla relazione in crisi.
D5. Presa visione del nuovo quesito presentato con atto 8 gennaio (rectius febbraio) 2007 del Difensore del vincolo, cosa può osservarre?
R. Damiana non era (come non è oggi) consapevole del proprio disagio psichico e quindi le sue intenzioni matrimoniali erano a mio parere sincere e in buona fede. L'incapacità di Damiana di sostenere una relazione coinvolgente le emozioni e i sentimenti è a mio parere qualcosa che può pregiudicare seriamente il matrimonio. La peritanda è ancora oggi estremamente difesa e lontana da ogni idea di cura o aiuto, poiché ogni azione che le faccia emergere i propri disagi interni è vissuta con devastante intollerabilità. Dubito quindi che la situazione psicologica di Damiana potesse migliorare proprio perché la peritanda non sopporta e quindi non sopportava qualsiasi intervento che la coinvolgesse intimamente. L'unica possibilità a mio parere che il matrimonio con Fabio reggesse era che la relazione di coppia mantenesse sempre le stesse caratteristiche, senza mai modificarsi, cosa altamente improbabile in un'unione matrimoniale.
Non ho altro da aggiungere.
Letto, confermato e sottoscritto.
Decreti di pubblicazione (febbraio 2007) e di conclusione (aprile 2007)