Polonia* I tftUi
Trattaisi peró di Industrie delle sole due ex zonę russa ed austriaca, ed inoltre majneano le cifre della partecipazione inglese ed americana, poiche i capitali di questi due Paesi cominciarono ad af-fluire in Polonia, solamente dopo il I genn. 1927. Secondo sempre la medesinia statistica, la riparti-zione per paese, dava ii 55% alla Francia del to-lale dei capitali esteri investiti, seguita dalTAustria eon 9% e col 7,9%.
Riguardo aH‘Alta Slesia ci e possibile esaminare lc quole ^r ali rgiuardanii le due principali attivi-ta industriali, e cioe carbone e induslria pesante e mekallurgica.
Orbene, riguardo al carbone, il capitale eslerO fappresentava nel 1926 ancora il 79%, di cni al capitale tedesco spetta^a il 50% a ąuelłio francese 18 8 ed a ąuello anglo - americano il 13,5.
Per 1‘industria metallurgica e pesante in genere, le posizioni sono pure molto sfavorevoli per il capitale -nazionale, essendo questo appena il 25% circa del capitale investito. Il primo posto spetta al capitale tedesco, seguito da quello francese e ce-coslovacco.
Per quanto riguarda 3a partecipazione del per-sonale, e facile comprendere come nelle industrie che hanno la maggior parte del loro capitale in mani straniere, tutte le cariche principali, come pure taluni posti tecnici e elevati, sieno tenuti da slra-nleri; tale partecipazio-ie e altissima nell industria te, altoslesiana, raggiungenrlo ń1 70% per i posti direttivi, ed il 30'i per ąuclli tecnici (ingegne-ri, capifabbrica. ecc) mentre c minima nel numero degli operai (49r); 1'industria carbonifera segna il 38rf di personale direttivo straniero, il 15% di per-sonale tecnico, e appena 1*1,5 % di operai.
Si puó dire senza tema di errore che la divi-sione in nazionalita di queste quote percentuali, se-guiva a un dipresso la divisione dei capitali gia
esaminata.
In ogni modo e notevole 1‘aumento delle quote di capitale e di personale direttivo polacchi che nelbanteguerra erano del tutto assenti dall industria dell'Alta Slesia, e poco importanti anche nelle altre regioni.
Si e altresj accentuato in questi ultimi anni un forte interessamento del capitale inglese ed ameri-cano, che tende a sostituire il capitale tedesco, mentre d'altro canto quello francese rimpiazza il capitale austriaco, gia investito sopratutto nelTindustria petrolifera.
La partecipazione del capitale polacco, e stata particolarmenle resa difficile dalie traversie econo-mico - finanziarie del Paese nei primi anni dellindi-pendenza; del resto, se il capitale estero e ancora cos] considerevole, ció si deve ad un inevitabile slrascico del tempo passato, allorche le principali attivila economiche della Polonia, erano in mano dello straniero. Solo col 1927 puo dirsi iniziata l'o-pera di sostituire ai capitalisti stranieri, specialmen-te tedeschi, i capitalisti polacchi, perche solo da tale anno il risparmio nazionale ha potuto dalia stabi-lizzazione monctaria essere garantito ed affluire quin_ di alle banche di deposito.
In molti casi, ąuello che per le difficili condi-zioni del momento, era impossibile alTeconomia pri-vata, fu fatto daJlo Stato, che rivolse la propria al-tenzione a quasi tutte le formę di attivita jndustria-le. Ma si comprende che lo Stato stesso era troppo scarso di mezzi per riscattare tutte le industrie na-zionali dalie mani straniere; si e seguita perció una via intermedia cercando in ogni modo di favorire la partecipazione capifalistica di Paesi alleati o almeno non apertamente ostili alla Polonia (Francia, Belgio, Italia, Cecoslovacchia) ecc. sia mediante la conces-sione di speciali lacilitazioni, sia mediante la con-trattazione di prestiti esteri.
Fino ad oggi, il risultato, ad ogni modo degno di esssere posto in rilievo, che la Polonia e riuscita a raggiungere, e la completa emancipazione dal-1'estero, per ąuanto riguaida il personale tecnico ed in parte ąuello direttivo, rispetto al quale la colla-boiazione sfraniera non e niai augurabile.
Concludendo, posstamo dire che il capitale estero e ancora considerevolmente rappresentato in quelle regioni, ed in queile industrie che sorsero in periodo di dominazioone straniera, fra 1‘indiHeren-za strainiera e la impossibilita dei connazionali; ma la sua imporfanza scema continuamenle, grazie al lento ma continuo sviluppo del risparmio nazionale. Inoltre ,osserviamo che, le industrie di nuova crea-zione, in ispecie quelle alle quali e legata piu stret-temente la questione della difesa nazionale, sono °ggi in grandissima maggioranza polacche riguardo al capitale, rimanendo la quota estera nelle mani di capitalisti della Francia o del Belgio, vale a dire di quelle nazioni che per le prime crearono o aiuta-rono 1'industria polacca.
Certo 1'importanza del problema prospettato non e solamente economica, ma allresi politica. Percią e augurabile che il riscatto di tutti i rami delCat-tivita polacca dalie mani dello straniero awenga il piu presto possibile, permettendo una completa in-dipendenza nella linea di condotta della politica in genere e di quella econjomica e commerciale de) Paese in ispecie.
Dott. STANISLAO SENFT.
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