LA TRAGEDIA DI UN UOMO RIDICOLO Bernardo Bertulucci
racconto in prima persona da allo spettatore la possibilita dell’identificazione, “gli permette di penetrare nel mistero” pp.245 Bernardo Bertolucci “La mia magnifica ossessione. Scritti, ricordi, interventi (1962 – 2010), Garzanti 2010.
<<“La tragedia di un uomo ridicolo”rovescia il rapporto tra realta’ e remanzo. Non e’ piu’ il cinema a vampirizzare la realta’ per rappresentarla>>
il ruolo dello specchio
“ il film ricambia continuamente, passa dal tragico al ridicolo (la situazione in cui la madre, pensando al riscatto, chiede al marito quanti maiali e quante forme di parmigiano possiedono)
l’idea di Laura, Giovanni e Adelfo come terroristi; il terrorismo come il fattore della mutazione socioculturale (modifica i rapporti psichologici tra le persone). Laura e Adelfo compiono nei confronti di Primo un azione di tipo terrorista, ma in questo caso abbiamo a che fare con il terrorismo di tipo utopico ideale che non e’ in essun modo legato con il terrorismo italiano. Il terrorismo nel ’68 non ha funzionato per il fatto di essere irreale e arrogante nei confronti della classe operaia. Laura e Adelfo, dopo aver ottenuto i soldi del riscatto volevano usarli per strappare il caseificio al padrone e rasformarlo in una cooperativa
“Il mistero della tua giovinezza...” – la questione dei giovani che sanno piu che dicono (della fabbrica, del figlio rapito, della realta ...); essere giovani significa essere spesso inarticolati >vedi la scena verso la finale in cui il protagonista parla con la moglia dei figli e del loro mistero dice addirittura che sono dei mostri, che hanno gli occhi tristi, che non sorridono piu’, sgignazzano, disprezzano troppo e amano troppo, che il loro silenzio non si sa mai bene se vuole commuovere o spaventare. Primo conclude che sono tutti dei criminalo o almeno potrebbero esserlo (detto da Pasolini). Primo che si sente in colpa verso il figlio, verso i giovani, ne ha paura e ne e’ affascinato.
la scena con il cannocchiale – l’atto di guardare come vizio e rapacita’ ma anche come finestra sul cortile del mondo
la dimensione onirica > Poi gli occhi che si chiudono e tra sogni, incubi e risvegli l’irrealta’ della veglia riprende il sopravvento