7 Sul gcrundio Romeno in -d 187
-u (-ii), oltre che negli aggettivi e nei sostantiyi, anche nelle form.; del ge~ rundio (stranamente in ąuesto ms. del 1719 non compaiono gerundi in -e, -ae); dzykaend 49723 — dzykaendu 49r/11; fiend 54r/7 —. fiendu 49r/8 T lua-end 52r/6; — luaendfi 50r/ll; raespundzaend 56v/25 — raespundzaendti 49v/ 10—11, ebbi a notare che ąueste grafie „refletent une realite phonćtiąue en eyolution j a cótć d’une prononciation ancienne avec -Ju, une autre, plus modernę et en voie de s'affirmer, sans -u” 20, e che ąuesta situazione trova ris-contronei Letopisepul 'Pdrii Moldovei del contemporanaeo Neculce.
In sostanza, riteniamo che le formę eon -u riflettano uno stadio antico, quelle eon notazione -0 uno pift recente, e ąuelle eon -e (o -ae = & o i) una tendenza di natura fonetica, proyocata dall'articolazione della consonante finale, non rintracciabile nei testi antichi a causa delTambiguita dei grafemi cirillici in posizione finale.
E che il valore di ąuesta -e (-ae) finale sia fonetico, almeno nel testo da noi preso in esame, e non morfologico, e neppure attribuibile a „des rai-sons stylistiąues”, come pensa Rodica Orzą (Op. cit., cfr. nota 8 bis), puó essere confermato anche da altre grafie che nulla hanno a che farę col ge-rundio o col participio: sa entorsu ku marie (jlasae (= glas) 286v/23—24; ieu synte, 118v/33; Domne vine ieste afi ayci de vy sae faeemae (— sa facem) — try koliby), 104T/25—26; ducedzeue szy voi en voia me szy cie fy drepte drept, cfr. lat. iustum fuerit) voi da voae, 80v/2.
E’ possibile ritenere che in ąuesto grafie si rifletta un fenomeno ana-logo o identico a ąuello rileyato dal Kiraly nei prestiti dalTungherese, che presentano appunto un ,,-d nemotiyat de etimon'’, dovuto alla pronunzia delle occlusive finali romene „cu un apendice exploziv” 21.
A ąuesto punto e lecito chiedersi se possa esistere ąualche rapporto tra ąueste formę e ąuelle di gerundio in -a rilevate nei dialetti del Banato, della Transilyania e della Muntenia da una parte, e ąuelle attestate nei docu-menti pubblicati dalTHasdeu, dall’altra parte.
Anche se i dati relativi alla prezenza del fenomeno nelle aree menzio-nate non sono anteriori a ąuesto secolo, provenendo dalie inchieste del Wei-gand, di §andru, di Candrea e di altri dialettologi, 6 yerosimile che essi ri-flettano una realta piu antica, benche non documentata, dato il suo carat-tere dialettale e poporale. Non riteniamo, infatti, di potere accomunare le
20 A propos de -u finał dans quelqu.es texles moldaoes de la premilre moitii du XVIII* siecle, in corso di stampa negli Atti del Seminario internazionale su ,,Rumanisch: Typologie, Klassifikation, Sprachcharakteristik”, Tutzing 30 marżo — 2 aprile 1993.
E'noto che secondo il Rosetti, Remarques sur la detente des occlusives roumaines en fin de mot, in ,,Bulletin linguistiąue”, I (1933), -u finale sarebbe scomparso in romeno un moment donnę de son histoire, par diminution progressive du degre d^uyerture et de la durrće. e che ,,par la suitę, le traitement explosil des occlusives finales a restaurć l’an-cien -u en fin de mot" (p. 84). Sempre secondo il Rosetti, -w finale sarebbe scomparso prima del sec. XVI, poich& di esso non c’& traccia nei nomi romeni attestati nei documenti del XIII e del XIV secolo provenienti dalia Serbia e dalTUngheria; e pertanto, ,,V-u (ou >Ó) attestć dans les textes du XVIe siacie serait d’origine phonćtiąue" (p. 80). Ma lo stesso Rosetti attribuisce un valore puramente graiico ad -« dei testi antichi: ,,.. .in regulS. generale grafia cu -u nu noteazi pe -u finał ęi dęci... nu putem stabili in baza textelor, harta dialectalS, a lui -u in secolul al XVI-lea ęi in cele urml^toa^e,,, ILR, p. 643.
21 F. Kiraly, nemotivat de etimon, in ,,Limba rom&ni", XXIX (1980), n. 3, pp. 231-r234. Anche il Rosetti, ILR, pp. 723—724, cita lo studio del Kiraly a sostengno deiro-rigine fonetica di -d.