5 Sul gerundio Romeno in -df 18>
8) ... iarae vaedzaendae mulzyme sae triemu, 316r/13 [= lat. vidcntcs autem turbe timuerunt, 315v/27];
9) Szy vynd Isus en kasa Domnului szy vaedziende trynibiciery szy Nae-rodul fllelcieuyude, dzysae lor, 345r/13—14;
10) A poi viny Diauolul szy skotae kuuyntul dentru ynima loro, ka kred-zynde sae nu spaesaska, 85r/11 —12 [= lat. ne credentes salvi fiant, 84v /
117-18];
11) •• . szy ieszyndu al treyle cias // vedzu pre alzy stende en tergu, 80r/ 34—80v /I [= lat. vidit alios stantes in foro, 89r/7], ma anche: kasy (= gasi) pre alzy doi stendii, 80v /4—5 ;
12) szy alta [semuncza ] kadzu pe piatra szy resarynde sa uska, 85r/1—2.
E gli esempi si potrebbero moltiplicare. Meno freąuentemente sono
attestate anche formę di participio passato in -e, -ae:
1) iarae Isus saii askunsc szy eszy den Biserika, 118v/34;
2) ...vam datu voae de beutae szy mynkate, 366r/26—37;
3) entei ensae lau prinsae pe Petre krayul Ir od, 386r/14 —15;
4) kaend larfi desteptate endzerul, 368r/19;
5) entei sau araetate Domnul vcsynicsylor, 17 lv/3—4, ma subito dopo : Aszas sau araetatii vcsynicsy Domnul, 171T/6;
6) Domnul vcsynicsylos... pre syne sau araetate, 142V/16.
II primo problema che ąueste formę presentano e ąuello relativo al va-lore di -e, -ae: innanzitutto, ąuesti grafemi finali, che a volte appaiono, a volte sono omessi nelle stesse formę: vyende 307r/6, vynde 345r/4 — viend 36r/32 ; ieszynde 333V/10 — ieszynd 58v/26; a volte si altemano eon -u: viendu -5 lr/20 — ieszyndu 322v/19, sau araetate 171T/3 — sau araetatii 171T/6, hanno nn ąualche valore, o, come, forsę, nei testi cirillici, sono dei semplici segni? II problema in realti non avrebbe motivo di essere posto, poichó e noto che in tutti gli scritti in alfabeto latino dei secoli XVI—XVIII i singoli grafemi o i vari gruppi grafici hanno sempre un valore, anche se a volte non identifi-cabile in maniera sicura o non identificabile in assoluto, data la varieta e l'in-
coerenza dei sistemi ortografici adottati dai rispettivi Autori. E, per di piu,
in un testo scritto da un missionario italiano — che certamente non poteva
prendere a modello il sistema ortografico della tradizione cirillica, ammesso
che conoscesse ąuesto alfabeto — e destinato ai futuri missionari, la presenza
ingiustificata di lettere senza alcun valore avrebbe finito per generare ulteriori
difficoltcL di lettura e di interpretazione dell'opera stessa. Chś, anzi, ś pro*
prio alTassenza di una tradizione grafica alla quale] uniformarsi che si pud
attribuire la mancata notazione in ąuesti testi di alcune vocali finali propun-
ziate debolmente, o comunąue non percepite dagli Autori: nel Katehismo
dello stesso Amelio del 1719, ad esempio, -d finale spesso non £ notato: Jo*
botaz 70r/24, cheldenyz 70^/10 (=» cdldenifa), hamesz 73T/7, kapusz IMjTJ,