Come si scrive una tesi di laurea in psicologia
sperimentale
(e si prepara la discussione)
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Come si scrive una tesi di laurea in psicologia sperimentale
versione del: 07/01/2009
Prefazione
Questo breve testo vuole dare delle indicazioni utili su come scrivere una tesi di
laurea in psicologia sperimentale sia essa una tesi per la laurea triennale oppure una tesi per
la laurea specialistica. Molto spesso lo studente arriva alla tesi di laurea senza avere la più
pallida idea di come scriverla. Tale ignoranza non è da biasimare poiché, nella maggioranza
dei casi, lo studente non ha mai scritto una tesi di laurea.
Aggiorno il testo appena ho materiale nuovo da inserire. Quindi controllate pure la
mia pagina web per vedere se la vostra versione è l’ultima disponibile:
http://www.psy.unipd.it/~grassi/forstudents.html
Per lo stesso motivo, è possibile che leggendo il testo vi sembri che io stia saltando
“di palo in frasca”. Nelle stesure e aggiunte che faccio al testo mi capita spesso di spostare
paragrafi di posto o di inserire paragrafi tra paragrafi già esistenti. Poiché ho più interesse a
trasmettere informazioni piuttosto che “forma” non mi curo, se non ho tempo, di controllare
che il testo sia scorrevole nel passaggio tra un paragrafo e l’altro.
Raccolgo anche informazioni e suggerimenti (di qualsiasi tipo). Se me li volete
comunicare mandatemi una email:
Buon lavoro!
Massimo Grassi
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Come si scrive una tesi di laurea in psicologia sperimentale
versione del: 07/01/2009
Passo 0: mettiamo le cose in chiaro
Resisti alle tentazioni! non giocare con Word!
Iniziamo subito col mettere le cose in chiaro. A meno che voi non siate degli amanti
della penna o della macchina da scrivere, nella quasi totalità dei casi scriverete la vostra tesi
di laurea con Word. Word è uno strumento di scrittura potente, capace di aiutarvi nello
scrivere un intero libro, e quindi, nel modo più assoluto, anche la vostra tesi di laurea.
Tuttavia, quando si inizia a lavorare con questo strumento, è facile “farsi prendere la mano”
e dedicare molto tempo all’uso dello strumento piuttosto che alla scrittura della tesi vera e
propria.
Ad esempio, molto spesso il laureando che scrive la tesi perde molto tempo a
formattare il testo (cambiare il carattere tipografico, mettere la figura nel posto giusto della
pagina, l’inizio del capitolo proprio a inizio pagina, etc.). Bene: NON FATELO! E più in
generale, non cominciate a giocare al piccolo tipografo con Word. Perdete solo un sacco di
tempo. Scoprirete ben presto che appena fate un aggiunta di testo la vostra figura si muove,
il vostro capitolo non comincia più ad inizio pagina ma in un posto differente e così via. Se
volete che il vostro capitolo o la vostra figura sia posizionato proprio in una certa posizione
della pagina dovete aspettare la conclusione della tesi. A meno che voi non sappiate usare
bene Word
(In tal caso il vostro testo può essere perfettamente formattato fin dall’inizio
della sua scrittura. Tuttavia il 99% delle persone usa Word solo come una macchina da
scrivere.) lasciate perdere la formattazione tipografica. La farete alla fine, quando tutto il
testo sarà stato scritto. Solo allora, partendo dall’inizio della tesi per arrivare alla fine,
potrete “mettere le cose al loro posto”. Quindi, preoccupatevi (e da subito!) del contenuto e
non della forma grafica.
Relatore, controrelatore, correlatore…
Relatore. La persona che firma la tesi di laurea, ovvero quella che si assume la
“responsabilità” di farvi laureare apponendo la sua firma al vostro elaborato. Deve essere
necessariamente parte del corpo docenti della Facoltà di Psicologia. Il relatore è la persona
che, nella maggioranza dei casi, vi segue nella pianificazione della ricerca, nella sua
realizzazione, e nella scrittura della vostra tesi di laurea. Queste sue funzioni tuttavia,
possono essere portate avanti dal Correlatore (vedi sotto).
Correlatore. Se presente è una persona che in qualche misura (i.e., da poco a
moltissimo se non addirittura del tutto) svolge alcune se non tutte delle funzioni del
Relatore. Ad esempio il correlatore può essere una persona che sta svolgendo il dottorato di
ricerca proprio sull’argomento della vostra tesi di laurea. Oppure, una persona che per certe
competenze tecniche vi ha aiutato in qualche misura nella realizzazione della vostra tesi di
laurea.
Controrelatore. E’ la persona che verrà incaricata dalla facoltà di leggere la vostra
tesi di laurea. Il suo compito è appunto quello di leggere il vostro elaborato, trovarne punti
deboli e punti di forza. In poche parole il suo compito sarà quello di valutare la vostra tesi.
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Word, così come tutti gli altri software di word processing permettono di
automatizzare tutta una serie di operazioni grafico-tipografiche. Questo stesso testo è stato
scritto proprio utilizzando tali funzioni. Usare tali funzioni non è poi così complicato.
Personalmente consiglio di impararle prima della scrittura della tesi (in modo da poter
sfruttare a tempo debito le conoscenze che servono). E soprattutto consiglio fortemente di
impararle a quegli studenti che hanno una certa abilità nell’uso del computer e del software
in generale. Per loro sarà molto facile imparare e utilizzare tali funzioni.
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Come si scrive una tesi di laurea in psicologia sperimentale
versione del: 07/01/2009
E’ possibile che sia proprio lui in sede di discussione di tesi la persona a porvi delle
domande circa il vostro lavoro.
Frontespizio. E’ la prima pagina della vostra tesi. Di solito vi compare il simbolo
della vostra università, il nome della facoltà il nome del corso di laurea in cui vi andrete a
laureare, il titolo della vostra tesi, il nome del relatore (e dell’eventuale correlatore) il
vostro nome, e l’anno accademico in cui vi laureate.
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Come si scrive una tesi di laurea in psicologia sperimentale
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Passo 1: come iniziare
Come ti sconfiggo l’horror vacui con il dividi et impera
Nella maggioranza dei casi, la scrittura della tesi segue la raccolta dei dati. Ovvero,
comincerete a scrivere la tesi dopo aver completato l’esperimento che vi è stato assegnato.
Il primo problema che si affronta è quello della pagina bianca. Soprattutto se la tesi da
scrivere è una corposa “tesi di laurea specialistica”. Di fronte alla pagina bianca il primo
sentimento potrà essere quello di smarrimento: “da che parte comincio a scrivere?”.
Il suggerimento che posso dare per ovviare a questo inconveniente è il seguente:
partite dall’indice. Anche se l’indice della vostra tesi sarà definitivo solo dopo che tutta la
tesi sarà scritta è vero anche che un abbozzo di indice è possibile fin dal primo giorno che
vi accingete a scrivere la tesi. Quindi, scrivetene uno immediatamente. Di solito i contenuti
di una tesi sperimentale ricalcano quelli di un qualsiasi articolo scientifico di psicologia. Gli
articoli di psicologia hanno più o meno tutti la stessa struttura e si articolano sempre
(escluse eccezioni) secondo gli stessi punti, ovvero:
1. riassunto o abstract (eventuale ma caldamente consigliato);
2. introduzione;
3. metodo;
a. soggetti;
b. apparato;
c. stimoli;
d. procedura;
4. risultati;
5. discussione;
6. conclusione; (eventuale);
7. riferimenti bibliografici;
8. appendice (eventuale).
A questo punto, invece di riempire di parole (ovvero scrivere) TUTTA la vostra tesi
dovrete, di volta in volta, “scrivere l’introduzione”, “scrivere il metodo”, e così via. In
sostanza, una volta scritto l’indice ciascuna delle parti di cui la tesi si compone potrà essere
“riempita” di testo.
Da dove iniziare e come continuare
Io consiglio, in genere, di iniziare dalla parte del “metodo”. Il metodo infatti è
facilmente divisibile in sottocapitoli quindi l’opera di riempimento che dovere fare risulta
facilitata. Inoltre, come ho già detto, la scrittura della tesi di solito segue la
sperimentazione. Se il metodo viene scritto subito sarà facile ricordare tutte i fatti che poi
andranno in esso riportati. Successivamente, potete passare alla scrittura dell’introduzione
poi alla scrittura della analisi dei dati e per ultimo alla scrittura della discussione. Se nella
vostra tesi mettete il riassunto (soluzione consigliata a tutti) questa parte deve essere scritta
per ultima per due motivi:
− perché solo alla fine della vostra tesi avete veramente capito cosa avete
trovato (forse);
− perché alla fine del processo di scrittura (presumibilmente) scriverete meglio
di quando avevate appena iniziato a scrivere;
− perché chiunque leggerà la vostra tesi partirà certamente; da lì (e quindi il
riassunto deve essere scritto bene e curato con la massima cura).
Durante la scrittura della vostra tesi tenete presente un principio generale: tanto più
corta è la parte che dovete scrivere quanto più facile sarà scriverla. In quale caso vi
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Come si scrive una tesi di laurea in psicologia sperimentale
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sentireste più a disagio? Se vi chiedessi: “scrivi l’introduzione della tua tesi” oppure se vi
chiedessi “scrivi chi erano i soggetti della tua tesi”?
Un ultimo suggerimento. Molte parti della tesi (ad esempio l’introduzione, ma in
alcuni casi anche la discussione) possono essere lunghe, così lunghe da rigenerare in voi
intatta la paura dell’horror vacui. Bene, sappiate che ciascuna parte può essere scomposta in
sottoparti. Quindi, quando create il vostro indice di partenza per scrivere la tesi, non
fermatevi allo schema riportato sopra ma, se vie è comodo (o necessario) suddividete le
varie parti in ulteriori sottoparti. Ad esempio, se la vostra tessi tratta di uno specifico
argomento di percezione multimodale potete spezzare l’introduzione in almeno due parti:
una parte che illustra una carrellata degli studi sulla percezione multimodale e una parte più
specifica che invece illustri quelle che sono le ricerche più intimamente connesse con
l’esperimento da voi fatto. In sostanza, l’introduzione può essere spezzata negli argomenti
che la vostra tesi percorre.
Concludendo, “spezzate” a vostro piacimento le varie parti della tesi (non è detto
che poi tali sottoparti diventino alla fine capitoli e sottocapitoli della vostra tesi) in modo da
arrivare ad avere parti che siano sufficientemente piccole (i.e., tanto da non generare
l’horror vacui). Potrete così cominciare a scrivere con maggior facilità.
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Passo 2: come scrivere la tesi
L’uso tipografico dei segni di punteggiatura
Un breve cenno iniziale sulla punteggiatura prima di cominciare a scrivere anche
una sola parola della vostra tesi di laurea. Per chi non lo sapesse il punto, i due punti, la
virgola e il punto e virgola vanno attaccati alla parola che li precede e staccati con uno
spazio dalla parola che li segue. Ovvero:
“I soggetti, sia maschi che femmine, hanno riportato...” CORRETTO
“I soggetti , sia maschi che femmine , hanno riportato...” SBAGLIATO
“I soggetti,sia maschi che femmine,hanno riportato...” SBAGLIATO
“I soggetti ,sia maschi che femmine ,hanno riportato...” SBAGLIATO
Diverso invece è il discorso per le parentesi e le virgolette. La parentesi aperta (così
come la virgoletta aperta) si attacca alla parola che le segue. Invece, la parentesi chiusa
(così come la virgoletta chiusa) si attacca alla parola che la precede. Ovvero:
“I soggetti (sia maschi che femmine) hanno riportato...” CORRETTO
“I soggetti ( sia maschi che femmine ) hanno riportato...” SBAGLIATO
“I soggetti(sia maschi che femmine)hanno riportato...” SBAGLIATO
“I soggetti (sia maschi che femmine )hanno riportato...” SBAGLIATO
Ad ogni modo, se siete in dubbio circa il corretto uso dei segni di punteggiatura
potete consultare un qualsiasi testo stampato da un editore nazionale e controllare come il
segno di punteggiatura viene utilizzato.
Gli accenti
Benché ormai tutti i programmi di word processing siano dotati di sistemi di
correzione ortografica è importante che gli accenti nelle parole siano corretti. Quindi, nel
dubbio, cercate l’accento corretto nel dizionario. Inoltre, ci sono parole che in italiano
esistono sia in versione accentata che no. Ad esempio la parola “si” (il pronome riflessivo:
“si deve scrivere la tesi”) oppure la parola “sì” (l’avverbio: “la mia risposta è sì”). Non
prendete fischi per fiaschi, soprattutto perché in questi casi, se sbagliate l’accento (i.e., lo
mettete dove non ci va o non lo mettete quando ci va) il correttore ortografico non è di
nessun aiuto.
Come scrivere le parole straniere
Le parole straniere scritte nel testo vanno riportate in corsivo. Tuttavia, visto che
molte parole straniere sono ormai di uso comune nella lingua italiana (e.g., computer),
vanno scritte in corsivo solo quelle parole straniere che non compaiono sul vocabolario
della lingua italiana.
Che stile di scrittura adottare
Lo stile di scrittura ottimale prevede frasi corte e periodi relativamente lunghi
Molto spesso tuttavia gli studenti tendono a fare il contrario, ovvero, a scrivere frasi dalla
lunghezza infinita e periodi dalla brevità sconcertante. Le frasi devono essere brevi perché
così il lettore ricorderà meglio il loro contenuto. I periodi invece devono essere consistenti e
utilizzati con buon senso. In sostanza, si deve andare a capo (ovvero concludere un periodo)
se e solo se all’interno del testo che stiamo scrivendo stiamo “cambiando argomento”. Le
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. Con la parola frase qui si intende l’insieme di parole che va da prima lettera
maiuscola al punto. Con la parola periodo si intende un insieme di frasi che si conclude non
solo con il punto ma anche andando a capo riga.
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Come si scrive una tesi di laurea in psicologia sperimentale
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parole “cambiare argomento” sono giocoforza vaghe e molto dipende dal testo che stiamo
scrivendo. Comunque sia, leggere un testo dove lo scrittore va a capo dopo ogni frase è
snervante (o quanto meno insolito).
Sull’uso dell’impersonale
Molto spesso le tesi di laurea si caratterizzano per un uso estensivo delle frasi
impersonali. Ad esempio, “l’esperimento si divideva in due parti: una prima svolta di
mattina ed una seconda di pomeriggio poiché un’unica sessione sperimentale sarebbe
risultata troppo faticosa per il soggetto”. Spesso, pur di non usare la prima persona
singolare (i.e., “io”), le costruzioni impersonali presenti nelle tesi di laurea raggiungono
livelli di complessità inimmaginabile! Ebbene, sappiate che LA PRIMA PERSONA
SINGOLARE SI PUO’ UTILIZZARE! Ad esempio: “ho diviso l’esperimento in due parti,
una prima svolta di mattina ed una seconda di pomeriggio poiché un’unica sessione
sperimentale sarebbe risultata troppo faticosa per il soggetto”. Insomma, non c’è nulla di
male nell’utilizzare la prima persona singolare nello scrivere la tesi di laurea.
Ripetere si può! (a volte)
I testi scientifici, così come lo è la vostra tesi di laurea, devono essere
inequivocabili. Ovvero, il lettore, quando legge il testo, non deve avere dubbi circa quello
che c’è scritto e circa ciò che il testo vuole comunicare. E’ ovvio che molto dipende dal
vostro stile di scrittura (che può essere più o meno chiaro a seconda del vostro talento). Ma
c’è un accorgimento che TUTTI devono usare, ovvero, quello di utilizzare sempre la stessa
parola (o insieme di parole) per descrivere un certo fenomeno/fatto. Ad esempio,
supponiamo che l’esperimento della vostra tesi comprendesse due compiti e che ogni
soggetto doveva affrontarli entrambi. Ora, se decidete di chiamare questi due compiti
“pinco” e “pallino” dovrete chiamarli “pinco” e “pallino” per tutta la durata del testo. Se li
chiamaste di volta in volta in modo diverso il lettore non capirebbe più
(inequivocabilmente) a cosa state facendo riferimento. Quindi, in questi casi, si deve
ripetere.
Dall’altra parte c’è sempre qualcuno che legge
Uno cosa importante quando si scrive la tesi è avere in mente che dall’altra parte c’è
qualcuno che legge. La tesi non è un semplice flusso di pensieri che viene scritto su carta.
Quindi, quando scrivere, abbiate sempre davanti a voi un lettore immaginario.
Immaginatevi se questa persona riesce a capire (o meno) ciò che state scrivendo. Se vi
sembra che il vostro lettore immaginario possa capire allora vi rimando alla lettura del
paragrafo “Leggere, rileggere e ancora leggere”.
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Come si scrive una tesi di laurea in psicologia sperimentale
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Passo 3: le parti principali della tesi
L’introduzione
L’introduzione è il primo capitolo della vostra tesi. Grossolanamente parlando essa
illustra i contenuti che sono necessari e sufficienti al lettore per comprendere quale è
l’importanza della vostra tesi e la sua collocazione nell’ambito della ricerca sperimentale.
In essa sono contenute la teoria da cui la vostra tesi prende spunto e l’ipotesi che “vi
spinge” a realizzare il vostro esperimento. Solitamente le ricerche svolte nelle tesi di laurea
“ruotano” attorno ad un numero limitato di fonti bibliografiche. Cosicché, se la vostra tesi
fosse tradotta in un vero e proprio articolo scientifico, l’introduzione potrebbe essere
relativamente breve (ad esempio, potreste elencare i risultati trovati da questo ristretto
insieme di ricerche di riferimento). Tuttavia la tesi vi permette di scrivere di più, soprattutto
nell’introduzione. In sostanza, nell’introduzione potete parlare di tutti gli argomenti (non
necessariamente psicologici) toccati dalla vostra tesi (Per favore però non partite parlando
dell’antica Grecia!). Ad esempio, se la vostra tesi tratta della percezione musicale, e in
particolare della percezione dell’intonazione musicale, potrà essere utile non solo
descrivere la letteratura di riferimento, ma anche dedicare un capitolo a quelli che sono gli
aspetti teorici dell’intonazione musicale. In questo modo il lettore, che ad esempio potrebbe
non sapere nulla di musica, potrà apprezzare appieno ciò che avrete fatto. In conclusione, la
vostra tesi deve fornire al lettore tutte le conoscenze necessarie per capire il vostro
esperimento.
Se la vostra tesi è molto articolata (ovvero tocca in qualche misura molti argomenti
differenti) può risultare difficile scrivere l’introduzione. Tuttavia, se è molto articolata è
anche molto “spezzettabile”. Vi rimando quindi alla lettura di “Il passo 1: da dove iniziare
(come ti sconfiggo l’horror vacui con il dividi et impera)”.
Il metodo
Come ho già detto è la parte della tesi da cui io consiglio di iniziare. La scrittura del
metodo è simile alla scrittura di una ricetta di cucina. La ricetta permette a chi la legge di
riprodurre il piatto descritto. Allo stesso modo il metodo permette al lettore di rifare (pari
pari) la vostra ricerca. In sostanza il metodo deve contenere gli “ingredienti” che sono stati
utilizzati per realizzare la ricerca e la “procedura” secondo la quale tali ingredienti sono
stati utilizzati. Infatti nel metodo di una tesi di laurea in psicologia sperimentale non
devono mancare i seguenti paragrafi:
I soggetti
Ovvero le persone che hanno partecipato alla ricerca e che ci hanno fornito i dati che
analizzeremo nella analisi dei dati.
L’apparato
Gli strumenti che avete utilizzato per condurre la vostra ricerca. Ad esempio: il
computer (meglio riportare la marca e la velocità e il tipo di processore) il monitor, il nome
e il modello della scheda video e audio, il nome e il modello delle casse acustiche (o delle
cuffie). In generale il nome e il modello di tutti quegli oggetti che hanno avuto un ruolo
importante nella vostra ricerca. Va da sé che non vanno riportati il nome e il modello della
sedia su cui il soggetto era seduto così come quello del tavolo e così via. In linea di
massima, attenetevi nel riportare tutti gli oggetti che negli articoli scientifici più simili alla
vostra tesi di laurea vengono elencati e descritti. Nell’apparato vanno anche scritti i
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Come si scrive una tesi di laurea in psicologia sperimentale
versione del: 07/01/2009
programmi che sono stati utilizzati per condurre l’esperimento, il loro nome e il nome
dell’azienda che li produce.
La procedura
E’ l’insieme delle azioni che fate (e che fate fare al soggetto) durante il vostro
esperimento. Tanto per darvene un’idea ve ne copio e incollo un esempio: “Prima che
l’esperimento iniziasse lo sperimentatore faceva cadere una sfera, scelta a caso tra le
diverse in dotazione. Quindi chiedeva all’ascoltatore di indovinare la forma dell’oggetto
che era appena caduto. L’esperimento aveva quindi inizio. Durante ogni prova lo
sperimentatore faceva cadere la stessa sfera tre volte. Ad ogni presentazione, la sfera veniva
lasciata rimbalzare liberamente fino all’esaurimento del suo moto. Durante questo tempo
l’ascoltatore doveva disegnare un disco al computer tanto grande quanto la sfera che lui
pensava fosse appena caduta. In particolare, agli ascoltatori era chiesto di immaginare la
sfera e disegnare un disco del diametro della stessa larghezza di quello della sfera che essi
avevano immaginato. Durante l’esperimento ogni stimolo (singola sfera fatta cadere su
piatto) veniva ripresentato cinque volte in ordine casuale, per un totale di 35 prove per ogni
ascoltatore. All’inizio di ogni prova lo schermo del computer era vuoto. Un software
consentiva di disegnare dischi da un minimo di ~0.5 mm fino ad un massimo di ~300 mm
di diametro. L’ascoltatore poteva modificare il diametro dei dischi per mezzo di due coppie
di tasti: una coppia aumentava/diminuiva di ~0.5 mm il diametro del disco ad ogni
pressione; l’altra aumentava/diminuiva di ~15 mm di diametro del disco ad ogni pressione.
Alla fine dell’esperimento, ed in tutti gli esperimenti successivi, agli ascoltatori venivano
chiesto di che materiale fosse fatto l’oggetto impattante (la sfera) e su quale superficie
(forma e materiale) fosse caduto. Queste domande avevano lo scopo di determinare quale
conoscenza complessiva si fosse fatto l’ascoltatore durante l’esperimento. Infine, in questo
esperimento, come nei successivi, gli ascoltatori non hanno ricevuto alcuna informazione,
né sulla grandezza delle sfere, né sull’altezza dalla quale venivano lasciate cadere, né sui
materiali di sfera e piatto.
Insomma, se l’apparato sono gli ingredienti della ricetta, la procedura è la ricetta
vera e propria.
Un ultima nota riguardo al metodo. Quando scrivete il metodo, ogni fatto in esso
riportato deve essere scritto una volta sola e mai più ripetuto entro la sezione metodo. Ad
esempio. Supponiamo che all’inizio del metodo scriviate una frase del tipo: “i soggetti
udivano toni la cui frequenza poteva essere di 100, 200, 300, oppure 400 Hz”. Più avanti
nel testo vi capita per qualche motivo di riparlare di quei toni che il soggetto udiva. Ebbene,
evitate di ripetervi, ovvero, evitate di scrivere una frase del genere: “dopo aver udito il tono
(che ricordo poteva essere di di 100, 200, 300, oppure 400 Hz)...”.
I risultati (o l’analisi dei dati)
Premessa: la differenza tra la analisi dei dati e la discussione
Una parte molto importante della tesi sperimentale è l’analisi dei dati. Anzi tutto
sgombriamo il campo da equivoci e distinguiamo tra analisi dei dati e discussione degli
stessi. In altre parole, togliamo ogni dubbio circa la differenza tra il capitolo “risultati” e il
capitolo “discussione”. Il capitolo risultati deve contenere appunto, solo risultati e nulla più.
Se ad esempio, nella nostra ricerca scopriamo che le femmine hanno un QI di 20 punti (!)
più alto che i maschi scriveremo:
− nell’analisi dei dati: “la femmine hanno un quoziente intellettivo più alto dei
maschi”;
− nella discussione: “le femmine hanno un quoziente intellettivo molto più alto
dei maschi”.
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Come si scrive una tesi di laurea in psicologia sperimentale
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Ecco, la differenza tra l’analisi dei dati e la loro discussione: all’interno dell’analisi
non vengono fatte considerazioni di sorta (anche se i dati lo permettono). Per contro, il
capitolo discussione, permette di mettere in luce non solo il risultato puro e semplice ma
anche la sua importanza, rilevanza, grandezza, significato etc..
Come riportare le statistiche nel testo
Qualunque tesi noi facciamo alla fine degli esperimenti analizzeremo i nostri
risultati per mezzo di analisi statistiche più o meno complesse. Il discorso si divide qui in
due. Nella nostra tesi probabilmente ci saranno sia statistiche descrittive che statistiche “più
sofisticate” (ovvero quelle che non sono statistiche descrittive).
Statistiche descrittive. Per quanto riguarda le statistiche descrittive, in particolare per
quanto riguarda la media, è importante che essa venga riportata congiuntamente alla
associata deviazione standard (o errore standard). Ad esempio, se nel testo scriviamo “la
statura media dei partecipanti era di 172 cm” siamo imprecisi. Se invece scriviamo che “la
statura media dei partecipanti era di 172 cm e la deviazione standard di 7 cm”. La seconda
dicitura è appropriata mentre la prima no poiché la seconda (e non la prima) non solo
riporta la media calcolata ma anche un indice di dispersione della media.
Statistiche non descrittive. Per quanto riguarda invece i test statistici, è importante
che per ogni test che riportiamo nel testo compaiano almeno tre cose: il valore della
statistica, i gradi di libertà della statistica e il valore di probabilità associato a quel
particolare valore di statistica e a quel particolare numero di gradi di libertà. Ad esempio, “i
maschi erano più alti delle femmine t(13)=22.27, p<.0001”, nel dettaglio:
22.27 13 .0001
il valore della
statistica t
i gradi di libertà
il valore di
probabilità
Come riportare il valore di probabilità associato alle
statistiche
Qualsiasi sia la statistica che facciamo sui nostri dati essa sarà associata ad un certo
valore di probabilità. Arbitrariamente si è deciso che “il test statistico risulta statisticamente
significativo” se p, i.e., la probabilità, è inferiore a .05. Possiamo riportare il valore di
probabilità in modo corretto in due modi, uno semplice, l’altro leggermente più complesso
(ma anche più frequentemente utilizzato).
Il modo “complesso” per riportare “p”. Se decidete di riportare le statistiche in
questo stile, esistono tre casi possibili:
1. se p>.05 allora scriviamo “t(13)=0.98, p>.05”;
2. se .0001<p<.05 allora riportiamo il valore esatto di p, quello calcolato dal
programma statistico che abbiamo usato per fare l’analisi dei dati, ad
esempio, “t(13)=1.98, p=.02”;
3. se p<.0001 allora scriviamo così: “t(13)=22.27, p<.0001”.
Il modo semplice per riportare “p”. Se la tripartizione appena riportata risultasse
troppo complessa, o se per qualche motivo non si possedesse i valori esatti al decimale
della probabilità p è possibile tagliare la testa al toro e ridurre i casi a due soli:
1. se p>.05 allora scriveremo “t(13)=0.98, p>.05”;
2. se p<.05 allora scriveremo “t(13)=22.27, p<.05”;
ovvero, divideremo semplicemente i nostri risultati in due: non significativi (caso 1)
e significativi (caso 2).
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Come si scrive una tesi di laurea in psicologia sperimentale
versione del: 07/01/2009
Come riportare le principali statistiche utilizzate nelle tesi di
laurea
Per mia esperienza, le statistiche più usate sono le seguenti: analisi della varianza, t-
test, correlazione, regressione e chi-quadrato. Ecco come riportarle
− analisi della varianza: “il fattore durata del suono è risultato significativo: F(1,
149)=10.83; p<.05”;
− t-test: “i maschi erano in media più alti delle femmine: t(99)=10.45, p<.05”;
− correlazione: “la correlazione tra peso e altezza dei partecipanti non è risultata
significativa: r(99)=.13, p>.05”;
− chi-quadrato: “
− regressione: “la regressioni lineare si è bene adattata ai dati sperimentali:
r2=.991, F(1, 5)=567.30, p < .0001 (B=1.59);
− chi-quadrato: “le risposte non erano distribuite casualmente: χ2(3)=10.1,
p<.05.
Ricordate inoltre che ogni test deve essere introdotto specificando non solo che tipo
di test si tratta (ad esempio, “t-test”) ma anche di quale tipo di t-test si tratta (ad esempio,
“per campioni indipendenti”).
La discussione
La discussione è forse la parte più creativa della vostra tesi di laurea. Nella
discussione dovete:
− leggere e commentare i risultati che avete trovato nell’analisi dei dati;
− comparare i vostri risultati con le ricerche che sono strettamente più connesse
a quella della vostra tesi di laurea;
− “comparare” i vostri risultati con le ricerche del settore
Molto spesso la discussione dei risultati può iniziare con un periodo dove si
descrivono le ipotesi di partenza e si riassumono brevemente i risultati conseguiti. La
discussione, così come l’introduzione, può risultare un capitolo lungo. vale quindi lo stesso
consiglio dato per l’introduzione: spezzettatela in parti che poi completate, magari dotando
ogni parte di un titoletto posticcio che vi serva da guida per riempire di testo quella
specifica parte della discussione.
La bibliografia
Certamente una delle più evidenti differenze tra un testo scientifico ed uno non
scientifico, è la presenza nel primo di un insieme di riferimenti bibliografici. La vostra tesi
“si appoggia” su tutta una serie di ricerche precedenti che in un certo qual modo “la
sorreggono”. Un po’ di cose terra terra. La fonte bibliografica che citate deve comparire in
almeno due posti:
− nel testo, ovvero, lì dove fa da puntello al discorso che state sostenendo;
− nei riferimenti bibliografici in chiusa di tesi, ovvero, in quella porzione della
vostra tesi di laurea che contiene la lista di tutte le fonti bibliografiche inserite nel
testo.
Quindi, per ogni fonte citata nel testo ci deve essere la corrispettiva voce nei
riferimenti bibliografici alla fine della tesi. Parallelamente, ogni fonte citata nella
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Negli esempi utilizzo il modo semplice per riportare p.
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A volte è possibile comparare i vostri risultati solo con le ricerche più vicine. Certi
settori di indagine sono infatti molto vasti.
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Come si scrive una tesi di laurea in psicologia sperimentale
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bibliografia alla fine della vostra tesi deve apparire (almeno una volta) nel testo della tesi
stessa.
Come riportare una citazione bibliografica nel testo
Quando nel testo riportate i risultati o i pensieri di un certo autore/i dovete citarlo. In
psicologia la citazione nel testo prevede la scrittura dell’autore e dell’anno di
pubblicazione. Ad esempio: “Freud (1899) spiega come interpretare i sogni”. Anche in
questo caso esiste uno standard per quanto concerne il modo in cui le fonti bibliografiche
debbano essere citate (i.e., inserite) all’interno del testo. Tale standard è ancora una volta
quello proposto dall’APA. Anche qui, secondo me, lo standard APA è troppo complesso
per essere utilizzato pari pari nella scrittura della tesi di laurea. Ma è possibile utilizzare con
successo una sua semplificazione. Distinguerò quindi tra soli due casi:
− fonte bibliografica con meno di tre autori (i.e., uno o due)
− fonte bibliografica con tre o più autori.
Nel caso ci si trovi ad inserire nel testo una citazione che appartiene al caso [1] si
opererà così: “In psicologia sperimentale durata e tempo sembrano sinonimi (Vicario,
2005).”. Ecco qui di seguito una versione alternativa della stessa frase: “Secondo Vicario
(2005) in psicologia sperimentale durata e tempo sembrano sinonimi.”.
Nel caso ci si trovi ad inserire una citazione che appartiene al caso [2] si opererà
invece così: “Butterworth, et al. (2001) sostengono che la stima della numerosità sia
collegata con la capacità di effettuare semplici calcoli aritmetici.”. Oppure, ecco la stessa
frase scritta in modo diverso: “Alcuni autori (Butterworth, et al., 2001) sostengono che la
stima della numerosità sia collegata con la capacità di effettuare semplici calcoli
aritmetici.”. In sostanza, nel caso in cui la fonte bibliografica contenga più di tre autori,
deve essere riportato solo il nome del primo autore seguito da “et al.”.
Come riportare una citazione bibliografica multipla
Un discorso a parte merita il caso in cui un certo autore/i abbia, in uno stesso anno
solare, pubblicato più di un lavoro. Per esempio, Vincent Walsh (un ricercatore inglese) nel
2003 ha pubblicato due articoli
. Supponiamo voi dobbiate citare tutte e due queste fonti
nella vostra tesi: “Secondo Walsh (2003)...”. A questo punto, per il lettore sarà difficile
capire a quale articolo dei due vi riferite perché Walsh ha scritto due articoli nel 2003.
In casi come questo si aggiunge all’anno di pubblicazione una lettera progressiva
(i.e., “a,”, “b”, “c”) che disambigua e risolve questo problema. Quindi la nostra frase
diventerà: “Secondo Walsh (2003a)...” e in bibliografia troveremo:
Walsh, V. (2003a). Cognitive neuroscience: Numerate neurons. Current Biology, 13,
447-448.
Walsh, V. (2003b). Time: the backdoor of perception. Trends in Cognitive Sciences,
7, 335-338.
Il lettore non avrà così più dubbi circa la pubblicazione che intendevamo citare.
Come riportare una citazione bibliografica in bibliografia
Un ulteriore problema preliminare poi è dato dalla scrittura dei riferimenti
bibliografici alla fine della vostra tesi. Qualunque sia la vostra tesi essa comprenderà alla
fine una parte dove i riferimenti bibliografici sono elencati. L’APA (American
Psychological Association) offre quello che è di fatto lo standard per la scrittura del
riferimenti bibliografici. Tuttavia, l’insieme delle regole proposte dall’APA è secondo me
troppo sofisticato per essere riportato nella scrittura di una tesi di laurea. E’ possibile però
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Molti di più in realtà ma a noi basta che siano due.
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Come si scrive una tesi di laurea in psicologia sperimentale
versione del: 07/01/2009
semplificare tale insieme di regole e ridurre i modi di scrittura delle voci bibliografiche a
due soltanto:
− la fonte bibliografica è un libro o un test;
− la fonte bibliografica è un articolo.
Se la fonte bibliografica è un libro esso deve essere riportato in bibliografia così:
Vicario,
G.,
B. (2005). Il tempo: Saggio di psicologia sperimentale. Bologna: il
Mulino.
Se la fonte bibliografica è un test va riportato nella stessa maniera, ovvero;
Mondini, S., Mapelli, D., Vestri, A., Bisiacchi, P. S. (2003). L’Esame
Neuropsicologico Breve. Milano: Raffaello Cortina.
Quindi, se la fonte è un libro o un test si devono riportare nell’ordine, il cognome
dell’autore/i, seguito dalle sue iniziali, l’anno di pubblicazione, il titolo del libro (in
corsivo), la città e il nome dell’editore. Fate inoltre attenzione alla punteggiatura che separa
i vari campi.
Invece, se la fonte è un articolo, esso deve essere scritto in bibliografia così:
Grondin, S., Ouellet, B., Roussel, M. (2004). Benefits and limits of explicit counting
for discriminating temporal intervals. Canadian Journal of Experimental Psychology, 58,
1-12.
Ovvero, se la fonte è un articolo bisogna scrivere, nell’ordine, il cognome e le
iniziali di ciascun autore, l’anno di pubblicazione, il titolo dell’articolo, il nome della rivista
e il volume si cui l’articolo è comparso (in corsivo) e i numeri di pagina (da che pagina a
che pagina) dell’articolo. Anche qui fate attenzione alla punteggiatura che separa i vari
campi.
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Come si scrive una tesi di laurea in psicologia sperimentale
versione del: 07/01/2009
Passo 5: alcuni suggerimenti finali
Melius abundare quam deficere
Durante la scrittura della tesi è consigliabile scrivere molto piuttosto che poco.
Questo è vero nonostante l’obiettivo di una tesi di laurea sperimentale sia sostanzialmente
un testo breve (vedi paragrafo “La paranoia dell’“ho scritto troppo poco””). Perché scrivere
molto? Semplicemente perché “si fa prima a cancellare che a scrivere”. Detto ciò, durante
la stesura della tesi è meglio scrivere tutto. Anche quelle cose sulla cui utilità abbiamo
qualche dubbio. Sarà poi compito del relatore quello di tagliare gli argomenti e le parti di
testo non interessanti (o inutili).
Ma ricordate: scrivere tanto non significa essere verbosi! Ecco qui di seguito la
stessa frase scritta in modo verboso e non verboso:
− verboso: “se prendo un metro e lo affianco in posizione verticale a Marco
posso arrivare a capire che dalla suola delle sue scarpe alla fine dei suoi capelli ci
sono circa 1,85 metri”;
− non verboso: “Marco è alto 1,85 metri”.
Leggere, rileggere e ancora leggere
A meno che il vostro stile non sia perfetto (e quindi che non richieda alcuna
correzione) il percorso di scrittura della vostra tesi di laurea si articolerà in una serie di
prove ed errori per arrivare, alla fine, ad un elaborato che deve essere, quanto meno,
sufficiente (o comunque valutato sufficientemente dal vostro relatore che quindi apporrà la
sua firma sulla vostra tesi).
Vi invito, già da ora, a confrontare, una volta completata la vostra tesi, la prima
versione e l’ultima versione della stessa. Con buona probabilità ci sarà un abisso tra le due.
Nel mezzo tra la prima e l’ultima versione ci saranno più versioni intermedie. Durante il
processo che porta alla scrittura della vostra tesi vi incoraggio a leggerla e rileggerla il più
possibile, per limare e rifinire sempre meglio ogni suo passaggio in modo che il lettore
possa alla fine apprezzare il vostro lavoro. Leggete il vostro testo ad alta voce e,
possibilmente, leggete il vostro testo non al monitor del vostro computer ma quando questo
è stampato su carta. Fate leggere ai vostri amici la vostra tesi di laurea. Una buona tesi di
laurea deve essere leggibile per qualunque persona che abbia un livello di educazione pari
alla scuola superiore. Soprattutto se i vostri amici sono anche vostri compagni di università
è molto importante far leggere loro il vostro elaborato. Capirete subito quali parti della
vostra tesi sono comprensibili e quali meno (o affatto) e potrete così correggerli e sistemarli
al meglio. Non accontentatevi di frasi appena comprensibili: puntate piuttosto a scrivere un
testo che sia non solo chiaro ma anche piacevole da leggere (Anche i testi scientifici lo
possono essere!).
La paranoia dell’“ho scritto troppo poco”
Molto spesso gli studenti giudicano la bontà della tesi (anche della propria) in base
al numero di pagine di cui questa è composta. Molti cadono nell’equazione: tante più
pagine = tanto più buona la tesi. FALSO! Solitamente, una ricerca di tipo sperimentale
comprende un numero di esperimenti che va da uno a tre (Di solito il numero di esperimenti
è inversamente proporzionale alla quantità di lavoro che ciascuno richiede.).
Indipendentemente dal numero di esperimenti una buona tesi sperimentale non conta più un
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Nella maggioranza dei casi ogni tesi di laurea conta un numero pari a tre lettori. Il
primo lettore è il laureando, il secondo è il relatore il terzo è il controrelatore.
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Come si scrive una tesi di laurea in psicologia sperimentale
versione del: 07/01/2009
centinaio di pagine compresi i ringraziamenti le appendici, la foto del moroso/a e
qualunque altra cosa abbiate in mente di metterci! Con questo intendo dire che anche una
tesi di trenta/quaranta pagine (da inizio a fine) può essere una ottima tesi. Anzi, se proprio
posso dare un consiglio io preferisco le tesi brevi a quelle lunghe. Il motivo è semplice.
Tutte le tesi vengono lette da un controrelatore. In un certa sessione di tesi di laurea il
controrelatore leggerà un certo numero di tesi. Se è fortunato ne leggerà una sola. Se è
sfortunato ne potrebbe leggere fino a cinque o sei. Se il nostro controrelatore deve leggere
criticamente una tesi di (supponiamo) 500 pagine si stancherà e si indispettirà. Quando sarà
arrivato alla cinquecentesima pagina probabilmente avrà già pronta davanti a sé una
bambola voodoo con la vostra immagine. Non stuzzicate prima del tempo le ire del
controrelatore. Meglio una tesi breve. D’altronde, pensate che gli articoli scientifici non
contano di solito più di una ventina di pagine. Ma non solo, la più prestigiosa rivista
scientifica mondiale (i.e., Nature
) pubblica articoli la cui lunghezza arriva ad un minimo di
una facciata!
Rivediamo la tesi dall’alto: la struttura a clessidra
Un buon modello per descrivere come deve articolarsi e svilupparsi la vostra tesi di laurea
lungo le sue varie parti è il modello della struttura a clessidra. Nel dettaglio, così come
in una clessidra, la vostra tesi di laurea deve procedere dal molto generale (i primi
passi della vostra introduzione) al molto specifico (quel ristretto numero di
ricerche, anche una sola) attorno a cui veramente ruota la vostra
tesi di laurea per poi passare all’ultraspecifico
(ad esempio, il metodo della vostra ricerca)
per ritornare poi ad argomenti più generali (ad esempio
la relazione tra i risultati da voi trovati e quella unica ricerca
da cui veramente la vostra tesi prende il via) e poi via via sempre più generali
(per esempio, la collocazione della vostra ricerca all’interno delle ricerche dello stesso
settore di ricerca) e il contributo che essa ha portato al settore in cui la vostra tesi si colloca.
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La rivista che, ad esempio, ha pubblicato la scoperta del DNA.
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L’idea della clessidra mi è stata originariamente suggerita da Paola Bressan
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Come si scrive una tesi di laurea in psicologia sperimentale
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Passo 6: verso la discussione della tesi
(ovvero, come ti sconfiggo l’horror pleni e scrivo il riassunto della tesi
e le slide per la discussione)
Uno dei problemi principali di chi scrive la tesi di laurea (soprattutto quanto il
processo di scrittura è ormai avanzato) è quello di avere a che fare con “l’argomento più
importante di tutta la psicologia”. Se vi trovate in questa condizione alcune elementari
operazioni risulteranno difficili. Ad esempio, tagliare certe porzioni di testo: vi sembrerà di
“amputare” letteralmente il vostro scritto” oppure semplicemente “spostare in appendice”
parti su cui avete speso ore ed ore di lavoro vi sembrerà cosa ardua. Sappiate fin da subito,
che a parte casi eccezionali, la vostra tesi di laurea NON è l’argomento più importante di
tutta la psicologia. La vostra tesi, per quanto interessante e ben fatta, è solo uno dei tanti
mattoni di cui si costituisce il muro delle conoscenze psicologiche. Mi spiego meglio. E’
importante credere che la propria tesi sia “fondamentale per l’umanità tutta”. Se arriverete a
crederlo vuol dire che siete letteralmente immersi nel vostro argomento di tesi e che,
conseguentemente, spenderete una buona dose di lavoro su di essa. Tuttavia, in certe
occasioni, la totale immersione nel proprio argomento di tesi può risultare un ostacolo. Ad
esempio quando dovere scrivere il riassunto della vostra tesi. Oppure quando dovrete
riassumere tutto il vostro lavoro nella decina di lucidi che presenterete alla commissione di
laurea in sede di discussione.
Sappiate che qualunque sia l’argomento che la vostra tesi ha trattato non c’è
argomento che non possa essere riassunto (pur rimanendo comprensibile ed apprezzabile
nella sua profondità) in un centinaio di parole. Ad esempio, molte delle riviste
internazionali più prestigiose impongono proprio a 100 il limite di parole che si possono
utilizzare per scrivere il riassunto di una ricerca. Altre famosissime (la solita rivista Nature)
impongono limiti anche più ristretti. In conclusione: corto si può (sempre)!
Cosa fare prima della discussione: spiegare la tesi al
controrelatore
Qualche giorno prima di discutere la vostra tesi di laurea saprete chi è il
controrelatore della vostra tesi. E’ buona norma quella di contattare il controrelatore e di
prendere con lui un appuntamento per potergli presentare personalmente il vostro lavoro di
tesi. Preparatevi quindi un breve discorsetto (pochi minuti) dove gli spiegate il vostro
lavoro di tesi e quello che avete trovato. Se vi spiegate bene il controrelatore non potrà che
apprezzare (anzi meglio, cominciare ad apprezzare visto che poi vi reincontrerà in sede di
discussione) le vostre capacità.
Le caratteristiche di una buona presentazione Power Point
Un po’ di cose in ordine sparso. Anzi tutto, qualsiasi sia la discussione che vi
preparate ad affrontare, sappiate che il tempo massimo a voi concesso è di 15 minuti. Di
questi 15 minuti solo 10 sono a vostra completa disposizione. Gli altri 5 sono per la
discussione (ovvero le eventuali domande che la commissione vi vorrà porre sulla vostra
tesi). Quanti lucidi di PowerPoint preparare per soli 10-15 minuti? Il massimo possibile è
15, ovvero, un lucido al minuto. E se proprio volete un consiglio, sforzatevi di tenere il
numero dei lucidi che presentate entro gli 11 (tenendo presente che uno dei lucidi conterrà
solo il titolo della vostra presentazione). Quindi evitate di preparare presentazioni dalla
lunghezza infinita. Inoltre, sappiate che è meglio se lucidi sono vuoti (di testo) piuttosto che
pieni. I lucidi devono contenere poche frasi (massimo 3-4) e queste frasi devono essere
brevi. La presentazione PowerPoint deve articolarsi lungo i punti principali della vostra tesi
quindi deve contenere dei lucidi che più o meno si intitolano così:
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Come si scrive una tesi di laurea in psicologia sperimentale
versione del: 07/01/2009
− introduzione;
− ipotesi;
− metodo;
− risultati;
− discussione.
Molto della riuscita della vostra tesi (ovvero il voto finale che prendete) dipende
dalla discussione che farete di fronte alla commissione. Di sicuro, se siete concisi (cioè
brevi) e precisi nella vostra esposizione fate siete sulla buona strada per aggiudicarvi tutti i
punti che la vostra tesi vi permette di ottenere. In sostanza, ancora una volta, siate brevi.
Le caratteristiche di una cattiva presentazione
Forse è possibile capire come fare una buona presentazione descrivendo come è fatta
una cattiva presentazione. Le cattive presentazioni di solito si contraddistinguono per:
− molti lucidi;
− molto testo nei lucidi;
− troppi dettagli (conseguenza logica di lucidi troppo pieni di testo).
Quest’ultimo punto è proprio quello cruciale. Nelle cattive presentazioni è
difficile/impossibile capire e distinguere ciò che è importante da ciò che non lo è (Ve ne
potete accorgere bene voi stessi quando presenziate ad una sessione di tesi di laurea qualora
il laureando presenti una tesi del cui argomento sapete poco o nulla.) Nelle cattive
presentazioni tutto assume lo stesso identico risalto. Ad esempio il “presentatore” spende
altrettanto tempo per dire come si sedeva il soggetto sulla sedia del laboratorio (cosa poco
interessante) e cosa il soggetto facesse durante l’esperimento (ovvero il compito, una cosa
importantissima). Ogni lavoro di tesi è fatto di molte cose. Ma non tutte hanno la stessa
importanza. Fate risaltare bene ciò che sono gli aspetti cruciali della vostra ricerca e fate
risaltare poco (per non dire cancellate) ciò che ha poca importanza. Il riassunto della vostra
tesi (se ben fatto) potrà essere un ottimo canovaccio per la presentazione: in tale riassunto ci
sono tutti gli elementi chiave per costruire la vostra (buona) presentazione. Tenete presente
che, di solito, il riassunto è lacunoso sul versante “metodo” e che quindi questa particolare
sezione potrà/dovrà essere ampliata nella vostra presentazione per permettere alla
commissione di capire appieno come era fatto il vostro esperimento etc.
Due consigli sulla esposizione orale
Quando parlate davanti alla commissione guardate i membri della commissione
negli occhi, ovvero, non giratevi e date loro le spalle (magari perché lo schermo è dalla
parte opposta alla commissione). Questo è molto importante sia per i componenti della
commissione che per voi. I componenti della commissione capiranno che voi volete
spiegare loro la vostra ricerca (e che quindi non siete lì a ripassare il vostro bel discorsetto a
voce alta per l’ennesima volta). Ma sarà importante anche per voi. Capirete dai loro
sguardi, se capiscono quello che dite, se si stanno annoiando perché sono già 20 minuti che
parlate e siete ancora all’introduzione :-)
Il secondo consiglio riguarda il tempo: 10 minuti e non uno di più! Se riuscirete a
usare il tempo che vi viene dato senza sforare avrete già conquistato la benevolenza di
buona parte della commissione giudicatrice (che di solito vuole fare in fretta). A patto,
ovviamente, che abbiate detto cose sensate e che, per stare dentro i 10 minuti, non abbiate
parlato alla velocità di una formula 1.
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Come si scrive una tesi di laurea in psicologia sperimentale
versione del: 07/01/2009
Appendice 1: per saperne di più
Esistono in commercio diversi libri che vogliono aiutare lo studente a scrivere la
propria tesi di laurea. Qui di seguito ve ne riporto alcuni. Nel dettaglio i tre dedicati
specificatamente alla laurea in psicologia e quello di Umberto Eco (che è generico) ma
credo sia nettamente il più venduto.
Eco, U. (2001). Come si fa una tesi di laurea. Bompiani.
Pedon, A., Galluccio, C. (1998). La tesi in psicologia. Armando Editore.
Petter, G. (1995). Tesi di laurea in psicologia. Dalla progettazione alla discussione.
Giunti.
Tafà, M. (2004). È il momento di laurearsi in psicologia. Il progetto, la tesi, la
ricerca bibliografica. Franco Angeli.
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Come si scrive una tesi di laurea in psicologia sperimentale
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Appendice 2: abbreviazioni delle più comini unità di
misura fisiche
Unità Abbreviazione
pixel pix
secondo
s (o sec)
millisecondo ms
(msec)
microsecondo µs
metri m
centimetri cm
millimetri mm
candele per metro
quadro
cd/m2
decibel dB
Hertz Hz
kilohertz kHz
Volt V
millivolt mV
microvolt µV
chilogrammo Kg
grammo g
milligrammo mg
grado di angolo
visivo
°
20